venerdì 27 giugno 2014

San GIROLAMO, «In Ep. Ad Galates», in Georgij FLOROVSKIJ, «Cristo, lo Spirito, la chiesa», trad. it. a cura di Riccardo LARINI, Edizioni Qiqajon, Magnano (BI) 1997, p. 91 (Collana Spiritualità orientale)




“Marcione, Basilide e gli altri eretici non possiedono l’evangelo di Dio, visto che non hanno lo Spirito santo, senza il quale l’evangelo che si predica diventa umano.


 Noi riteniamo che l’evangelo non consista nelle parole della Scrittura, bensì nel loro significato; non nella superficie ma nel midollo, non nelle foglie delle parole ma nella radice del loro significato … La Scrittura, allora, è davvero utile a chi la ascolta (utilis est audientibus) quando non si pretende di proclamarla senza Cristo, o di presentarla senza i Padri, e quando chi predica non la propone senza lo Spirito.


È gravemente pericoloso parlare nella Chiesa, perché si corre il rischio di fare un evangelo umano interpretando in modo perverso l’evangelo di Cristo”.

San GIROLAMO, «In Ep. Ad Galates», in Georgij FLOROVSKIJ, «Cristo, lo Spirito, la chiesa», trad. it. a cura di Riccardo LARINI, Edizioni Qiqajon, Magnano (BI) 1997, p. 91 (Collana Spiritualità orientale)

giovedì 26 giugno 2014

ancora il nostro Padre tra i Santi Massimo Vescovo di Torino


ancora  il nostro Padre tra i Santi Massimo Vescovo di Torino


De Natali S. Laurentii levitæ et martyris. Sermo LXX, 4, 1-2. PL 57, 675-677. 

Credo che voi conosciate il martirio del beatissimo martire Lorenzo, di cui oggi celebriamo la nascita al cielo; e non dubito che conoscerete quali atroci tormenti abbia sopportato nella persecuzione. Fu così grande la gloria del suo martirio, che illuminò tutto il mondo con le sue sofferenze. Sì, Lorenzo illuminò l'orbe intero con quel fuoco col quale egli stesso fu arso; e riscaldò i cuori di tutti i cristiani con le fiamme che egli sopportò.



Chi, infatti, di fronte a un tale esempio non vorrebbe bruciare per Cristo con Lorenzo per ricevere la corona di Cristo con Lorenzo? Chi non vorrebbe sopportare il fuoco di Lorenzo per un'ora, per non subire il fuoco eterno della geenna? Dall'esempio, dunque, del beato diacono siamo convocati  al martirio, siamo infiammati alla fede, siamo riscaldati alla devozione. 

Anche se a noi manca la fiamma del persecutore, non ci manca la fiamma della fede. È vero che non ardiamo nel corpo per Cristo, ma ardiamo nell'affetto; il persecutore non mi sottopone al fuoco, ma mi procura fuoco il desiderio del Salvatore. 



Leggiamo nel Vangelo che vi è un fuoco del Salvatore, perché il Signore stesso dice: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso (Lc 12,49). Infiammati da quel fuoco, i discepoli di Emmaus dissero: Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture (Lc 24,32)? Anche il beato Lorenzo, ardendo di tale fuoco, non sentì la vampa delle fiamme; e mentre ardeva per il desiderio di Cristo, non ardeva per il tormento del persecutore. Rovente era in lui l'ardore della fede al punto che la fiamma del supplizio si raffreddava. Lorenzo soffre per l'incendio che ne divora il corpo, ma l'ardore divino del Salvatore spegne l'ardore materiale del tiranno. Da una parte il nostro diacono è infiammato dall'amore di Cristo, dall'altra è tormentato dalla fiamma del persecutore. Sebbene le sue membra si dissolvano in cenere, non si dissolve l´intrepidezza della fede: sopporta il danno del corpo, ma acquista il guadagno della salvezza.

Non è un rapido e semplice martirio quello che annienta il beato Lorenzo. Chi è decapitato muore in una sola volta; chi è gettato tra le fiamme di una fornace, è liberato in un sol colpo. Egli invece è torturato da una lunga e macchinosa pensa, così che la morte, inevitabile per il supplizio non interviene a porvi fine. Si narra, infatti, che da quel crudelissimo persecutore gli fu inflitta questa pena: ammucchiata una massa di carboni ardenti, egli vi fu disteso sopra su una graticola di ferro e fu consumato da una lenta fiamma, perché non tanto questa con la sua vampa uccidesse l'uomo, quanto lo tormentasse bruciando a lungo; tant'è che quando il persecutore vedeva arso un fianco, esponeva al fuoco l'altro fianco. 
Leggiamo che i santi fanciulli Anania, Azaria e Misaele, rinchiusi dal re in una fornace ardente, passeggiavano tra le fiamme del loro martirio e calpestavano con i piedi le vampe del fuoco (Cf Dn 3, 19-24). La gloria di Lorenzo non è minore: se quelli passeggiano tra le fiamme del loro martirio, questo giace sullo stesso fuoco del suo supplizio; quelli calpestano le fiamme con la pianta dei piedi, questo le spegne con la devota offerta dei suoi fianchi. Quelli, dico, ritti in mezzo al loro supplizio adoravano il Signore con le mani alzate, questi disteso nella sua sofferenza prega il Signore con tutto il corpo.





mercoledì 25 giugno 2014

ancora il nostro Padre tra i Santi Massimo Vescovo di Torino-la sua meditazione orante


il nostro Padre tra i Santi Massimo Vescovo di Torino-la sua meditazione orante


http://www.document acatholicaomnia. eu/30_10_ 0370-0470- _Maximus_ Taurinensis_ Episcopus. html

Cristo, sole nuovo - Massimo di Torino, Sermone 62,2

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Gesù è il nuovo sole che trapassa le pareti, spalanca gli inferi, scruta i cuori;
questi è il nuovo sole che con il suo spirito fa rivivere ciò che è morto, restaura ciò che è corrotto, rialza ciò che è decaduto; e ancora col suo calore purifica ciò che è sordido, riscalda ciò che è languido, consuma ciò che è corrotto.



È lui, dico, che scruta a fondo le responsabilità di tutte le nostre azioni e, piuttosto che punire le colpe, le corregge.


È questi certamente il sole giusto e sapiente che non si volge senza discrezione
indifferentemente sui buoni e sui cattivi come fa il sole di questo mondo, ma invece, con verace giudizio, splende per i santi e tramonta per i peccatori.



martedì 24 giugno 2014

dalla raccolta antologica: Sermoni di S. Massimo, Predica della resurrezione, Vescovo di Torino, édita dalle Ed. Paoline nel 1975)



dalla raccolta antologica: Sermoni di S. Massimo, Predica della resurrezione, Vescovo di Torino, édita dalle Ed. Paoline nel 1975)



Hæc dies, quam fécit Dóminus: exsultémus, et lætémur in ea.
Confitémini Dómino, quóniam bonus: quóniam in sæculum misericórdia eius.
(Salmo 117, 24 e 1 


Non è senza ragione, o fratelli, che oggi si legge questo salmo nel quale il profeta dice che dobbiamo esultare e rallegrarci: il santo Davide invita tutte le creature a partecipare alla festa di questo giorno. 


Perché oggi la risurrezione di Cristo disserra il tartaro, i neofiti della Chiesa rinnovano la terra, lo Spirito Santo spalanca il cielo, il tartaro dischiuso rende i suoi morti, la terra rinnovata germina i risorti, il cielo aperto accoglie le anime che vi salgono. Leggiamo infatti che il buon ladrone sale in paradiso (Luca 23, 43), i corpi dei santi entrano nella città santa (Matteo 27, 51-53), i morti ritornano tra i vivi; tutti insomma gli elementi, con nuovo slancio che viene dalla risurrezione del Cristo, si muovono verso l'alto. 



Il tartaro rende ai súperi quelli che deteneva, la terra manda in cielo i suoi sepolti, e il cielo presenta al Signore quelli che ha ricevuto; e, con una sola e medesima operazione, la passione del Salvatore innalza dal profondo, suscita su dalla terra e colloca tra i superni.
La resurrezione di Cristo è infatti vita per i defunti, vénia per i peccatori, gloria per i santi. 


Tutte le creature dunque sono invitate dal santo Davide alla festa della resurrezione di Cristo, quando dice che bisogna esultare, ed allietarsi in questo giorno fatto dal Signore.
La luce di Cristo è giorno senza notte, giorno senza fine; ovunque splende, ovunque irraggia, da nessuna parte s'oscura. E che questo giorno sia il Cristo stesso, lo dice l'Apostolo: «La notte è inoltrata, e il giorno s'avvicina» (Romani, 13, 12). 


«La notte» dice «è inoltrata», non «segue», perché devi intendere che, sopraggiungendo la luce di Cristo, le tenebre del diavolo son messe in fuga e l'oscurità del peccato non seguirà piú; dall'invitto splendore le precedenti caligini son sgominate, ed è chiuso il varco a successive colpe… 


Sempre infatti il giorno celeste splende, riluce, rifulge, nessuna oscurità lo può vincere; cosí anche la luce del Cristo sfavilla, dardeggia, sfolgora, nessun delitto per quanto tenebroso la può oscurare; per cui l'evangelista Giovanni dice: « …la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta…» (Giovanni, 1, 5). 


Dunque, o fratelli, in questo santo giorno tutti dobbiamo esultare. Nessuno si sottragga alla comune letizia per il rimorso dei peccati, nessuno si allontani dalle comunitarie suppliche per il peso dei delitti! Per quanto sia peccatore, in questo giorno non deve disperare della compassione ; perché c'è a suo conforto un precedente illustre; se un ladrone ha meritato il paradiso, un cristiano non meriterebbe il perdono? E se a quello il Signore perdonò dalla croce, molto piú perdonerà a questi nella resurrezione; e se nella umiliazione della passione tanto donò a chi si confessava peccatore, quanto darà a chi supplica nel dí glorioso della resurrezione? Come ben sapete, si è piú disposti a concedere favori nel giorno felice del trionfo che nella prigionia e nella pena.



« …e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza» (Salmo 102, 5). Io direi che la giovinezza del Cristo fu rinnovata allora quando Egli risorse dai morti. Depose infatti le spoglie della carne corruttibile e rifiorí con l'assumere rediviva carne, secondo ciò che Egli stesso per mezzo del profeta disse: «Rifiorà la mia carne, e con tutto il mio cuore a lui dò lode» (Salmo 27, 7).
Dice «Rifiorí la mia carne». Badate quale verbo ha usato! Non ha detto «fiorí», ma «rifiorí»; non rifiorisce se non ciò che già ebbe una precedente fioritura. Ora la carne del Cristo fiorí una prima volta quando uscí dall'illibato seno della Vergine Maria … Rifiorí poi quando, reciso dai Giudei questo corporeo  fiore, germogliò redivivo dal sepolcro nella gloria della resurrezione, e, a modo di un fiore, irradiò su tutti gli uomini lo splendore e il profumo dell'immortalità: il profumo soave delle buone opere, lo splendore della incorruttibile immortale vita divina.

lunedì 23 giugno 2014

24 giugno Nascita di San Giovanni Battista-Calendario del Nuovo Stile- Dalla liturgia siro-orientale -



24 giugno Nascita di San Giovanni Battista-Calendario del Nuovo

Stile-




Dalla liturgia siro-orientale -un inno stupendo..biblicamente

totale...spiritualmente edificante-Facciomene tutti una lettura e
una meditazione profonda davanti all'icona del Santo Precurosre e
Profeta e Battista Giovanni affinchè egli che è l'amico dlelo Sposo
interceda presso lo Sposo che viene per la salvezza delle anime
nostre



In ''L'orient Syrien'', Parigi, fasc. n. 6, 1961, 309‑316.



Ti lodiamo e ti rendiamo grazie senza fine, o Verbo di Dio,

per la tua incarnazione e per la tua provvidenza.
Senza posa facciamo memoria dell'inenarrabile ricchezza
della tua bontà, perché hai redento il genere umano.
Prima di venire, o Signore, ci hai inviato i tuoi messaggeri, i
santi profeti,
e ognuno di essi annunziò il mistero nascosto della tua venuta.
L'uno profetizzava che il Signore sarebbe venuto
ad allietare gli afflitti di Sion (Is 61, 3).
L'altro annunziò che il Signore avrebbe ristabilito (Ger 31, 31)
l'alleanza con il suo popolo.
L'uno pregava perché il Signore (Sal 82, 1).
venisse e non stesse in silenzio.
L'altro supplicava: Fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi
(Sal 79, 4).
L'uno profetizzò il Precursore,
annunziando da parte di Dio:
Ecco, io manderò un mio messaggero (Ml 3, 1).
L'altro ci insegno che sarebbe
una voce che grida nel deserto (Is 40, 3).



Dopo esserti manifestato in figura a tutti i santi profeti,

Signore, hai inviato davanti a te Giovanni Battista.
Egli è il punto di transizione tra l'antica e la nuova alleanza,
la stella che precede la luce, la lampada che prelude il sole di
giustizia,
la voce che proclama la venuta del Verbo.
Giovanni è il messaggero che annunzia a tutti i popoli:
Viene uno che e più forte di me, al quale io non son degno di
sciogliere neppure il legaccio dei sandali (Lc 3, 16).
Sia benedetto il Messia che venne alla fine dei tempi
per compiere i misteri annunziati dai profeti!
Egli abitò nel seno della figlia di Davide, una vergine
meravigliosa.
Egli inviò un messaggero davanti a lui,
Giovanni, il figlio della sterilità,
perché annunziasse e proclamasse
la manifestazione del Verbo
e appianasse la via al Signore.





In Giovanni vediamo la realizzazione

e il coronamento di tutti i profeti.
Egli è infatti un nuovo Mosè,
perché vide Dio in realtà
e non attraverso i veli del mistero.
Giovanni è un novello Giosuè,
perché mostrò il passaggio non del Giordano,
ma ad una buona condotta.
Giovanni è un novello Gedeone, che per mezzo dell'acqua si scelse
guerrieri che combattessero non contro
la carne e il sangue, ma contro gli spiriti malvagi.
Giovanni è un nuovo Samuele,
perché unse non il re Davide,
ma battezzò il Signore di Davide.
Giovanni è un nuovo Davide,
che non fu perseguitato da Saul, ma ucciso da Erode.
Giovanni è un nuovo Elia,
che fu nutrito non da un corvo,
ma dalle cavallette e dal miele selvatico.
Giovanni è un nuovo Giuseppe,
perché fu tentato non dalla moglie
di Potifar, ma da Erodiade.
Giovanni è un nuovo Eliseo,
perché non olio moltiplicò,
ma coloro che si fanno ungere con l'olio.
Giovanni è un nuovo Isaia,
che non si accontentò di predire:
Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio (Is 7, 14), ma
dichiarò:
Ecco che ella ha concepito e dato alla luce
l'agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! (Gv 1, 29)





Giovanni, tu sei la gran tromba del timore di Dio;

il tuo splendore giocondo risveglia
chi dorme nel peccato
e gli annunzia l'aurora della penitenza salvifica.
Sei il più grande tra gli uomini
e precedi colui che è prima della creazione.
Beato sei tu, Giovanni,
perché il deserto accresce il tuo merito,
e il miele selvatico ti serve da cibo.
Beato sei tu, perché sei amico dello sposo
e padrino della sposa, la Chiesa,
invitando popoli e nazioni
al battesimo e alla conversione.
Beato sei tu, perché vedesti
lo Spirito Santo, udisti la voce dei Padre
e posasti la mano sul capo del Redentore del mondo.
Noi ti preghiamo: veglia sulla Chiesa,
e insegnale ad amare il Cristo suo sposo.
Sia benedetto Dio che fidanzò questa sposa al suo unico Figlio!





domenica 22 giugno 2014

L’uomo che non sa alcunché





Toros Roslin, Evangelista Giovanni, Vangelo di Malat'ya, 1268 (MS No. 10675). Postato 17th June 2013 da ADG Andrea. Etichette: Armenia arte bizantina ...

«Chi sei?»

Gesù disse loro: il principio.
(Gv. 8, 25)


Il Signore Gesù è il principio della creazione, il principio della restaurazione, il principio della salvezza, il principio della resurrezione e della gloria eterna.
Ovunque si voglia estirpare un qualsiasi male, Egli è il principio. È impossibile fare a meno di Lui. Ovunque si voglia costruire qualcosa di buono, Egli è il principio. Non si può fare a meno di Lui. Se si vogliono strappare le radici della discordia e dalla malizia in seno alla famiglia, nel paese, in città, nel mondo intero non è possibile fare a meno di Lui. Dobbiamo iniziare con Lui. Se desideriamo introdurre la buona volontà, la pace, l’amore e la concordia in seno alla famiglia, nel paese, in città, tra il popolo, nel mondo intero, non si può fare a meno di Lui. Egli è il principio.
Perché, senza il Cristo, non è possibile estirpare il male né seminare il bene?

Perché ogni male viene dal peccato e solo Lui può rimettere i peccati.
Quando Lui, e solo Lui, rimette il peccato, allora la radice del male viene estirpata.
E nessun bene può essere piantato senza di Lui, poiché in Lui si trovano tutte le ricchezze del bene, tutti i semi del bene. Lui soltanto è il seminatore del bene nel campo del mondo.



L’apostolo Paolo che aveva compreso meglio di noi la questione, disse : «Tutto mi è possibile in Gesù Cristo che mi rende forte» (Fil. 4, 13). E senza Gesù Cristo chi sarà colui che potrà iniziare a guarire dal male, a liberare il prossimo dal male, a piantare dentro di sé il bene, a stabilire nell’altro il bene? Nessuno, in realtà nessuno.
Così, fratelli, se siamo risoluti nel distruggere il male dentro di noi e negli altri, e a piantarvi il bene, in noi come nel prossimo, cominciamo dal principio, cioè cominciamo dal Vincitore del male e Seminatore del bene, il Signore Gesù Cristo.
Signore Gesù Cristo, sii per noi il principio di tutte le lotte contro il male e di ogni operabuona. A Te la gloria e la lode nei secoli. Amen.


San Nicola di Ochrid
Tratto dal Prologo di Ochrid, omelia del 28 Gennaio
(Traduzione italiana da LUCE-VITA n 3 Settembre 2013)


http://www.pistoiaortodossa.it/cms/luomo-che-non-sa-alcunche/

giovedì 19 giugno 2014

Doroteo di Gaza, Insegnamenti 4,57-


Doroteo di Gaza, Insegnamenti 4,57-



Imparate anche voi 
a portare i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2), 
imparate a rispettarvi a vicenda.
E se a qualcuno capita di sentire 
una parola spiacevole 
o di dover sopportare 
qualcosa che non gli piace, 
non si lasci subito scoraggiare, 
non si irriti subito; 
al momento della lotta, 
quando gli viene offerta 
un'occasione di crescita spirituale,
non si faccia trovare 
con il cuore disattento e negligente, 
senza forza, 
incapace di sopportare 
la minima provocazione.


Non assomigliate ai meloni 
che marciscono subito 
appena son toccati da un sassolino da nulla.

Cercate di avere un cuore saldo, paziente; 
il vostro amore vicendevole sopporti tutto, 
qualsiasi cosa accada.


martedì 17 giugno 2014

CANONE A SAN CALOGERO di Sergio monaco Il cui acrostico è: “O Padre Calogero il monaco Sergio ti offre questo inno epodico.”


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CANONE A SAN CALOGERO
 di Sergio monaco

Il cui acrostico è:



“O Padre Calogero il monaco Sergio ti offre questo inno epodico.”



Anastasimon

Illumina il mio spirito e la mia mente, o Salvatore, per 

celebrare con inni l'asceta Calogero, o Cristo, tu che sei 

luce intramontabile, affinché io, per sua intercessione, sia 

degno di ricevere da Te il perdono dei miei peccati.

Katisma



Scuotiti, o anima, dal sonno dell'indolenza e accendi la 

lampada risplendente della penitenza ed esci dall'agitazione 

di questa vita all'incontro dello Sposo immortale, dicendo: 

«Accoglimi e non respingermi, o Verbo, per le preghiere di 

Colei che Ti partorì».


W     O splendida solennità! Oggi la memoria del Santo irradia della


sua luce le menti dei fedeli. Su, o fedeli, facciamo festa 

lietamente cantando e invochiamo colui che supplica senza posa il 

Salvatore per noi.


P     O Calogero, padre dal cuore ripieno di Dio, tu cancellasti in 

Te del tutto gli stimoli delle passioni mediante una grande 

continenza e una costante preghiera e, avendo ricevuto la grazia 

dell'impassibilità, divenisti dimora dello Spirito Santo; perciò tu, 

o Beatissimo, scacci sempre gli spiriti maligni, tanto da vivo 

quanto dopo morte.


a     Nessun altro dei Santi Padri mostrò sulla terra come te, o 

Beatissimo, la presenza di Dio mediante i sudori dell'ascesi.


Per le suppliche del divino Calogero, preserva incolume dal male, o 

Dio, per le preghiere sante di lui, questo nostro gregge.


t      Coi ruscelli delle tue lacrime rendesti fertile il suolo del 

deserto e coi gemiti profondi facesti fruttificare al centuplo le 

tue fatiche; e divenisti un faro per il mondo intero irradiando luce 

coi miracoli, o Calogero nostro Padre; intercedi presso Cristo Dio 

affinché salvi le nostre anime.


e       Tu sei stato onorato come vero amico del Signore; coi 

digiuni e le preghiere il tuo potere si rafforzò infatti assai, 

sicché tu sconfiggesti l'Insidiatore e i suoi collaboratori, o 

Calogero miracoloso; per questo, supplica per noi il Signore.


r      Voi, o Teofori, ci concedete veramente giorno per giorno una 

fiumana dii rimedi, o gerarca Gregorio e Demetrio, o rinomatissimi 

martiri invitti di Cristo; mentre il vostro compagno Calogero, emulo 

nell'amare il Signore, porge certamente rimedi agli ammalati, 

intercedendo presto insieme a voi per il nostro gregge.


K    Lodiamo con inni, o fedeli, Calogero insieme con Demetrio e il 

divino Gregorio: che stanno ad intercedere sempre per noi.


a     Poiché tu sei stato guaritore di anime e di corpi per coloro 

che accorrono con fede nella tua chiesa, guarisci presto, o saggio e 

pio Calogero, anche le passioni della mia anima, accettando, o 

Padre, le lodi che ti innalzo io, tuo servo.


l      Avendo tu lasciato la terra patria di Calcedonia dopo esserti 

adoperato contro il funesto culto senza legge, ti fermasti, o Padre, 

in Sicilia e, insieme con il profeta Gregorio, ti mettesti ad 

insegnare ad adorare in modo ortodosso la Trinità divina.


o      O santo padre Calogero, tu ti ritirasti in una spelonca per 

amore della vera vita non avendo nessuna paura degli assalti del 

nemico sferrati con percosse e vani strepiti, o Santo; ma tu li 

respingesti con le tue preghiere, o Anima forte dimorante nella 

solitudine; per questo motivo, ora noi tutti ti celebriamo 

proclamandoti beato.


g       Noi fedeli, esaltando debitamente le lotte dei saggi asceti, 

le fatiche dei soldati di Cristo: Gregorio, Calogero e Demetrio, 

gridiamo al Signore: «Per le loro suppliche, liberaci da ogni pena».



e      Tu salisti sul monte della contemplazione della azione con 

saggezza, o Beatissimo, e quindi continui a risplendere come il sole 

in Sicilia coi raggi dei miracoli, o del tutto Ammirevole; 

perciò noi oggi, celebrando la tua memoria luminosa, inneggiamo a te 

con fede, o Calogero dal cuore ripieno di Dio.


r      Senza dubbio, ogni giorno voi riversate su di noi torrenti di 

guarigioni, o grandissimi Padri Gregorio, gerarca, e Demetrio, 

celeberrimi, e martiri invittissimi di Cristo, strumento del quale, 

Calogero, amantissimo delle popolazioni, porge aiuto efficace agli 


ammalati.



e      Vi esercitaste conformemente alla legge, o Saggi, e 

diveniste sapientissimi agli occhi di Dio; foste noti come altre 

dimore del Creatore del mondo, luminari portatori di Dio, martiri 

della Chiesa, ornamento dei Santi.


S     Affrettiamoci a recarci a gara nella grotta, fratelli, e 

vedremo meraviglie dove il Santo soleva ritirarsi e mettere in fuga 

le falangi dei demoni; per quelli che vi accorrono essa rigurgita di 

rimedi per i mali.


e       La tua fama si diffuse per tutta la terra, o Calogero 

mirabile in tutto; tu infatti abbandonasti questo mondo corruttibile 

e, presa sulle tue spalle la croce, abbattesti il Serpente sorgente 

di mali, perciò ti celebriamo con inni.


r      Rimedi a torrenti vogliate concederci, o Gregorio 

famosissimo, Demetrio ammirabilissimo, Calogero dal cuore ripieno di 

Dio, voi martiri gloriosamente vittoriosi, santi di Dio, nostri 

protettori.


g       Essendo scoppiata nel territorio di Calcedonia la 

persecuzione suggerita dall'empia depravazione, il gerarca Gregorio 

raccolse i servi della santa Trinità; saliti su una nave fuggirono 

di nascosto verso un'isola.


i       Il gran santo Gregorio, essendo gerarca, avendo preso con sé 

il celebre diacono della Chiesa Demetrio e moltissimi altri santi, 

fra i quali il nostro Calogero, navigò felicemente.


o       Non per sfuggire ai patimenti ‑ non sia mai! ‑ ma per 

annunziare a tutti la potenza della Trinità, essi sbarcarono insieme 

a Lilibeo e si separarono per mettersi a predicare.


v     Calogero, questo asceta inflessibile e grande, occupò una 

grotta e purificando con la preghiera quel covo di demoni, col 

potere della croce li caccio nei recessi dell'inferno.


A      Nessun altro dei santi Padri mostro sulla terra come te, o 

Beatissimo, la presenza di Dio mediante i sudori dell'ascesi.


Per le suppliche del divino Calogero, preserva, o Dio, dal male 

questo nostro gregge insieme con questo suo pastore.


s       Oggi la folla dei monaci s'è adunata lietamente; oggi essi 

glorificano il santo Pastore. Il popolo santo si rallegra, e l'orda 

dei demoni s'è eclissata, mentre la loro dimora fu distrutta, e noi 

fummo innalzati fino al cielo; perciò, levando inni, gridiamo e 

diciamo: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli».


c       Festeggiando oggi la sacra memoria di Calogero con canti, 

diamo gloria a Cristo, a Lui che gli concede la grazia dei miracoli 

per guarire le infermità.


j       Tu fosti fatto veramente degno di ricevere i carismi dello 

Spirito. o Padre, e premi i fedeli che celebrano la tua santa 

memoria elargendo loro pace e misericordia; liberandoli inoltre da 

ogni pericolo, o Calogero glorioso, tu li conduci con le tue 

preghiere alla luce senza tramonto, o Beatissimo.

t       O Tu che fosti generato da una Vergine, Ti prego di 

sommergere nell'abisso della impassibilità le tre parti della mia 

anima, che mi tiranneggiano con violenza, affinché io, come appeso a 

un patibolo mediante la mortificazione del mio corpo, possa cantarTi 

un inno di vittoria.


j       Dall'oriente approdasti in Sicilia, o straordinario Padre, 

come abbiamo appreso da molti maggiori, insieme con Gregorio, tuo 

arcigerarca, o san Calogero, poiché detestavi la superstizione 

eccessivamente grande.

Se quegli ebbe in merito di bere il calice per Cristo, tu avesti il 

tuo nella grotta; intercedi per i figli tuoi che onorano la tua 

memoria.


v      Oggi la folla dei monaci s'è adunata lietamente; oggi essi 

glorificano il santo Pastore. Il popolo dei santi si rallegra, e 

l'orda dei demoni s'è eclissata, mentre la loro dimora fu distrutta, 

e noi fummo innalzati fino al cielo; perciò, levando inni, gridiamo 


e diciamo: «Per le preghiere dei tuoi Santi, salvaci, Signore»



u       Anche oggi su tutti i fedeli risplende piú del sole questo 

Santo moltiplicando le guarigioni per coloro che accorrono con fede 

al suo santuario e celebrano la sua splendida e santa festa.


m       Ricordati nelle tue preghiere, o santo Padre Calogero, di 

tutti i fedeli che celebrano la tua memoria degna di canto, e 

liberali dalla peste, dai pericolii incombenti, dai castighi e 

dall'assedio.


n       Mediante la continenza tu, o Padre, mortificasti le passioni 

della carne; emulando lo zelo del divino Elia, scacciasti, 

sgominasti con fermezza, o Anima forte, la perversione spirituale di  

Gezabele.


o       Il profeta Davide, l'antenato di Dio , gia cantava 

anticamente: «Ecco, errando, sono fuggito lontano»; tu, o Padre, 

avendo imitato fedelmente anche lui, approdasti nell'Isola.


n       Chinati verso di noi che celebriamo la tua gloriosa memoria

e, vedendo la nostra oppressione, o Anima ripiena di Dio, porgi 

suppliche a Colui che è il solo Misericordioso e Dio, affinché ci 

liberi dall'assalto dei nemici.


P      Come farò a celebrarti con inni io, misero e infelice, o 

beatissimo Calogero? Ma accogli quest'inno di me, indegno tuo servo, 

ed anche me che ne sono l'autore.


r       Portando sulle spalle come un'asta la croce di Gesù, tu, o 

Calogero glorioso, abbattesti l'errore degli atei; e ora, con la tua 

potenza, scacci i demoni, o sempre degno di ricordo.


o       Noi che con fede celebriamo la tua santa, luminosa e famosa 

festa, inneggiando gridiamo a Cristo: «Benedetto sei, Signore, tu 

che glorifichi i tuoi Santi! ».


s     Tu imitasti bene, o beato Santo, l'antico padre Abramo; 

infatti, avendo lasciata la patria ed abitato in una grotta di 

Sicilia, benedici ininterrottamente Il Signore.


y      Tutti amici tu facesti, o Beato, degli insegnamenti di Dio, 

sia illuminandoli fedelmente con la luce della fede sia insegnando 

loro a salmeggiare: «Opere tutte, benedite e lodate il Signore».


e       Con la tua costanza, o amabilissimo Calogero, ti acquistasti 

il premio; affidasti infatti il tuo spirito alle mani di Dio 

salmeggiando continuamente: «Benedite ed inneggiate il Signore».


r       Con la forza di Dio dominatore assoluto dell'universo 

abbattesti il potere dell’ Avversario, o Padre sapiente; perciò tu, 

o glorioso, avendo ricevuto sul tuo capo un diadema, continui a 

godere del riposo.


e       Volgi il tuo sguardo, Signore, dal cielo 

e  guarda  l'umiliazione di noi tuoi servi; per le preghiere del 

tuo Santo, abbassa la superbia dei nemici e concedici presto la pace.



i        Chiedi, o san Calogero, che venga donata sempre una forza 

invincibile contro le passioni a chi canta le tue lodi e a tutti 

coloro che con fede frequentano il tuo tempio, come pure ai sovrani ortodossi.


E       Una grande pace ci è stata concessa da Dioo Fortissimi, 

anche perché voi superaste la tempesta delle avversità, o Padri 

santissimi, soldati coraggiosi e intercessori per coloro che vi celebrano.



pO Calogero, padre dal cuore ripieno di Dio, tu, soccorrendo sempre coloro che fanno ricorso a te, ti sei guadagnato giustamente il titolo di imitatore di Abramo; tu possedesti la fortezza di Giobbe nei travagli ed emulasti realmente la mitezza di Davide, tu conducesti sulla terra una vita angelica, (e perciò) conseguisti la beatitudine suprema, sicché tu ora preghi per noi.

wCome vero asceta di Cristo, tu, o Beato, fosti coronato; infatti con la mortificazione purificasti l'occhio dell'anima e quindi fosti fatto degno di vedere Dio che tu amavi e che una volta Mosè aveva visto; da Lui pure tu ricevesti, o Calogero, la grazia dei tuoi miracoli, mediante i quali ti sei fatto conoscere da noi, che ti celebriamo con canti.

dSu, o fedeli tutti quanti, totalmente intenti alla celebrazione della festa, contempliamo le meraviglie di lui; infatti il grande Calogero santificò la grotta scacciandone via lontano tutti i demoni e la trasformò in un santo tempio di Cristo, (nel quale) libera da ogni specie di male coloro che celebrano la sua memoria.

iCon la forza della sacrosanta Croce uccidesti il serpente, o grandissimo san Calogero, ed estirpasti l'errore degli idoli, e partito per la Sicilia brillasti per miracoli. Prega per noi, che ti glorifichiamo con affetto e sollecitudine.

cLodiamo con inni, o fedeli, Calogero insieme con Demetrio e il divino Gregorio: essi intercedono sempre per noi.

oSanto padre Calogero. tu prendendo sulle spalle il giogo di Cristo, venisti nella grotta, non avendo nessuna paura degli assalti del nemico sferrati con percosse e vani strepiti, o Santo; ma tu li respingevi con le tue preghiere, o Anima forte, vanto degli asceti; perciò supplica senza posa Cristo affinché abbia pietà di noi.

nPer quelli che con fede accorrono alla tua grotta, tu fai scaturire il favore di numerose guarigioni, e facendo essi con sicurezza l’esperienza del prodigio del sudore, rendono grazie imperiture a Dio, o san Calogero.
Intanto, con le tue gradite ed accette preghiere, rendi condegno me, che ne sono indegno, di lodarti a ragione; tu, infatti, ti mostri difensore, aiutatore ed incline ai favori per quanti hanno deciso di onorarti con animo ardente.

Fine dell’ufficio del nostro santo padre e taumaturgo Calogero. Amen

THEOTOKION


1 O miracolo stupefacente! Come mai contenesti nel tuo seno il Dio dell'universo? Come mai portasti come bambino il Creatore di tutto il mondo? La tua gravidanza, che supera ogni comprensione, lascia stupefatti la mente e l'intelletto, o beatissima Deipara senza macchia; perciò supplicaLo continuamente di aver pietà di noi.

2 Quando mai si è sentito dire che una madre fosse vergine? E quale vergine fu riconosciuta madre? Tutto ciò che ti riguarda, o Madre di Dio, è straordinario; per questo ti magnifichiamo con fede.

3 Tu generasti il Verbo di Dio in maniera incomprensibile, cosi come Egli si compiacque venendo prima generato da Lui; o Signora ignara di nozze, non cessare di intercedere per il mondo affinché sia liberato da ogni genere di male.

4 Avendo generato Dio, tu sei porto, difesa dei tuoi servi, o immacolata Vergine Madre; perciò anch'io, servo inetto, mi prostro a te, Signora: aiutami e liberami dalle tribolazioni.

5 O Vergine inesperta di nozze, presidio e vanto di coloro che ti inneggiano, salva i fedeli che ti supplicano, e liberali da ogni miseria, tu che hai generato. come Egli si compiacque, Dio nella carne.

6 Guarda le miserie e le grandi tribolazioni di noi tuoi servi, o unica buona, Madre di Dio, e rivolgi subito preghiera a tuo Figlio perché ci liberi dalla servitù dei figli d'Ismaele.

7 O Signora inneggiatissima, o Vergine che generasti DIO come Egli si compiacque, scongiuraLo di concedere il perdono dei peccati a coloro che ti inneggiano.

8 Come sai, o Salvatore, tu solo fosti generato ineffabilmente dalla Vergine per tuo volere; per le preghiere bene accette di Lei, libera da ogni male coloro che Ti adorano con fede.

9 Si adempirono le predizioni dei profeti, o Madre dell'Uomo-Dio; tu infatti fosti monte e trono, o Gloriosa, la Porta non varcata, da cui entrò e uscì soltanto Colui che è nostro Dio.

10 Il tuo mistero, o Pura, non può comprenderlo né un'intelligenza celeste e nemmeno certo una semplicemente umana; esso infatti si presenta inesprimibile ed a tutti inafferrabile, poiché, o Deipara, il Verbo di Dio, pur essendo infinito, si compiacque d'esser contenuto in te.

11 O sola Imperatrice, o sola Madre di Dio, o sola salvezza del mondo, per le preghiere dei Santi Martiri tienici sempre sotto la tua protezione.

Triadico

Sei tutta desiderio e dolcezza per coloro che ti adorano con fede, o Trinità sovradivina, Padre, Figlio e Spirito Santo; tu che sei esaltata con Inni nell'Unità della divinità, salvaci tutti.


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1.
Con la forza della sacrosanta Croce uccidesti il serpente, o grandissimo san Calogero, ed estirpasti l'errore degli idoli, e partito per la Sicilia brillasti per miracoli.
Prega per noi, che ti glorifichiamo con affetto e sollecitudine.

2.
Per quelli, che con fede accorrono alla tua grotta, tu fai scaturire il favore di numerose guarigioni, e tacendo essi con sicurezza, l’esperienza del prodigio del sudore, rendono grazie imperiture a Dio, o san Calogero.
Intanto, con le tue gradite ed accette preghiere, rendi condegno me, che ne sono indegno, di lodarti a ragione; tu, infatti, ti mostri difensore, aiutatore ed incline ai favori per quanti hanno deciso di onorarti con animo ardente.

3.
Dall'oriente (Verso l'occidente) approdasti in Sicilia, o straordinario Padre, come abbiamo appreso da molti maggiori, insieme con Gregorio, tuo arcigerarca, o san Calogero, poiché detestavi la superstizione eccessivamente grande.
Se quegli ebbe in merito di bere il calice per Cristo, tu avesti il tuo nella grotta; intercedi per i figli tuoi che onorano la tua memoria.

4.
Senza dubbio, ogni giorno voi riversate su di noi torrenti di guarigioni, o grandissimi Padri Gregorio, gerarca, e Demetrio, celeberrimi, e martiri invittissimi di Cristo, strumento del quale, Calogero, amantissimo delle popolazioni, porge aiuto efficace agli ammalati.

Scritto  dal Monaco Sergio a Sciacca intorno all’anno 870; fu poi portato nel 

Monastero di San Filippo lo Scacciaspiriti di Fragalà, come vuole la tradizione 

nell’arco di tempo che va dal IX al XII secolo, assieme alle reliquie di San 

Calogero ed a quelle di San Gregorio e di San Demetrio

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