sabato 6 maggio 2017

E' veramente Risorto !!!! Dalle "Omelie sui salmi" di Asterio di Amasea.


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Oggi la Chiesa, l'erede, è esultante. Il suo Sposo, il Cristo Gesù, che soffrì, è risuscitato. Lei aveva pianto l'uomo dei dolori, ora festeggia il vivente. L'erede è nella gioia, il popolo della vecchia alleanza è coperto di confusione per averlo messo a morte; ha così perduto l'eredità. Lo Sposo è risorto e il giudeo, l'avversario della sposa, è stato sgominato. Perché? Aveva cercato di cancellare la risurrezione affermando: "I discepoli hanno sottratto il Signore." Mt 28,13. Ma se questi l'avessero prelevato dal sepolcro, come avrebbero potuto nel suo nome guarire il paralitico? Un morto non rialza uno storpio. Un morto non restituisce l'uso delle gambe, un morto non insegna a camminare. Uno non dà agli altri quello che lui stesso non possiede. Lo Sposo è risorto e, come gli avvocati in tribunale, i santi profeti ed apostoli si accostano a lui per raccogliere nella Chiesa l'eredità promessa.
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Rallegrati, o Chiesa, sposa di Cristo! La risurrezione dello Sposo ti ha rialzata dal suolo dove i passanti ti calpestavano. Gli altari dei demòni non disperdono più i tuoi figli, ma i templi di Cristo accolgono i neobattezzati. La tirannia degli idoli ormai è cessata, trionfano gli altari di Cristo. Non siamo più convocati dai flauti per adorare la statua d'oro, ma i salmi ci insegnano a lodare Iddio. I piedi della cortigiana non danzano più sulla morte di Giovanni, i talloni della Chiesa pestano la morte.
La fede non è più rinnegata, si piega ogni ginocchio. Tacciono le grida da tragedia, sbocciano come corolle cantici nuovi. Non esalano più fumo le vittime grasse, ma sale l'incenso della preghiera. Sgozzare stupide bestie ha perso ogni senso da quando fu immolato l'agnello che toglie i peccati del mondo.
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O meraviglia! L'inferno ha divorato Gesù Cristo, il nostro maestro, ma non è riuscito a inghiottirlo. Il leone ha sbranato l'agnello e il vomito l'ha torturato: la morte assorbì la vita, ma assalita dalla nausea, rigettò il suo festino. Il gigante non poté portare Cristo morto. Un gigante tremò davanti ad un cadavere. Sferrò battaglia ad un vivo, ma un morto lo vinse e lo atterrò. Se il diavolo fosse stato sconfitto da un vivente, avrebbe potuto dire: Non potei vincere Dio; ma lottò contro un vivo e dovette soccombere di fronte ad un morto; ogni scusa vien meno.
Un chicco solo fu seminato e l'universo è stato nutrito. Come uomo fu ucciso: come Dio è tornato in vita e dà la vita alla terra. Come un coccio fu fatto in pezzi, e come un gioiello agghinda la Chiesa. Come agnello fu sgozzato e come pastore disperse la mandria dei demoni, col bastone della croce. Come cero sul candeliere, in croce si spense, ma come sole s'è destato dal sepolcro.
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Abbiamo visto compiersi due prodigi: il giorno si oscurò, quando fu crocifisso Cristo, e quando egli risorse la notte brillò come il giorno. Perché il giorno si ottenebrò? Perché sta scritto. "Si avvolgeva di tenebre come di velo." Sal 17,12. Perché la notte ebbe lo splendore del giorno? Perché il profeta diceva: "Nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno." Sal 138,12. O notte, più luminosa del giorno! O notte più risplendente del sole. O notte, più candida della neve, più lucente delle nostre torce, più dolce del paradiso. O notte che non conosce tenebre, tu scacci ogni torpore e ci fai vegliare insieme con gli angeli. O notte, spavento dei demoni, notte di Pasqua, attesa durante un anno intero! Notte nuziale della Chiesa, che fai nascere i nuovi battezzati e spogli il demonio addormentato. Notte in cui l'erede introduce gli eredi nell'eredità! Fino alla fine dei tempi per colei che ha conseguito di ereditare


Dalle "Omelie sui salmi" di Asterio di Amasea. 

 

ASTERIO di Amasea. - Vescovo di questa città (nel Ponto), successe ad Eulalio che, cacciato da Amasea per opera degli ariani, vi ritornò dopo la morte di Valente (9 agosto 378); nell'omelia contro la festa delle calende parla della morte di Rufino (395) e dell'eunuco Eutropio (sotto Arcadio) come di fatti recenti. Al dire di Fozio (Quaest. Amphil., 312), pervenne a un'estrema vecchiaia. Il suo successore fu Palladio, che prese parte al concilio di Efeso (431). Possiamo ritenere come approssimative date estreme della sua vita il 330 e il 410. Possediamo sotto il suo nome 21 omelie.
Di esse, cinque furono pubblicate, per la prima volta, sul cod. Vat. gr. 388, da Giovanni Brant (Anversa 1615), con una traduzione latina di Filippo Rubens: altre sette, con traduzione latine a note, dal Combefis (Parigi 1648). È fra esse (omelia V) una Enarratio in martyrium praeclarissimae martyris Euphemiae che, più che un'omelia, è una descrizione d'una pittura rappresentante il martirio di S. Eufemia (sotto Diocleziano): esercitazione retorica, per altro assai importante. È ricordata come genuina, e poi anche riportata per intero, negli atti del secondo concilio di Nicea (del 787: in Mansi, SS. Concil. coll., XIII, pp. 16-17 e 308 segg.). Un'altra (In S. Stephanum protomartyrem) era stata da Vincenzo Riccardi (Roma 1630) attribuita a Proclo, ma venne dal Combefis rivendicata ad Asterio. Sette omelie sui Salmi V, VI e VIII furono pubblicate dal Cotelier (in Eccl. Gr. monum., II, Parigi 1681,1-81). Fozio ricorda altre omelie di Asterio, una delle quali (In Iairum et mulierem haemorrhoissam) è menzionata anche da Niceforo costantinopolitano. Di altri scritti genuini non abbiamo memoria. Varî frammenti sotto il nome di A. compaiono qua e là nelle Catenae (cfr. A. Mai, Scriptor. veter. nova coll., IX, Roma 1837, pp. 669 segg.). L'edizione completa delle omelie (salvo i frammenti) è in Patrol. Graeca, XL, coll. 163-478.
A. è scrittore forbito, senza troppi fiori retorici. Le sue omelie possono ben stare accanto a quelle di Giovanni Crisostomo e di Basilio. È da notare, infine, ch'egli preferì argomenti d'indole pratica e morale; la teologia puramente teoretica non lo attrae.

Bibl.: M. Bauer, Asterius, Bischof von Amaseia, Würzburg 1911; K. Fr. W. Paniel, Pragm. Geschichte d. christl. Beredsamkeit, I, ii, Lipsia 1841, p. 566 segg.; L. Koch, in Zeitschrift f. d. histor. Theologie, XLI, p. 77 segg.; O. Bardenhewer, Patrologie, Friburgo in B. 1910, p. 268; id., Gesch. der altkirchl. Literatur, III, 2ª ed., Friburgo in B. 1912, p. 228 segg.; V. De Buck, in Acta Sanctorum, Octobr., XIII, p. 330 segg.; J. Strzygowski, Orient oder Rom, Lipsia 1901, p. 118 segg. (sull'omelia V); M. Schmid, Beiträge zur Lebensgesch. d. A. von Am. und zur philol. Würdigung seiner Schriften, Berna e Lipsia 1911.

 

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