lunedì 1 agosto 2016

La remissione dei peccati- (San Pier Crisologo, Sermo, 50, 3-6)







2. Dai "Discorsi" di san Pietro Crisologo, 50, CCL 24, p. 276-282. PL 52, 339

   "Giunse nella sua città e gli presentarono un paralitico disteso su di un letto. E vedendo", dice, "Gesù la loro fede, disse al paralitico: Abbi fiducia, figlio! Ti sono rimessi i tuoi peccati (Mt 9,1.2). Ode il perdono, e tace il paralitico, senza nulla rispondere in ringraziamento perché aspirava più alla guarigione del corpo che dell’anima e si lamentava talmente delle sofferenze temporali del corpo snervato da non deplorare le pene eterne dell’anima ancor più infiacchita, giudicando per sé più gradita la vita presente della futura. Giustamente Cristo guarda alla fede di quelli che lo presentano, senza far caso alla stoltezza dell’infermo in manieta che, per suffragio della fede di altri, del paralitico fosse curata l’anima prima del corpo.
       "Guardando, dice, alla loro fede" (Mt 9,2). Vedete in questo caso, fratelli, che Dio non cerca le disposizioni degli stolti, non aspetta la fede degli insipienti, non indaga i desideri scriteriati di un ammalato, ma asseconda la fede di altri pur di concedere, di non rifiutare, per sola grazia, tutto ciò che spetta alla divina volontà. E in realtà, fratelli, quando mai il medico s’informa o tien conto delle preferenze dei pazienti, visto che sempre un malato desidera e chiede quel che nuoce? E’ per questo che somministra ed impone [loro], anche se non vogliono, ora il ferro, ora il fuoco, ora amare pozioni così che comprendano i sani la cura che avrebbero potuto sperimentare da malati. E se l’uomo non bada alle ingiurie, non fa caso alle maledizioni pur di tirare da parte sua vita e salute a quanti siano colpiti da malattie, quanto più Cristo, medico di divina bontà, restituisce alla salute gli infermi, i sofferenti del delitio dei peccati e dei delitti, anche se son contrari e recalcitrano?
       Magari volessimo, fratelli, magari volessimo tutti renderci ben conto della paralisi del nostro spirito! Vedremmo l’anima nostra, spogliata delle virtù, distesa sul giaciglio dei vizi; ci apparirebbe chiaro che Cristo, mentre guarda ogni giorno ai nostri nocivi desideri, ci attira e ci sollecita, anche se riluttanti, a salutari rimedi.
       "Figlio", dice, "ti sono rimessi i tuoi peccati (ibid.)." Dicendo questo, voleva esser riconosciuto Dio, quale ancora non appariva agli occhi umani a causa della [sua] umanità. Per le facoltà ed i miracoli, infatti, era paragonato ai profeti, i quali, da parte loro, per mezzo di lui avevano compiuto prodigi; il rimettete i peccati, invece, dato che non spetta all’uomo e costituisce segno distintivo della divinità, ai cuori degli uomini lo dimostrava Dio.
       Lo prova il livore dei farisei; infatti quando ebbe detto: "Ti sono rimessi i tuoi peccati, risposero i farisei: "Costui bestemmia: chi infatti può rimettere i peccati, se non Dio solo?" (Mt 9,3).
       Fariseo, che sapendo ignori, confessando neghi, quando testimoni smentisci: se è Dio che rimette i peccati, perché Cristo non è Dio per te, lui che, è dimostrato, ha tolto i peccati di tutto il mondo per opera della sua sola misericordia?
       "Ecco", dice, "l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo" (Gv 1,29). Perché poi tu possa ricevere maggiori prove della sua divinità, ascolta come ha penetrato l’intimo del tuo cuore, guarda come ha attraversato le tenebre dei tuoi pensieri, comprendi come ha messo a nudo i taciti disegni del tuo animo.
       "Ed avendo visto", dice, "Gesù i loro pensieri, disse loro: Che cosa pensate di male nei vostri cuori? Cos’è più facile dire: ti sono rimessi i tuoi peccati, oppure dire: Alzati e cammina? E perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati, disse al paralitico: Alzati, prendi il tuo letto e vattene a casa tua. E quello si alzò e se ne andò a casa sua" (Mt 9,4-7)
       Scrutatore delle anime, ha prevenuto i maligni disegni delle menti ed ha dimostrato con la testimonianza delle opere la potenza della sua divinità, assestando le membra di un corpo deforme, tendendo i nervi, congiungendo le ossa, sistemando gli organi, confermando gli arti e destando alla corsa i passi, ormai sepolti in un cadavere vivente.
       "Prendi il tuo letto" (Mt 9,6), cioè porta quello che portava [te], scambia il carico, in maniera che quella che è la prova dell’infermità sia testimonianza di guarigione, il letto del tuo dolore sia segno della mia cura, la gravità del peso attesti la grandezza della forza riacquistata.
       (San Pier Crisologo, Sermo, 50, 3-6)

 http://www.episcopia-italiei.it/diocesioortodossa/wwwroot/merinde/2016/VI%20DOMENICA%20DOPO%20LA%20PENTECOSTE.pdf

 http://www.ildialogo.org/esegesi/esegesi23022003.htm

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