giovedì 16 gennaio 2020

16 Gennaio ...ed Abbà disse....




Non respingere con facilità l'amore spirituale, perché gli uomini non hanno un'altra via di salvezza.
Il fratello che fino a ieri lo consideravi spirituale e giusto, non giudicarlo oggi, perché si è fatto odiare da te, come malvagio e crudele. Ma con l'amore paziente, avendo in mente come lo consideravi ieri, cerca di respingere l'odierno odio dell'anima. Ieri cantavi le sue lodi dicendo quanto era buono e lo lodavi come uomo giusto e oggi lo rifiuti come malvagio e crudele, perché hai trasformato il tuo amore in odio, asserendo che il fratello é malvagio come pretesto per il tuo odio. Ma dovresti continuare a declamare le sue lodi, anche se sei ancora dominato dal dolore, in tal modo ritornerai all'amore.
(s. Massimo il Confessore)


Quando ti capita una tentazione o una controversia, oppure quando sei irritato e spinto dalla collera a prenderti la rivincita o a replicare, ricordati della preghiera e del giudizio che in essa ti attende. Così, subito, in te s’acquieterà il moto disordinato.
*Evagrio Pontico (Monaco ortodosso, Ibora, 345 – Egitto, 399)

Non arrabbiarti quando le persone ridono di te; non essere dispettoso con coloro che ti odiano e ti calunniano. Amali come se fossero i tuoi medici, inviati da Dio per insegnarti l'umiltà.
* s. Giovanni di Kronštadt (sacerdote ortodosso-russo – 1829/1908)

Come mai il Signore dice: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli? Perché egli ordina a chi obbedisce ai comandamenti di Dio di pensare a lui in ogni sua azione e di cercare di piacere soltanto a lui, senza andare a caccia della gloria umana. Occorre rifuggire dalle lodi degli uomini e dall'ostentazione, però farsi riconoscere come autentici cristiani tramite la vita e le opere, affinché tutti ne diventino spettatori.
Il Signore non ha detto: "Perché tutti ammirino chi le mette in mostra", ma: Perché rendano
gloria al vostro Padre che è nei cieli. Cristo ci ordina di far risalire ogni gloria a colui che tiene in serbo il premio delle azioni virtuose, e di compiere ogni azione secondo il suo volere.
Aspira quindi alle lodi di lassù, ripetendo le parole di Davide: "Sei tu la mia lode. Io mi glorio nel Signore".
(s. Gregorio di Nissa)

I giudizi dell'uomo sono una cosa, e i giudizi di Dio sono un'altra. Il Signore dice attraverso il suo profeta: “Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (Is 55: 9). Secondo l'opinione umana, la via della salvezza, a quanto pare, deve essere una via liscia, tranquilla e pacifica, ma secondo il Vangelo è “dolorosa, augusta e stretta” (Mt 7:14). “Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spade”. (Mt 10:34), al fine di separare l'amore per Dio dall'indulgente e l'umile dagli amanti del mondo. E, di fatto, la nostra salvezza, secondo le parole di San Pietro di Damasco, si trova tra paura e speranza, in modo che non possiamo essere autosufficienti né disperati, ma con buona fede e speranza nella misericordia e l'aiuto di Dio può cercare di condurre una vita nell'adempimento dei comandamenti di Dio. Cerchi erroneamente uno stato di anima completamente, perfettamente pacifico sulla terra, essendo incitato a farlo da colui che ci tenta dalla parte sinistra e opposta; e, in aggiunta a ciò, pensi in questo modo semplicemente per inesperienza spirituale, poiché un tale stato è qualcosa che appartiene all'età futura, mentre “nel mondo avrai tribolazione” (Gv. 16:33), disse il Signore a i suoi apostoli e tutti gli altri.
* sant’Ambrogio di Optina (staretz ortodosso-russo - 1812/1891)
Dio è la pienezza del bene, immune da passione e da mutamento.
Se accettiamo come verità giusta l'immutabilità divina, rimaniamo perplessi di fronte alle raffigurazioni umane di Dio che Lo presentano gioioso del bene compiuto dall'uomo, sdegnoso col malvagio, irritato con i peccatori e misericordioso con chi si pente.
La risposta a tali perplessità la troviamo nel pensiero che Dio non gioisce e non si irrita; gioia e ira sono passioni e quindi mutamenti.
Dio è la pienezza del bene, e le sue opere non sono che bene, non reca male a nessuno ed è sempre sè stesso.
Quando noi riusciamo ad esser buoni entriamo in comunione con Lui attraverso la somiglianza nel bene; quando siamo malvagi, ci separiamo da Lui, perdendo la somiglianza nel bene.
Vivendo con purità di vita siamo uniti a Lui, vivendo malvagiamente ci stacchiamo da Lui.
Non possiamo dire, in quest'ultimo caso, propriamente che Dio è irritato con noi, ma piuttosto che i nostri peccati non lasciano passare in noi la chiarità luminosa di Dio.
Sono i peccati che ci sottomettono alle fustigazioni dei demoni.
Quando mediante la preghiera e le azioni pure, otteniamo il perdono, non è Dio che cambia, ma noi.
Col pentimento e la purificazione curiamo il male nel nostro essere e ritroviamo la partecipazione alla bontà perfetta di Dio.
Dire che Dio volge la sua faccia altrove di fronte al peccatore, equivale all'assurda pretesa che il sole si nasconda da chi chiude gli occhi per non vederlo.
(Sant'Antonio Abate)

“Dalla Siria fino a Roma, per terra e per mare, giorno e notte, lotto con le belve, legato a dieci leopardi, cioè al manipolo dei soldati di scorta. Più faccio loro del bene e più mi maltrattano. Però con i loro oltraggi faccio profitto sempre più nella scuola di Cristo, ma non per questo sono giustificato… Perdonatemi, io so quello che va bene per me. Ora incomincio ad essere un vero discepolo”.
* Sant'Ignazio di Antiochia (vescovo e martire ortodosso – 35/108)

“Dinanzi alle persecuzioni del mondo il cristianesimo non si sostiene con parole dell'umana sapienza ma con la forza di Dio”.
* Sant'Ignazio di Antiochia (vescovo e martire ortodosso – 35/108)

Creato ad immagine di Dio, l’uomo viene chiamato a vivere secondo la sua somiglianza. La salvezza consiste nel ricevere una vita identica a quella di Dio. Dio è onnipotente e onnisciente, ed ai santi viene conferita, per mezzo dello Spirito Santo, una certa somiglianza di questa onnipresenza e di questa onniscienza. Dio è verità e vita, e in Lui i santi diventano veri e viventi. Dio è bontà assoluta e amore che ingloba in Sé tutto ciò che è vita e nello Spirito Santo i santi accolgono nel loro amore tutto il cosmo. Dio solo è santo e i santi sono santificati dallo Spirito Santo. La nozione di santità non è di natura etica ma ontologica. Santo non è chi giunge ad un grado elevato nel campo della morale umana o ad una vita d’ascesi e di preghiera (anche i farisei digiunavano e recitavano “lunghe” preghiere) bensì chi porta in sé lo Spirito Santo.
Da Silvano del monte Athos. La vita, la dottrina, gli scritti, Gribaudi, Milano 2008, p. 179.

“Uno psicologo una volta ha chiesto a 3.000 persone: "Per cosa vivete?". È rimasto sorpreso nel constatare che la maggior parte di loro stava semplicemente sopportando il presente mentre aspettavano qualcosa di meglio in futuro. Gli attori che facevano piccole parti stavano aspettando la "grande occasione". Le persone nel mondo degli affari pensavano al loro attuale lavoro come un lavoro ingrato, un semplice segno del tempo, fino a quando il fato non ha aperto la porta a qualcosa di meglio. Una madre di mezza età ha detto: "Spero solo che i miei nervi possano sopportare il calvario fino a quando mio marito andrà in pensione e i bambini avranno una casa propria, e poi potrò riposare un pò." Quando accadde tutto questo, questa stessa madre era una persona molto infelice. Guardò indietro al tempo in cui era impegnata e la casa piena di bambini come il periodo più felice della sua vita ... "Ecco, ora è il tempo accettabile, ecco ora è il giorno della salvezza". (2 Cor 6,2) Ora, non domani, è il momento di vivere. Ora, non domani, è il momento di essere salvato, di essere reso completo. Il nostro tempo sulla terra è limitato. Ogni momento è unico e irripetibile. Domani non è nostro, oggi lo è. Ora è il momento di fare l'atto compassionevole. Ora è il momento di dire la parola del perdono, prima che finisca il nostro tempo. Ora è il periodo più glorioso della vita. Il tempo di Dio è sempre adesso.”
* p. Anthony Coniaris (sacerdote ortodosso)

“Sapete che cosa significa essere ortodossi secondo gli insegnamenti di San Sava? Vuol dire combattere incessantemente con le passioni ed i peccati in sé e nel mondo attorno a sé. Lotta contro l’avidità di denaro con la povertà; contro la passione carnale con il digiuno e con la preghiera; contro l’ira con la mitezza; contro il demonio combatti con Dio. Quando hai un pensiero puro e santo, sappi che crei la cultura ortodossa secondo l’insegnamento di San Sava. Ogni tuo nobile sentimento, ogni opera da te conclusa secondo i precetti evangelici, ogni tuo buon desiderio sono arricchiti della cultura ortodossa.”
* s. Justin Popovic (archimandrita ortodosso-serbo – 1894/1979)

Di padri spirituali, ce ne sono ancora, ma sono pochi e sono nascosti dal mondo, una delle cause è quella che... non ci sono degli alunni spirituali. Perché siamo incapaci di seguire i consigli degli starez, non abbiamo la santa ubbidienza, e a questo punto, non abbiamo gli starez che ci avrebbero guidati spiritualmente. Perciò è un bene, per noi, non averli, altrimenti, avremmo risposto per la nostra disobbedienza, capisce? Io parlo della vita spirituale nell'Ortodossia, ovviamente.
* p. Antonio (mn. ortodosso-russo)

Il Cristiano è un uomo che attende. Il Signore ci dice nel Vangelo: “Tenete sempre la cintura ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quei servi che attendono il padrone, che ritorna dalle nozze, per aprirgli al momento che verrà e busserà” (Lc 12, 35-36)

“Non è nella risurrezione dei morti o nei miracoli che giace la perfezione cristiana, ma nell’estrema umiltà”.
* L’Anziano Tadej (Thaddeus) di Vitovnica (mn. ortodosso-serbo – 1914/2003)

Su questa terra siamo tutti inquieti e cerchiamo di essere liberi. Ma che cos’è la libertà? E come diventare liberi? Pochi lo sanno. Anch’io anelo alla libertà e la cerco giorno e notte. Io so che è presso Dio. Dio fa dono della libertà a chi ha il cuore umile e piange i propri peccati. Costui non desidera più fare ciò che gli piace, ma ciò che piace a Dio. Quando uno piange i propri peccati, il Signore gli concede la sua pace e lo rende libero di amare. Non c’è nulla di meglio al mondo che amare Dio e gli altri.
Il Signore non vuole la morte del peccatore (cf. Ez 33,11). Quando questi piange le proprie colpe, il Signore gli dà la forza dello Spirito santo. Questa forza produce la pace e l’uomo è libero di essere in Dio con lo spirito e con il cuore. Quando lo Spirito santo perdona i nostri peccati, ci dà la libertà di pregare Dio con uno spirito puro. Allora contempliamo Dio liberamente e in lui troviamo la pace e la gioia. Questo significa essere veramente liberi. Ma senza Dio non si può essere liberi.
(s. Silvano del monte Athos)

Un fratello domandò all'abate Poemen se era meglio vivere in disparte o con il prossimo. Il vecchio rispose: «Colui che biasima sempre e solo se stesso può vivere in qualsiasi luogo. Ma se glorifica se stesso, allora non reggerà in nessun luogo

Ogni uomo desidera la pace, ma non sa come ottenerla. Un giorno abba Paissios cadde in preda all’ira e invocò il Signore: “Ti prego, liberami dall’ira!”. Il Signore gli apparve e gli disse: “Paissios, se non vuoi adirarti, non desiderare nulla, non giudicare il fratello, non detestare nessuno: così non sarai più preda dell’ira”. Così è infatti: chi rinuncia alla volontà propria per seguire quella di Dio e degli altri avrà sempre la pace nel cuore. Chi invece obbliga gli altri a fare ciò che vuole, non conoscerà mai la pace.

«Il bene non risiede nel desiderio di piacere a tutti. Bisogna scegliere: amare la verità al punto di morire per essa e vivere eternamente, oppure fare ciò che è gradito agli uomini, essere amati da loro, ma detestati da Dio».
* s. Nilo il Sinaita (mn. ortodosso)

mercoledì 15 gennaio 2020

Filippesi 4:6-7 “Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma IN OGNI COSA le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.”



Luca 5,12-17 


12 Mentre egli si trovava in una di quelle città, ecco un uomo tutto coperto di lebbra, il quale, veduto Gesù, si gettò con la faccia a terra e lo pregò dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi». 13 Ed egli stese la mano e lo toccò, dicendo: «Lo voglio, sii purificato». In quell'istante la lebbra sparì da lui. 14 Poi Gesù gli comandò di non dirlo a nessuno. «Ma va'», gli disse, «mòstrati al sacerdote e offri per la tua purificazione ciò che Mosè ha prescritto; e ciò serva loro di testimonianza».
15 Però la fama di lui si spandeva sempre più; e moltissima gente si radunava per udirlo ed essere guarita dalle sue infermità. 16 Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava.




Libro dei Salmi


Marco 1,32-38 

32 Poi, fattosi sera, quando il sole fu tramontato, gli condussero tutti i malati e gli indemoniati; 33 tutta la città era radunata alla porta. 34 Egli ne guarì molti che soffrivano di diverse malattie, e scacciò molti demoni e non permetteva loro di parlare, perché lo conoscevano.
35 Poi, la mattina, mentre era ancora notte, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e là pregava36 Simone e quelli che erano con lui si misero a cercarlo; 37 e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano». 38 Ed egli disse loro: «Andiamo altrove, per i villaggi vicini, affinché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto». 39 E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e cacciando demòni.


Matteo 14,22-23 

22 Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, mentre egli avrebbe congedato la gente. 23 Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo.

Luca 6,12-13 


12 In quei giorni egli andò sul monte a pregare, e passò la notte pregando Dio. 13 Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli:


Matteo 26-44


26:36 Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato». 37 E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e angosciato. 38 Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me». 39 E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi». 40 Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora sola? 41 Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42 Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». 43 E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti. 44 Allora, lasciatili, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole. 45 Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l'ora è vicina, e il Figlio dell'uomo è dato nelle mani dei peccatori. 46 Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».


Luca 22:41-43

41 Egli si staccò da loro circa un tiro di sasso e postosi in ginocchio pregava, dicendo: 42 «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta».
43 Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo.



sabato 11 gennaio 2020

Per la Santa Domenica dopo le Luci delle Teofanie del Signore


Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti:
Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti.
Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
(s. Paolo, 1Cor 1,17-25)
Sforzati di mantenere sordo e muto l’intelletto nel tempo della preghiera, e così potrai pregare.
*Evagrio Pontico (Monaco ortodosso, Ibora, 345 – Egitto, 399)

IL QUARTO TEOLOGO *
Un giorno da padre Ioann si presentò un giovane, diplomato all'Accademia teologica, e annunciò tra l'altro: "Sono un teologo".
Padre Ioann si stupì molto e chiese: “Come, il quarto?” - "Quarto" cosa? - l'accademico non capiva. Padre Ioann spiegò: “Nella Chiesa abbiamo tre teologi: il primo è san Giovanni Evangelista, apostolo e discepolo amato dal Salvatore. Il secondo è san Gregorio il Teologo. E il terzo san Simeone il Nuovo Teologo. La santa Chiesa nell'intera sua storia bimillenaria ha deciso di conferire l'appellativo di "teologo" solo a loro. Vuol dire che lei è il quarto?”
* p. Tichon Ševkunov (archimandrita ortodosso-russo - 1958) – 

"Teologo è il (buon) ladrone crocifisso".
(Kosmas monaco aghiorita)

Queste sono le sette sentenze di cui ha parlato l'abate Mosé all'abate Poemen e chi le custodisce, sia che si trovi nel cenobio, nella solitudine o nella stessa vita secolare, potrà essere salvo.
1. Innanzitutto, come sta scritto, l'uomo deve "amare Dio con tutta l'anima e con tutta la mente" (Mt 22,37).
2. L'uomo deve amare il prossimo come se stesso (Mt 22,39).
3. L'uomo deve mortificare se stesso da ogni male.
4. L'uomo non deve giudicare un suo fratello per nessun motivo.
5. L'uomo non deve fare del male ad un altro.
6. Prima di uscire dal corpo l'uomo deve mondare se stesso da ogni corruzione della carne e dello spirito.
7. L'uomo deve sempre avere un cuore contrito ed umiliato. Compia sempre tutto, pensando ai suoi peccati e non a quelli del prossimo, con l'aiuto della grazia di nostro Signore Gesù Cristo, che con Dio Padre e lo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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Perché accendiamo lampade davanti alle icone?
di San Nicola di Zica e Ochrid
Primo – poiché la nostra fede è luce. Cristo ci ha detto: “Io sono la luce del mondo” (Giovanni 8, 12). La luce della lampada ci ricorda la luce con la quale Cristo illumina le nostre anime.
Secondo – per ricordarci della natura luminosa del santo innanzi alla cui icona accendiamo la lampada, poiché i santi sono detti figli della luce (Giovanni 12,36; Luca 16, 8).
Terzo – per servire di rimprovero a noi per le nostre azioni oscure, per i nostri pensieri e desideri cattivi, e al fine di chiamarci al sentiero della luce evangelica; e così da avere più zelo nel cercare di soddisfare i comandamenti del Salvatore: “Splenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone” (Matteo 5, 16).
Quarto – perché la lampada sia il nostro piccolo sacrificio a Dio, che diede interamente sé stesso in sacrificio per noi, e come un piccolo segno della nostra gratitudine e amore gioioso per Lui, poiché è Lui che preghiamo per la vita, la salute, la salvezza e per tutto ciò che solo lo sconfinato amore celeste può accordare.
Quinto – perché il terrore afferri le potenze del male che a volte ci assalgono anche al tempo della preghiera per distogliere i nostri pensieri dal Creatore. Le forze del male amano le tenebre e tremano ad ogni luce, specialmente innanzi a quelle che appartengono a Dio e a quanti gli sono graditi.
Sesto – perché questa luce ci risvegli al disprezzo di noi stessi. Così come l’olio e lo stoppino bruciano nella lampada, sottomessi alla nostra volontà, allo stesso modo è necessario anche alle nostre anime di bruciare con la fiamma dell’amore in tutte le nostre sofferenze, sempre sottomessi alla volontà di Dio.
Settimo – per insegnarci che, proprio come la lampada non può essere accesa senza la nostra mano, così neppure il nostro cuore, nostra lampada interiore, può essere acceso senza il santo fuoco della divina grazia, anche se dovesse essere ripieno di ogni virtù. Tutte queste nostre virtù sono, dopo tutto, come un combustibile, mentre il fuoco che li accende procede da Dio.
Ottavo – per ricordarci che prima di ogni altra cosa il Creatore del mondo creò la luce, e poi tutto il resto, per ordine: “E Dio disse: Sia la luce: e la luce fu” (Genesi 1, 3). E così deve essere anche all’inizio della nostra vita spirituale: prima di ogni altra cosa la luce della verità di Cristo deve splendere dentro di noi. Da questa luce della verità di Cristo conseguentemente ogni bene ha origine, germoglia e cresce in noi.
Che la luce di Cristo vi illumini sempre!

TACERE SU DIO E’ LODEVOLE SEGNO DI UMILTA’ *
Secondo me, umile non è colui che parla con misura di Dio: colui che sa dire alcune cose, trattenersi su altre, ammettere la sua ignoranza su certi temi; colui che cede la parola a chi ne ha il compito, che ammette che ci sia qualcuno più ispirato di lui dallo Spirito Santo e più progredito nella contemplazione. È vergognoso rifiutare un modo di vestire e un tenore di vita più elevato e assumerne uno più semplice, fare mostra di umiltà e di consapevolezza della propria debolezza con calli alle ginocchia, lacrime a fiotti,e, ancora, digiuni, veglie, sonni fatti a terra, fatiche a tutti i tipi di pena, ed essere poi dei tiranni autoritari quando si parla di Dio, non cedere il posto assolutamente a nessuno, essere superbo più di un dottore della legge. In questo campo l’umiltà comporta, insieme, con la gloria anche la sicurezza. [...] Io non ti esorto a tacere, uomo sapientissimo, ma a non comportarti in modo rissoso; non ti invito a nascondere la verità, ma a non insegnarla in contrasto con la legge. “Se hai una parola di intelligenza, rispondi” – dice la Scrittura – “e nessuno te lo impedirà; altrimenti metti un laccio alle tue labbra”. Quanto meglio questo testo si adatta a quelli che sono pronti a insegnare! Infatti, se è il momento giusto, allora insegna, se no, frena la lingua e apri le orecchie. Occupati delle cose divine, ma rimanendo entro i limiti. Pronuncia le parole dello Spirito e, se è possibile, niente altro; pronunciale più spesso di quanto prendi fiato – infatti, è bello e divino essere sempre spronati a Dio ricordandosi delle cose divine –, ma pensando alle cose che ti sono state prescritte. Non ti occupare eccessivamente della natura del Padre, dell’esistenza dell’Unigenito, della gloria e della potenza dello Spirito, della divinità e dello splendore delle tre Persone, della natura indivisibile, della confessione, della gloria e della speranza dei fedeli. Tienti stretto alle parole con le quali sei stato nutrito: il discorso sia dei più saggi. [...] La tua prontezza arrivi fino alla confessione di fede, se mai ti viene richiesta; per ciò che è al di là di essa, sii più timido.
* s. Gregorio il Teologo (di Nazianzo)

Il Cristiano è un uomo che attende. Il Signore ci dice nel Vangelo: “Tenete sempre la cintura ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quei servi che attendono il padrone, che ritorna dalle nozze, per aprirgli al momento che verrà e busserà” (Lc 12, 35-36)

Un soldato chiese a un anziano se Dio avrebbe perdonato un peccatore. Ed egli gli disse: Dimmi, caro, se il tuo mantello è lacero lo getterai via? Il soldato rispose dicendo: No, lo rammenderò e lo rimetterò addosso. L'anziano gli disse: Se tu ti prendi cura del tuo mantello, vuoi che Dio non sia misericordioso con te che sei la sua immagine?

Quando perdi la pace?
Quando pensi, anche per un attimo,
di aver fatto qualcosa di buono;
quando ti credi migliore del fratello;
quando giudichi qualcuno (cf. Mt 7,1‑5);
quando rimproveri senza dolcezza
e senza amore;
quando mangi molto;
quando preghi senza zelo.
(s. Silvano del monte Athos)

L'arcivescovo Teofilo si recò un giorno al Monte di Nitria e l'abate del Monte gli venne incontro. «Abba», gli chiese l'arcivescovo, «che hai trovato di più vantaggioso in questa via?». L'anziano rispose: «Accusarmi e riprendermi senza tregua». «Non vi è in effetti, altra via», replicò l'arcivescovo.


mercoledì 8 gennaio 2020

“Non siamo noi a combattere, ma è Cristo che combatte in noi. Noi siamo il teatro dei combattimenti escatologici di Cristo.” (s. Josif l’esicasta – 1898/1959)


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1Corinzi 4,9-16
Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo. Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!


Dal capitolo 10 del Vangelo di Matteo
Lc 12:4-12, 51-53; 14:26-33; 21:12-17
16 «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17 Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani. 19 Ma quando vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire. 20 Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21 Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. 23 Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; perché io vi dico in verità che non avrete finito di percorrere le città d'Israele, prima che il Figlio dell'uomo sia venuto.
24 Un discepolo non è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore. 25 Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore. Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua! 26 Non li temete dunque; perché non c'è niente di nascosto che non debba essere scoperto, né di occulto che non debba essere conosciuto. 27 Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e quello che udite dettovi all'orecchio, predicatelo sui tetti. 28 E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna. 29 Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. 30 Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31 Non temete dunque; voi valete più di molti passeri.
32 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. 33 Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli.
34 Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. 35 Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; 36 e i nemici dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua. 37 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. 38 Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà

Un giorno alcune persone se ne andarono in Tebaide a visitare un anziano. Portavano con loro un uomo tormentato dal demonio, affinché l'anziano lo guarisse. Dopo essersi fatto a lungo pregare l'anziano disse al demonio: «Esci da questa creatura di Dio!». Il demonio rispose: «Me ne vado, ma voglio farti una domanda: "Dimmi: chi sono i capri e chi gli agnelli?"». L'anziano gli rispose: «I capri, sono io; quanto agli agnelli, lo sa Iddio ». A queste parole il demonio urlò: « Mi ritiro a causa della tua umiltà!». E subito se ne andò 

Dall’Omelia II di san Giovanni Crisostomo 
(La penitenza, Om. 2, 4-5)

Ho descritto molte forme di penitenza per renderti facile l’accesso alla salvezza attraverso la varietà delle vie. Qual è dunque la terza via? L’umiltà: sii umile e avrai sciolto i legami del peccato. Anche di questo ci porta una prova la Scrittura nel racconto del pubblicano e del fariseo. Salirono al tempio, dice, un fariseo e un pubblicano per pregare e il fariseo cominciò a elencare le sue virtù, Io non sono, disse, peccatore come gli altri, né come questo pubblicano. Misera e infelice anima: hai condannato tutto il mondo, perché hai contristato anche il tuo prossimo? Non ti bastava tutto il mondo senza voler condannare anche quel pubblicano?E che fece il pubblicano? Adorò a capo chino con gli occhi fissi in terra, dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore», (Lc 18, 13) e poiché si mostrò umile fu giustificato.Quando dunque il fariseo uscì dal tempio aveva perduto la sua giustizia, il pubblicano invece l’aveva ottenuta: le sue parole furono più forti delle opere. Quello, nonostante le sue opere, perse la giustizia; questo invece con parole di umiltà la conquistò, benché la sua non fosse propriamente umiltà. Infatti è umiltà quando uno che è grande si fa piccolo; l’atteggiamento del pubblicano non fu umiltà, ma verità: erano vere quelle parole, perché egli era peccatore. Chi peggiore di un pubblicano? Cercava il suo vantaggio nelle disgrazie del prossimo, approfittava delle fatiche altrui e senza rispetto per le loro pene giungeva a procurarsi il guadagno. È dunque grandissimo il peccato del pubblicano. Perciò se il pubblicano, pur essendo peccatore, dando prova di umiltà ha ricevuto così gran dono, quanto maggiore potrà riceverlo chi sia virtuoso e umile? Se riconosci i tuoi peccati e sei umile, diventi giusto.


“Gli altri non possono sapere che hanno bisogno di Cristo, se non Lo vedono in noi. Non possono sapere che questo Cristo riempie i cuori e trasforma le vite, se non vedono in noi la trasformazione. Se siamo timorosi, arrabbiati, arroganti e freddi, il mondo non vedrà niente di degno da ricercare nella nostra Fede Cristiana. Se gli altri non vedono in te un cuore che perdona, come sapranno che in Cristo c’è perdono? Se gli altri non vedono in te un cuore pieno di gioia, come faranno a sapere che hanno molto bisogno di quel Cristo che tu proclami come tuo Signore e Salvatore? Se vedono in te una persona che sempre critica e giudica, intollerante, infelice, in che modo saranno attratti dall’Ortodossia che tu proclami come la vera Fede?”

* p. Tryphon (igumeno del Sacro Monastero del Salvatore a Vashon Island – WA) 


Non chiamare Dio giusto, ché la Sua giustizia non è manifesta nelle cose che ti concernono. E se Davide Lo chiama giusto e retto, Suo Figlio ci ha rivelato che Egli è buono e magnanimo. “Egli è buono”, Egli dice “con i cattivi e con gli empi”. Come puoi tu chiamare Dio giusto quando ti imbatti sul brano evangelico della paga data agli operai (Mt 20:1-16)?… Come può l’uomo chiamare Dio giusto quando legge nel passaggio del figliuol prodigo, il quale ha sperperato la sua ricchezza con una vita dissoluta, che al minimo cenno di compunzione, il padre corse e cadde alle ginocchia del figlio dandogli autorità sopra tutta le sue ricchezze?… Dove, dunque, è la giustizia di Dio dal momento che, mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi?!
* s. Isacco di Ninive (asceta ortodosso-siriano e professore del deserto – VII° sec.) 

Un anziano diceva: Non ho mai desiderato una cosa che mi fosse utile e comportasse un danno per il mio fratello, perché spero che il guadagno del fratello sia per me un vantaggio  

“Non siamo noi a combattere, ma è Cristo che combatte in noi. Noi siamo il teatro dei combattimenti escatologici di Cristo.” (s. Josif l’esicasta – 1898/1959)   
Tutti i santi asceti ricordavano sempre l'ora della loro morte: faceva parte della loro vita quotidiana di preghiera, avevano persino teschi umani nelle loro cellule per ricordare loro la propria morte, li guardavano con le lacrime agli occhi sapendo che anche loro seguivano le loro orme: servivano instancabilmente Dio e lavoravano per il Signore proprio come fece san Serafino di Sarov, ricordando ogni giorno le parole del 33° salmo: “La morte dei peccatori è cattiva”. Proprio come te, ricordano anche le seguenti parole: “Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei Suoi santi”. (Salmo 16:5).
Il profeta Isaia disse qualcosa che anche noi dovremmo ricordare e imprimerlo nei nostri cuori. “Siate turbati voi compiacenti; spogliatevi, nudatevi e vestite di cintura sui fianchi”. (Isaia 32:11).
Trema e ricorda la morte. Dovresti sempre ricordare il momento in cui lascerai questa vita e non la dimenticherai mai. Per poter avere questa mentalità e seguire Gesù Cristo, abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio. Senza questo aiuto noi non riusciremo a sconfiggere le tentazioni di Satana. Ecco perché dovremmo chiedere a Dio di inviarci la grazia divina.
* s. Luca di Crimea (medico-taumaturgo e vescovo ortodosso-russo – 1877/1961)


Quando ci focalizziamo su di noi, e dobbiamo lottare da soli per essere giustificati, mentre siamo giudicati dai nostri peccati, dopo aver sconvolto la bilancia della giustizia, allora stiamo ancora perduti, non abbiamo alcuna via d'uscita, ma fingiamo di essere fondamentalmente persone "buone".
Se essere 'buoni' è la misura della nostra salvezza, allora siamo perduti. Cristo proclama: "Nessuno è buono, tranne uno, Dio". (Matteo 19:17). Quella che sembra una vanteria per "sentirsi bene", per ignorare il peccato e le sue conseguenze nella nostra vita, in realtà ci rende e ci mantiene spiritualmente ammalati; ignora il nostro bisogno di Dio, il nostro bisogno di un vero cambiamento che porta alla nostra lotta con le nostre passioni e alla salvezza.
Invece, è il nostro reale riconoscimento del peccato e il desiderio di un cambiamento del cuore, seguito dalla nostra confessione di quel peccato, che è la chiave per la nostra liberazione dalla schiavitù, dalla sua presa su di noi, e dalla conseguente separazione da Dio e dal nostro prossimo. Noi chiamiamo questo riconoscimento del peccato e la nostra conversione dalla fiducia in noi stessi alla fiducia in Dio, 'pentimento', metanoia nel greco originale.
Esistere come individui autonomi, anche 'buoni', non ci salva dal peccato e dalla morte. Ma rifugiarci nella Chiesa, partecipare alla vita sacramentale, mostrare il nostro pentimento attraverso la confessione, essere in comunione con Dio, ci libera dal peccato e ci fa crescere come uomini e donne di Dio, lottando passo dopo passo; e questa lotta, questo spirito penitente, porta frutto per la salvezza.
* Padre Robert Miclean (sacerdote ortodosso-statunitense della Chiesa Ortodossa Russa



martedì 7 gennaio 2020

7 Gennaio (Nuovo Calendario) 25 Dicembre Calendario Giuliano- E abbà disse"I cristiani di oggi vogliono stare con un piede in cielo, ma con un piede ben radicato in terra". (p. Iustin Pârvu – 1919/2013)


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Imitiamo il Signore che è disceso dal cielo fino all’estrema umiltà, per essere dall’umiltà elevati alla giusta altezza. Troviamo, infatti, nella vita del Signore ogni insegnamento sull’umiltà. Da bambino, subito, è in una grotta; e non in un letto, ma deposto in una mangiatoia; abita nella casa di un carpentiere e di una madre povera, sottomesso alla madre e al suo promesso sposo; impara, ascoltando ciò che non aveva bisogno di apprendere, e per le domande che pone e per le risposte che dà, stupisce per la sua sapienza. Si sottomette a Giovanni, e il Sovrano riceve il battesimo dal servo. A nessuno si oppone di quanti insorgono contro di lui; e non ricorre al suo ineffabile potere, ma cede come se fossero più forti di lui e fornisce a un potere limitato la forza ad esso proporzionata. Sta di fronte ai sommi sacerdoti come uno che è giudicato; è condotto al cospetto del governatore, sostiene il giudizio, e potendo accusare chi gli muoveva false accuse, sopporta in silenzio i calunniatori. Servi e schiavi vilissimi gli sputano addosso; è messo a morte, e alla morte più infame presso gli uomini. Così, tutto mostrò all’uomo, dall’inizio alla fine; e da ultimo, dopo una così grande umiltà, manifesta la gloria, glorificando assieme a sé coloro che hanno avuto parte al suo disonore. I primi di essi furono i beati discepoli, che percorsero la terra poveri e nudi, non con sapienza di linguaggio, non con una moltitudine di seguaci; soli, erranti, solitari, attraversarono la terra e il mare; furono flagellati, lapidati, perseguitati e infine uccisi. Questi sono per noi i paterni e divini insegnamenti. Imitiamo costoro, per giungere noi dall’umiltà alla gloria eterna, che è il dono perfetto e vero del Cristo.
* s. Basilio il Grande di Cesarea 

Presta attenzione. Dopo il peccato arriva la vergogna; il coraggio segue il pentimento. Hai prestato attenzione a quello che ho detto? Satana sconvolge l'ordine; dà il coraggio di peccare e la vergogna di pentirsi… (Ma tu) non vergognarti di entrare di nuovo nella Chiesa. Vergognati quando pecchi. Non vergognarti quando ti pentirai. Presta attenzione a ciò che il diavolo ti ha fatto. Queste sono due cose: peccato e pentimento. Il peccato è una ferita; il pentimento è una medicina. Proprio come ci sono per il corpo ferite e medicine, così per l'anima sono peccati e pentimento. Tuttavia, il peccato ha la vergogna e il pentimento possiede il coraggio.
* s. Giovanni Crisostomo (patriarca ortodosso di Costantinopoli – III/IV° sec.

A volte chiamiamo preghiera quello che non ha niente a che fare con la preghiera. Per esempio, qualcuno entra in chiesa, rimane lì un po’, guarda le icone, la gente, osserva il loro abbigliamento e il loro comportamento e poi dice di aver pregato Dio. Oppure a casa sua si mette davanti ad un’icona, piega la testa, recita qualche frase imparata a memoria, senza capirla né gustarla e poi dice di aver pregato. Ma nella sua mente e nel suo cuore non ha assolutamente pregato; era dappertutto, con la gente e con le cose, tranne che con Dio.
La preghiera è l’elevazione del pensiero e del cuore verso Dio, la contemplazione di Dio, il dialogo audace della creatura con il suo Creatore, la presenza rispettosa dell’anima davanti a lui, come davanti al Re, alla Vita stessa che dà la vita ad ogni cosa; la preghiera è oblio di tutto ciò che ci circonda, è cibo per l’anima, è aria, luce, calore vivificante, è purificazione dal peccato; la preghiera è il giogo soave di Cristo, il suo carico leggero.
La preghiera è il sentimento costante della nostra debolezza e della nostra povertà spirituale; è la santificazione dell’anima e un anticipo della beatitudine futura; un bene angelico, la pioggia celeste che rinfresca, innaffia e feconda il terreno dell’anima; il risanamento e il ricambio dell’atmosfera mentale, l’illuminazione del volto. la gioia dello spirito; il legame d’oro che unisce la creatura al Creatore, l’audacia e il coraggio in tutte le prove e le sofferenze della vita; la lampada dell’esistenza, il successo in ogni iniziativa, la dignità paragonabile a quella degli angeli, la saldezza nella fede, nella speranza e nella carità.
La preghiera è un contatto con gli angeli e i santi graditi a Dio dall’origine del mondo; è la conversione della vita, la madre della contrizione e delle lacrime, un richiamo potente alle opere di misericordia. alla sicurezza della vita, alla scomparsa del timore della morte e al disprezzo dei tesori mondani; è il desiderio dei beni celesti, dell’attesa del Giudizio universale, della resurrezione e della vita del mondo che verrà; è uno sforzo accanito per sfuggire ai tormenti eterni e un richiamo incessante alla misericordia del Signore; la preghiera significa camminare in presenza di Dio ed è l’annientamento sereno di se stessi davanti al Creatore di ogni cosa, presente in ogni cosa. È l’acqua viva dell’anima.
La preghiera significa ancora portare nell’amore tutti gli uomini nel proprio cuore, è la discesa del cielo nell’anima, la dimora della santa Trinità nell’anima, come sta scritto: “Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).
(San Giovanni di Kronstadt – La mia vita in Cristo)

Une tête décorée avec une couronne pleine de perles étincelante est belle. Beaucoup plus belle est l'âme qui a reçu l'instruction de Dieu ; embellie de vertus, elle héberge le saint Esprit. Saint Théodore évêque d'Édesse.
Una testa decorata con una corona piena di perle scintillanti è bella. Molto più bella è l'anima che ha ricevuto l'istruzione di Dio; abbellita di virtù, ospita lo Spirito Santo. San Teodoro Vescovo di edessa.
“Non preoccuparti se le altre persone ti amano, ma se ami Cristo e le altre persone. Questo è l'unico modo per riempire la tua anima”.
* s. Porfirios kafsokalyvia (ieromonaco aghiorita – 1906/1991)


“È meglio che i genitori parlino più a Dio dei loro figli che parlare ai loro figli di Dio”. (Dimitrios Panagopoulos – ortodosso-greco)

«Quanto alle nostre condizioni diverse di monaco e di laico, non preoccuparti. Dio cerca anzitutto un cuore pieno di fede in lui e nel suo Figlio Unigenito, ed è in risposta a questa fede che manda dall’alto la grazia dello Spirito santo. Il Signore ricerca un cuore ricolmo d’amore per lui e per il prossimo: è questo il trono sul quale ama sedersi e manifestarsi nella pienezza della sua gloria (…). Il Signore ascolta sia un monaco che un laico, un semplice cristiano: a condizione che essi amino Dio nel profondo del cuore e abbiano una fede autentica, una “fede come un granellino di senape”»
(I. Goraïnoff, Serafino di Sarov, pp. 182-184)

"Non ha il Cristo colui che lo ha solo sulla lingua, né ha il Cristo chi lo ha solo sulla carta, né lo ha chi lo tiene solo sul muro, né, infine, lo ha colui che lo tiene solo nel museo del passato. Lo ha veramente colui che lo ha nel cuore […] Se il Cristo ti è nel cuore, egli ti è Dio. Se lo hai solo sulla lingua, o sulla carta o sul muro o nel museo del passato, sebbene tu lo chiami Dio, egli è per te un giocattolo. Sta’ attento allora, o uomo, poiché nessuno può giocare con Dio impunemente".
(S. Nikolaj Velimirović)

Disse un anziano: “Come è impossibile che qualcuno veda il suo volto nell’acqua torbida, così anche l’anima non può contemplare Dio nella preghiera se prima non si è purificata dai pensieri impropri”.

Se permetti al pensiero di poter contare sui tuoi poteri e proceda in tal senso, allora entra l'orgoglio. Perdi ciò che hai guadagnato e devi ricominciare da capo, umiliarti, vedere la tua debolezza, la tua malattia umana e smettere di fare affidamento su te stesso. Devi fare affidamento sulla Grazia di Dio se vuoi continuare il cammino verso la glorificazione.
* Archimandrita Georgios Kapsanis, (igumeno del Santo Monastero di Gregoriou al Monte Athos †)

"E’ il Santo Natale: dovere dei cristiani non è essere buoni, categoria morale alquanto confusa, ma piegare le ginocchia in adorazione di fronte al mistero della vita, della salvezza: l’Incarnazione." (Giovanni Lindo Ferretti)

Le persone che danno l'elemosina, o che pregano, o digiunano, o sono vergini, o monaci o preti possono finire all’inferno. Ma non una sola persona umile andrà all’inferno. Allo stesso modo, diversi tipi di persone andranno in Paradiso. Ma per l'orgoglioso il Paradiso è chiuso”.
* San Tikhon l’aghiorita (padre spirituale di San Paisios)

“L'umile non ha paura di cadere, perché sta al di sotto di tutto. Non ha nessun posto dove cadere”. (p. Mosè del Monte Athos)


L’abate Cassiano diceva che un senatore aveva distribuito i beni ai poveri, ma facendosi monaco si era riservato qualcosa per sé, non volendo abbracciare la perfetta umiltà della totale rinuncia. Basilio gli disse: “Tu hai smesso di essere senatore, ma non sei diventato monaco”.

Si raccontava di un anziano che abitava con alcuni fratelli, che egli diceva loro una sola volta di fare una cosa e se non la facevano, egli stesso si levava e la faceva, senza collera 
San Massimo il Confessore splendidamente ci guida sulla “via della filosofia secondo Cristo”:Non accusare di essere ignobile ed empio colui che ieri hai lodato come buono e virtuoso, solo perché il tuo amore si è mutato in odio.Non denunciare la mancanza del tuo fratello per giustificare l’odio malvagio che si è impadronito di te. Piuttosto, anche se sei preso dal risentimento, persisti nelle tue lodi, così ti sarà facile tornare allo stesso salutare amore.Non adulterare, a causa del tuo risentimento nascosto, il solito elogio del tuo fratello nelle conversazioni con gli altri , mescolando di nascosto le tue parole con riferimenti alle sue mancanze e giudizi di condanna. Invece, usa parole di lode senza sotterfugi e sinceramente prega per lui, come se stessi pregando per te stesso, e così sarai presto liberato da un tale odio distruttivo.Se il tuo fratello è di nuovo tentato dal nemico e persiste nel parlare male di te, non discostarti dal tuo amore, ma respingi il demone che ti sconvolge la mente.E questo accadrà se parli benevolmente quando sei denigrato e mostri bontà e gentilezza quando si trama contro di te.Questa è la via della filosofia cristiana, e nessuno potrà dimorare con Cristo senza seguirla  
Un fratello andò a visitare uno dei padri della laura di Suca sopra Gerico e gli disse: «Allora, Abba, come stai?». L’anziano rispose: «Male». Il fratello disse: «Perché, Abba?».L’anziano rispose: «Perché sono trent’anni che mi tengo ritto davanti a Dio durante la mia preghiera, e ora maledico me stesso dicendo a Dio: «Non aver pietà di tutti quelli che commettono iniquità», e «Maledetti quelli che si allontanano dai tuoi comandamenti».E io che sono un bugiardo dico ogni giorno a Dio: «Danna tutti quelli che mentono”.E io che ho del rancore contro mio fratello, dico a Dio: “Perdonami come anche noi perdoniamo».Ed io che metto ogni mia preoccupazione nel mangiare, dico: “Ho dimenticato di mangiare il mio pane».E dormendo sino al mattino, vado salmodiando: “Nel mezzo della notte mi sono svegliato per confessarti».Non possiedo assolutamente alcuna compunzione e dico: “Ho penato nel mio pianto e le lacrime hanno preso il posto del pane giorno e notte».E mentre ho nel cuore pensieri perversi, dico a Dio: «La meditazione del mio cuore è davanti a te sempre».Ed io che non digiuno assolutamente, dico: “I miei ginocchi si sono indeboliti causa il digiuno”.E pieno d’orgoglio e di godimento della carne mi rendo ridicolo salmodiando: “Guarda la mia umiltà e la mia pena e rimettimi tutti i miei peccati».E io che non sono ancora pronto dico: “Il mio cuore è pronto, o Dio».E, in una parola, tutto il mio Uffizio e la mia preghiera tornano a me in rimprovero e in vergogna». Il fratello disse all’anziano: «Penso, Abba, che Davide disse tutto ciò per se stesso». Allora l’anziano disse piangendo: «Che dici, fratello? Di certo, se noi non osserviamo ciò che salmodiamo di fronte a Dio, andiamo in perdizione».(Dai detti dei Padri del deserto)
Han chiesto a un anziano (monaco): “Che cosa è il perdono?”.“Quando calpesti un fiore, e questo inizia a profumare...” - disse l’anziano.
Qualcuno vi dice qualcosa di spiacevole? Dio lo sa. Aprite le vostre braccia a Dio dicendo: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me”, facendo dell’accusatore una cosa sola con voi stessi. E Dio, conoscendo cosa c’è che tormenta il vostro accusatore nel profondo e vedendo il vostro amore, si affretterà a venire in aiuto.
(s. Porfirio il Kavsokalyvita (Athos))
"I cristiani di oggi vogliono stare con un piede in cielo, ma con un piede ben radicato in terra". (p. Iustin Pârvu – 1919/2013)


Mi domandi meravigliato come mai abbiamo la vita difficile, mentre tutte le chiese e tutti i monasteri fanno le funzioni e pregano il Signore. Ecco perché: davanti all'Altare pregano, ma oltre l'Altare calunniano, come ha detto una volta il Metropolita di Mosca Filippo allo zar Ivan il Terribile.
E' successo così. Lo zar Ivan, essendo molto religioso e devoto, perseguiva senza pietà le persone che non gli andavano a genio. Sapendolo, il Metropolita Filippo rimpiangeva questo fatto non poco, e durante una delle Liturgie si era avvicinato allo zar e gli ha detto: "Noi qui facciamo il Sacrificio Esangue, ed oltre l'Altare viene versato il sangue cristiano". Con le labbra del Gran Profeta Isaia il Signore ha detto al popolo israeliano: "Quando stendete le mani, Io rifiuto di vederlo; anche quando moltiplicate le preghiere, Io non ascolto: le vostre mani sono pieni di sangue" (Isaia-1,15), ed ha proseguito: "I tuoi principi solo ribelli e compagni di ladri; tutti amano i regali e corrono dietro alle ricompense; non danno ragione all'orfano, e la causa della vedova non viene davanti a loro"(Isaia-1,23).
Comportarsi in questa maniera - e poi chiedere nei tempi i favori al Signore, vuol dire costruire e distruggere, seminare e strappare, tessere e sciogliere. Lo Zar Celeste ci dà dietro le nostre preghiere: un anno abbondante per le preghiere dei giusti, l'altro anno ci manda le alluvioni e cavallette, la siccità e la fame per le azioni di quelli che Lo calunniano. Perciò la Chiesa invoca tutti di vivere secondo le leggi di Dio, sapendo che la moralità dei popoli guida le calamità naturali.
* s. Nikolaj Velimirovich (vescovo ortodosso-serbo – 1881/1956)







giovedì 2 gennaio 2020

Shemá Israel, Adonai Elohéinu, Adonai Ejad-.שמע ישראל, (יהוה) [אדוני] אלוהינו, (יהוה) [אדוני] אחד


Visualizza immagine di origine"Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è uno.

Benedetto il nome del Suo glorioso regno per sempre, eternamente.
E amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue facoltà.
Siano queste parole che Io ti comando oggi, impresse nel tuo cuore. Le inculcherai ai tuoi figli, parlerai di esse stando in casa e andando per la via, coricandoti e alzandoti.
Le legherai come segno sulla tua mano, e siano sulla tua fronte, fra i tuoi occhi. Le scriverai sugli stipiti della porta della tua casa e della tua città" (Dt 6,4-9).

Marco 12:29-30

29 Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore. 30 Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua".