martedì 22 settembre 2015
E Abba disse.....22/09/2015
“Come la radice a tutti i mali è la superbia, cosi la causa di tutti i beni è l’umiltà.”
Abba Evagrio Pontico
San Doroteo di Gaza (sec. VI) ci dice
(Tratto dal libro Doroteo di Gaza, Insegnamenti spirituali. – Capitolo I: La rinuncia – pagg. 39/49 - Città Nuova Editrice – 1979;)
Egli ha assunto la nostra stessa natura, la primizia della nostra stessa pasta, ed è diventato un nuovo Adamo secondo l’immagine di Colui che lo ha creato (Col. 3,10): egli rinnova la natura e rende le facoltà di nuovo sane come erano in principio; diventando uomo, ha rinnovato l’uomo caduto; da schiavo che era del peccato, e trascinato da esso con violenza, lo ha reso libero. L’uomo era trascinato dal nemico con violenza e tiranneggiato, e anche quelli che non volevano peccare erano quasi costretti a peccare, come dice l’Apostolo parlando a nome nostro: Il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, lo compio. (Rom. 7,19) Fattosi dunque uomo per noi, Dio ha liberato l’uomo dalla tirannia del Nemico. Egli ha distrutto tutta la sua potenza, ha infranto la sua forza stessa e ci ha sottratti dall’essere sottomessi a lui e suoi schiavi, a meno che noi stessi spontaneamente vogliamo ancora peccare.
“Sii morto nella vita, così vivrai nella morte.” s. Isacco il Siro
San Isacco il Siro ci dice
(Dal ‚Discorso IX‛, in Isacco di Ninive, Discorsi ascetici/1 – pagg. 151/153 - Città Nuova Editrice – 1984.)
Altra cosa sono gli scivoloni e le cadute posti sulla via delle virtù e sulla rotta della giustizia, secondo la parola dei Padri: «Sulla via della virtù si trovano cadute, variazioni, violenze, ecc.»... Altra cosa è la morte dell’anima, la distruzione completa e la desolazione assoluta. Si capisce nel modo seguente: se uno, malgrado sia caduto, non dimentica l’amore del Padre suo; se, per quanto carico di colpe di ogni genere, il suo zelo per l’opera bella non ne è impedito; se non desiste dalla sua corsa; se non gli è grave reggersi in guerra da capo contro le medesime cose, nonostante sia stato sconfitto; se non cessa di demolire ogni giorno il proprio edificio, per dargli nuove fondamenta e se sulla sua bocca è la parola del Profeta: Fino allora del mio passaggio da questo mondo non rallegrarti per me, o mio nemico! Sono caduto, ma di nuovo mi rialzerà; sono seduto nelle tenebre, ma il Signore mi illuminerà (Mic. 7,8). E non cesserà di combattere fino alla morte. Non si darà vinto, finché ci sarà respiro nelle sue narici. Ed anche se ogni giorno la sua nave facesse naufragio e se tutti i sudori del suo commercio finissero nell’abisso, non cesserà di prendere a prestito e allestire navi e navigare con speranza. Fino a che il Signore, vedendo la sua sollecitudine, avrà compassione della sua rovina e rivolgerà verso di lui le sue misericordie; e gli darà impulsi potenti per sopportare e affrontare le frecce ardenti del Maligno. Questa è la sapienza che viene da Dio. Chi è malato di questa malattia è sapiente. Spezzare la speranza non procura alcun vantaggio. E’ meglio per noi, infatti, essere giudicati per poche colpe che non per l’abbandono completo della lotta
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