martedì 7 gennaio 2020

7 Gennaio (Nuovo Calendario) 25 Dicembre Calendario Giuliano- E abbà disse"I cristiani di oggi vogliono stare con un piede in cielo, ma con un piede ben radicato in terra". (p. Iustin Pârvu – 1919/2013)


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Imitiamo il Signore che è disceso dal cielo fino all’estrema umiltà, per essere dall’umiltà elevati alla giusta altezza. Troviamo, infatti, nella vita del Signore ogni insegnamento sull’umiltà. Da bambino, subito, è in una grotta; e non in un letto, ma deposto in una mangiatoia; abita nella casa di un carpentiere e di una madre povera, sottomesso alla madre e al suo promesso sposo; impara, ascoltando ciò che non aveva bisogno di apprendere, e per le domande che pone e per le risposte che dà, stupisce per la sua sapienza. Si sottomette a Giovanni, e il Sovrano riceve il battesimo dal servo. A nessuno si oppone di quanti insorgono contro di lui; e non ricorre al suo ineffabile potere, ma cede come se fossero più forti di lui e fornisce a un potere limitato la forza ad esso proporzionata. Sta di fronte ai sommi sacerdoti come uno che è giudicato; è condotto al cospetto del governatore, sostiene il giudizio, e potendo accusare chi gli muoveva false accuse, sopporta in silenzio i calunniatori. Servi e schiavi vilissimi gli sputano addosso; è messo a morte, e alla morte più infame presso gli uomini. Così, tutto mostrò all’uomo, dall’inizio alla fine; e da ultimo, dopo una così grande umiltà, manifesta la gloria, glorificando assieme a sé coloro che hanno avuto parte al suo disonore. I primi di essi furono i beati discepoli, che percorsero la terra poveri e nudi, non con sapienza di linguaggio, non con una moltitudine di seguaci; soli, erranti, solitari, attraversarono la terra e il mare; furono flagellati, lapidati, perseguitati e infine uccisi. Questi sono per noi i paterni e divini insegnamenti. Imitiamo costoro, per giungere noi dall’umiltà alla gloria eterna, che è il dono perfetto e vero del Cristo.
* s. Basilio il Grande di Cesarea 

Presta attenzione. Dopo il peccato arriva la vergogna; il coraggio segue il pentimento. Hai prestato attenzione a quello che ho detto? Satana sconvolge l'ordine; dà il coraggio di peccare e la vergogna di pentirsi… (Ma tu) non vergognarti di entrare di nuovo nella Chiesa. Vergognati quando pecchi. Non vergognarti quando ti pentirai. Presta attenzione a ciò che il diavolo ti ha fatto. Queste sono due cose: peccato e pentimento. Il peccato è una ferita; il pentimento è una medicina. Proprio come ci sono per il corpo ferite e medicine, così per l'anima sono peccati e pentimento. Tuttavia, il peccato ha la vergogna e il pentimento possiede il coraggio.
* s. Giovanni Crisostomo (patriarca ortodosso di Costantinopoli – III/IV° sec.

A volte chiamiamo preghiera quello che non ha niente a che fare con la preghiera. Per esempio, qualcuno entra in chiesa, rimane lì un po’, guarda le icone, la gente, osserva il loro abbigliamento e il loro comportamento e poi dice di aver pregato Dio. Oppure a casa sua si mette davanti ad un’icona, piega la testa, recita qualche frase imparata a memoria, senza capirla né gustarla e poi dice di aver pregato. Ma nella sua mente e nel suo cuore non ha assolutamente pregato; era dappertutto, con la gente e con le cose, tranne che con Dio.
La preghiera è l’elevazione del pensiero e del cuore verso Dio, la contemplazione di Dio, il dialogo audace della creatura con il suo Creatore, la presenza rispettosa dell’anima davanti a lui, come davanti al Re, alla Vita stessa che dà la vita ad ogni cosa; la preghiera è oblio di tutto ciò che ci circonda, è cibo per l’anima, è aria, luce, calore vivificante, è purificazione dal peccato; la preghiera è il giogo soave di Cristo, il suo carico leggero.
La preghiera è il sentimento costante della nostra debolezza e della nostra povertà spirituale; è la santificazione dell’anima e un anticipo della beatitudine futura; un bene angelico, la pioggia celeste che rinfresca, innaffia e feconda il terreno dell’anima; il risanamento e il ricambio dell’atmosfera mentale, l’illuminazione del volto. la gioia dello spirito; il legame d’oro che unisce la creatura al Creatore, l’audacia e il coraggio in tutte le prove e le sofferenze della vita; la lampada dell’esistenza, il successo in ogni iniziativa, la dignità paragonabile a quella degli angeli, la saldezza nella fede, nella speranza e nella carità.
La preghiera è un contatto con gli angeli e i santi graditi a Dio dall’origine del mondo; è la conversione della vita, la madre della contrizione e delle lacrime, un richiamo potente alle opere di misericordia. alla sicurezza della vita, alla scomparsa del timore della morte e al disprezzo dei tesori mondani; è il desiderio dei beni celesti, dell’attesa del Giudizio universale, della resurrezione e della vita del mondo che verrà; è uno sforzo accanito per sfuggire ai tormenti eterni e un richiamo incessante alla misericordia del Signore; la preghiera significa camminare in presenza di Dio ed è l’annientamento sereno di se stessi davanti al Creatore di ogni cosa, presente in ogni cosa. È l’acqua viva dell’anima.
La preghiera significa ancora portare nell’amore tutti gli uomini nel proprio cuore, è la discesa del cielo nell’anima, la dimora della santa Trinità nell’anima, come sta scritto: “Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).
(San Giovanni di Kronstadt – La mia vita in Cristo)

Une tête décorée avec une couronne pleine de perles étincelante est belle. Beaucoup plus belle est l'âme qui a reçu l'instruction de Dieu ; embellie de vertus, elle héberge le saint Esprit. Saint Théodore évêque d'Édesse.
Una testa decorata con una corona piena di perle scintillanti è bella. Molto più bella è l'anima che ha ricevuto l'istruzione di Dio; abbellita di virtù, ospita lo Spirito Santo. San Teodoro Vescovo di edessa.
“Non preoccuparti se le altre persone ti amano, ma se ami Cristo e le altre persone. Questo è l'unico modo per riempire la tua anima”.
* s. Porfirios kafsokalyvia (ieromonaco aghiorita – 1906/1991)


“È meglio che i genitori parlino più a Dio dei loro figli che parlare ai loro figli di Dio”. (Dimitrios Panagopoulos – ortodosso-greco)

«Quanto alle nostre condizioni diverse di monaco e di laico, non preoccuparti. Dio cerca anzitutto un cuore pieno di fede in lui e nel suo Figlio Unigenito, ed è in risposta a questa fede che manda dall’alto la grazia dello Spirito santo. Il Signore ricerca un cuore ricolmo d’amore per lui e per il prossimo: è questo il trono sul quale ama sedersi e manifestarsi nella pienezza della sua gloria (…). Il Signore ascolta sia un monaco che un laico, un semplice cristiano: a condizione che essi amino Dio nel profondo del cuore e abbiano una fede autentica, una “fede come un granellino di senape”»
(I. Goraïnoff, Serafino di Sarov, pp. 182-184)

"Non ha il Cristo colui che lo ha solo sulla lingua, né ha il Cristo chi lo ha solo sulla carta, né lo ha chi lo tiene solo sul muro, né, infine, lo ha colui che lo tiene solo nel museo del passato. Lo ha veramente colui che lo ha nel cuore […] Se il Cristo ti è nel cuore, egli ti è Dio. Se lo hai solo sulla lingua, o sulla carta o sul muro o nel museo del passato, sebbene tu lo chiami Dio, egli è per te un giocattolo. Sta’ attento allora, o uomo, poiché nessuno può giocare con Dio impunemente".
(S. Nikolaj Velimirović)

Disse un anziano: “Come è impossibile che qualcuno veda il suo volto nell’acqua torbida, così anche l’anima non può contemplare Dio nella preghiera se prima non si è purificata dai pensieri impropri”.

Se permetti al pensiero di poter contare sui tuoi poteri e proceda in tal senso, allora entra l'orgoglio. Perdi ciò che hai guadagnato e devi ricominciare da capo, umiliarti, vedere la tua debolezza, la tua malattia umana e smettere di fare affidamento su te stesso. Devi fare affidamento sulla Grazia di Dio se vuoi continuare il cammino verso la glorificazione.
* Archimandrita Georgios Kapsanis, (igumeno del Santo Monastero di Gregoriou al Monte Athos †)

"E’ il Santo Natale: dovere dei cristiani non è essere buoni, categoria morale alquanto confusa, ma piegare le ginocchia in adorazione di fronte al mistero della vita, della salvezza: l’Incarnazione." (Giovanni Lindo Ferretti)

Le persone che danno l'elemosina, o che pregano, o digiunano, o sono vergini, o monaci o preti possono finire all’inferno. Ma non una sola persona umile andrà all’inferno. Allo stesso modo, diversi tipi di persone andranno in Paradiso. Ma per l'orgoglioso il Paradiso è chiuso”.
* San Tikhon l’aghiorita (padre spirituale di San Paisios)

“L'umile non ha paura di cadere, perché sta al di sotto di tutto. Non ha nessun posto dove cadere”. (p. Mosè del Monte Athos)


L’abate Cassiano diceva che un senatore aveva distribuito i beni ai poveri, ma facendosi monaco si era riservato qualcosa per sé, non volendo abbracciare la perfetta umiltà della totale rinuncia. Basilio gli disse: “Tu hai smesso di essere senatore, ma non sei diventato monaco”.

Si raccontava di un anziano che abitava con alcuni fratelli, che egli diceva loro una sola volta di fare una cosa e se non la facevano, egli stesso si levava e la faceva, senza collera 
San Massimo il Confessore splendidamente ci guida sulla “via della filosofia secondo Cristo”:Non accusare di essere ignobile ed empio colui che ieri hai lodato come buono e virtuoso, solo perché il tuo amore si è mutato in odio.Non denunciare la mancanza del tuo fratello per giustificare l’odio malvagio che si è impadronito di te. Piuttosto, anche se sei preso dal risentimento, persisti nelle tue lodi, così ti sarà facile tornare allo stesso salutare amore.Non adulterare, a causa del tuo risentimento nascosto, il solito elogio del tuo fratello nelle conversazioni con gli altri , mescolando di nascosto le tue parole con riferimenti alle sue mancanze e giudizi di condanna. Invece, usa parole di lode senza sotterfugi e sinceramente prega per lui, come se stessi pregando per te stesso, e così sarai presto liberato da un tale odio distruttivo.Se il tuo fratello è di nuovo tentato dal nemico e persiste nel parlare male di te, non discostarti dal tuo amore, ma respingi il demone che ti sconvolge la mente.E questo accadrà se parli benevolmente quando sei denigrato e mostri bontà e gentilezza quando si trama contro di te.Questa è la via della filosofia cristiana, e nessuno potrà dimorare con Cristo senza seguirla  
Un fratello andò a visitare uno dei padri della laura di Suca sopra Gerico e gli disse: «Allora, Abba, come stai?». L’anziano rispose: «Male». Il fratello disse: «Perché, Abba?».L’anziano rispose: «Perché sono trent’anni che mi tengo ritto davanti a Dio durante la mia preghiera, e ora maledico me stesso dicendo a Dio: «Non aver pietà di tutti quelli che commettono iniquità», e «Maledetti quelli che si allontanano dai tuoi comandamenti».E io che sono un bugiardo dico ogni giorno a Dio: «Danna tutti quelli che mentono”.E io che ho del rancore contro mio fratello, dico a Dio: “Perdonami come anche noi perdoniamo».Ed io che metto ogni mia preoccupazione nel mangiare, dico: “Ho dimenticato di mangiare il mio pane».E dormendo sino al mattino, vado salmodiando: “Nel mezzo della notte mi sono svegliato per confessarti».Non possiedo assolutamente alcuna compunzione e dico: “Ho penato nel mio pianto e le lacrime hanno preso il posto del pane giorno e notte».E mentre ho nel cuore pensieri perversi, dico a Dio: «La meditazione del mio cuore è davanti a te sempre».Ed io che non digiuno assolutamente, dico: “I miei ginocchi si sono indeboliti causa il digiuno”.E pieno d’orgoglio e di godimento della carne mi rendo ridicolo salmodiando: “Guarda la mia umiltà e la mia pena e rimettimi tutti i miei peccati».E io che non sono ancora pronto dico: “Il mio cuore è pronto, o Dio».E, in una parola, tutto il mio Uffizio e la mia preghiera tornano a me in rimprovero e in vergogna». Il fratello disse all’anziano: «Penso, Abba, che Davide disse tutto ciò per se stesso». Allora l’anziano disse piangendo: «Che dici, fratello? Di certo, se noi non osserviamo ciò che salmodiamo di fronte a Dio, andiamo in perdizione».(Dai detti dei Padri del deserto)
Han chiesto a un anziano (monaco): “Che cosa è il perdono?”.“Quando calpesti un fiore, e questo inizia a profumare...” - disse l’anziano.
Qualcuno vi dice qualcosa di spiacevole? Dio lo sa. Aprite le vostre braccia a Dio dicendo: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me”, facendo dell’accusatore una cosa sola con voi stessi. E Dio, conoscendo cosa c’è che tormenta il vostro accusatore nel profondo e vedendo il vostro amore, si affretterà a venire in aiuto.
(s. Porfirio il Kavsokalyvita (Athos))
"I cristiani di oggi vogliono stare con un piede in cielo, ma con un piede ben radicato in terra". (p. Iustin Pârvu – 1919/2013)


Mi domandi meravigliato come mai abbiamo la vita difficile, mentre tutte le chiese e tutti i monasteri fanno le funzioni e pregano il Signore. Ecco perché: davanti all'Altare pregano, ma oltre l'Altare calunniano, come ha detto una volta il Metropolita di Mosca Filippo allo zar Ivan il Terribile.
E' successo così. Lo zar Ivan, essendo molto religioso e devoto, perseguiva senza pietà le persone che non gli andavano a genio. Sapendolo, il Metropolita Filippo rimpiangeva questo fatto non poco, e durante una delle Liturgie si era avvicinato allo zar e gli ha detto: "Noi qui facciamo il Sacrificio Esangue, ed oltre l'Altare viene versato il sangue cristiano". Con le labbra del Gran Profeta Isaia il Signore ha detto al popolo israeliano: "Quando stendete le mani, Io rifiuto di vederlo; anche quando moltiplicate le preghiere, Io non ascolto: le vostre mani sono pieni di sangue" (Isaia-1,15), ed ha proseguito: "I tuoi principi solo ribelli e compagni di ladri; tutti amano i regali e corrono dietro alle ricompense; non danno ragione all'orfano, e la causa della vedova non viene davanti a loro"(Isaia-1,23).
Comportarsi in questa maniera - e poi chiedere nei tempi i favori al Signore, vuol dire costruire e distruggere, seminare e strappare, tessere e sciogliere. Lo Zar Celeste ci dà dietro le nostre preghiere: un anno abbondante per le preghiere dei giusti, l'altro anno ci manda le alluvioni e cavallette, la siccità e la fame per le azioni di quelli che Lo calunniano. Perciò la Chiesa invoca tutti di vivere secondo le leggi di Dio, sapendo che la moralità dei popoli guida le calamità naturali.
* s. Nikolaj Velimirovich (vescovo ortodosso-serbo – 1881/1956)







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