sabato 26 ottobre 2013

La risurrezione della carne nelle iscrizioni latine del primo cristianesimo




La risurrezione della carne nelle iscrizioni latine del primo cristianesimo


Una poco nota iscrizione funeraria, rinvenuta ad Olmedo in Sardegna nell’Ottocento e conservata al Museo Nazionale di Cagliari, presenta in maniera inconsueta la fede nella risurrezione della carne in età tardo-antica. Il diacono Silbius, ecclesiae sanctae minister, morto il 5 aprile di un anno incerto del VI secolo all’età di 33 anni, riprendendo forse a memoria Gb 19,25s afferma poeticamente la fede nella risurrezione e nella promessa del Regno celeste, con due esametri straordinari di carattere dogmatico:

expectat, Cristi ope, rursus sua vivere carne,
et gaudia lucis nobae ipso dominante videre[4].

Una traduzione non esattamente letterale potrebbe essere: «egli aspetta nella tomba che, grazie alla potenza di Cristo, la sua carne possa vivere di nuovo ed attende di vedere le gioie dell’ultima luce, mentre Cristo finalmente potrà regnare in eterno


http://www.dirittoestoria.it/5/Contributi/Mastino-Risurrezione-carne-iscrizioni-cristianesimo.htm


 



 



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