giovedì 12 marzo 2015

in Quaresima- del digiuno e della misericordia Dai Discorsi di san Leone Magno, papa (Disc. 6 sulla Quaresima, 1, 2; Pl 54, 285-287)





Sempre, fratelli carissimi, della grazia del Signore è piena la
terra ( Sal 33, 5) e la stessa natura, che ci circonda, insegna a
ciascun fedele a onorare Dio. Infatti il cielo e la terra, il mare e
quanto si trova in essi proclamano la bontà e l'onnipotenza del loro
Creatore. E la meravigliosa bellezza degli elementi, messi a nostro
servizio, non esige forse da noi, creature intelligenti, un doveroso
ringraziamento?
Ma ora ci viene chiesto un completo rinnovamento dello spirito: sono
i giorni dei misteri della redenzione umana e che precedono più da
vicino le feste pasquali.
E' caratteristica infatti della festa di Pasqua, che la Chiesa tutta
goda e si rallegri per il perdono dei peccati: perdono che non si
concede solo ai neofiti, ma anche a coloro che già da lungo tempo
sono annoverati tra i figli adottivi.
Certo è nel lavacro di rigenerazione che nascono gli uomini nuovi,
ma tutti hanno il dovere del rinnovamento quotidiano: occorre
liberarsi dalle incrostazioni proprie alla nostra condizione
mortale. E poiché nel cammino della perfezione non c'è nessuno che
non debba migliorare, dobbiamo tutti, senza eccezione, sforzarci
perché nessuno nel giorno della redenzione si trovi ancora
invischiato nei vizi dell'uomo vecchio.
Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora
praticarlo con maggior sollecitudine e devozione, perché si adempia
la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente
nell'astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati.
A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può
associare più utilmente dell'elemosina, la quale sotto il nome unico
di «misericordia» abbraccia molte opere buone. In ciò i fedeli
possono trovarsi uguali, nonostante le disuguaglianze dei beni.
L'amore che dobbiamo ugualmente a Dio e all'uomo non è mai impedito
al punto da toglierci la possibilità del bene.
Gli angeli hanno cantato: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e
pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Ne segue che
diventa felice e nella benevolenza e nella pace, chiunque partecipa
alle sofferenze degli altri, di qualsiasi genere esse siano.
Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e
i facoltosi possono beneficare gli altri con l'elemosina, ma anche
quelli di condizione modesta o povera. Così disuguali nei beni di
fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà
dell'anima.


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