domenica 4 ottobre 2015

E Abba disse 05/10/2015 lettere ascetiche Barsanufio e Giovanni(seconda parte)


17. Mi hai scritto chiedendo che pregassi per i tuoi peccati. Ti dirò la stessa cosa: Prega per i miei. E' scritto "fa' agli altri ciò che vuoi sia fatto a te" (Luca 6, 31). Benchè io sia il più reietto e basso di tutti gli uomini, continuo a fare quanto posso, in accordo al comandamento: "pregate l'uno per l'altro", così che tu possa riavere la salute.


18. Se non puoi parlare della fede, non tentare neanche di farlo. Chi è saldo nella fede, non sarà mai turbato da discussioni e dibattiti con eretici e miscredenti. Avendo in sè Gesù, il Signore della pace e della quiete, dopo una calma discussione può amorosamente portare molti eretici e miscredenti alla conoscenza di Gesù Cristo, nostro Salvatore. Fai così: finchè la discussione su qualche cosa è superiore alle tue forze, prendi la strada maestra della fede dei 318 santi padri, nella quale tu sei battezzato. Essa contiene ogni cosa formulata esattamente per la perfetta comprensione. Ma sopra ogni cosa poni attenzione a te stesso, meditando sui tuoi peccati e sul come sarai giudicato da Dio.


21. Quando sei intento alla preghiera, chiedi la liberazione dal vecchio Adamo, o recita la preghiera del Signore, o ambedue insieme, poi riprendi il tuo lavoro manuale.
Sulla lunghezza del tempo della preghiera, ti dirò: se tu "preghi incessantemente" (Tess. 5, 17), come dice l'Apostolo, la quantità del tempo non ha importanza.


22. Riguardo al sonno notturno, prega per due ore alla sera, cominciando a contarle dal calar del sole, e quando hai finita la dossologia, dormi per sei ore. Indi alzati per la veglia e rimani desto per le rimanenti quattro ore. Fai lo stesso anche d'estate, ma riduci la dossologia e leggi meno salmi in accordo alla brevità della notte.


25. Riguardo all'astinenza del cibo e delle bevande, i padri dicono che l'uno e le altre siano di una misura inferiore alla reale necessità di ciascuno; cioè non riempire lo stomaco del tutto. Ciascuno stabilisca una misura per se stesso per quanto riguarda il cibo e per il vino.
D'altronde la misura dell'astinenza non è limitata al cibo e al bere, ma riguarda anche la conversazione, il sonno, il vestire e tutti i sensi. Ciascuna di queste cose deve avere la sua consona misura di astinenza.


34. Voglio controllare il ventre e ridurre la quantità del cibo e non posso. Invece se qualche volta ci riesco, torno quasi subito alla prima misura. Lo stesso mi accade col bere. Perchè avviene questo ? Nessuno è esente da ciò, eccetto l'uomo che è giunto alla statura di colui che disse: "Ho dimenticato di mangiare il mio pane, a cagione del grido del mio dolore; le ossa mi forano la pelle" (Sal. 102, 45). Un siffatto uomo presto riesce a ridurre il suo cibo ed il bere; poichè le lacrime gli sono di cibo, può raggiungere uno stato nel quale è nutrito dallo Spirito Santo. Credimi, fratello, conosco un uomo di tale statura, una o due volte nel corso di una settimana e qualche volta più spesso è attratto dal cibo spirituale, la cui dolcezza gli fa dimenticare il cibo materiale. Quando si accinge a consumare il cibo è come uno permanentemente sazio, non ne ha desiderio; se mangia, rimprovera se stesso dicendo: perchè non sono sempre in quello stato ? E' lo desidera così intensamente da ottenere il più grande successo.


39. Quando leggo i salmi, devo dire la preghiera del Signore dopo ogni salmo ? Dire la preghiera del Signore una volta, è sufficiente.


43. L'infermità è una lezione di Dio e serve ad aiutarci a ringraziare sempre più Dio. Non era forse Giobbe un vero amico di Dio ? Cosa non ha sopportato, benedicendo e glorificando Dio ? Alla fine la sua stessa pazienza lo portò ad una incomparabile gloria. Così anche tu sappi sopportare e "vedrai la gloria di Dio" (Giov. 11, 40). Non rattristarti se per infermità non puoi praticare il digiuno; Dio non esige mai fatiche superiori alle possibilità di ciascuno. Dopo tutto, cos'è il digiuno se non il freno per moderare un corpo sano e renderlo docile, liberarlo dalle passioni, in accordo con le parole dell'Apostolo: "Quando sono affranto, è allora che sono forte" (2 Cor. 12, 10) ? Ma l'infermità è più che un freno, così sostituisce il digiunare ed è considerata di maggior merito. Chi sopporta con pazienza, ringraziando Dio, come premio alla sua pazienza, riceve il frutto della salvezza. Un corpo malato è indebolito dall'infermità, non vi è bisogno di togliergli le forze col digiuno. Ringrazia Dio di essere dispensato dal travaglio del digiuno. Non preoccuparti anche se mangi dieci volte in un giorno; non sarai giudicato per questo, purchè tu non lo faccia per il tuo piacere.

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