La commemorazione dei defunti di san Giovanni di Kronstadt
La commemorazione dei defuntidi san Giovanni di Kronstadt
La santa Chiesa Ortodossa, come madre attenta, innalza
preghiere ogni giorno, in ogni ufficio divino, per tutti i suoi figli partiti
nel paese dell’eternità. Ecco come: all’ufficio di mezzanotte sono letti i
tropari e le preghiere per i defunti, e si fa memoria di loro nell’ektenia
finale. Lo stesso alle compiete. Ai mattutini e ai vespri, durante l’ektenia
chiamata “ardente”: “Abbi pietà di noi, o Dio…”. Nel corso della divina Liturgia
sono commemorati tre volte: alla protesi, all’ektenia dopo l’Evangelo e dopo la
santificazione dei doni, al momento dell’inno: “È veramente degno…”.
Così la santa Chiesa prega senza interruzione, e
generalmente, per tutti i nostri antenati, padri, fratelli e sorelle, che ci
hanno preceduti. Ma il nostro santo obbligo, è di preoccuparci noi stessi della
salvezza dell’anima dei nostri defunti che non possono fare nulla di utile per
sé stessi, nella vita dell’oltretomba, per i peccati che hanno commesso sulla
terra. Sperano in noi e attendono il nostro aiuto, in noi che siamo i loro
prossimi, i loro genitori, o che li abbiamo conosciuti.
Ecco quale aiuto possiamo fornire loro: la nostra
preghiera offerta con fede ed amore, nei templi di Dio e nelle case private; le
opere buone che compiamo in loro memoria; ma la principale e più efficace per
ottenere la misericordia divina per i defunti, è la liturgia per i morti, o
l’offerta del sacrificio incruento per la loro salvezza. Là, il Signore stesso è
segretamente immolato sull’altare, e con ciò, porta la misericordia divina a
perdonare al defunto i suoi peccati, per il quale intercede il più Grande degli
Intercessori, ed è portato il sacrificio più Santo e più Potente. San Cirillo di
Gerusalemme dice: “Preghiamo per tutti i defunti per i quali è offerto
sull’altare il Sacrificio santo e terribile, nella fede che queste anime ne
ricevono un profitto immenso”. Le particole prelevate dalle prosfore in ricordo
delle anime dei defunti, nel corso della Divina Protesi, sono immerse nel Sangue
Vivificante di Cristo, mentre il sacerdote pronuncia: “Lava, Signore, con il tuo
Sangue prezioso e le preghiere dei tuoi santi, i peccati di quelli di cui è
stata fatta qui memoria”. Ecco il significato immenso che ha per i defunti, al
momento della Divina Liturgia, l’offerta delle prosfore e dei dittici che
portano i loro nomi.
La santa Chiesa compie a nostra richiesta, un ufficio
particolare in memoria di ciascuno dei nostri padri o parenti defunti, nei
giorni della loro commemorazione; ma soprattutto nelle date importanti dopo il
loro riposo, che sono il terzo, il nono, il quarantesimo giorno, ed il giorno
anniversario. La commemorazione in questi giorni viene dalla tradizione
apostolica, istituita per le seguenti ragioni:
Al terzo giorno, perché il defunto è stato battezzato nel nome del
Padre, del Figlio e del Santo Spirito, Dio Uno nella Trinità; in seguito perché
ha conservato le tre virtù teologali, che sono la base della nostra salvezza,
cioè, la fede, la speranza e l’amore; in terzo luogo perché nel suo essere
interiore c’erano tre forze, la ragionevolezza, la sensibilità e la volontà, con
le quali, tutti pecchiamo e, poiché gli atti dell’uomo si esprimono in tre modi:
azione, parola e pensiero, commemorando il terzo giorno, preghiamo la Santa
Trinità di perdonare al defunto tutti i peccati che ha commesso con queste tre
forze in azione.
Al nono giorno,
perché l’anima del defunto sia resa degna dell’unione nel cuore dei Santi con le
preghiere e l’intercessione dei nove ordini angelici.
Al quarantesimo giorno, in riferimento alla tradizione degli Apostoli, che
hanno dato forza di legge nella Chiesa di Cristo all’uso ancestrale degli Ebrei
di piangere i morti per quaranta giorni, la santa Chiesa dai tempi più antichi
ha costituito come regola di fare memoria dei defunti durante quaranta giorni ed
in particolare il quarantesimo.
Così come Cristo ha sconfitto Satana, restando quaranta
giorni in digiuno e preghiera, esattamente allo stesso modo la santa Chiesa,
offrendo durante quaranta giorni le preghiere, i doni e i sacrifici incruenti in
onore del defunto, domanda per lui al Signore la grazia di vincere il nemico, il
principe delle tenebre e ricevere in eredità il Regno Celeste.
La commemorazione dei defunti ad un anno dal giorno
della loro morte, ed ogni anno successivo, si compie per rinnovare il nostro
amore per loro con preghiere ed opere buone. Il giorno della loro fine è in un
certo qual modo la loro seconda nascita, per la nuova vita eterna. La santa
Chiesa ha istituito in più giorni particolari, che si chiamano “ancestrali”, per
una commemorazione solenne ed universale di tutti coloro che sono morti nella
vera fede. Tali sono:
- Il sabato di Carnevale, cioè il sabato che precede la
“Settimana dei latticini” (questo giorno sono commemorati principalmente coloro
che sono defunti di morte non naturale, ad eccezione di quelli che si sono
suicidati).
- Tre sabati della Grande Quaresima: il secondo, il
terzo ed il quarto.
- Il lunedì o il martedì della “settimana di Tommaso”
(che segue la “Settimana luminosa” di Pasqua) chiamati
Radonitsa.
- Il sabato che precede la Pentecoste, cioè, la vigilia
della festa della santa Trinità.
- Il sabato che precede il 26 ottobre, o “sabato di
Dimitri”, istituito dal Grande Principe
Dimitri Ioannovitch Donskoï, per la memoria eterna dei soldati uccisi sul campo
di battaglia di Koulikovo (l’8 settembre 1380).
- Il 29 agosto, giorno della decollazione di san
Giovanni il Precursore.
“Sforziamoci, dice san Giovanni Crisostomo, di aiutare i
defunti per quanto possibile: invece di lacrime, invece di singhiozzi, invece di
tombe sontuose: le nostre preghiere per loro, le opere buone e i doni, affinché
così, sia loro che noi, riceviamo le bontà promesse”.
Ciascuno di noi aspira a ché dopo la nostra partenza da
questa vita i nostri parenti non ci dimentichino e preghino per noi. Affinché
questo si compia, dobbiamo noi stessi amare i nostri parenti defunti. Con la
misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio (Luca 6, 38), dice la
parola di Dio. È per questo che Dio, ed anche gli uomini, si ricorderà, al
momento della sua morte, di colui che avrà commemorato i defunti.
Prega il Signore per il riposo dei tuoi antenati, padri
e fratelli defunti, ogni giorno, mattina e sera, e che la memoria della morte
viva in te, e che la speranza di un’altra vita dopo la morte non si estingua in
te, e che il tuo spirito si umili ogni giorno al pensiero della rapidità con la
quale passa la tua vita.
L’uomo morto è un essere vivo: Dio non è Dio dei
morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui (Luca 20, 38). L’anima vola
invisibilmente presso il corpo, ed i luoghi dove amava trovarsi. Se è morta nei
peccati, non può disfarsi dei loro legami ed ha un grande bisogno delle
preghiere dei vivi e soprattutto della Chiesa, la santissima sposa di
Cristo.
Preghiamo, così, sinceramente per i morti, questo
beneficio immenso è per loro più grande della beneficenza per i vivi.
Fratelli! Qual è lo scopo della nostra vita sulla terra?
È, dopo la nostra prova nelle afflizioni e le disgrazie terrestri, e dopo un
perfezionamento progressivo nelle virtù con l’aiuto dei doni beati ricevuti nei
misteri, di riposare in Dio alla nostra morte: il riposo del nostro spirito.
Ecco perché cantiamo per i morti: “Da riposo, Signore, all’anima del Tuo servo”.
Desideriamo il riposo per il defunto, termine di ogni desiderio, e preghiamo Dio
per questo. Non è irragionevole allora, affliggersi enormemente a proposito dei
morti? Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò
riposo (Matteo 11, 28), dice il Signore. Ecco i nostri defunti, che si sono
addormentati in una fine cristiana, giungono a questa chiamata del Signore, e si
riposano. Perché allora affliggersi?
Cosa è dunque la nostra vita? Una candela che brucia.
Basta soltanto a Colui che l’ha donata, di soffiarvi sopra, ed essa si spegne.
Che cos’è la nostra vita? Il cammino del viaggiatore: arrivato ad un certo
limite le porte si aprono davanti a lui, lascia il suo abito di pellegrino (il
suo corpo) ed il suo bastone, ed entra nella sua casa. Che cos’è la nostra vita?
Una guerra lunga, cruenta, per la conquista della vera patria e della vera
libertà. La guerra è terminata: che siate vincitori, o sconfitti, siete chiamati
dal luogo della battaglia, verso quello della ricompensa, e ricevete dal
Tesoriere, o la ricompensa e la gloria eterna, o la punizione e la vergogna
eterne.
La preghiera è il legame d’oro del cristiano,
viaggiatore e straniero sulla terra, con il mondo spirituale di cui fa parte, e
soprattutto con Dio; l’anima è venuta da Dio, ed è verso Dio che ritorna sempre
attraverso la preghiera. La preghiera porta un grande vantaggio a colui che
prega: allevia l’anima ed il corpo, dà il riposo non soltanto all’anima di colui
che prega (Io vi darò riposo – Matteo 11, 28), ma anche a quelle dei
nostri antenati, padri, fratelli e sorelle, già arrivati.
Vedete allora l’importanza della preghiera!
sta in
http://bergamo-ortodossa.blogspot.it/2013/03/la-commemorazione-dei-defunti-di-san.html
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