domenica 24 novembre 2019

E Abbà disse.. " Disma il buon ladrone"- Commemorazione del santo ladrone, che, avendo professato la fede in Cristo sulla croce, meritò di udire da lui: «Oggi con me sarai nel paradiso» Notte del 24 novembre 2019

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versetti 39-44 del capitolo 23 di S. Luca, unico dei sinottici a riportare il dialogo fra i tre crocifissi:

“ Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: - Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi.- Ma l’altro lo rimproverava: - Neanche tu hai timore di Dio e sei condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, Egli invece non ha fatto nulla di male.- E aggiunse: - Gesù, ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno.-Gli rispose:- In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso.-

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Cinei Tale celei de taină, Fiul lui Dumnezeu, astăzi, părtaş mă primeşte, că nu voi spune vrăjmaşilor Tăi, Tăina Ta, nici sărutare Îţi voi da ca Iuda, ci ca tîlharul mărturisindu-mă, strig Ţie: Pomeneşte-mă, Doamne, întru împărăţia Ta.

Della tua mistica cena oggi, Figlio di Dio, accoglimi partecipe, poiché non parlerò del mistero ai tuoi nemici, né ti darò un bacio come Giuda, ma come il ladrone ti confesso: ricordati di me, Signore, nel tuo regno.

( preghiera di preparazione alla Partecipazione ai Santi Misteri di Cristo Dio )




INNO PER LA LITURGIA AMBROSIANA PER IL GIORNO DI PASQUA

Questo è il vero giorno di Dio,
radioso di santa luce,
nel qua.le il sacro sangue di Cristo
ha deterso i vergognosi crimini del mondo.

E’ il giorno che donò la fede agli smarriti
e illuminò con la vista i ciechi.
Il perdono concesso al ladrone
Sciolse tutti dal peso del timore.

Il ladrone, mutando la croce in premio,
con un rapido atto di fede
guadagnò lo stesso Signore Gesù
e, reso giusto, con passo più veloce,
per primo giunse nel regno di Dio.

Persino gli angeli stupiscono di questo fatto straordinario,
vedendo il reo punito nel corpo crocifisso,
ottenere la vita beata
stringendosi al Cristo.

Mistero mirabile!
La carne di Cristo lava la corruzione del mondo
e cancella i peccati di tutti
purificando i vizi della carne.

Non c’è nulla di più sublime di questo mistero:
la colpa cerca il perdono,
l’amore scioglie la paura,
la morte di Cristo ridona una vita nuova.

La morte azzanni pure il proprio amo,
e si impigli nei suoi stessi lacci:
se Cristo, Vita di tutti, muore,
di tutti risorge la vita.

Anche se la morte si diffonde tra tutti gli uomini,
tutti i morti risorgeranno:
la morte, trafitta dal suo stesso pungolo,
riconosca, gemendo, di essere lei sola perita.”



San Giovanni Crisostomo, Hom. de cruce et latrone, 2 s.)

«Vedi che gran cosa è questa proclamazione del ladro?
Acquistò tanta fiducia, che da un podio di ladro osò chiedere un regno.
Chiedi un regno?
Ma che cosa vedi che te lo faccia pensare? In faccia hai una croce e dei chiodi!
Ma la croce, egli dice, è simbolo di regno. Invoco il Re, perché vedo il Crocifisso; è proprio del re morire per i suoi sudditi. Poiché dunque diede la sua vita, lo chiamo Re: "Signore, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno"»




Questi fa le veci del giudice, pur essendo condannato e comincia in verità a denunciare quei delitti che aveva confessato davanti a Pilato, dopo molte torture, poiché una cosa è l’uomo censore a cui le cose intime sfuggono e una cosa è Dio che penetra le menti ; lì certamente dopo la confessione segue la pena, qui invece  la confessione  porta alla salvezza.
Ma dichiara innocente anche Cristo quando aggiunge:- Questi in realtà non fece nulla di male-, quasi a dire:- Osserva una nuova ingiustizia: che l’onestà è condannata insieme al delitto. Noi  abbiamo ucciso i viventi, Costui ha risuscitato i morti; noi ci siamo appropriati dei beni altrui, questi comanda di offrire anche le cose proprie.-
Pertanto il ladrone beato insegnava ai presenti dicendo tali cose con le quali biasimava l’altro.
Ma quando vede che l’ascolto dei presenti è finito, torna conseguentemente a Colui che conosce i segreti dei cuori; prosegue infatti: “E diceva a Gesù:- Signore, ricordati di me, quando sarai giunto nel tuo regno”-
Guardi il Crocifisso, ma lo proclami Dio: vedi la figura di un condannato e dichiari che ha la dignità di un re: impregnato di mille mali, chiedi che la fonte della giustizia si ricordi della tua malvagità.  Tuttavia dici:- Vedo un obbrobrio apparente, ma intuisco la regalità nascosta; e tu allontani i miei delitti pubblici e accetti la fede dell’intenzione nascosta.- La malvagità si è impossessata del discepolo della Verità e la Verità non trasformerà il discepolo della malvagità?”-
Catechesi che  mi obbliga al silenzio, senza pregare, né pensare: solo contemplare la realizzazione della profezia di Isaia: “Ecco, faccio una cosa nuova: proprio adesso germoglia, non ve ne accorgete?”
Disma si scioglie e denuncia i suoi delitti, smette di difendersi.  E’ figura del  convertito, che ha la gioia di  una visione  ribaltata della vita, la  sorpresa di vivere  una sorta di rivoluzione copernicana del suo esistere: dall’io al Tu. Come Gesù, compie lo Schemà: ama Dio con tutto il cuore, affidandosi totalmente; con tutte le forze, annunciando negli ultimi attimi di vita, il perdono di Dio; con tutta la mente, lasciandosi trasportare dall’esempio del Cristo innocente torturato da una morte che spettava agli ultimi della terra. “



“Vedere dunque il Salvatore in mezzo ai ladroni era come vedere la bilancia della giustizia che pesava la fedeltà e l’infedeltà. Il diavolo fece cacciare Adamo dal paradiso, Cristo ci spinse il ladrone prima di tutto il mondo e prima degli Apostoli. Poni mente alla celerità dalla Croce verso i cieli, dalla condanna verso il paradiso, affinché tu riconosca che Cristo ha fatto tutto non secondo la devozione di lui, ma secondo la clemenza di Dio. Con la sola parola, con la sola fede, entrò nel Paradiso, affinché non disperasse dell’ingresso dopo i peccati ….”




“Sulla croce i chiodi fissarono le mani e i piedi di Lui e niente in Lui rimase libero dai tormenti eccetto il cuore e la parola. Su ispirazione di Dio , offrì a Lui tutto ciò che trovò libero in sé.
Affinché secondo quanto è stato scritto (Rom 10, 10,) con il cuore credesse per ottenere la giustizia
e con la bocca professasse la fede per avere la salvezza”.
Riempito improvvisamente dalla grazia, il ladrone ricevette e conservò sulla croce le tre virtù che l’apostolo ricorda.

E infatti ricevette la fede colui che vide pazientemente morire con lui sulla croce; ebbe speranza colui che chiese l’ingresso nel Suo regno; ebbe la carità colui che sul punto di morte con ardore ammoniva il fratello ladrone che a causa della sua malvagità , insieme a lui, moriva per un simile delitto.”(San GREGORIO NAZIANZENO  Moralium 18,25 )






Alcuni vangeli apocrifi (ripresi da diversi autori cristiani) tracciano una vaga biografia di Disma il pagano (l’egiziano), che in alcuni testi è chiamato Tito. Secondo queste biografie, egli nacque in Egitto da un famigerato ladro e fu addestrato in questa professione e nel suo esercizio. Fu a capo di malfattori che derubavano viandanti, privandoli a volte anche della vita.
I testi narrano anche che la santa Vergine, mentre fuggiva in Egitto con Gesù e Giuseppe, si imbatté in Disma e nei suoi complici decisi a derubare la Sacra Famiglia. Ma l’uomo, intenerito dalla bellezza e dall’umiltà di Maria, sopraffatto dallo stupore, li ospitò addirittura nella propria casa e se ne prese cura. Uno di questi vangeli narra ancora che Disma aveva un figlioletto lebbroso; egli chiese alla Madonna di poter immergere il suo bambino nella stessa acqua dove poco prima Ella aveva lavato Gesù. Fu una speranza ispirata da Dio perché le carni piagate del figlio del ladro risanarono. Mentre la Sacra Famiglia si allontanava, Gesù avrebbe fissato i suoi occhi in quelli del buon ladrone, uno sguardo che sarebbe tornato più là, in tutt’altre circostanze, una promessa di Paradiso. Sono racconti leggendari e insieme poetici, che sono stati cari a tanta tradizione cristiana, tanto da trovarne eco negli scritti di alcuni santi. Secondo questi testi, abituato al vizio, Disma non abbandonò la sua scellerata professione; fu catturato e rinchiuso nelle prigioni di Pilato, crocefisso alla destra di Gesù, anche lui, come il Nazareno, con una iscrizione che ne indicava il motivo della condanna: Hic est Disma latronum dux (Questo è Disma, comandante dei ladri – o assassini -). Teofilo, uno degli autori che riprende gli apocrifi, racconta che, agonizzante, Disma fu prima bestemmiatore, ma che in un attimo, volgendo lo sguardo al Nazareno si fece predicatore dell’innocenza di Cristo e per questo conquistò il Paradiso.

Sant’Ambrogio, in un commento al passo del Vangelo di Luca: «Disma chiese a Gesù solo che si ricordasse di lui. Nella sua umiltà si credette indegno di chiedere di più. Ma Gesù sorpassò la preghiera e gli concesse molto di più della domanda, perché Nostro Signore concede sempre più di quanto gli si chiede



Dalle Omelie di SANT’ASTERIO di AMASEA, vescovo


…”a coloro che ascoltarono la sua parola, concesse un pronto perdono dei peccati, li santificò, lo Spirito li rese saldi, l’uomo vecchio venne sepolto nell’acqua e fu generato l’uomo nuovo che fiorì nella grazia.
Dopo cosa seguì? Colui che era stato nemico diventò amico, l’estraneo diventò figlio, l’empio diventò santo e pio….
Imitiamo l’esempio che ci ha dato il signore, il Buon Pastore…
Non è giusto considerare gli uomini come dannati e senza speranza, non dobbiamo trascurare coloro che si trovano nei pericoli, né essere pigri nel portare loro il nostro aiuto, ma che è nostro dovere ricondurre sulla retta via coloro che da essa si sono allontanati e si sono smarriti”



DALL’ OMELIA DI GIOVANNI CRISOSTOMO sulla croce e il buon ladrone

“Il paradiso era chiuso da migliaia d’anni: oggi la croce ce lo ha aperto. In questo giorno, infatti e in quest’ora, Dio vi ha fatto entrare il ladrone, compiendo così due cose meravigliose: ha aperto il paradiso e vi ha introdotto un ladro. Oggi Dio ci ha restituito la nostra patria d’origine, oggi ci ha ricondotto alla città del padre e ha offerto in dono a tutta l’umanità la sua stessa dimora. Dice infatti: Oggi tu sarai con me in Paradiso (Lc.23,43). Ma che dici Signore? Sei lì appeso in croce, confitto con chiodi e prometti il paradiso? Sì- mi rispondi perché tu conosca qual è la mia potenza perfino sulla croce.
Lo spettacolo era molto triste. E perché non ti arrestassi allo spettacolo esteriore della croce, ma giungessi invece a conoscere la potenza del Crocifisso, Gesù compie  sulla croce questo miracolo, che più di ogni altro mette in evidenza tutta la sua forza.
Si dimostra infatti capace di cambiare l’animo malvagio del ladrone, non già resuscitando i morti o rimproverando il mare e i venti, non mettendo in fuga i demoni, ma proprio stando lì crocifisso, inchiodato, oltraggiato, sputacchiato, fatto oggetto di scherno e di riso, perché tu potessi vedere i due aspetti della sua potenza. Ha sconvolto infatti tutta la creazione, ha squarciato le rocce e attratto a sé l’anima del ladrone, più insensibile delle rocce stesse.
Facendogli dono della sua stima gli ha detto:”Oggi sarai con me in paradiso!.
“E’ vero ci sono dei cherubini a difesa del paradiso, ma egli è padrone anche dei cherubini. E se là è posta a difesa una spada infuocata e roteante, egli ha potere sul fuoco  e sulla geenna, sulla vita e sulla morte.
Nessun re potrebbe tollerare che un ladro o qualcuno dei suoi servi facesse con lui il suo ingresso in città, seduto al suo fianco. Ma Cristo  lo ha fatto: entrando nella sua patria santa,  ha introdotto   il ladrone. Facendo così, non ha disonorato il paradiso con la presenza di un ladro, né lo ha profanato : piuttosto gli ha reso onore , perché è una gloria per il paradiso avere un Signore che è capace di rendere degno della beatitudine del cielo perfino un ladro.
Così pure quando Cristo introduce meretrici nel regno dei cieli non lo fa per disonorare questo luogo, ma per la sua gloria…

Che cosa ha fatto di così eccezionale il ladrone da meritare il paradiso dopo la croce?  Proprio mentre Pietro negava, egli sulla croce professava la sua fede. Non dico questo per accusare Pietro – lungi da me! Ma voglio dimostrare la grandezza d’animo del ladrone. Il discepolo non  sopportò le minacce di una serva ; il ladrone invece, pur vedendo un intero popolo adunato lì attorno gridare e lanciare bestemmie e insulti,  non pensò alla presente spregevolezza del crocifisso, ma passando sopra a tutte queste cose con gli occhi della fede, non considerò un impedimento quelle circostanze  e riconobbe il Re dei cieli; anzi, prostrandosi davanti a lui con il cuore diceva: “Ricordati di me , Signore, quando sarai nel tuo regno.”

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