venerdì 3 gennaio 2014

Ildefonso di Toledo, «La perpetua verginità di Maria»


Ildefonso di Toledo, «La perpetua verginità di Maria», trad. it a cura di Luigi Fatica, Città Nuova Editrice, Roma 1990, pp. 139-141 (Collana dei testi patristici, 84)



E ora vengo a te, unica Madre e Vergine di Dio; mi prostro innanzi a te, unica opera dell’incarnazione del mio Dio; mi umilio al tuo cospetto, unica trovata madre del mio Signore; supplico te, unica trovata ancella del Figlio tuo, di ottenermi che siano cancellate le opere del mio peccato; di farmi amare la gloria della tua verginità; di rivelarmi la sovrabbondanza della dolcezza del Figlio tuo; di darmi di parlare e difendere la sincerità della fede del Figlio tuo; di concedere anche a me d’unirmi a Dio e a te; di servire al Figlio tuo e a te; di essere sottomesso al tuo Signore e a te. A lui come al mio Creatore, a te come alla genitrice del nostro Creatore; a lui come al Signore delle potenze, a te come all’ancella del Signore di tutti gli esseri; a lui come a Dio, a te come alla Madre di Dio; a lui come al mio Redentore, a te come all’opera della mia redenzione.
Perché quel che è stato compiuto, ha preso forma nella verità della tua persona. Ciò che è stato fatto per me Redentore, è stato per te Figlio. Ciò che è stato fatto prezzo del mio riscatto, è stato sua incarnazione dalla tua carne, così da sanare le mie piaghe; dalla tua carne ha preparato il corpo che doveva essere ferito, nel quale avrebbe assunto la mia morte; dal corpo della tua mortalità ha tratto il corpo mortale, nel quale avrebbe cancellato i miei peccati, dei quali si era caricato; da te ha preso un corpo senza peccato; la mia natura — che lui stesso collocò, precedendomi nel suo regno, nella gloria del trono del Padre al di sopra degli angeli — ha assunto dalla verità dell’umiltà del tuo corpo.









Così io [sono] servo tuo, perché [colui che] ti [è] Figlio [è] mio Signore.
Così tu [sei] mia Signora, perché tu [sei] ancella del mio Signore.
Così io [sono] servo dell’ancella del mio Signore, perché tu, mia Signora, sei stata fatta madre del mio Signore.
Così io [sono] stato fatto servo, perché tu sei stata fatta madre del mio Creatore.
Ti prego [o sì,] ti prego, santa Vergine, [che io] abbia Gesù da quello Spirito dal quale tu generasti Gesù; l’anima mia accolga Gesù per quello Spirito per il quale la tua carne concepì lo stesso Gesù; mi sia dato conoscere Gesù da quello Spirito dal quale fu dato a te conoscere, avere e partorire Gesù.
Che dica di Gesù cose umili ed elevate in quello Spirito nel quale tu confessi d’essere l’ancella del Signore, chiedendo che ti sia fatto secondo la parola dell’angelo.
Che ami Gesù in quello Spirito nel quale tu lo adori come Signore, [e] contempli come Figlio.
Che realmente tema questo Gesù tanto quanto realmente lui stesso, pur essendo Dio, stava sottomesso ai suoi genitori.
O premio della mia salvezza e vita, ed anche della [mia] gloria, grande per grande ricchezza!
O nobilissimo rescritto della mia libertà! O chiarissima creazione della mia nobiltà! O stipula indissolubilmente gloriosa della mia nobiltà, preparata con l’eternità della gloria! Che io, precipitato dal peccato, desideri essere riportato al mio rinnovamento, [io] servo della madre del mio Signore! Che io, un tempo separato dall’angelica comunione nel progenitore, meriti di essere considerato servo della madre del mio Creatore! Che io, idonea opera nelle mani del sommo Dio, supplichi di essere soggiogato nella schiavitù della puerpera Vergine [ed] essere avvinto nella devozione della servitù.



http://www.santiebeati.it/dettaglio/38600
Sant' Ildefonso (Idelfonso) da Toledo Vescovo
Toledo (Spagna), 607 - Toledo, 23 gennaio 667
Molto devoto a Maria, su cui scrisse un celebre trattato, e significativo esponente della Spagna del suo tempo, Ildefonso era discendente di una potente famiglia romana. Anche sotto i Visigoti avrebbe potuto far carriera, ma si fece monaco e divenne diacono. Fu eletto abate del monastero dei Santi Cosma e Damiano, nei pressi di Toledo. Quando il vescovo morì, nel 657, l'uomo di lettere e preghiera, cinquantenne, divenne anche uomo di governo ecclesiale nella diocesi della capitale del regno visigoto. Si districò tra difficili questioni interne e tenne testa alle pretese del re Recesvinto, che si era mosso personalmente per convincerlo a lasciare il cenobio e accettare l'elezione. Ha lasciato libri di liturgia e l'opera «De viris illustribus», una sorta di continuazione dell'enciclopedia di sant'Isidoro di Siviglia (di cui secondo la tradizione sarebbe stato allievo). Il 15 agosto del 660 la vergine gli apparve nel presbiterio della cattedrale, lodandolo e consegnandogli una preziosa veste. Morì a Toledo, di cui è patrono, nel 667

File:El Greco 060.jpg 

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