domenica 26 gennaio 2014

San Macario il Grande - Omelia 10 di san Macario L’INSAZIABILE DESIDERIO DI DIO





La nostra preghiera non deve consistere
in atteggiamenti del nostro corpo:
gridare, rimanere in silenzio, oppure piegare le ginocchia;
dobbiamo piuttosto attendere
con un cuore sobrio e vigilante
che Dio venga e visiti l’anima
introducendosi per tutte le sue vie d’accesso,
i suoi sentieri e i suoi sensi.
(Dall’Omelia 33)


Macario il Grande 


ropario di san Macario, tono 1
Cittadino del deserto, angelo in un corpo e taumaturgo ti sei mostrato, o Macario, padre nostro teoforo. Con digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi e guarisci i malati e le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a Colui che ti ha dato forza; gloria a Colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo opera guarigioni in tutti.


Kontakion di san Macario, tono 4, Ti sei manifestato oggi

Nella casa della continenza il Signore ti ha posto come vera stella fissa che illumina i confini della terra, o san Macario, padre dei padri.


Altro kontakion di san Macario, tono 1, Il coro degli angeli

Avendo raggiunto in vita la fine di una beata vita, con i cori dei martiri tu dimori nella terra dei miti, come si conviene, o Macario teoforo, e dopo aver popolato il deserto come fosse una città, hai ricevuto da Dio la grazia dei miracoli, perciò noi ti onoriamo.


Omelia 10 di san Macario

L’INSAZIABILE DESIDERIO DI DIO


1 Le anime che amano la verità e amano Dio e che, con grande speranza e grande fede, desiderano rivestirsi perfettamente di Cristo (Cf. Gal 3, 27; Rm 13, 14) non hanno molto bisogno di ammonimenti da parte di altri e non sopportano di essere private, anche solo per un poco, del desiderio del cielo e dell’amore per il Signore, ma interamente inchiodate (Cf. Sal 118, 120) alla croce di Cristo, percepiscono in se stesse, giorno dopo giorno, un progresso spirituale verso lo sposo spirituale. Inoltre, ferite (Cf. Ct 2, 5) dal desiderio del cielo, affamate della giustizia (Cf. Mt 5, 6) delle virtù, provano intenso e insaziabile desiderio dell’illuminazione dello Spirito. E se per la loro fede sono giudicate degne di ricevere anche la conoscenza dei divini misteri e divengono partecipi della gioia della grazia celeste, non confidano in se stesse pensando di essere qualcosa, ma quanto più sono fatte degne dei doni spirituali, tanto più provano insaziabile desiderio del cielo e lo ricercano instancabilmente. E quanto più sperimentano in se stesse un progresso spirituale, tanto più hanno fame e sete di partecipare alla grazia e di crescere in essa; e quanto più si arricchiscono spiritualmente, tanto più si ritengono povere perché insaziabile è il loro desiderio spirituale dello sposo celeste, come dice la Scrittura: Quelli che si nutrono di me avranno ancora fame, e quelli che bevono di me avranno ancora sete (Sir 24, 21).

2. Tali anime, che provano ardente e insaziabile amore per il Signore, divengono degne della vita eterna; perciò sono fatte degne anche di essere liberate dalle passioni e ricevono la perfetta illuminazione e partecipazione all’ineffabile e misteriosa comunione con lo Spirito Santo nella pienezza della grazia. Ma le anime deboli e vuote, che non cercano già da qui, mentre sono ancora nella carne, di ricevere la santificazione del cuore non soltanto in parte, ma in pienezza, mediante la perseveranza e la pazienza, e che non hanno sperato di avere perfetta comunione con lo Spirito Paraclito con piena certezza ed esperienza spirituale e non hanno mai atteso di essere liberate dalle passioni malvagie dello Spirito, o ancora di essere fatte degne della grazia divina, si sono abbandonate a una certa negligenza e a noncuranza, ingannate dal male.

3. E questo proprio perché avevano ricevuto la grazia dello Spirito e ottenuto la consolazione della grazia con il riposo, il desiderio, la dolcezza spirituale. Confidando in queste cose si inorgogliscono e non hanno più alcuna preoccupazione, non hanno contrizione di cuore né umiltà di spirito, non si trovano nello stato perfetto della libertà dalle passioni, né attendono con ogni sollecitudine e con fede di essere perfettamente ricolmate dalla grazia, ma sono paghe e soddisfatte e si contentano di una piccola consolazione della grazia, progredendo così più nell’orgoglio che nell’umiltà. Tali anime vengono spogliate anche di quel dono di cui erano state fatte degne a causa dell’incurante disprezzo e della vana alterigia dei loro pensieri.

4. L’anima che veramente ama Dio e ama Cristo, infatti, anche se compie diecimila atti di giustizia, da se stessa ritiene di non aver fatto nulla a motivo del suo insaziabile desiderio del Signore. Anche se ha consumato il suo corpo in digiuni e veglie, si comporta come se neppure avesse cominciato a faticare per l’acquisizione delle virtù, e anche se fosse giudicata degna di ricevere i diversi doni dello Spirito, le rivelazioni e i misteri celesti, quanto a sé riterrebbe di non aver ancora acquistato nulla a motivo del suo smisurato e insaziabile amore per il Signore. Tutto il giorno, affamata e assetata a motivo della sua fede e del suo amore, perseverando nella preghiera, essa rimane insaziabile riguardo ai misteri della grazia e a ogni possesso della virtù. È ferita dall’amore (Cf. Ct 2,5) celeste dello Spirito e, mossa da desiderio ardente per lo sposo celeste a motivo della grazia che è sempre in lei, desidera essere giudicata perfettamente degna della comunione mistica e ineffabile con lui nella santificazione dello Spirito (Cf. IPt 1,2). Al suo volto è tolto il velo (Cf. 2Cor 3,18) ed essa fissa lo sguardo sullo sposo celeste, faccia a faccia, in una luce spirituale e ineffabile. E unita a lui in piena certezza e, divenuta conforme alla sua morte (Cf. Fil 3,10), attende sempre con grande desiderio di morire per Cristo e con piena certezza confida di ricevere dallo Spirito la perfetta liberazione dal peccato e dalla tenebra delle passioni sicché, purificata dallo Spirito, santificata anima e corpo, è giudicata degna di divenire un vaso puro per contenere il profumo celeste e diventare dimora del vero re, il Cristo. Allora, divenuta già in questa vita una dimora pura per lo Spirito santo, è resa degna della vita celeste.

5. A tale misura non è possibile per l’anima giungere in una sola volta e senza prove; essa progredisce e cresce attraverso molte fatiche, lotte, tempo, zelo, prove e tentazioni svariate fino alla misura perfetta della libertà dalle passioni. E così, se sopporta con solerzia e coraggio ogni tentazione destata dal male, sarà giudicata degna di grandi onori, di doni spirituali e della ricchezza celeste e diverrà erede del regno dei cieli in Cristo Gesù nostro Signore, al quale è la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

  

Da: PSEUDO-MACARIO, Spirito e fuoco. Omelie spirituali (collezione II), Magnano (VC), 1995, 149-152.














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