martedì 9 dicembre 2014

Gregorio di Nissa L'UOMO , SIGNORE DELLA CREAZIONE




Gregorio di Nissa

L'UOMO , SIGNORE DELLA CREAZIONE

Naturalmente, tutte le cose erano nella gioia. Gli animali dei campi, condotti alla vita grazie al comando di Dio, saltavano nei boschi a frotte, divisi a seconda delle diverse razze. Ovunque le ombre boscose riecheggiavano del canto armonioso degli uccelli. Si può anche immaginare lo spettacolo che si offriva agli sguardi di fronte a un mare ancora calmo e tranquillo in tutte le sue onde. I porti e i rifugi che si erano spontaneamente scavati lungo le coste secondo il volere divino, univano il mare al continente. I placidi movimenti delle onde rispondevano a quelle vicine, facendo lievemente increspare la superficie dei flutti sotto l’effetto di dolci e benefiche aurette. Tutta la ricchezza della creazione, sulla terra e sul mare, era pronta; ma colui al quale essa è donata, non ancora era là. 
Quel grande e prezioso essere che è l’uomo non aveva ancora trovato posto nella creazione. Non era infatti giusto che il capo facesse la sua apparizione prima dei suoi sudditi; soltanto dopo la preparazione del suo regno, allorché il Creatore dell’universo aveva, per così dire, allestito il trono di colui che doveva regnare, doveva logicamente essere rivelato il re.
Ecco qui la terra, le isole, il mare e, al di sopra di questi, a guisa di un tetto, la volta del cielo. Ricchezze d’ogni specie erano state riposte in questi palazzi: per «ricchezze» intendo riferirmi a tutta la creazione, a tutto ciò che la terra produce e fa germogliare, a tutto il mondo sensibile, vivente e animato, così come anche (se si deve contare fra queste ricchezze quelle sostanze che la bellezza rende preziose agli occhi degli uomini, come l’oro, l’argento e queste pietre tanto ambite) a tutti quei beni che Dio pone in abbondanza nel seno della terra come in cantine reali.
Unicamente allora Iddio fa apparire l’uomo in questo mondo, affinché egli sia, delle meraviglie dell’universo, il contemplatore e la guida. Il Signore vuole che il loro godimento, infatti, doni all’uomo l’intelligenza di colui che gliele ha fornite, in maniera che la grandiosa bellezza di ciò che egli vede lo ponga sulle tracce della potenza ineffabile e inesprimibile del Creatore.
Ecco perché l’uomo è condotto per ultimo nella creazione. Non che costui venga relegato con disprezzo all’ultimo posto, ma perché, fin dalla sua nascita, comprendesse di essere il sovrano di quel suo regno. Un buon padrone di casa, d’altronde, non introduce il suo invitato che dopo i preparativi del pranzo, allorché egli abbia messo tutto a posto come si deve e adeguatamente decorato la casa, il divano e la tavola. Soltanto allora, pronta la cena, fa sedere il suo convitato. Allo stesso modo, colui il quale, nella sua immensa ricchezza, è l’anfitrione della nostra natura adorna dapprima la dimora di bellezze d’ogni genere, allestendo questo grande e vario festino. A questo punto egli introduce l’uomo per rivelargli non il possesso di beni che questi non ancora detiene, bensì il godimento di quanto a lui si offre. Ecco perché, nel creare la nostra natura, Iddio getta un duplice fondamento all’unione del divino con il terrestre, affinché, attraverso l’uno e l’altro carattere, l’uomo godesse doppiamente sia di Dio, grazie alla sua natura divina, sia dei valori terreni, in virtù di quella sua sensibilità che appartiene alla loro stessa dimensione.
Gregorio di Nissa, La formazione dell’uomo, 1-2
San Gregorio di Nissa Vescovo
Cesarea di Cappadocia, circa 335 - 395
È una dei più importanti Padri della Chiesa Ortodossa e dei cristiani d'oriente  A lui si deve il primo trattato sulla perfezione cristiana, il «De virginitate». Nato intorno al 335, a differenza del fratello Basilio, futuro vescovo di Cesarea, inizialmente non scelse la vita monastica ma gli studi di filosofia e retorica. Fu solo dopo aver insegnato per anni che raggiune Basilio ad Annesi, sulle rive dell'Iris, dove si era ritirato insieme a Gregorio di Nazianzo. E quando Basilio fu eletto alla sede arcivescovile di Cesarea, volle i suoi due compagni come vescovi a Nissa e a Sasima. Nella sua sede episcopale Gregorio dovette affrontare non poche difficoltà: accuse mossegli dagli ariani lo portarono nel 376 all'esilio, ma quando si scoprì che erano false venne reintegrato nella sede. Nel 381 i padri che con lui parteciparono al Concilio Costantinopolitano I lo definirono la «colonna dell'ortodossia». Morì intorno al 395

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