mercoledì 26 agosto 2015

Saint POIMEN (PIMENE), ascète du désert d'Egypte (vers 450)




 
 
Un fratello interrogò un anziano: « Che devo fare, poiché la vanagloria mi attanaglia?». L'anziano gli rispose: « Hai ragione, perché sei tu che hai fatto il cielo e la terra »  Il fratello, toccato dalla compunzione, disse: « Perdonami, non ho fatto nulla »

Un fratello domandò all'abate Poemen se era meglio vivere in disparte o con il prossimo. Il vecchio rispose: « Colui che biasima sempre e solo se stesso può vivere in qualsiasi luogo. Ma se glorifica se stesso, allora non reggerà in nessun luogo ».

Un anziano disse: «Non colui che denigra se stesso è umile, ma colui che riceve con gioia le ingiurie, gli affronti e le critiche del prossimo ».

L'abate Pastor disse: « L'uomo deve respirare incessantemente l'umiltà e il timor di Dio, come il soffio che inala ed espelle attraverso le narici ».

L'arcivescovo Teofilo si recò un giorno al Monte di Nitria e l'abate del Monte gli venne incontro. « Abba », gli chiese l'arcivescovo, « che hai trovato di più vantaggioso in questa via?». L'anziano rispose: « Accusarmi e riprendermi senza tregua ». « Non vi è in effetti, altra via», replicò l'arcivescovo.

L'abate Antonio disse all'abate Pastor: « La grande opera dell'uomo è di gettare la colpa su se stesso dinanzi a Dio e attendersi la tentazione sino all'ultimo soffio della sua vita».

Un fratello interrogo' l'abate Sisoe: « Vedo, esaminandomi, che il ricordo di Dio non mi lascia mai ». L'anziano gli disse: « Non è una gran cosa che la tua anima sia con Dio. Sarebbe grande se tu ti accorgessi che sei inferiore a tutte le creature. Questo pensiero unito al lavoro corporale: ecco ciò che corregge e conduce all'umiltà ».

Un anziano diceva: « Se noi ci applichiamo all'umiltà, non avremo bisogno del castigo. Molti mali ci vengono causa l'orgoglio. Difatti, se l'angelo di Satana è stato dato all'Apostolo per castigarlo, per paura che egli si sollevi, a maggior ragione, a noi che viviamo nell'orgoglio, è Satana stesso che sarà dato, per farci calpestare sino a che ci umiliamo ».

L'abate Antonio scrutava la profondità dei giudizi di Dio; e domandò: «Signore perchè alcuni muoiono dopo breve vita, mentre altri giungono all'estrema vecchiezza? Perché alcuni mancano di tutto, e altri abbondano di ogni bene? Perchè i malvagi sono ricchi, e i buoni schiacciati dalla povertà? ». Una voce gli rispose: « Antonio, occupati  di te stesso: questi sono i giudizi di Dio e non ti è utile capirli


L'abate Evagrio disse: «Il principio della salvezza è condannare se stessi ».

L'abate Mosè disse al fratello Zaccaria: « Dimmi che cosa devo fare». A queste parole, l'altro si gettò ai suoi piedi dicendo: « Padre proprio tu mi interroghi? ». L'anziano riprese: « Credi, Zaccaria, figlio mio, ho visto lo Spirito Santo discendere su di te; per questo sono costretto a interrogarti ». Si tolse allora Zaccaria il cappuccio, lo mise sotto i piedi, e calpestandolo disse: « Se non si è così calpestati non si può  essere monaci».           

Una volta l'abate Teodoro mangiava con i fratelli. Prendevano le coppe con rispetto e senza nulla dire, neanche il consueto « Perdonatemi ». Allora l'abate 'Teodoro disse: «I monaci hanno perduto il loro titolo di nobiltà (eugenia): la parola "Perdonatemi».

L'abate Pastor ha detto: « Prosternarsi davanti a Dio, non darsi alcuna importanza, mandare a spasso la propria volontà: ecco gli attrezzi con i quali l'anima può lavorare».

L'abate Pastor ha detto: «Non darti importanza ma legati a colui che si comporta bene».

L'abate Olimpo di Scete era schiavo. Scendeva ogni anno ad Alessandria a portare il suo guadagno ai padroni. Questi gli venivano incontro per salutarlo, ma l'anziano metteva dell'acqua in una bacinella e la presentava per lavar loro i piedi. « No, Padre, non darti pena! », gli dicevano i suoi padroni. « So di essere vostro schiavo », rispondeva, « e vi ringrazio di lasciarmi libero di servire Dio. In cambio, vi laverò i piedi, e voi riceverete ciò che ho guadagnato » G1i altri insistevano, e poiché non volevano cedere, Olimpo diceva loro: « Credetemi: se non volete prendere il mio danaro, rimango qui a servirvi». Allora i padroni, pieni di deferenza, gli lasciavano fare quello che voleva; e alla sua partenza lo riaccompagnavano con onore e gli donavano il necessario perché distribuisse in vece loro delle elemosine. Tutto questo lo rese celebre a Scete.

L'abate Pastor disse: « Un fratello domandò all'abate Alonio che cosa fosse il disprezzo di sé. L'anziano rispose: "Consiste nell'abbassarsi al di sotto degli animali, e sapere che essi non saranno condannati »

L'abate Pastor ha detto: « L'umiltà è la terra che il Signore ha richiesto per compiere il sacrificio ».

Un anziano disse: « Da qualunque prova tu sia colto, non incriminare se non te solo, dicendo: "M'è accaduto per mia colpa, causa i miei peccati"».  

Un giorno alcune persone se ne andarono in Tebaide a visitare un anziano. Portavano con loro un uomo tormentato dal demonio, affinché l'anziano lo guarisse. Dopo essersi fatto a lungo pregare l'anziano disse al demonio: «Esci da questa creatura di Dio! ». Il demonio rispose: «Me ne vado, ma voglio farti una domanda: "Dimmi: chi sono i capri e chi gli agnelli?"». L'anziano gli rispose: «I capri, sono io; quanto agli agnelli, lo sa Iddio ». A queste parole il demonio urlò: « Mi ritiro a causa della tua umiltà!». E subito se ne andò.

Un fratello domandò a un anziano: « Indicami una sola cosa da custodire, perché io ne viva! ». L'anziano gli disse: "Se puoi essere ingiuriato e sopportarlo, è una gran cosa, che supera tutte le virtù».

Un anziano ha detto: « La terra sulla quale il Signore ha comandato di lavorare è l'umiltà »

Un anziano ha detto: « Sei giunto a serbare il silenzio? Non credere, tuttavia, di aver compiuto un atto di virtù. Di' piuttosto: « Sono indegno di parlare" ».

Un anziano ha detto: « Se il mugnaio non copre gli occhi dell'animale che gira la macina, questi si volterà e mangerà il frutto del suo lavoro. Così, per una disposizione divina, noi abbiamo ricevuto un velo che ci impedisce di vedere  il bene che facciamo, di  beatificare noi stessi e di perdere così la nostra ricompensa. E' anche per questo che di tanto in tanto siamo abbandonati ai pensieri impuri e non vediamo più che questi; ci condanniamo così ai nostri stessi occhi, e questi pensieri sono per noi un velo che copre il poco bene che facciamo. In effetti, quando l'uomo si accusa, non perde la sua ricompensa».

Un fratello disse a un anziano: « Se un fratello mi rivolge parole profane, mi permetti tu, Abba, di dirgli di non farlo? ». L'anziano gli disse: « No ». E il fratello disse: « Perché? ». L'anziano disse: « Poiché neppur noi siamo capaci di osservare questo, e c'è da temere che, dicendo al prossimo di non farlo, siamo trovati noi in procinto di farlo». Il fratello disse: « Che si deve dunque fare? ». L'anziano gli disse: « Se sappiamo tacere, l'esempio basta al prossimo".

Fu domandato a un anziano: « Che cosa è l'umiltà? ». Egli disse: « Che, se tuo fratello pecca contro di te, tu lo perdoni prima che egli ti testimoni il suo pentimento».  

Un fratello era assalito da molto tempo dal demone dell'impurità e malgrado molti sforzi non riusciva a sbarazzarsene. Una volta, mentre era alla Sinassi, si sentì come d'abitudine tormentato dalla passione; decise dunque di trionfare sulla macchinazione del demonio e di chiedere ai fratelli di pregare per lui affinché fosse liberato. E, sprezzando ogni vergogna, si mise nudo davanti a tutti i fratelli e mostrò l'azione di Satana: «Pregate per me, padri e fratelli miei», disse, «perché sono quattordici anni che sono così combattuto »; e subito il combattimento si allontanò da lui, grazie all'umiltà che aveva mostrato.

Uno dei padri ha detto: «I Padri entravano nell'interiore attraverso l'austerità, e noi, se possiamo, entriamo nel bene attraverso l'umiltà ».

Un anziano che abitava in Egitto diceva sempre: « Non c'è strada più breve che quella dell'umiltà».

L'abate Sisoe ha detto: «Colui che lavora e pensa aver fatto qualche cosa, riceve quaggiù la sua ricompensa ».

Disse un anziano: « L'umiltà non è uno dei piatti del festino, ma il condimento che insaporisce tutti i piatti ».

Ho udito riferire di un anziano che diceva: « A chi possiede l'umiltà di spirito, è data una corona sulla propria dimora e un coperchio sulla propria marmitta ».

L'abate Poemen ha detto: « L'anima non è umiliata in niente se tu non le razioni il pane, cioè se tu non la riduci a nutrirsi solamente del necessario».

Si raccontava di un anziano che viveva nell'esicasmo nelle parti basse del paese e che aveva al suo servizio un laico cristiano. Accadde che il figlio di costui si ammalò. Il padre supplicò per molto tempo l'anziano d'andare a pregare per suo figlio e l'anziano partì con lui. Correndo avanti, il laico entrò nella sua casa e gridò: « Venite incontro all'anacoreta ». Quando l'anziano li vide venire da lontano con le fiaccole, gli venne l'idea di togliersi i vestiti, di tuffarsi nel fiume e di mettersi a lavarli restando nudo. Quando il suo servitore lo vide, pieno di vergogna disse alla gente: « Andatevene, perché l'anziano ha perduto il senno ». Poi andò da lui e gli domandò: « Abba, perché hai fatto questo? Tutti dicono: "L'anziano ha il diavolo in corpo" ». L'altro rispose: « Ecco precisamente quello che volevo ». 

Un vescovo d'una certa città cadde nella fornicazione per opera del demonio. Un giorno in cui cui si riuniva in chiesa e nessuno era a conoscenza del suo peccato, egli lo confessò davanti a tutto il popolo e disse: « Ho peccato ». Poi depose il suo pallio sull'altare e disse: « Non posso più essere il vostro vescovo». Tutti piansero e gridarono: «Che questo peccato ricada su di noi, ma conserva l'episcopato ». Egli rispose: « Voi volete che conservi l'episcopato, fate dunque ciò che vi dico ». Fece chiudere le porte della chiesa, poi si distese faccia a terra davanti a una porta laterale e disse: « Colui che passerà senza calpestarmi con i piedi non partecipera' a Dio ». Fecero come lui chiedeva, e quando l'ultimo fu uscito, una voce venne dal cielo e disse: «Per la sua grande umiltà, gli ho rimesso il suo peccato ».

L'abate Giovanni, discepolo dell'abate Giacomo, disse: « Mio fratello Macario mi ha detto, mentre moriva: "Due cose che ho fatto in questo mondo mi tormentano: ho comprato una stuoia per un fratello e ne ho preteso su due piedi il prezzo, e tessendo ho fatto due paia di tovaglioli che ho lasciato inferiori alla misura, perché mancava un po' di filo" ».
Un fratello interrogò uno dei padri su un pensiero blasfemo: « Abba, la mia anima è oppressa da un pensiero blasfemo, abbi pietà di me e dimmi da dove esso mi viene e ciò che devo fare ». L'anziano rispose: « Questo pensiero ci viene perché noi sparliamo, disprezziamo e critichiamo; esso è soprattutto una conseguenza dell'orgoglio, della volontà propria, della negligenza nella preghiera, della collera e del furore, tutte cose che sono, precisamente, i segni dell'orgoglio. Difatti l'orgoglio ci fa entrare nelle passioni che ho enumerato, e da  esse nasce il pensiero blasfemo. E se questo pensiero indugia nell'anima, il demone della blasfemia lo consegna al demone  dell'impurità. Sovente lo conduce sino allo smarrimento dei sensi, e se l'uomo non li ritrova è perduto »


Si domandò ad abba Elia: « Con che cosa saremo salvati in questi tempi? ». Egli rispose: « Ci salveremo per il fatto di non aver stima di noi stessi».
   
            
 
 

Saint POIMEN (PIMENE), ascète du désert d'Egypte (vers 450). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome VIII des Ménées. Acathiste traduit par le même au tome XV du Supplément aux Ménées.)
 
Poemen fu un celebre padre del deserto. Ritiratosi nel deserto egiziano di Scete con un fratello più giovane ed uno più anziano, nel 408 i tre furono obbligati dalle incursioni dei Berberi ad abbandonare il loro primo insediamento ed a cercare rifugio fra le rovine di un tempio presso Terenuthis. Anubis, il fratello maggiore, e Poemen si alternavano alla guida della minuscola comunità.
Durante il giorno lavoravano sino a mezzodì, leggevano sino alle tre del pomeriggio, dopodichè si dedicavano alla raccolta di legna, cibo ed ogni altra eventuale necessità. Delle dodici ore notturne solo quattro erano destinate al riposo, mentre le rimanenti erano divise tra il lavoro ed il canto dell´Ufficio.
Spesso e volentieri Poemen trascorreva giorni o perfino settimane intere senza mangiare nulla. Ai suoi compagni raccomandava però di digiunare con moderazione e di nutrirsi a sufficienza quotidianamente. I monaci non potevano bere vino, né compiere alcun atto che avesse potuto gratificare in qualsiasi modo i sensi. Poemen temeva fortemente le possibili interruzioni alla sua vita solitaria ed una volta rifiutò persino di vedere sua madre, affermando di rinunciare al piacere dell´incontro sulla terra per provare più gioia quando si sarebbero poi rivisti nell´aldilà. Il santo viene ricordato principalmente per la sua pietà e per i detti proverbiali che contraddistinsero il suo insegnamento, come per esempio: "Il silenzio non è una virtù quando la carità necessita la parola". Incoraggiava gli altri monaci a ricevere frequentemente la comunione eucaristica.
Quando Anubis morì, Poemen perdette il controllo della comunità e dovette fare ritorno a Scete. Qui però nuove incursioni lo obbligarono a fuggire. La liturgia bizantina definisce San Poemen "la lampada dell´universo e modello per i monaci", mentre il Martyrologium Romanum lo commemora in data odierna 27 agosto
 
HYMNE DE LOUANGE - SAINT PIMEN [POEMEN] LE GRAND DE PALESTINEVénérable Pimen, puit de sagesse,
Et grande torche de la lumière du Christ,
Dès le moment où il laisse ce monde de vanité derrière lui
Plus personne il ne réprimande, plus de reproches.
Une fois, devant Pimen, des frères en querelle
Mais Pimen de demeurer silencieux. L'un le réprimanda :
Comment peux-tu écouter la querelle et,
pour toi, tout est équivalent?
Pimen répondit : Je suis mort depuis longtemps.
Comment pourrais-je être sauvé, lui demanda quelqu'un
Afin que mon esprit ne soupire plus après les désirs sataniques?
Sur l'eau qui bout, la mouche ne se pose pas, répondit-il,
Ainsi une âme enflammée, les démons la fuient.
Quelqu'un d'autre demanda : Quoi de plus certain;
Le discours de tes frères ou le silence?
Par l'un et par l'autre, dit-il, Dieu est glorifié,
Pour l'amour de la gloire de Dieu, choisis-en un pour toi-même.
Comment peut-on se défendre du démon?
Le mal, répondit-il, ne se chasse pas par le mal
Alors quelqu'un dans le mal, qu'il s'efforce de faire quelque bien,
Cela enflammera même son coeur.
On ne bâtit pas sa maison en brisant celle d'autrui.
Sinon c'est un tiers qui en bénéficie, et c'est le démon.
Deux laides passions empoisonnent nos âmes,
Et nous n'avons pas de liberté tant qu'elles nous font suffoquer :
Plaisirs de la chair et vanité du monde,
D'elles, seule la sainte âme est libre.
 
Tropaire de saint Pimen le Grand ton 8Par le flot de tes larmes tu rendis le désert fertile,
Et tes soupirs vers Dieu portèrent fruit en abondance.
Par la lumière de tes miracles tu illumina tout l'univers.
O notre saint père Pimen, prie le Christ notre Dieu de sauver nos âmes!


Kondakion de saint Pimen le Grand ton 4
O Pimen, exalté en paroles et actes,
Aujourd'hui nous commémorons tes saintes et célèbres luttes
Qui renforcent le coeur des gens pieux.
 

Troparion — Tone 8

By a flood of tears you made the desert fertile, / and your longing for God brought forth fruits in abundance. / By the radiance of miracles you illumined the whole universe! / Our Father Pimen, pray to Christ God to save our souls!

Kontakion — Tone 4

The memorial of your illustrious struggles / delights the souls of the devout today, / Pimen, our venerable father, wise in God.
 
 

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