Il popolo che camminava nelle tenebre vide una
grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse
(Isaia 9, 1).
Interrogato su
che cosa faceva nel deserto, Abba Milesio rispose: “Sono un uomo
peccatore, e sono venuto a piangere i miei peccati”
Mentre Abba Sisoe giaceva sul suo letto di morte, i
discepoli che gli stavano attorno lo videro rivolgersi a qualcuno:«‘Con
chi stai parlando, Padre?’, gli chiesero. Rispose: ‘Degli angeli
vengono a prendermi, e supplico che mi lascino fare un po’ di penitenza’.
Gli anziani gli dissero: ‘Tu non hai bisogno di fare penitenza,
Padre’. Ma egli disse loro: ‘Invero, non sono sicuro di avere
cominciato a pentirmi’»
Da parte sua, san Marco l’asceta (V-VI sec.) scrive: “Nessuno è
migliore né più misericordioso di Dio; ma tuttavia egli non perdonerà
chi non farà penitenza. (...) Tutta la diversità dei comandamenti
finisce col ridursi ad uno solo, quello del pentimento. (...) Poiché non
siamo condannati sul numero dei nostri peccati, ma per non avere voluto
pentirci. (...) Sia per i piccoli che per i grandi, il pentimento non
finisce fino alla morte
Come dice Abba Isaia di Scete (IV-V sec.):
“Invero, nostro Signore Gesù Cristo, sapendo che la malizia del
nemico è grande fin dall’origine, ci ha dato il pentimento fino al
nostro ultimo respiro. Poiché se non vi fosse il pentimento, nessuno
sarebbe salvato”
E a sua volta sant’Isacco il Siro (VII sec.) insegna: “Nelle
ventiquattro ore del giorno e della notte, ogni instante abbiamo bisogno
del pentimento”
San Serafim di Sarov (1759-1833) afferma: “Dove non ci sono
lacrime, non c’è salvezza”
Come scrive san Giovanni il
Climaco (†650 circa): “La penitenza è figlia della speranza, e
rinuncia alla disperazione
“Pentimento, dice san Giovanni di Kronstadt (1829-1908),
significa sapere che c’è una menzogna nel proprio cuore”
Come canta la Chiesa il mercoledì che
precede l’inizio della Grande Quaresima, ai vespri: “La primavera
della Quaresima si è levata e con essa il fiore del pentimento;
fratelli, purifichiamoci da ogni peccato e cantiamo per la nostra Fonte
di purezza; diciamogli: Amico degli uomini, gloria a te”
L’esperienza del pentimento è vissuta con una forza tutta particolare
nel sacramento della confessione. Il senso di questo “mistero”
viene riassunto molto bene nella breve esortazione che nel rito russo il
sacerdote indirizza al penitente: “Ecco, figlio mio, Cristo è
presente in modo invisibile per ricevere la tua confessione: Non
avere vergogna, non temere e non nascondere nulla; ma, senza esitazione,
dimmi tutto ciò che hai fatto, per ricevere il perdono di nostro
signore Gesù Cristo. Ecco dinanzi a noi la sua icona; io,
non sono che un testimone, per rendere testimonianza davanti a
lui di tutto ciò che mi avrai detto. Se mi nascondi qualcosa, porterai
doppio peccato. Vigila dunque, giacché sei venuto(a) dal
medico, a non lasciarlo senza essere guarito(a)”
Parafrasando questa esortazione, san Tikhon di Zadonsk (1724-1783)
scrive: “Quando dà indicazioni sul sacramento della penitenza, il
sacerdote dovrebbe parlare al penitente così: figlio mio, ti
confessi a Dio, che non è contento di qualunque peccato; ed io, suo
servo, sono testimone indegno del tuo pentimento. Non nascondere nulla,
non avere né vergogna né timore, poiché qui siamo soltanto
noi tre, tu, io, e Dio, dinanzi al quale hai peccato, che conosce
tutti i tuoi peccati e sa come li hai commessi. Dio è ovunque e
ovunque tu abbia detto, pensato o fatto qualcosa di male, era là e
sapeva tutto; ed ora è qui con noi, che aspetta parole di pentimento e
di confessione. Anche tu conosci tutti i tuoi peccati: non avere
vergogna di parlare di tutto ciò che hai commesso. Ed io che sono
qui, sono un peccatore come te; perciò, non avere vergogna
di confessare i tuoi peccati in mia presenza
Come dice san Giovanni Crisostomo (IV sec.),
“Amministriamo il rimedio salvatore del pentimento; accettiamo da Dio il
pentimento che ci guarisce. Poiché non siamo noi che gliel’offriamo, ma
lui che ce lo da”
Per san Giovanni Climaco, le lacrime rappresentano un rinnovo
della grazia del battesimo: “È più grande del battesimo stesso,
questa fonte di lacrime che scaturisce dopo il battesimo, per quanto
audace possa essere questa affermazione. (...) come riceviamo
tutti nell’infanzia il battesimo, successivamente lo macchiamo; ma
tramite le lacrime, lo rinnoviamo nella sua purezza iniziale”
“Portiamo sempre e
dovunque nel nostro corpo le sofferenze della morte di Gesù, affinché la
vita di Gesù sia anch’essa manifestata nel nostro corpo (...); come
morenti, eppure viventi; (...) come afflitti, eppure sempre allegri”
(2 Corinzi 4, 10; 6, 9-10).
http://tradizione.oodegr.com/tradizione_index/insegnamenti/penitenzaware.htm
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.