martedì 26 gennaio 2016

E Abbà disse 26/01/2015




Raccontavano che il padre Macario l’Egiziano salì un giorno da Scete al monte di Nitria e, quando stavano per arrivare, disse al discepolo: “Va’ un poco più avanti”. Mentre camminava un po’ avanti a lui, il fratello incontrò un sacerdote pagano, e gli gridò: “Ehi, ehi, demonio, dove corri?”. Quello, voltatosi, gliele diede di santa ragione, tanto da lasciarlo mezzo morto; quindi, preso il suo bastone, proseguì il cammino. Poco dopo, mentre si affrettava per la strada, incontrò il padre Macario. Questi gli disse: “Salute, salute a te che sei affaticato!”. Stupito, l’altro gli si avvicinò e gli chiese: “Cosa hai trovato di buono in me, che mi hai rivolto la parola?”. L’anziano gli dice: “Perché ho visto che ti stanchi, e non sai di affaticarti invano”. Allora il sacerdote gli dice: “Io sono stato preso da compunzione al tuo saluto e ho capito che tu appartieni a Dio. Invece un altro cattivo monaco che ho incontrato mi ha offeso e l’ho percosso a morte”. L’anziano capì che si trattava del suo discepolo. E il sacerdote, afferrandogli i piedi, disse: “Se non mi fai monaco, non ti lascio andare”. Giunsero poi dove giaceva il fratello, lo caricarono sulle loro spalle e lo portarono alla chiesa del monte. Si meravigliarono di vedere con lui il sacerdote pagano. E lo fecero monaco; e molti pagani per merito suo divennero cristiani. Il padre Macario soleva dire: “Una parola cattiva rende cattivi anche i buoni e una parola buona rende buoni anche i cattivi”. - 

http://www.natidallospirito.com/2010/05/26/le-parole-cattive-e-le-parole-buone-macario/


venerdì 22 gennaio 2016

Preghiera prima di dormire (Efrem il Siro)





Donami, Signore, finché veglio, di restare davanti a te, con grande attenzione, e quando mi sarò addormentato, allontana il peccato dal mio giaciglio. Se al risveglio io pecco, perdonami, Signore, nella tua bontà. Se pecco mentre dormo, la tua misericordia mi purifichi. Per l’umiliazione della tua croce, concedimi un sonno tranquillo; liberami dai sogni malvagi e dalle immagini turpi. La notte trascorra in un riposo completo, i demoni si allontanino da me con i loro consigli perniciosi. Inviami il messaggero di luce perché vegli sulle mie membra; liberami dai desideri malvagi grazie al tuo corpo vivificante che ho mangiato. Mi addormenterò nella pace, il tuo sangue vegli su di me; all ’ anima che hai plasmato secondo la tua immagine, concedi la libertà. Posa la mano sul corpo che hai impastato, e le tue misericordie siano per lui come mura di difesa e come un potente scudo. Quando il corpo si riposerà la tua forza lo protegga, il mio riposo sia davanti a te, come profumo d’incenso. Il Maligno non si avvicini al mio giaciglio, per l’intercessione di tua Madre, e per il tuo sacrificio per noi; allontana il demone della paura che mi nuoce. Porta a compimento la promessa che hai fatto a mio riguardo, Signore, conservami la vita per mezzo della croce, e al mio risveglio ti renderò grazie, per l’amore che hai manifestato alla mia debolezza. Donami, Signore, per la tua tenerezza, di ascoltare e compiere la tua volontà; concedimi una sera tranquilla e una notte santa. O Cristo, nostro salvatore, tu sei la vera luce, a te la gloria, e su di noi le tue misericordie, in questo come nell’ altro mondo. 


Efrem il Siro - 

http://www.natidallospirito.com/2013/01/24/preghiera-prima-di-dormire-efrem-il-siro/

domenica 17 gennaio 2016

E Abbà disse .... (Leone Magno, Epist. 14, 2. 9-11)



Chi dunque sa di essere preposto ad altri, non sopporti a malincuore che qualcuno gli sia superiore, ma l`obbedienza, che esige (dagli altri), egli per primo la attui: e come non vuole sopportare un peso grave, cosí non osi imporre agli altri un carico insopportabile (cf. Mt 13,4). Siamo infatti discepoli di un maestro umile e mite, che ci dice: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete pace per le vostre anime. Il mio giogo infatti è soave, e il mio peso leggero" (Mt 11,29s). E come esperimenteremo ciò, se non attueremo quello che dice lo stesso Signore: "Chi fra voi è il maggiore, sarà vostro servo" (Mt 23,11s)?

            (Leone Magno, Epist. 14, 2. 9-11)




sabato 9 gennaio 2016

Come pregare a casa? (Teofane il Recluso)





Come pregare a casa? (Teofane il Recluso)

http://www.natidallospirito.com/2010/06/22/come-pregare-a-casa-teofane-il-recluso/


Affrettatevi, uscita dalla chiesa, ad andare direttamente nella vostra camera, salutate l’icona con alcune prostrazioni chiedendo al Signore di passare devotamente e con utilità per l’anima il tempo che vi si presenta di solitaria permanenza a casa. 

Bisognerà, quindi, riposare un po’, stando seduti. 

Non date, tuttavia, la possibilità ai pensieri di distrarsi; pronunciate, bensì, in voi stessa – senza pensare a nulla – le parole: “Signore, pietà! Signore, pietà!”. Dopo esservi riposata un po’, bisognerà fare qualcosa: pregare o dedicarvi a qualche lavoro manuale. 

Quale? 

Lo dovrete scegliere voi stessa. Non bisogna sempre occuparsi di cose spirituali, bisogna anche avere qualche occupazione manuale, che non sia causa di preoccupazione. Si deve iniziarla quando l’anima è stanca, affaticata e non è capace né di leggere, né di pensare, né di pregare Dio. 

Se queste occupazioni spirituali, però, procedono bene, si può lasciar perdere il lavoro manuale. Esso è destinato a riempire il tempo che, altrimenti, passerebbe nell’ozio che è sempre dannoso, tanto più nel tempo della preparazione alla comunione. 

Come pregare a casa? Avete detto bene: “Bisogna aggiungere qualcosa alla consueta regola di preghiera”. 

Certo, bisogna. 

E’ meglio, però, che non aggiungiate la lettura superflua di preghiere, ma preghiate più a lungo senza il libro, manifestando di fronte al Signore le vostre intime necessità spirituali. 

Leggete mattino e sera non di più dei giorni ordinari, ma prima dell’inizio della vostra preghiera – e dopo – pregate spontaneamente e, negli intervalli tra le preghiere lette, aggiungetene una vostra, prostrandovi profondamente fino a terra e mettendovi in ginocchio. 

Importunate il Signore, la Madre di Dio e l’angelo custode chiedendo tutto ciò che sentite estremamente necessario per voi nelle parole che rivolgete loro, pregate perché possiate conoscere voi stessa e, in questa conoscenza, sia compreso il desiderio e provvista la forza di correggere tutto ciò che vi è da emendare e ancora che il vostro cuore si riempia di spirito di contrizione e umiltà, nelle quali il sacrificio è più gradito a Dio. 

Non vi sottoponete, però, ad una regola di preghiera troppo lunga. Meglio mettersi a pregare più spesso e prostrarsi più volte durante il giorno. Si raddoppiano così le prostrazioni nel corso della giornata. 

Non allontanatevi mai dal Signore con la mente, sia che siate in preghiera, sia che facciate qualche altra cosa. 

Teofane il Recluso estratto della “lettera XXXIII” tratto da T.R., La vita spirituale: lettere, Città nuova - 







lunedì 4 gennaio 2016

E Amma Sincletica disse...04/01/2016



1. L'amma Sincletica disse: «Grande è il travaglio e lo sforzo per coloro che inizialmente si accostano a Dio. Infatti, come coloro che desiderano accendere un fuoco, agli inizi si affumicano e lacrimano e in questo modo riescono nell'intento, così è necessario che anche noi, poiché si dice che il nostro Dio è un fuoco che consumaaccendiamo il fuoco divino piangendo e faticando».

2. Disse ancora: «Noi, che abbiamo fatto professione di questa vita, dobbiamo pervenire alla somma temperanza. Effettivamente sembra che essa sia di casa nel mondo, ma mista a una certa insensatezza, che fa peccare in tutti gli altri sensi, infatti si usa la vista in maniera indecente e si ride smodatamente».

3. Disse inoltre: «Come i tossici più potenti  scacciano gli animali velenosi, così la preghiera unita al digiuno tiene lontano i cattivi pensieri».

4. Disse ancora: «Non ti sia di allettamento la voluttà delle ricchezze del mondo, quasi che, a cagione di vacuo piacere, ci sia in essa qualcosa di utile. Lì si va dietro alla buona cucina, tu invece con il digiuno e con cibi semplici andrai oltre l’abbondanza dei loro piatti. Infatti si dice che un’anima che si trova nella dovizia si diletta di favi.  Non ti saziare di pane e non desidererai vino».

5. Fu chiesto alla beata Sincletica se la povertà fosse un bene perfetto. «Sicuramente lo è, - rispose – per chi la può reggere. In effetti chi la sopporta, subisce patimenti nella carne, ma trova pace nell'anima. Come infatti abiti resistenti vengono lavati strofinandoli con i piedi e torcendoli energicamente, così pure un'anima forte acquista maggiore vigore per mezzo della volontaria indigenza»

6.  Disse inoltre: «Se sei in un cenobio, non mutar di luogo perché ti causerebbe un grande danno: come un uccello, che lascia le uova, le rende infeconde, così pure il monaco o la vergine che vanno in giro, si raffreddano e si spengono alla fede».

7. Disse ancora: «Sono tante le insidie del diavolo. Non si è potuto prendere l'anima con l'indigenza? Mette l'esca della ricchezza. Non è potuto prevalere con ingiurie e insulti? Avanza lodi e gloria. Vinto dalla salute, procura malattie al corpo. Se non può ingannare con i piaceri, prova a sviare con affanni non desiderati. Scatena a suo piacimento morbi gravissimi, affinché, perdendosi d'animo, si offuschi nell'uomo l'amore verso Dio. Fiacca il corpo con febbri altissime e tormentandolo con una sete insopportabile. Se tu, che sei peccatore, patisci queste cose, tieni a mente la punizione futura, il fuoco eterno e il supplizio del giudizio, senza scoraggiarti per le difficoltà presenti. Trai gioia dal fatto che Dio ti ha visitato e sulla lingua abbi quelle parole sante: “Il Signore mi ha castigato severamente, ma non mi ha consegnato alla morte”.  Tu sei di ferro e col fuoco rimuovi la ruggine. Se, invece, tu che sei giusto, ti ammali, progredirai dal bene al meglio. Sei d'oro? Per mezzo del fuoco riuscirai più provato. Un angelo di Satana è stato donato alla tua carne? Esulta. Considera a chi sei stato reso simile: sei stato giudicato degno della sorte di Paolo. Sei messo alla prova dal caldo? Sei castigato dal gelo? La Scrittura però recita: “Siamo passati per il fuoco e per l'acqua e ci hai condotto al refrigerio”. Se ti è toccata la prima cosa, attendi la seconda. Pratica la virtù e urla le parole del santo che dice: “Io sono povero e sofferente”.Diventerai perfetto per mezzo di questa coppia di affanni. Il salmista infatti dice: “Mi hai dilatato nella tribolazione”.  Impegniamo soprattutto in  questi esercizi le nostre anime e teniamo davanti agli occhi l'Avversario»

8. Disse inoltre: «Se il male ci dà noia, non rattristiamoci al pensiero che, per  l’infermità e la sofferenza del corpo, non abbiamo voce per recitare i salmi. Infatti tutto ciò ci conduce alla  purificazione delle passioni. In questo senso il digiuno e  il dormire per terra ci sono  prescritti contro i piaceri. Se dunque il male le attenua, questo discorso è superfluo. Restare forti nelle malattie  ed elevare a Dio inni di ringraziamento, questa è  la grande ascesi».

9. Disse ancora: «Non cercare nel fatto che digiuni il pretesto della malattia, giacché anche chi non lo fa, spesso cade negli identici mali. Hai cominciato a operare il bene?  Non fermarti se il Nemico te lo impedisce, poiché la tua pazienza rende inutili i suoi sforzi. Infatti coloro che intraprendono una navigazione inizialmente sfruttano il vento a favore. Se hanno spiegato le vele e poi capita loro di imbattersi in un vento contrario, non per questo i marinai abbandonano la nave, piuttosto sì fermano oppure lottano contro la tempesta e quindi riprendono il mare. Allo stesso modo pure noi, se spira un vento contrarioissiamo, come se fosse una vela, la croce e portiamo a termine il viaggio per mare senza timore»

10. Disse inoltre: «Chi accumula ricchezze materiali dalle fatiche e dai rischi del mare, pur ottenendo molto, desidera ancora di più, stimando quello che ha una cosa da nulla rispetto a quello che non ha. Ma noi, senza che abbiamo nulla di quello che essi cercano, non vogliamo possedere niente per il timore di Dio»

11. Disse ancora«Imita il pubblicano, affinché tu non sia condannato insieme al fariseo. Scegli la mansuetudine di Mosè, perché il tuo cuore, che è duro come pietra, si trasformi in una fonte d'acqua»

12. Disse inoltre: «È rischioso che a insegnare sia uno che non abbia fatto un'esperienza concreta della vita. Come chi abita in una casa cadente e riceve ospiti, procura loro un danno, se l'abitazione crolla, così pure costoro, se prima non hanno edificato se stessi, manderanno in rovina quelli che si recano da loro. Infatti a parole incitano alla salvezza, ma col cattivo comportamento, fanno piuttosto un torto a chi li segue».

13. Disse ancora: «È bene non adirarsi. Se ciò accade, chi ha detto: “non tramonti il sole sulla vostra ira”,  per questa passione non ti ha concesso neppure un giorno di tempo. E tu aspetti che passi tutta la tua esistenza? Perché odiare chi ti ha procurato noia? Il torto non è suo, ma del diavolo. Prenditela col male, non col malato!».

14. Disse inoltre: «Quanto più gli atleti progredisco tanto più i loro antagonisti si fanno forti».

15. Disse ancora: «C'è una pratica spirituale ispirata dal Nemico, infatti anche i suoi discepoli fanno così. Come possiamo distinguere la divina e regale ascesi da quella tirannica e demoniaca? È chiaro che è possibile farlo a partire dalla misura. Per tutto il tempo sia per te una la regola del digiuno: non stare senza mangiare per quattro o cinque giorni per poi concluderlo con una grande quantità di cibi. L'eccesso in ogni caso è pernicioso. Se sei giovane e sano, digiuna: verrà la vecchiaia con i suoi malanni. Per quanto puoi accumula un tesoro di nutrimento, affinché, quando non ti sarà più possibile, tu possa trovare ristoro».

16. Disse inoltre: «Quando stiamo nel cenobio è preferibile l'ubbidienza all'ascesi: una infatti insegna l'orgoglio, l'altra l'umiltà».

17. Disse ancora: «Occorre che noi guidiamo l'anima con discernimento. Stando nel cenobio, non dobbiamo ­fare i nostri interessi,  né seguire la nostra opinione, ma dare retta a chi ci è padre per fede»

18Disse inoltre: «È scritto: “Siate prudenti come serpenti e semplici come colombe”.  Essere come serpenti significa non ignorare gli assalti e le astuzie del diavolo, immediatamente infatti il simile riconosce il suo simile. La semplicità della colomba rinvia invece alla purezza dell'azione».

19. L'amma Sincletica ebbe a dire: «Molti che vivono sui monti si comportano come quelli che stanno in città e si perdono. E’ possibile, in mezzo a tanta gente, starsene da soli con la mente, come anche, vivendo da soli, stare con la mente tra la folla».

20. Disse inoltre: «Nel mondo i delinquenti sono imprigionati: noi invece mettiamo noi stessi in prigione per via dei nostri peccati, affinchè questo atto intenzionale della memoria tenga lontano il castigo futuro».

21. Disse ancora: «Come un tesoro scoperto si disperde, così una virtù che viene resa nota e divulgata svanisce. Come la cera fonde davanti al fuoco, così l’anima si dissolve a motivo degli elogi e i suoi sforzi sono vanificati».

22. Disse inoltre: «Come non è possibile essere contemporaneamente pianta e seme, così è impossibile dare frutti celesti, partecipando alla gloria mondana».

23. Disse inoltre: «Stiamo attenti: è attraverso i sensi, anche contro la nostra volontà, che passano i ladri. Come può una casa non tingersi del nero del fumo che sale da fuori, se le finestre sono aperte?».

24. Disse ancora: «Figli miei, noi tutti desideriamo essere salvati, ma a motivo della nostra negligenza ci allontaniamo dalla salvezza».

25. Disse ancora: «Noi ci dobbiamo armare di tutto punto contro i demoni. Essi, infatti, o provengono da fuori o si agitano dentro di noi, e l'anima, come una nave, a volte è sommersa dai marosi, altre volte invece affonda a causa del sovraccarico. Allo stesso modo anche noi, o ci perdiamo per i peccati che commettiamo verso l'esterno, oppure sono nostra rovina i pensieri che nutriamo dentro di noi. Occorre dunque, a seconda dei casi, vigilare sugli attacchi che provengono dall'esterno dell'uomo, o recidere lo scaturire degli intimi pensieri».
                                                                                                  
26.  Disse inoltre: «Quaggiù non riusciamo a stare senza preoccupazioni. La Scrittura, infatti, dice: “Chi crede di stare in piedi, stia attento a non cadere”.  Noi navighiamo nell'oscurità. Perciò il salmista chiama la nostra vita un  un mare e nel mare ci sono scogli, mostri ma anche zone tranquille.  Ora noi navighiamo dove il mare è calmo e la gente del mondo va dove esso è agitato. Noi seguiamo in pieno giorno la rotta del sole di giustizia, ma accade spesso che chi vive nel mondo, nella tempesta e nella tenebra, porti in salvo la sua imbarcazione, per la sua vigilanza, mentre noi, che siamo dove l'acqua è tranquilla, per nostra negligenza, coliamo a picco, perché abbiamo abbandonato il timone di giustizia».

27. Disse inoltre: «Come non è possibile mettere su una nave senza i chiodi, così è impossibile salvarsi senza essere umili».

28. Disse ancora: «C'è una tristezza benigna e una maligna. La tristezza salutare è quella che ci fa piangere per i nostri peccati e per la debolezza del prossimo, per non mancare al nostro proposito di giungere alla perfezione del bene. Ma c'è anche una tristezza che proviene  dal Nemico, una tristezza irragionevole, che alcuni hanno chiamato accidia. Occorre dunque allontanare questo spirito con la preghiera e la salmodia».