giovedì 14 maggio 2015

San Massimo di Torino -Da Pasqua verso l'Ascensione



Dai «Discorsi» di san Massimo di Torino, vescovo (Disc. 53, 1-2. 4;
CCL 23, 214-216)

La risurrezione di Cristo apre l'inferno. I neofiti della Chiesa
rinnovano la terra. Lo Spirito Santo dischiude i cieli. L'inferno,
ormai spalancato, restituisce i morti. La terra rinnovata rifiorisce
dei suoi risorti. Il cielo dischiuso accoglie quanti vi salgono.
Anche il ladrone entra in paradiso, mentre i corpi dei santi fanno
il loro ingresso nella santa città. I morti ritornano tra i vivi;
tutti gli elementi, in virtù della risurrezione di Cristo, si
elevano a maggiore dignità.
L'inferno restituisce al paradiso quanti teneva prigionieri. La
terra invia al cielo quanti nascondeva nelle sue viscere. Il cielo
presenta al Signore tutti quelli che ospita. In virtù dell'unica ed
identica passione del Signore l'anima risale dagli abissi, viene
liberata dalla terra e collocata nei cieli.
La risurrezione di Cristo infatti è vita per i defunti, perdono per
i peccatori, gloria per i santi. Davide invita, perciò, ogni
creatura e rallegrarsi per la risurrezione di Cristo, esortando
tutti a gioire grandemente nel giorno del Signore.
La luce di Cristo è giorno senza notte, giorno che non conosce
tramonto. Che poi questo giorno sai Cristo, lo dice l'Apostolo: «La
notte è avanzata, il giorno è vicino» (Rm 13, 12). Dice: «avanzata»;
non dice che debba ancora venire, per farti comprendere che quando
Cristo ti illumina con la sua luce, devi allontanare da te le
tenebre del diavolo, troncare l'oscura catena del peccato, dissipare
con questa luce le caligini di un tempo e soffocare in te gli
stimoli delittuosi.
Questo giorno è lo stesso Figlio, su cui il Padre, che è giorno
senza principio, fa splendere il sole della sua divinità.
Dirò anzi che egli stesso è quel giorno che ha parlato per mezzo di
Salomone: «Io ho fatto sì che spuntasse in cielo una luce che non
viene meno» (Sir 24, 6 volg.). Come dunque al giorno del cielo non
segue la notte, così le tenebre del peccato non possono far seguito
alla giustizia di Cristo. Il giorno del cielo infatti risplende in
eterno, la sua luce abbagliante non può venire sopraffatta da alcuna
oscurità. Altrettanto deve dirsi della luce di Cristo che sempre
risplende nel suo radioso fulgore senza poter essere ostacolata da
caligine alcuna. Ben a ragione l'evangelista Giovanni dice: La luce
brilla nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta (cfr. Gv
1, 5).
Pertanto, fratelli, tutti dobbiamo rallegrarci in questo santo
giorno. Nessuno deve sottrarsi alla letizia comune a motivo dei
peccati che ancora gravano sulla sua coscienza. Nessuno sia
trattenuto dal partecipare alle preghiere comuni a causa dei gravi
peccati che ancora lo opprimono. Sebbene peccatore, in questo giorno
nessuno deve disperare del perdono. Abbiamo infatti una prova non
piccola: se il ladro ha ottenuto il paradiso, perché non dovrebbe
ottenere perdono il cristiano?




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