Sermone 43
SULLA CROCE DEL SIGNORE
San
Cromazio arcivescovo di Aquileia
Quando i re di questo mondo
ottenevano una vittoria, dopo aver sconfitto i nemici, erigevano un
trofeo simile alla croce del Signore, al quale rimanessero appese le
spoglie catturate ai nemici, a memoria perenne. Anche se già allora
in ogni combattimento l’immagine della croce era una dimostrazione
della vittoria, tuttavia la vittoria della croce è assai diversa.
Vediamo pure come nella vittoria di quei re c’era l’uccisione dei
nemici, la schiavitù degli sventurati; invece in questa vittoria
della croce del Signore c’è la salvezza di tutte le genti, la
liberazione dei peccatori, la speranza della risurrezione, l’aiuto
della vita eterna.
Che cosa è più meraviglioso:
sconfiggere i popoli barbari durante una battaglia corporale, oppure
abbattere le legioni degli spiriti maligni? Grande è la vittoria di
questa croce del Signore; per mezzo di essa sono stati accordati al
mondo tanti beni, cioè la conoscenza di Dio, la manifestazione del
nome di Cristo, il culto della vera religione, la distruzione della
falsa superstizione, il trionfo sul diavolo, la vittoria sul
peccato, la salvezza della vita sulla condanna a morte...
Perciò non a caso la croce di Cristo
è definita albero di vita, perché per mezzo della croce di Cristo
viene donata la vita ai credenti. Essa è l’albero della vita del
quale parla Giovanni nell’Apocalisse, a proposito della Chiesa di
Cristo e del battesimo di salvezza: «Da una parte e dall’altra del
fiume si trova l’albero della vita che dà dodici frutti per ogni
mese, e le foglie dell’albero per la guarigione delle nazioni» (Ap
22, 2). Questo albero della vita è piantato lungo le rive del fiume,
perché dove c’è la croce di Cristo c’è anche l’acqua della grazia di
salvezza; lì ci sono i dodici frutti dei dodici mesi, cioè della
predicazione apostolica: essi abbelliscono con una grazia
particolare un anno particolare di Dio, il frutto della sua fede. Un
tempo, nel paradiso, Adamo desiderò gustare di quest’albero della
vita, però gli era stato proibito di toccarlo. Infatti, l’uomo
divenuto peccatore non poteva toccare il frutto della vita, prima di
soddisfare il reato del peccato con una pena di morte. Perciò
nell’Apocalisse leggiamo che è stato scritto: «Al vincitore darò da
mangiare dell’albero della vita, che è nel paradiso del mio Dio» (Ap
2, 7). Dice: «al vincitore», non al vinto; al giusto, non al
peccatore, perché quel frutto è dei giusti, e viene dato come trofeo
ai vincitori. Per questo motivo Cristo è vittorioso, perché anche
noi potessimo essere vittoriosi... È nota quale sia questa vittoria
della croce di Cristo. Dunque, in onore di questa croce del Signore
celebriamo la veglia della presente notte, affinché si degni di
concedere anche a noi, nella sua passione, la gloria della
risurrezione e la perpetuità della vita eterna, Colui che vive e
regna nei secoli dei secoli. Amen.
Traduzione tratta da: CROMAZIO DI
AQUILEIA, Sermoni liturgici, Roma, 1982, 254-256.
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