mercoledì 29 marzo 2017

Se dopo il battesimo il tentatore, persecutore della luce, ti avrà assalito, e certo ti assalirà ...tu sai come vincerlo: non temere la lotta..


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Gregorio Nazianzeno
Discorsi 40,10
Se dopo il battesimo il tentatore, persecutore della luce, ti avrà assalito, e certo ti assalirà – infatti tentò anche il Verbo mio Dio nascosto nella carne, ossia la stessa luce velata dall’umanità – tu sai come vincerlo: non temere la lotta. Opponigli l’acqua, opponigli lo Spirito nel quale saranno distrutti tutti i dardi infuocati di quel maligno.
Se ti farà presente la tua povertà – non dubitò infatti di farlo anche con Cristo, facendogli notare la sua fame perché trasformasse in pane le pietre – ricorda le sue risposte (cfr. Mt 4,4). Insegnagli quel che non sa; opponigli quella parola di vita che è pane disceso dal cielo e dà la vita al mondo. Se t’insidia con la vanagloria – come fece con lui quando lo portò sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Gettati giù» per mostrare la tua divinità (Mt 4,6) – non lasciarti trasportare dalla superbia. Se ti vincerà in questo, non si fermerà qui. È insaziabile, tutto brama; adesca anche con l’aspetto della bontà e travolge il bene in male: questo è il suo modo di combattere.
Quel ladro è un esperto conoscitore anche della Scrittura. Qui quel «sta scritto» riguarda il pane; là riguarda gli angeli. Infatti sta scritto: «Ai suoi angeli darà ordine per te, essi ti sosterranno con le mani» (Lc 4,10.11). O sofista del vizio! Perché passi sotto silenzio quel che segue? Lo comprendo esattamente, anche se tu l’hai taciuto, perché diceva: camminerò su di te, aspide e basilisco, calpesterò serpenti e scorpioni; protetto e fortificato, ben inteso, dalla Trinità.
Se ti assalirà con l’avarizia, facendo balenare in un attimo ai tuoi occhi tutti i regni come se gli appartenessero ed esigendo la tua adorazione, disprezzalo come un miserabile. Difeso dal segno della croce, digli: Anch’io sono immagine di Dio; non sono stato ancora scacciato come te, per la superbia, dalla gloria celeste; sono rivestito di Cristo; col battesimo Cristo è diventato mia eredità: sei tu che mi devi adorare.
Credimi, vinto e svergognato da queste parole, si ritirerà da tutti quelli che sono illuminati, come si è allontanato dal Cristo, principio della luce.
Il battesimo conferisce questi benefici a chi ne riconosce la forza. Offre tali sontuosi banchetti a coloro che soffrono una fame degna di lode.

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sabato 18 marzo 2017

Sermone 43 SULLA CROCE DEL SIGNORE San Cromazio arcivescovo di Aquileia


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Sermone 43
SULLA CROCE DEL SIGNORE

San Cromazio arcivescovo di Aquileia

 
Quando i re di questo mondo ottenevano una vittoria, dopo aver sconfitto i nemici, erigevano un trofeo simile alla croce del Signore, al quale rimanessero appese le spoglie catturate ai nemici, a memoria perenne. Anche se già allora in ogni combattimento l’immagine della croce era una dimostrazione della vittoria, tuttavia la vittoria della croce è assai diversa. Vediamo pure come nella vittoria di quei re c’era l’uccisione dei nemici, la schiavitù degli sventurati; invece in questa vittoria della croce del Signore c’è la salvezza di tutte le genti, la liberazione dei peccatori, la speranza della risurrezione, l’aiuto della vita eterna.
Che cosa è più meraviglioso: sconfiggere i popoli barbari durante una battaglia corporale, oppure abbattere le legioni degli spiriti maligni? Grande è la vittoria di questa croce del Signore; per mezzo di essa sono stati accordati al mondo tanti beni, cioè la conoscenza di Dio, la manifestazione del nome di Cristo, il culto della vera religione, la distruzione della falsa superstizione, il trionfo sul diavolo, la vittoria sul peccato, la salvezza della vita sulla condanna a morte...
Perciò non a caso la croce di Cristo è definita albero di vita, perché per mezzo della croce di Cristo viene donata la vita ai credenti. Essa è l’albero della vita del quale parla Giovanni nell’Apocalisse, a proposito della Chiesa di Cristo e del battesimo di salvezza: «Da una parte e dall’altra del fiume si trova l’albero della vita che dà dodici frutti per ogni mese, e le foglie dell’albero per la guarigione delle nazioni» (Ap 22, 2). Questo albero della vita è piantato lungo le rive del fiume, perché dove c’è la croce di Cristo c’è anche l’acqua della grazia di salvezza; lì ci sono i dodici frutti dei dodici mesi, cioè della predicazione apostolica: essi abbelliscono con una grazia particolare un anno particolare di Dio, il frutto della sua fede. Un tempo, nel paradiso, Adamo desiderò gustare di quest’albero della vita, però gli era stato proibito di toccarlo. Infatti, l’uomo divenuto peccatore non poteva toccare il frutto della vita, prima di soddisfare il reato del peccato con una pena di morte. Perciò nell’Apocalisse leggiamo che è stato scritto: «Al vincitore darò da mangiare dell’albero della vita, che è nel paradiso del mio Dio» (Ap 2, 7). Dice: «al vincitore», non al vinto; al giusto, non al peccatore, perché quel frutto è dei giusti, e viene dato come trofeo ai vincitori. Per questo motivo Cristo è vittorioso, perché anche noi potessimo essere vittoriosi... È nota quale sia questa vittoria della croce di Cristo. Dunque, in onore di questa croce del Signore celebriamo la veglia della presente notte, affinché si degni di concedere anche a noi, nella sua passione, la gloria della risurrezione e la perpetuità della vita eterna, Colui che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Traduzione tratta da: CROMAZIO DI AQUILEIA, Sermoni liturgici, Roma, 1982, 254-256.


http://www.oodegr.com/tradizione/tradizione_index/insegnamenti/crocecromazio.htm