Dalle Lettere di Leone Magno (papa 440-461)
(Lett. 16, 6: PL 54, 701)
(Lett. 16, 6: PL 54, 701)
Il mistero di Cristo che accede al battesimo di Giovanni. La grazia di quel
battesimo, la sua ragione, non riguardò quello stesso potere per cui rinascono
a opera dello Spirito Santo coloro dei quali si dice: I quali non da sangue,
né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono nati (Gv 1, 13).
Il Signore infatti, che non aveva bisogno del perdono di alcun peccato, né
cercava il rimedio della rinascita, volle essere battezzato (cfr Lc 3, 21-22)
così come volle anche essere circonciso, e che fosse offerta per sé la vittima
della purificazione: affinché egli, che era stato fatto da una donna,
come dice l’apostolo, fosse fatto anche sotto la legge (cfr Gal 4, 4), che non
era venuto ad abolire, ma a completare (cfr Mt 5, 17). Ma fondò in sé il
sacramento del suo battesimo, poiché, avendo il primato in tutto (Col 1, 18),
insegnò che egli ne era il principio. E fu allora che sancì la potenza della
rigenerazione, quando dal suo fianco, uscirono il sangue della redenzione
e l’acqua del battesimo (cfr Gv 19, 34). L’antico testamento fu testimonianza
di quello nuovo; sacrifici diversi prefigurarono una sola vittima,
e l’uccisione di molti agnelli terminò col sacrificio di colui del quale si
dice: Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1, 12).
Giovanni battezzava nell’acqua per il pentimento, Cristo, invece, avrebbe
battezzato nello Spirito Santo e nel fuoco (Lc 3, 16), egli che con un
doppio potere restituiva la vita e distruggeva i peccati.
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