mercoledì 17 dicembre 2014

La Quaresima della Natività del Teantropo e i Santi Padri Ambrogio e Beda il Venerabile



Dal «Commento su san Luca» di sant'Ambrogio, vescovo 

2, 19. 22-23. 26-27; CCL 14, 39-42 

L'angelo, che annunziava il mistero, volle garantirne la veridicità 
con una prova e annunziò alla vergine Maria la maternità di una donna 
vecchia e sterile, per dimostrare così che a Dio è possibile tutto 
ciò che vuole. Appena Maria ebbe udito ciò, si avviò in fretta verso 
la montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta 
dell'annunzio o dubitasse della prova, ma perché era lieta della 
promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo 
slancio che le veniva dall'intima gioia. Dove ormai, ricolma di Dio, 
poteva affrettarsi ad andare se non verso l'alto? La grazia dello 
Spirito Santo non comporta lentezze.Subito si fanno sentire i 
benefici della venuta di Maria e della presenza del Signore. 
Infatti «appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, esultò il 
bambino nel seno di lei, ed ella fu ricolma di Spirito Santo» (cfr. 
Lc 1, 41). Si deve fare attenzione alla scelta delle singole parole e 
al loro significato. Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni 
percepì per primo la grazia; essa udì secondo l'ordine della natura, 
egli esultò in virtù del mistero; essa sentì l'arrivo di Maria, egli 
del Signore; la donna l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del 
bambino. Esse parlano delle grazie ricevute, essi nel seno delle loro 
madri realizzano la grazia e il mistero della misericordia a profitto 
delle madri stesse: e queste per un duplice miracolo profetizzano 
sotto l'ispirazione dei figli che portano.
Del figlio si dice che esultò, della madre che fu ricolma di Spirito 
Santo. Non fu prima la madre a essere ricolma dello Spirito, ma fu il 
figlio, ripieno di Spirito Santo, a ricolmare anche la madre.
Esultò Giovanni, esultò anche lo spirito di Maria. Ma mentre di 
Elisabetta si dice che fu ricolma di Spirito santo allorché Giovanni 
esultò, di Maria, che già era ricolma di Spirito santo, si dice che 
allora il suo spirito esultò Colui che è incomprensibile, operava in 
modo incomprensibile nella madre. L'una, Elisabetta, fu ripiena di 
Spirito Santo dopo la concezione, Maria invece prima della 
concezione. 
«Beata — disse — tu che hai creduto» (cfr. Lc 1, 45). Ma beati anche 
voi che avete udito e creduto: ogni anima che crede concepisce e 
genera il Verbo di Dio e riconosce le sue opere.
Sia in ciascuno l'anima di Maria per magnificare il Signore; sia in 
ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio. Se c'è una sola 
madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede, invece, Cristo è 
il frutto di tutti, poiché ogni anima riceve il Verbo di Dio, purché, 
immacolata e immune da vizi, custodisca la castità con intemerato 
pudore. Ogni anima, che potrà mantenersi così, magnifica il Signore 
come magnificò il Signore l'anima di Maria, e il suo spirito esultò 
in Dio salvatore.
Come avete potuto leggere anche altrove: «Magnificate il Signore con 
me» (cfr. Sal 33, 4), il Signore è magnificato non perché la parola 
umana possa aggiungere qualcosa alla grandezza del Signore, ma perché 
egli viene magnificato in noi. Cristo è l'immagine di Dio: perciò 
l'anima che compie opere giuste e pie magnifica l'immagine di Dio a 
somiglianza della quale è stata creata, e mentre la magnifica, 
partecipa in certo modo alla sua grandezza e si eleva.




Dal «Commento su san Luca» di san Beda il Venerabile, sacerdote 


1, 46-55; CCL 120, 37-39 

«Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito 
esulta in Dio, mio Salvatore» (Lc 1, 46). Dice: il Signore mi ha 
innalzato con un dono così grande e così inaudito che non è possibile 
esprimerlo con nessun linguaggio: a stento lo può comprendere il 
cuore nel profondo. Levo quindi un inno di ringraziamento con tutte 
le forze della mia anima e mi do, con tutto quello che vivo e sento e 
comprendo, alla contemplazione della grandezza senza fine di Dio, 
poiché il mio spirito si allieta della eterna divinità di quel 
medesimo Gesù, cioè del Salvatore, di cui il mio seno è reso fecondo 
con una concezione temporale.
«Perché ha fatto in me cose grandi l'Onnipotente, e santo è il suo 
nome» (cfr. Lc 1, 49). Si ripensi all'inizio del cantico dove è 
detto: «L'anima mia magnifica il Signore». Davvero solo quell'anima a 
cui il Signore si è degnato di fare grandi cose può magnificarlo con 
lode degna ed esortare quanti sono partecipi della medesima promessa 
e del medesimo disegno di salvezza: Magnificate con me il Signore, 
esaltiamo insieme il suo nome (cfr. Sal 33, 4). Chi trascurerà di 
magnificare, per quanto sta in lui, il Signore che ha conosciuto e di 
santificare il nome, «sarà considerato il minimo nel regno dei cieli» 
(Mt 5, 19).
Il suo nome poi è detto santo perché con il fastigio della sua 
singolare potenza trascende ogni creatura ed è di gran lunga al di là 
di tutto quello che ha fatto.
«Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia» 
(Lc 1, 54). Assai bene dice Israele servo del Signore, cioè 
ubbidiente e umile, perché da lui fu accolto per essere salvato, 
secondo quanto dice Osea: Israele è mio servo e io l'ho amato (cfr. 
Os 11, 1). Colui infatti che disdegna di umiliarsi non può certo 
essere salvato né dire con il profeta: «Ecco, Dio è il mio aiuto, il 
Signore mi sostiene» (Sal 53, 6) e: Chiunque diventerà piccolo come 
un bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli (cfr. Mt 18, 4).
«Come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua 
discendenza, per sempre» (Lc 1, 55). Si intende la discendenza 
spirituale, non carnale, di Abramo; sono compresi, cioè, non solo i 
generati secondo la carne, ma anche coloro che hanno seguito le orme 
della sua fede, sia nella circoncisione sia nell'incirconcisione. 
Anche lui credette quando non era circonciso, e gli fu ascritto a 
giustizia. La venuta del Salvatore fu promessa ad Abramo e alla sua 
discendenza, cioè ai figli della promessa, ai quali è detto: «Se 
appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi 
secondo la promessa» (Gal 3, 29). 
E' da rivelare poi che le madri, quella del Signore e quella di 
Giovanni, prevengono profetando la nascita dei figli: e questo è bene 
perché come il peccato ebbe inizio da una donna, così da donne 
comincino anche i benefici, e come il mondo ebbe la morte per 
l'inganno di una donna, così da due donne, che a gara profetizzano, 
gli sia restituita la vita.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.