mercoledì 15 gennaio 2014

Prepararsi alla visita pastorale del Metropolita Gennadios-Inno di Ambrogio Vescovo inno al canto del gallo: SAEMO 22, pp.31,33,35 e commento



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O creatore eterno delle cose,
che regoli il giorno e la notte
e i tempi diversi avvicendi
ad alleviarci la noia,
già s'ode l'araldo del giorno,
che veglia nel profondo della notte:
è come luce a chi cammina al buio,
delle notturne vigilie è segnale.
Desta a quel canto la stella lucifera
dalla tenebra libera il cielo;
dei vagabondi la torma, a quel canto,
abbandona le strade del malfare.
Si rincuora a quel canto il navigante
poi che si placa la furia del mare;
anche colui che è Pietra della Chiesa
a quel canto deterse il suo peccato.
Alacri dunque e animosi leviamoci:
il gallo scuote chi a giacere indugia,
rimbrotta i dormiglioni
e chi si nega accusa.
Se il gallo canta, torna la speranza,
e rifluisce ai malati il vigore,
il bandito nasconde il pugnale,
negli smarriti la fede rivive.
Guarda, Gesù, chi vacilla,
emendaci col tuo sguardo.
Se tu ci guardi, le colpe dileguano
e il peccato si stempera nel pianto.
Tu, luce, ai sensi rifulgi
e dissipa il sonno dell'anima.
Te la primizia della voce canti,
prima che agli altri il labbro a te si sciolga.
(Ambrogio, Inno al canto del gallo: SAEMO 22, pp.31,33,35).

http://www.mirabileydio.it/SITOULTIMO2/images/Ambrogio%202008.jpg 


aeterne rerum conditor

aeterne rerum conditor,
noctem diemque qui regis
et temporum das tempora,
ut alleves fastidium,

praeco diei iam sonat,
noctis profundae pervigil,
nocturna lux viantibus,
a nocte noctem segregans.

hoc excitatus lucifer
solvit polum caligine,
hoc omnis erronum cohors
vias nocendi deserit.

hoc nauta vires colligit
pontique mitescunt freta,
hoc ipsa petra ecclesiae
canente culpam diluit.

surgamus ergo strenue,
gallus iacentes excitat
et somnolentos increpat,
gallus negantes arguit.

gallo canente spes redit,
aegris salus refunditur,
mucro latronis conditur,
lapsis fides revertitur.

Iesu, labentes respice
et nos videndo corrige;
si respicis, lapsi stabunt
fletuque culpa solvitur.

tu, lux, refulge sensibus
mentisque somnum discute:
te nostra vox primum sonet,
et vota solvamus tibi.

Deo patri sit gloria
eiusque soli filio
cum spiritu paraclito
et nunc et in perpetuum.

 
 
http://www.scriverelaparola.it/images/ambrogio.jpg


Il canto del gallo è gradevole nella notte: non solo gradevole ma per di più utile, perché come un buon coinquilino sveglia chi ancora sonnecchia, avvisa chi è già desto, conforta chi è in viaggio, indicando con il suo squillante segnale che la notte sta per terminare. Al suo canto il brigante abbandona l'agguato e la stella del mattino ridestandosi si leva e illumina il cielo; al suo canto il navigante ansioso depone la sua angoscia, e ogni tempestosa procella, suscitata spesso dai venti della sera, si placa; al suo canto l'animo devoto di slancio si dà alla preghiera e riprende inoltre la lettura interrotta; al suo canto infine la stessa pietra della Chiesa lava la colpa commessa con la sua negazione prima che il gallo cantasse (cfr. Mt 26,74-75). Al suo canto ritorna in tutti la speranza, si allevia la pena dell'infermo, si attenua il dolore della ferita, si mitiga l'ardore della febbre, in chi è caduto ritorna la fiducia; Gesù fissa con lo sguardo chi vacilla, richiama chi è nell'errore. Così rivolse a Pietro il suo sguardo e subito la colpa scomparve, fu cacciata la negazione, seguì la confessione del peccato (cfr. Lc 22,61,-62)... Guarda anche noi, Signore Gesù, affinché anche noi riconosciamo i nostri errori, laviamo con lacrime di pentimento la nostra colpa, meritiamo il perdono dei peccati. Di proposito abbiamo prolungato il nostro discorso, perché anche per noi cantasse il gallo e desse un aiuto alle nostre parole, affinché, se nel discorso si fosse insinuato un qualche errore, tu, o Cristo, ce ne concedessi il perdono. Concedimi, ti prego, le lacrime di Pietro; non voglio il tripudio del peccatore. Piansero gli Ebrei, e furono liberati attraverso il mare, mentre le onde si spalancavano davanti a loro... Pietro pianse il suo errore e meritò di cancellare gli errori altrui.
Ma ormai è giunto il tempo di finire, concludendo il discorso, il tempo in cui è meglio tacere o piangere, il tempo in cui si concede generosamente il perdono dei peccati. Anche per noi canti nel sacro rito questo mistico gallo, perché nelle parole ha cantato il gallo di Pietro. Pianga per noi Pietro, il quale seppe piangere a dovere per sé, e faccia rivolgere verso di noi il pio volto di Cristo. Si affretti la passione del Signore Gesù che ogni giorno condona le nostre colpe e opera in noi la grazia del perdono (Ambrogio, I sei giorni della creazione, VIII, 24, 88-90: SAEMO 1, pp.337,339,341).








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