giovedì 29 febbraio 2024

Dal Deserto. Abbà Agatone




L'abate Agatone viaggiava un giorno con i suoi discepoli. Uno di loro trovò sulla strada un sacchettino di piselli e disse all'anziano: "Padre, se vuoi, lo porto via". Agatone, stupito, si volse e disse: "Sei tu che l'avevi  messo lì?". "No", rispose il fratello. "Come", esclamò l'anziano, "e
vorresti portar via ciò che non hai lasciato tu stesso?".

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Si racconta che abba Agatone occupò una volta una grotta nel deserto,  nella quale vi era un grande serpente  e costui si alzò per andarsene e uscire.
Abba Agatone gli disse: "Se te ne vai, io non resto qui", e il serpente si astenne dal partire. Poiché vi era un sicomoro in quel deserto, uscirono l'uno assieme all'altro. Abba Agatone fece una incisione sul sicomoro e lo  divise con lui, affinché il serpente mangiasse da una parte del sicomoro e  lui, l'anziano, mangiasse dall'altra parte. Quando ebbero finito di mangiare,
rientrarono tutti e due di nuovo nella loro grotta.

martedì 27 febbraio 2024

Dal deserto..E tu non dimenticare




L'abate Agatone dava sovente questo consiglio al suo discepolo: « Non appropriarti mai di un oggetto che non vorresti cedere immediatamente a chiunque.


http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/misticacristiana/deserto.htm

sabato 24 febbraio 2024

Dal deserto il Padre Bessarione



Si racconta anche che il santo padre Bessarione girasse sempre con il Vangelo sotto braccio, cercando di attuare in tutto la Parola del Signore. Un giorno si imbatté in un morto e lo rivestì del suo mantello; poco dopo incontrò un uomo nudo e gli diede la propria tunica rimanendo egli stesso nudo. Gli restava solo il Vangelo e sedeva, nudo, «tenendo sotto l’ascella la Parola che fa ricchi». Un funzionario che lo conosceva, passandogli accanto, lo riconobbe e preoccupato gli chiese: «Padre Bessarione, chi ti ha spogliato?». Ed egli, mostrando il Vangelo, rispose: «Questo!». In seguito, incontrato per strada un povero, per aiutarlo andò di corsa al mercato a vendere «quella stessa Parola che dice: “Vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri”».

giovedì 22 febbraio 2024

Dal deserto..«Ecco precisamente quello che volevo».





Si raccontava di un anziano che viveva nell'esicasmo nelle parti basse del paese e che aveva al suo servizio un laico cristiano. Accadde che il figlio di costui si ammalò. Il padre supplicò per molto tempo l'anziano d'andare a pregare per suo figlio e l'anziano partì con lui. Correndo avanti, il laico entrò nella sua casa e gridò: «Venite incontro all'anacoreta». Quando l'anziano li vide venire da lontano con le fiaccole, gli venne l'idea di togliersi i vestiti, di tuffarsi nel fiume e di mettersi a lavarli restando nudo. Quando il suo servitore lo vide, pieno di vergogna disse alla gente: «Andatevene, perché l'anziano ha perduto il senno». Poi andò da lui e gli domandò: «Abba, perché hai fatto questo? Tutti dicono: “L'anziano ha il diavolo in corpo”». L'altro rispose: «Ecco precisamente quello che volevo».


sta in 

DETTI E FATTI  DEI PADRI

DEL DESERTO A cura di Cristina Campo e Piero Draghi

RUSCONI editore

si può scaricare senza oneri 

https://www.famigliafideus.com/wp-content/uploads/2021/02/DETTI-E-FATTI-DEI-PADRI-DEL-DESERTO-Cristina-Campo.pdf

venerdì 16 febbraio 2024

Dal deserto. Abba Poimen disse




Abba Poimen disse: “C’è qualcuno che sembra tacere, e il suo cuore giudica gli altri: costui parla sempre. E c’è chi invece parla da mattina a sera eppure mantiene il silenzio, cioè non dice niente che non sia utile” (Alf., Poimen 27).

martedì 13 febbraio 2024

Dal Grande Gerontikòn - Com-passione e Con-divisione



"Due monaci  erano andati al mercato della città per vendere i loro prodotti artigianali e quando uno si allontanò dall’altro, visitò una prostituta e peccò. Quando ritornò,suo fratello gli disse: «Andiamo nella 
nostra cella, fratello». «Non ci vengo», gli rispose. L’altro cominciò a pregarlo: “Perché fratello mio?”.«Perchè quando tu ti sei allontanato da me gli disse sono caduto nel peccato con una prostituta». E il fratello, volendo aiutarlo, gli dice: «Questo è accaduto anche a me, quando ci siamo allontanati. Ma dai, pentiamoci insieme con fervore, e Dio ci perdonerà». 

Poi andarono dai Padri a raccontare il fatto, e furono entrambi sottoposti ad un duro programma di ascesi, sia il peccatore, sia l’innocente.  Guardando la fatica dell’amore del fratello, entro pochi giorni Dio rivelò a uno degli abati che, grazie al grande amore del fratello che non peccò, erastato perdonato colui che commise il peccato. Ecco, questo significa sacrificare la  propria vita in favore del fratello "


Il Grande Gerontikon, vol. 2, pp  172-174 


Cristiani Ortodossi - I PADRI/LE MADRI DELLA CHIESA ..meditazioni

domenica 11 febbraio 2024

Detti e fatti delle donne del deserto, a cura di L. Cremaschi, 2018:




Amma Sincletica ha detto "Ci sono molte persone che vivono sulle montagne e si comportano come se fossero in città; perdono il loro tempo. È possibile essere solitari nella mente vivendo nella folla ed è possibile per coloro che sono solitari vivere nella folla dei loro pensieri.





sabato 10 febbraio 2024

Monachesimo Celtico e i Padri e le Madri del Deserto :ANAM CARA




Un giovane chierico della comunità di Felci, figlio spirituale  di Brigida, veniva da lei con delle prelibatezze. Era spesso con lei nel refettorio per prendere il cibo. Una volta, dopo essere andata alla comunione, batte il batacchio. "Ebbene, giovane chierico ", dice Brigit, "hai un'anima amica?". "Sì", rispose il giovane. "Cantiamo il suo requiem", dice Brigit. "Perchè così?" chiede il giovane chierico. "Perché è morto", dice Brigit. "Quando hai finito metà della tua razione ho visto che era morto". "Come lo sai?" "Facile a dirsi, (risponde Brigit) da quando la tua anima amica era morta, ho visto che il tuo cibo veniva messo (direttamente) nel tronco del tuo corpo, poiché eri senza testa. Va' avanti e non mangiare nulla finché non avrai procuratevi un'anima amica, perché chiunque è senza un'anima amica è come un corpo senza testa: è come l'acqua di un lago inquinato, né buona da bere né da lavarsi. Quella è la persona senza un'anima amica».

Anam Cara is a phrase that refers to the Celtic concept of the "soul friend" in religion and spirituality. The phrase is an anglicization of the Irish word anamchara, anam meaning "soul" and cara meaning "friend". The term was popularized by Irish author John O'Donohue in his 1997 book Anam Ċara: A Book of Celtic Wisdom about Celtic spirituality. In the Celtic tradition "soul friends" are considered an essential and integral part of spiritual development.[1] The Martyrology of Óengus recounts an incident where Brigid of Kildare counselled a young cleric that "...anyone without a soul friend is like a body without a head."[2] A similar concept is found in the Welsh periglour.[3]


The Anam Cara involves a friendship that psychotherapist William P. Ryan describes as "compassionate presence".[4] According to O'Donohue, the word anamchara originates in Irish monasticism, where it was applied to a monk's teacher, companion, or spiritual guide.[5] However, Edward C. Sellner traces its origin to the early Desert Fathers and Desert Mothers: "This capacity for friendship and ability to read other people's hearts became the basis of the desert elders' effectiveness as spiritual guides."[3] Their teachings were preserved and passed on by the Christian monk John Cassian, who explained that the soul friend could be clerical or lay, male or female.


 ""Anam Cara Ministry", Iona College". Archived from the original on 16 April 2019. Retrieved 26 September 2017.

 Stokes, Whitley, The Martyrology of Oengus, London, Harrison and Sons, 1905, p. 65

 "Sellner, Edward C., "Soul Friendship in Early Celtic Monasticism", Aisling Magazine, Issue 17, Samhain, 1995". Archived from the original on 25 November 2018. Retrieved 26 September 2017.

 Ryan, William P., Working from the Heart, New York, Jason Aronson, 2011, ISBN 9780765707987, p. 160

 ""Anam Cara Event", Christ Church Cathedral (Episcopal), Houston, Texas. March 6, 2017". Archived from the original on 26 September 2017. Retrieved 26 September 2017.



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per un tentativo di traduzione in Italiano 

Anam Cara è una frase che si riferisce al concetto celtico di "anima amica" nella religione e nella spiritualità. L'espressione è un'anglicizzazione della parola irlandese anamchara, dove anam significa "anima" e cara "amico". Il termine è stato reso popolare dallo scrittore irlandese John O'Donohue nel suo libro del 1997 Anam Ċara: A Book of Celtic Wisdom sulla spiritualità celtica. Nella tradizione celtica le "anime amiche" sono considerate parte integrante ed essenziale dello sviluppo spirituale.[1] Il Martirologio di Óengus racconta un episodio in cui Brigida di Kildare consigliò a un giovane chierico che "... chiunque non abbia un'anima amica è come un corpo senza testa".[2] Un concetto simile si ritrova nel periglotta gallese.[3]


L'Anam Cara implica un'amicizia che lo psicoterapeuta William P. Ryan descrive come "presenza compassionevole".[4] Secondo O'Donohue, la parola anamchara ha origine nel monachesimo irlandese, dove veniva applicata all'insegnante, al compagno o alla guida spirituale di un monaco.[5] Tuttavia, Edward C. Sellner ne rintraccia l'origine nei primi Padri e Madri del deserto: "Questa capacità di amicizia e di leggere il cuore degli altri divenne la base dell'efficacia degli anziani del deserto come guide spirituali"[3] I loro insegnamenti furono conservati e trasmessi dal monaco cristiano Giovanni Cassiano, che spiegò che l'anima amica poteva essere clericale o laica, maschile o femminile.

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Tuttavia, Edward C. Sellner ne rintraccia l'origine nei primi Padri e Madri del deserto: "Questa capacità di amicizia e di leggere il cuore degli altri divenne la base dell'efficacia degli anziani del deserto come guide spirituali"

consultare 

https://www.aislingmagazine.com/aislingmagazine/articles/TAM17/Friendship.html







venerdì 9 febbraio 2024

Filoteo Sinaita SULLA PRESUNZIONE

 




È naturale, come dice san Paolo, che le anime, le quali raccolgono sapienza di qua e di là, si gonfino d’orgoglio insolentendo contro quelli che ritengono inferiori (cfr. 1Cor.4,6.18-19); in tali anime, a mio parere, non sussiste più la scintilla della carità che edifica (cfr. 1Cor.8,2).


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I Padri sinaiti

 Per parecchi secoli il Monte Sinai è stato un centro vivissimo di vita monastica, erede dell’ideale degli antichi anacoreti dei deserti d’Egitto. Vi si è sempre praticato un ideale tutto interiore, favorito certamente dalla solitudine del luogo, di una perfetta vigilanza e di una preghiera incessante del cuore. Grandi figure come Nilo, Giovanni Climaco, Filoteo, Esichio, che di questo ideale sono stati gli interpreti più qualificati, sono vissuti su questa montagna e per questo si chiamano ‘sinaiti’. Ma si dà lo stesso appellativo anche ad altri autori, come Diadoco di Foticea, Barsanufio e Giovanni, Elia di Ekdicos, i quali, pur non avendo vissuto in quel luogo, sono molto affini spiritualmente ai primi. 


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FILOTEO SINAITA

Suoi scritti

Monaco del monastero di Batos, sul Sinai, Filoteo è l’erede del pensiero di Giovanni Climaco (580-650 circa), ma non si conosce assolutamente nulla della sua vita né in che secolo visse.

Gli sono attribuite due opere: una, dal titolo “Quaranta capitoli sulla sobrietà”, che sarebbe dovuto comparire nell’ultimo volume della Patrologia Greca del Migne, andato distrutto in un incendio e l’altra, “Sui comandamenti del Signore”, inserita in PG 154,729-745 sotto il nome di Filoteo Kokkinos. Sarebbero suoi anche alcuni brevissmi “Capita ascetica”, stando al Cod. Vat. gr. 703 del secolo XIV, che si possono riconoscere in PG 98,1369-137


https://www.contemplativi.it/wp-content/uploads/2016/05/filoteo_sinaita.pdf

domenica 4 febbraio 2024

Macario L'Egiziano e il "pasticcino"




Macario andò in visita da un anacoreta e, «trovatolo malato, gli chiese: “Che vuoi mangiare?”». Nella cella non c’era niente di niente, e quando l’anziano gli rispose «un pasticcino», Macario non esitò un istante e andò «a prenderlo fino ad Alessandria e lo portò al malato».

«E questo fatto meraviglioso rimase ignoto a tutti.»


Detti dei Padri del deserto, serie alfabetica, Macario l’Egiziano, 3, 8.

venerdì 2 febbraio 2024

Venerdi 2 Febbraio 2024. .. I Padri e le Madri del Deserto. (stare davanti all'essere per prendersi cura dell'altro )

 




L'abate Pastor disse: «Principio dei mali è la disattenzione».


Accadde un giorno che gli anziani si recassero dall'abate Abraham, il profeta della regione. Lo interrogarono sull'abate Banè, dicendo: «Ci siamo intrattenuti con abba Banè sulla clausura nella quale egli si trova adesso; ci ha detto queste gravi parole: Egli stima tutta l'ascesi e tutte le elemosine che ha fatto nel suo passato come una profanazione». E il santo vegliardo Abraham rispose loro e disse: «Ha parlato rettamente». Gli anziani si rattristarono per via della loro vita che era anch'essa a quel modo. Ma l'abate Abraham disse loro: «Perché affliggervi? Durante il tempo, in effetti, nel quale abba Banè distribuiva le elemosine, sarà arrivato a nutrire forse un villaggio, una città, una contrada. Ma ora è possibile a Banè levare le sue due mani affinché l'orzo cresca in abbondanza nel mondo intero. Gli è anche possibile, ora, chiedere a Dio di rimettere i peccati di tutta questa generazione». E gli anziani, dopo averlo udito, si rallegrarono che vi fosse un supplice che intercedeva per loro.