ravvedimento metanoia e perdono
Perché ha pianto? Perché il peccato lo ha colto di sorpresa. Io sono
solito piangere se non riesco a peccare, cioè, se non riesco a
vendicarmi, se non ottengo ciò che ingiustamente desidero: e Pietro ha
sofferto e pianto perché ha sbagliato come un uomo. Non leggo nel
Vangelo che cosa disse, trovo soltanto che pianse. Leggo che pianse, non
leggo che abbia cercato di scusarsi: ma ciò che non può essere difeso,
può essere purificato. Le lacrime lavino la colpa che ci si vergogna di
confessare a viva voce. Il pianto invoca il perdono e manifesta la
vergogna.
Le lacrime confessano la colpa senza tremare, le lacrime confessano il peccato senza offendere il pudore, le lacrime non domandano il perdono, e l’ottengono.
Capisco perché Pietro non parla: è per non accrescere la gravità della colpa esigendo troppo presto il perdono. Prima bisogna piangere, così bisogna pregare.
Le lacrime confessano la colpa senza tremare, le lacrime confessano il peccato senza offendere il pudore, le lacrime non domandano il perdono, e l’ottengono.
Capisco perché Pietro non parla: è per non accrescere la gravità della colpa esigendo troppo presto il perdono. Prima bisogna piangere, così bisogna pregare.
Buone sono le lacrime, che lavano la colpa. Piangono coloro che Gesù guarda. Pietro ha negato una prima volta e non ha pianto, perché il Signore non lo aveva guardato. Ha negato una seconda volta, e di nuovo non ha pianto, perché ancora il Signore non aveva rivolto il suo sguardo verso di lui.
Nega una terza volta: Gesù lo guarda, ed egli pianse amaramente. (Cf. Lc. 22, 61-62)
Guardaci, Signore Gesù, affinchè noi sappiamo piangere i nostri peccati.
Tutto questo ci indica che anche le cadute dei santi ci sono utili: la negazione di Pietro non mi ha fatto danno; al contrario, io ho guadagnato dal suo pentimento, ho imparato a stare in guardia contro i discorsi dei perfidi. Pietro
in mezzo ai giudei ha rinnegato; Salomone, ingannato dalle sue compagnie pagane, è caduto in errore.
Pietro ha pianto, dunque, e molto amaramente; ha pianto per poter cancellare la sua colpa nelle lacrime.
Anche tu, se vuoi meritare il perdono, cancella le tue colpe con le lacrime: in quel momento Cristo ti guarda. Se incappi in qualche colpa, egli, testimone presente di tutta la tua vita segreta, ti guarda per ricordarti l’errore e spingerti a confessarlo. Imita Pietro che, in altra circostanza, dice per tre volte: « Signore, tu sai che ti amo ». (Gv. 21, 15) Ha negato tre volte e tre volte confessa la sua fede. Ha rinnegato di notte, ma ha confessato in pieno giorno.
Anche tu, se vuoi meritare il perdono, cancella le tue colpe con le lacrime: in quel momento Cristo ti guarda. Se incappi in qualche colpa, egli, testimone presente di tutta la tua vita segreta, ti guarda per ricordarti l’errore e spingerti a confessarlo. Imita Pietro che, in altra circostanza, dice per tre volte: « Signore, tu sai che ti amo ». (Gv. 21, 15) Ha negato tre volte e tre volte confessa la sua fede. Ha rinnegato di notte, ma ha confessato in pieno giorno.
Tutte queste cose stanno scritte perché apprendiamo che nessuno deve
mai vantarsi. Infatti, se Pietro è caduto per aver detto: «Anche se
altri saranno scandalizzati, io non mi scandalizzerò », (Mt. 26, 33)
chi altri oserà tanto presumere di sé? Anche David, del resto, dopo
aver affermato: « Ho detto nella mia sufficienza: non sarò mai smosso in
eterno », confessa subito dopo che questa vanteria gli ha procurato
danno: « Hai distolto da me il tuo volto, e io mi sono trovato nel
turbamento ». (Sal. 29, 7 ss)
Donde ti posso richiamare, o Pietro, perché tu mi dica a che cosa
pensavi mentre piangevi? Donde posso richiamarti? Dal cielo, ove tu hai
già preso posto in mezzo al coro degli angeli, oppure dalla tomba, dato
che certo non ti ripugna stare in questo luogo ove il Signore è risorto?
Insegnaci che cosa ti hanno giovato le tue lacrime. Ma già ce lo hai
insegnato: infatti, prima di piangere eri caduto, e dopo le lacrime sei
stato eletto per guidare gli altri, tu che prima non sapevi condurre te
stesso.
.
(Amb. Exps. Ev. Luc., X, 87-90.92.)
Dio dice: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55,8-9).
Se noi, quando i nostri servi hanno commesso molte mancanze,
perdoniamo loro, se promettono di correggersi,
e li rimettiamo all'onore di prima
e talvolta persino concediamo loro una maggior fiducia,
molto più lo farà Dio.
Se Dio ci avesse creato allo scopo di poterci castigare,
avresti ragione di disperare
e di dubitare della tua salvezza;
ma dal momento che ci ha creato per sua sola bontà
e per farci godere dei beni eterni,
e per questo fa di tutto
dal primo giorno della nostra esistenza, fino a ora,
che cosa ci può rendere dubbiosi?
Fino a che tu non fai una confessione efficace,
per quanto ti accusi,
non arriverai a staccarti dal peccato.
Uno non farà mai una cosa col debito impegno e diligenza,
se non è convinto che la fa a suo vantaggio.
Chi semina non mieterà,
se dopo la semina non si attende la messe.
Chi vorrebbe mai fare una gran fatica,
se questa non gli porta nessun frutto?
Così chi semina parole, lacrime e confessione,
se non fa questo con la speranza di averne bene,
non potrà staccarsi dal peccato,
poiché lo trattiene il male della disperazione;
anzi, come il contadino che non spera di mietere,
non bada a togliere ciò che danneggia il campo,
così chi piange e riconosce i suoi peccati,
ma da ciò non si aspetta alcuna utilità,
non potrà mai eliminare ciò che guasta il suo pentimento.
le vostre vie non sono le mie vie.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55,8-9).
Se noi, quando i nostri servi hanno commesso molte mancanze,
perdoniamo loro, se promettono di correggersi,
e li rimettiamo all'onore di prima
e talvolta persino concediamo loro una maggior fiducia,
molto più lo farà Dio.
Se Dio ci avesse creato allo scopo di poterci castigare,
avresti ragione di disperare
e di dubitare della tua salvezza;
ma dal momento che ci ha creato per sua sola bontà
e per farci godere dei beni eterni,
e per questo fa di tutto
dal primo giorno della nostra esistenza, fino a ora,
che cosa ci può rendere dubbiosi?
Fino a che tu non fai una confessione efficace,
per quanto ti accusi,
non arriverai a staccarti dal peccato.
Uno non farà mai una cosa col debito impegno e diligenza,
se non è convinto che la fa a suo vantaggio.
Chi semina non mieterà,
se dopo la semina non si attende la messe.
Chi vorrebbe mai fare una gran fatica,
se questa non gli porta nessun frutto?
Così chi semina parole, lacrime e confessione,
se non fa questo con la speranza di averne bene,
non potrà staccarsi dal peccato,
poiché lo trattiene il male della disperazione;
anzi, come il contadino che non spera di mietere,
non bada a togliere ciò che danneggia il campo,
così chi piange e riconosce i suoi peccati,
ma da ciò non si aspetta alcuna utilità,
non potrà mai eliminare ciò che guasta il suo pentimento.
(San Giovanni Crisostomo)
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