martedì 4 marzo 2014

Quaresima -I Santi Padri e le loro esortazioni


 

           

 38. Prega in primo luogo di essere liberato dalle passioni; quindi di essere liberato dall’ignoranza e dalla dimenticanza, infine di essere liberato da ogni tentazione ed abbandono. 39. Cerca nella preghiera sola la verità ed il Regno, cioè le virtù e la conoscenza: il resto ti sarà concesso in aggiunta[10].

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 40. È giusto pregare non solo per la propria purificazione, ma anche per quella di ogni uomo, ad imitazione delle schiere angeliche. 41. Considera se davvero tu stai davanti a Dio nella tua preghiera o sei dominato dal desiderio della lode umana e cerchi di raggiungerla, nascondendo questa tendenza con il prolungamento della preghiera. 42. Sia che tu preghi con i tuoi fratelli che da solo, cerca di non soddisfare un’abitudine, ma prega con il sentimento. 43. È proprio della preghiera fatta con il sentimento, approfondirsi in essa con devozione, umiltà e dolore dell’anima, confessando con silenziosi sospiri le nostre cadute.


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            45. Quando preghi, con tutte le forze guardati dai ricordi, affinché non ti presentino qualcosa di proprio, ma con tutte le forze pensa chi e per qual fine preghi. Infatti durante la preghiera la mente è molto distratta dai ricordi che le presentano pensieri, persone, avvenimenti, ed in tal modo distraggono l’attenzione della mente. 46. Il ricordo si presenta alla mente durante la preghiera o l’immagine di azioni passate, o nuove preoccupazioni, o una persona che ti ha offeso. 47. Il demonio invidia grandemente l’uomo che prega ed impiega ogni genere d’astuzia per distruggere l’intenzione di pregare. Perciò non cessa di risvegliare per mezzo dei ricordi pensieri vani e, grazie alla carne, mette in moto tutte le passioni pur di ostacolare in qualsiasi modo il suo corso, cioè lo sforzo della preghiera e l’ascesa a Dio grazie all’attenzione.

[10] Matteo 6, 33

http://tradizione.oodegr.com/tradizione_index/insegnamenti/piccolafilocalia.htm 






Il santo monaco Nilo il digiunatore

12 (25) Novembre

 

       Il santo monaco Nilo il digiunatore era nativo di Costantinopoli. Visse durante il V secolo ed è stato allievo di San Giovanni Crisostomo. Avendo ricevuto una fine educazione, quando era ancora giovane fu nominato prefetto della capitale. Durante questo periodo Nilo era sposato ed ebbe anche dei figli. Ma i fasti della vita di corte turbavano la coppia. San Giovanni Crisostomo esercitò una grande influenza sulla loro vita e le loro aspirazioni. I coniugi decisero di separarsi e dedicarsi alla vita monastica. La moglie e la figlia di Nilo decisero di entrare in uno dei monasteri femminili in Egitto, e Nilo e suo figlio Teodulo andarono al Sinai, dove si stabilirono in una grotta scavata con le proprie mani. Per quarant’anni questa grotta servì come dimora di Nilo. Con il digiuno, la preghiera e le opere, il monaco raggiunse un alto grado di perfezione spirituale. Cominciò a venire a lui gente di ogni rango sociale e occupazione - dall’imperatore fino al contadino -, trovando ognuno consiglio e conforto dal santo. Nella solitudine Nilo scrisse molto. Si conosce una sua lettera in cui fa una accesa denuncia dell’imperatore Arcadio, che aveva esiliato San Giovanni Crisostomo. E note sono le sue opere ascetiche, composte in una forma perfetta, profondamente ortodosse, e piene di senso sincero e pensiero chiaro.

Nilo subì molte disgrazie nel deserto. Come, ad esempio, quando i Saraceni catturarono il figlio Teodulo, che avevano intenzione di offrire in sacrificio ai loro dèi pagani. Attraverso le preghiere del santo il Signore salvò Teodulo, e il monaco lo trovò con il vescovo di Emessa, che aveva riscattato il giovane dai barbari. Questo vescovo quindi li ordinò entrambi presbiteri. Dopo la chirotonia tornarono al Sinai, dove vissero insieme in ascesi fino alla morte di Nilo.

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Nilo è un nome diffuso in Oriente. Si contano ventuno scrittori con questo nome. Nei secoli i copisti li hanno confusi, ed è difficile stabilire quali scritti appartengano al più celebre di essi, San Nilo del Sinai. Molti scritti di San Nilo non riflettono l’esperienza della vita eremitica, ma quella cenobitica; si attribuiscono all’omonimo superiore di un monastero presso Ancyra nella Galazia, morto verso il 430. La critica più recente inclina a rivendicare ad Evagrio il Pontico vari scritti riportati col nome di Nilo nel Vol. 79 della patrologia greca del Migne. Così il celebre Trattato sulla preghiera, Migne 79, 1165-1200, dal quale prendiamo i testi che seguono, è da attribuirsi ad Evagrio.
http://bergamo-ortodossa.blogspot.it/2012/11/san-nilo-il-sinaita.html

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