Cristo è Figlio di Dio, eterno dal Padre e nato dalla Vergine. Il santo profeta David lo descrive
come un gigante perché è uno, biforme e di duplice natura (geminae naturae),
partecipe della divinità e della corpo (consors divinitatis et corporis),
"quale sposo che esce dal talamo, esulta come un gigante che si accinge a
percorrere la strada" (Sal 18,6): sposo dell'anima in quanto Verbo, gigante
della terra perché, per adempiere il suo compito in vista del nostro bene,
pur essendo da sempre Dio eterno accettò i misteriosi eventi dell'incarnazione;
non diviso ma uno (non divisus, sed unus), perché l'una e l'altra realtà
sono uno (utrumque unus), e uno è nell'una e nell'altra realtà (unus in
utroque), cioè sia nella divinità sia nel corpo. Non l'uno dal Padre e
l'altro dalla Vergine (non alter ex patre et alter ex virgine), ma il medesimo
in un modo dal Padre e in un altro dalla Vergine (idem aliter ex patre
aliter ex virgine) (Ambrogio, Il mistero dell'incarnazione del Signore, 5,35:
SAEMO 16, pp.397,399).
Una formulazione ancora più precisa era stata
anticipata nel secondo libro de "La fede":
Manteniamo la distinzione tra la
natura divina e la carne (distinctionem divinitatis et carnis)! In entrambe
parla il solo Figlio di Dio, poiché nel medesimo si trova l'una e l'altra
natura (utraque natura); anche se è il medesimo a parlare, non parla però
sempre in un solo modo. Osserva in lui ora la gloria di Dio, ora le passioni
dell'uomo. In quanto Dio, dice le cose che sono di Dio, poiché è il Verbo;
in quanto uomo dice le cose che sono dell'uomo poiché parlava nella mia
sostanza (Ambrogio, La fede, II, 9,77: SAEMO 15, p.165).
Infine una delle
splendide pagine di meditazione sulle "debolezze" assunte da Cristo "per
me", con la preghiera al Getsemani, quando la volontà di Cristo si
interroga davanti a quella del Padre.
Da questa meditazione emerge che
Cristo aveva una vera natura umana con tutte le sue facoltà (compresa la
volontà umana e l'operatività umana) accanto a una vera natura divina,
emerge poi che in questa natura umana Cristo nuovo Adamo ha pienamente
obbedito al Padre (insegnando di nuovo all'uomo a fare della sua vita
un'offerta gradita a Dio), emerge infine che le due volontà naturali, divina
e umana, sussistenti nell'unico Verbo incarnato, unitamente concorrono alla
nostra salvezza.
Cristo ha preso la mia volontà ha preso la mia tristezza.
Non ho paura di nominare la tristezza, perché prédico la croce. Mia è la
volontà che ha dichiarato sua, perché come uomo ha preso la mia tristezza,
come uomo ha parlato e perciò dice: "Non come voglio io, ma come vuoi tu
(Mt 26,39). Mia è la tristezza che ha preso con il mio stato d'animo perché
nessuno esulta quando sta per morire. Per me patisce, per me è triste, per
me soffre. Dunque, ha sofferto per me e in me, egli che per sé non aveva
alcun motivo di soffrire (Ambrogio, La fede, II, 7,53: SAEMO 15, pp.151,153).
Ora la meditazione si trasforma in invocazione:
Tu soffri, dunque, Signore
Gesù, non per le tue, ma per le mie ferite, non per la tua morte, ma per la
nostra infermità, come dice il profeta: "Per noi soffre. E noi, Signore,
abbiamo pensato che tu eri nelle sofferenze"
(Is 53,4), mentre soffrivi non per te, ma per me... (ivi, II, 7,54: SAEMO
15, p.153).
Poi la conclusione, con la distinzione degli aspetti riferiti alla natura
divina e alla natura umana e con espressioni di communicatio idiomatum
(scambio fra le proprietà dell'una e dell'altra natura):
Perciò le parole
che abbiamo letto "Il Signore della maestà è stato crocifisso" (1 Cor
2,8)
non vanno intese nel senso che è stato crocifisso nella sua maestà, ma
che il
medesimo, Dio e uomo (idem deus, idem homo), Dio per la natura divina
(per
divinitatem) e uomo per l'assunzione della carne, Gesù Cristo, si dice
"esser stato crocifisso il Signore della maestà": infatti, partecipe
dell'una e dell'altra natura (consors utriusque naturae), cioè di
quella
umana e di quella divina, nella natura umana ha subito la passione, di
modo
che, se non si fa alcuna distinzione, si può dire che è "il Signore
della
maestà", colui che ha patito, e "il figlio dell'uomo, come sta scritto,
colui
che è disceso dal cielo" (Gv 3,13) (ivi, II, 7,58: SAEMO 15, p.155).
5.
Ambrogio e l'Oriente: la tematica cristologica
sta in
http://www.kyrieeleison.eu/patristica/vescovo_poeta_padre_chiesa_unita.htm
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