lunedì 14 ottobre 2013

Lettera di Barnaba -Per questo il Signore sopportò di dare la sua carne alla distruzione: perché fossimo santificati con la remissione dei peccati" (capitolo 5)




Lettera di Barnaba -Per questo il Signore sopportò di dare la sua carne alla distruzione: perché fossimo santificati con la remissione dei peccati" (capitolo 5)

Questo scritto che fa parte del gruppo denominato dei Padri Apostolici. L'opera godette di un'enorme diffusione e alcuni autori, come nel caso di Origene, arrivarono a considerarla canonica. Venne scritta intorno al 131 (l'opera parla della distruzione di Gerusalemme per mano di Adriano). Non conosciamo il suo autore , ma vi sono senza dubbio molti argomenti favorevoli per attribuirne la redazione ad un giudeo-cristiano, forse alessandrino; in ogni caso, l'opera presenta elementi ellenizzanti. La possibile attribuzione a Barnaba  discepolo dell'apostolo Paolo è questionabile ma non negabile
L'opera si divide in due sezioni, non ben delineate, dedicate ad aspetti teologici e pratici. Essa sostiene la credenza in una preesistenza del Cristo (forse contro le eresie giudeo-cristiane che la negavano, come nel caso degli Ebioniti) e collega l'adozione a figli di Dio con il battesimo. L'autore sottolinea che i cristiani sono tenuti ad osservare la domenica, giorno della risurrezione di Cristo, al posto del sabato (XV, 8-9), considerando la domenica il giorno della festa cristiana e non il settimo giorno. L'opera fa eco a una escatologia millenarista (XV, 1-9) e contiene uno dei primi testi cristiani esplicitamente e direttamente contrari alla pratica dell'aborto (XIX, 5). 


Il saluto

Figli e figlie, nel nome del Signore che ci ha amati, vi saluto nella pace. Grandi e ricchi sono i decreti di Dio su di voi. Al di sopra di ogni cosa mi rallegro immensamente per le vostre anime beate e gloriose. Avete ricevuto la grazia del dono spirituale che si è così radicata in voi. Perciò ancor di più mi rallegro nella speranza di essere salvato perché vedo veramente che lo spirito della sorgente abbondante si è diffuso su di voi



Vittoria di Cristo

Del tempo in cui venne a compiere la sua missione, (la Scrittura) che cosa dice? “Chi è che mi giudica? Si presenti davanti a me. Chi vuole giustificarsi davanti a me? Si avvicini al servo del Signore. Guai a voi perché tutti invecchierete come un vestito e il tarlo vi corroderà”. E di nuovo il profeta parla, poiché (Gesù) come dura pietra fu posto per schiacciare: “Ecco, io introdurrò nei fondamenti di Sion una pietra preziosa, scelta, angolare e di gran pregio”. Poi che dice? “E chi crede in essa vivrà in eterno”. Sulla pietra è la nostra speranza? No; ma dice che il Signore ha reso forte la sua carne. Dice, infatti: e "mi pose come dura pietra". Dice ancora il profeta: “La pietra che i costruttori hanno scartata è divenuta testata d'angolo”. E ancora aggiunge: “Questo è il giorno grande e meraviglioso fatto dal Signore ha”. Io, rifiuto della vostra carità, vi scrivo con molta semplicità perché possiate comprendere. Cosa dice ancora il profeta? “Un gruppo di malvagi mi ha circondato, e mi ha avviluppato come le api il favo” e: “Gettarono la sorte sul mio vestito”. Egli doveva manifestarsi e soffrire nella carne, ma la passione fu rivelata in anticipo. Dice il profeta di Israele: “Guai alla loro anima, perché presero un iniquo consiglio contro sé stessi dicendo: Leghiamo il giusto perché ci è molesto“. Che dice loro un altro profeta, Mosè? “Ecco quello che dice il Signore Dio: Entrate nella terra buona che il Signore ha promesso con giuramento ad Abramo, Isacco e Giacobbe e prendetene possesso come vostra eredità: una terra da cui sgorga latte e miele”. Che cosa dice la Sapienza? Apprendete: “Sperate in Gesù che sta per manifestarsi a voi nella carne”. L'uomo è terra che soffre; Adamo fu plasmato dalla terra. Che significa "nella terra buona, terra sgorgante latte e miele"? (Si indica) Nostro Signore benedetto, o fratelli, che ha posto in noi la sapienza e l'intelligenza dei suoi segreti. Il profeta parla del Signore: chi comprenderà la parabola del Signore se non chi è saggio, intelligente ed ama il Signore? Dopo averci rinnovati col perdono dei peccati, ci ha plasmati con un'altra forma, come se avessimo l'anima dei fanciulli, e ci ha di nuovo creati. Di noi parla la Scrittura quando riferisce al Figlio: “Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, ed essi (gli uomini) dominino sulle fiere della terra, sugli uccelli del cielo, e sui pesci del mare”. Il Signore, vedendo la nostra bella forma, disse: “Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra”. Questo per il Figlio. Ti mostrerò, poi, come parla a noi. Negli ultimi tempi fece una seconda creazione. Dice il Signore: “Ecco, io faccio le ultime cose come le prime”. In questo senso parlò il profeta: “Entrate in una terra sgorgante latte e miele e siatene padroni”. Dunque, noi fummo creati una seconda volta, e lo dice (la Scrittura) in un altro profeta: “Ecco, dice il Signore, io toglierò a costoro - cioè a quelli che lo Spirito del Signore ha previsti, - il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne”. Egli stesso doveva manifestarsi nella carne e abitare in noi. Fratelli miei, l'abitazione del nostro cuore è per il Signore un tempio santo. Dice di nuovo il Signore: “Dove apparirò dinanzi al Signore mio Dio e dove sarò glorificato?”. E dice: “Lo confesserò a te nell'assemblea dei miei fratelli e canterò te in mezzo all'assemblea dei santi”. Noi siamo coloro che introdusse nella terra buona. Perché, dunque, latte e miele? Perché il bambino cresce nella vita prima col miele, poi con il latte. Così anche noi, vivificati nella fede della promessa e nella parola, crescendo vivremo dominando la terra. Prima ha detto: “Crescano, si moltiplichino e dominino sui pesci”. Chi ora è capace di dominare sulle fiere o sui pesci o sugli uccelli? Dobbiamo avvertire che il dominare è avere il potere, perché uno ordinando padroneggia. Se ciò non avviene ora, ci fu detto quando (avverrà): quando saremo perfetti per essere gli eredi del testamento del Signore.




Testo completo   in

http://www.ansdt.it/AgliAmici/TestiPerAmici/LetteraBarnaba.html

Abbazia Nostra Signora della Trinità - Monte Monastero - 29020 Morfasso (PC) Italia



La Lettera di Barnaba è conservata:[9]
In alcuni ambienti fu considerata un'opera canonica. Clemente Alessandrino la cita considerandola parte delle Sacre Scritture, mentre Origene la considera una delle lettere cattoliche; lo stesso Codex Sinaiticus, importante manoscritto del IV secolo, la include nel Nuovo Testamento.


http://www.documentacatholicaomnia.eu/20vs/103_migne_gm/0050-0150,_Barnaba,_Epistola_Catholica_%28MPG_002_0727_0782%29,_GM.pdf



E siccome ormai è nota la valenza esistenziale "benedettiana"(ancorchè non  ecclesiale9 del presbitero ortodfosso che scrive..

BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 31 gennaio 2007

Barnaba, Silvano e Apollo

sta in

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2007/documents/hf_ben-xvi_aud_20070131_it.html


"Barnaba significa «figlio dell'esortazione» (At 4,36) o «figlio della consolazione» ed è il soprannome di un giudeo-levita nativo di Cipro. Stabilitosi a Gerusalemme, egli fu uno dei primi che abbracciarono il cristianesimo, dopo la risurrezione del Signore. Con grande generosità vendette un campo di sua proprietà consegnando il ricavato agli Apostoli per le necessità della Chiesa (cfr At 4,37). Fu lui a farsi garante della conversione di Saulo presso la comunità cristiana di Gerusalemme, la quale ancora diffidava dell’antico persecutore (cfr At 9,27). Inviato ad Antiochia di Siria, andò a riprendere Paolo a Tarso, dove questi si era ritirato, e con lui trascorse un anno intero, dedicandosi all’evangelizzazione di quella importante città, nella cui Chiesa Barnaba era conosciuto come profeta e dottore (cfr At 13,1). Così Barnaba, al momento delle prime conversioni dei pagani, ha capito che quella era l'ora di Saulo, il quale si era ritirato a Tarso, sua città. Là è andato a cercarlo. Così, in quel momento importante, ha quasi restituito Paolo alla Chiesa; le ha donato, in questo senso, ancora una volta l'Apostolo delle Genti. Dalla Chiesa antiochena Barnaba fu inviato in missione insieme a Paolo, compiendo quello che va sotto il nome di primo viaggio missionario dell’Apostolo. In realtà, si trattò di un viaggio missionario di Barnaba, essendo lui il vero responsabile, al quale Paolo si aggregò come collaboratore, toccando le regioni di Cipro e dell’Anatolia centro-meridionale, nell'attuale Turchia, con le città di Attalìa, Perge, Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra e Derbe (cfr At 13-14). Insieme a Paolo si recò poi al cosiddetto Concilio di Gerusalemme dove, dopo un approfondito esame della questione, gli Apostoli con gli Anziani decisero di disgiungere la pratica della circoncisione dall'identità cristiana (cfr At 15,1-35). Solo così, alla fine, hanno ufficialmente reso possibile la Chiesa dei pagani, una Chiesa senza circoncisione: siamo figli di Abramo semplicemente per la fede in Cristo.
I due, Paolo e Barnaba, entrarono poi in contrasto, all'inizio del secondo viaggio missionario, perché Barnaba era dell’idea di prendere come compagno Giovanni Marco, mentre Paolo non voleva, essendosi il giovane separato da loro durante il viaggio precedente (cfr At 13,13; 15,36-40). Quindi anche tra santi ci sono contrasti, discordie, controversie. E questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i santi non sono “caduti dal cielo”. Sono uomini come noi, con problemi anche complicati. La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato. La santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità a ricominciare, e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono. E così Paolo, che era stato piuttosto aspro e amaro nei confronti di Marco, alla fine si ritrova con lui. Nelle ultime Lettere di san Paolo, a Filèmone e nella seconda a Timoteo, proprio Marco appare come “il  mio collaboratore”. Non è quindi il non aver mai sbagliato, ma la capacità di riconciliazione e di perdono che ci fa santi. E tutti possiamo imparare questo cammino di santità. In ogni caso Barnaba, con Giovanni Marco, ripartì verso Cipro (cfr At 15,39) intorno all'anno 49. Da quel momento si perdono le sue tracce. Tertulliano gli attribuisce la Lettera agli Ebrei, il che non manca di verosimiglianza perché, essendo della tribù di Levi, Barnaba poteva avere un interesse per il tema del sacerdozio. E la Lettera agli Ebrei ci interpreta in modo straordinario il sacerdozio di Gesù."


 

icona del Concilio di Gerusalemme 







 




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