venerdì 15 maggio 2020

Santa ed Apocalittica Notte del 15 Maggio con i Padri




Jérusalem céleste

Monastère Orthodoxe Saint-Michel du Var


Con tremore esultate nel Signore
Come è eterno il re dell'universo, il cui Regno non ha né inizio né fine, così succede che sia ricompensato lo sforzo di coloro che scelgono di patire per lui e per le virtù. Poiché gli onori della vita presente, per quanto siano splendidi, scompaiono totalmente in questa vita. Al contrario gli onori che Dio dà a coloro che ne sono degni, onori incorruttibili, restano per sempre. (...) 
      E' scritto: "Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo" (Lc 2,10), non per una sola parte del popolo. E "tutta la terra ti adori e ti canti" (Sal 66,4 LXX). Non una sola parte della terra. Quindi non bisogna limitare. Cantare non è di coloro che chiedono aiuto, ma è di coloro che sono nella gioia. Se è così, non disperiamo mai, ma viviamo felici la vita presente, pensando alla gioia e allegria che ci porta. Tuttavia aggiungiamo alla gioia il timor di Dio, come è scritto: "Con tremore esultate" (Sal 2,11). E' così, piene di timore e grande gioia che le donne intorno a Maria corsero al sepolcro (cf Mt 28,8). Anche noi, un giorno, se aggiungiamo il timore alla gioia, ci slanceremo verso la tomba intelligibile. Mi stupisco che si possa ignorare il timore. Poiché nessuno è senza peccato, fosse pure Mosè o l'apostolo Pietro. In loro, tuttavia, l'amore divino è stato più forte, ha scacciato il timore (cf 1Gv 4,18) all'ora dell'esodo. (...)
      Chi non vuol essere detto saggio, prudente e amico di Dio, per presentare la sua anima al Signore come l'ha da lui ricevuta, pura, intatta, completamente irreprensibile? Chi non lo desidera per essere così  incoronato nei cieli e detto beato dagli angeli? 


Giovanni Carpazio (VII sec.)
monaco e vescovo
Capitoli di esortazione n. 1, 14, 89

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Giovanni Crisostomo
Omelie sul vangelo di Matteo XXIII, 2ss.

Come si può constatare, Gesù non vieta in senso assoluto di giudicare: ci ordina però di togliere prima la trave dal nostro occhio, poi di correggere gli sbagli del nostro fratello. È evidente, infatti, che ognuno di noi conosce meglio le sue condizioni che quelle degli altri: è certo, inoltre, che ognuno di noi vede meglio le cose più grandi che quelle più piccole e ama più se stesso che il prossimo. Se per sollecitudine tu fai questo, abbi cura di te stesso, là dove è più visibile e più grande il peccato. Se invece tu trascuri te stesso, è evidente che tu giudichi tuo fratello non tanto perché egli ti stia a cuore, ma perché hai avversione per lui e vuoi disonorarlo.
Non solo non togli la trave che è nel tuo occhio, ma neppure riesci a vederla; mentre non solo vedi la pagliuzza nell'occhio del fratello, ma l'esamini e pretendi di togliergliela.
II Signore ordina insomma, con questo precetto, che chi è carico di colpe non deve ergersi a giudice severo degli altri, soprattutto quando le colpe di costoro sono trascurabili. Non è che vieti genericamente di giudicare e di correggere, ma ci proibisce di trascurare le nostre colpe e di balzar su ad accusare con rigore gli altri. Agire così non può che aumentare la nostra malvagità, rendendoci doppiamente colpevoli. Chi per abitudine trascura le proprie colpe, benché siano grandi, e si preoccupa, invece, di ricercare e di sindacare con asprezza quelle degli altri, anche se sono piccole e lievi, si danneggia in due modi: prima perché trascura e minimizza i propri peccati, poi perché attira inimicizia e odio su tutti con i suoi giudizi insolenti, e ogni giorno diventa sempre più disumano e crudele.

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Detti dei Padri del Deserto

Un giorno il Padre Isacco si recò a visitare
una comunità monastica e, visto un monaco che si comportava male, lo condannò. Sulla via del ritorno, nel deserto, un angelo del Signore venne da lui ponendosi davanti alla porta del suo eremo e dicendo: "Non ti farò entrare". Abba Isacco domandò: "Ma perché?" e l'angelo rispose: "Dio mi ha mandato a chiederti dove deve gettare il peccatore che tu hai giudicato". Egli subito si pentì e disse: "Ho sbagliato, perdonami". L'angelo rispose: "Alzati, Dio ti ha perdonato. Per il futuro bada di non giudicare prima di Lui".


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"Un anziano disse:" Un uomo pensa di essere silenzioso, ma il suo cuore giudica gli altri; un tale uomo parla sempre. Un altro uomo parla dalla mattina alla sera e tuttavia mantiene il silenzio; cioè, non dice nulla di non vantaggioso".
(Dall'Everghetinos di san Nicodemo l'Alghiorita)



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