martedì 20 novembre 2018
Da un’ «Omelia pronunciata per l’Ingresso nel Santo dei Santi della Purissima Nostra Signora [Genitrice] di Dio», di Gregorio PALAMAS ...
Da un’ «Omelia pronunciata per l’Ingresso nel Santo dei Santi della Purissima Nostra Signora [Genitrice] di Dio», di Gregorio PALAMAS ...
La Parola presecolare, sovraessenziale e più che buona del sommo Padre, avendo voluto rivestirsi della nostra immagine per indicibile filantropia…, per richiamare la natura devastata fino ai recessi dell’inferno e rinnovare quella antica, facendola salire all’altezza sovraceleste del suo regno e della sua deità, unitasi a questa nostra natura per ipostasi, poiché c’era bisogno d’assumere una parte di carne, e d’una carne al tempo stesso nuova e nostra…, trovò questa sempre Vergine da noi celebrata come collaboratrice adattissima per tutto e da sé elargitrice d’una natura incontaminata, della quale festeggiamo oggi l’incredibile ingresso nel santuario dei santi. Dio, infatti, la predetermina prima dei secoli a salvezza e chiamata del nostro genere umano ed essa è scelta tra quanti sono nel secolo, non semplicemente fra i molti, ma fra quanti da che tempo è tempo furono scelti, meravigliosi e famosi per la loro pietà religiosa…, per i discorsi ed opere di comune utilità ed al tempo stesso cari a Dio. Fin dal principio il serpente intellettuale e principio del male s’è levato contro di noi e ci ha trascinati giù negli abissi dell’inferno… Ha invidiato Adamo fin dal principio, avendo visto che egli viveva nel luogo della delizia incontaminata, che splendeva della gloria divina…; ed, avendo provato invidia, fu agitato da un’estrema follia contro di lui, al punto da volerlo gettare nella morte; l’invidia, infatti, genera non solo odio, ma anche uccisione… Desiderò fortemente il potere per sé…, a rovina di chi era stato plasmato da Dio ad immagine e somiglianza di Dio; ma, poiché non ebbe il coraggio d’assalirlo frontalmente, si servì dell’inganno e della malvagità; avvicinatosi attraverso il serpente percettibile come un amico ed un buon consigliere, quel terribile e davvero nemico ed ingannatore di nascosto, ahimè, s’insinua e, per mezzo d’un consiglio contrario a Dio, versa sull’uomo come veleno la sua potenza apportatrice di morte. Adamo… se avesse persistito tenacemente nel divino comandamento, rifiutando il malvagio consiglio contrario, sarebbe apparso vincitore contro l’avversario e superiore alla rovina apportatrice di morte… Ma egli… fu vinto e ridotto in rovina…, di conseguenza rese mortali noi, suoi rampolli; perciò era assolutamente necessario per noi… richiamare la vittoria e scuotere via il veleno apportatore di morte all’anima ed al corpo, e godere di nuovo della vita, e della vita che dura in eterno e senza sofferenza; occorreva dunque al nostro genere umano una nuova radice, cioè un nuovo Adamo, non solo senza peccato, ma che anche non potesse in nessun modo essere e vinto, ed inoltre capace di perdonare i peccati e di rendere innocenti i colpevoli, e che fosse non solo vivo, ma anche vivificante, perché a coloro che gli erano attaccati e congiunti per stirpe trasmettesse la vita ed il perdono dei peccati, tornando a far vivere non solo coloro che sarebbero nati in futuro, ma anche quanti erano morti prima di lui. …Solo Dio è senza peccato, vivificante, e può perdonare i peccati. Perciò era necessario che il nuovo Adamo fosse non solo uomo, ma anche Dio, che fosse di per sé vita, sapienza, giustizia, amore, compassione ed ogni altro bene, perché in compassione, sapienza, e giustizia conseguisse il rinnovamento ed il ritorno alla vita dell’antico Adamo. [Dio] desiderò fortemente e giustamente la salvezza di chi da lui era stato plasmato…; così il liberatore, con giustizia, sapienza e verità, realizzò la sconfitta definitiva del principe del male ed il rinnovamento dell’essere da lui plasmato. …Era proprio di un’accurata giustizia rimediare alla natura che volontariamente s’era resa schiava ed era stata vinta ed alla vittoria del demonio, e respingere la volontaria schiavitù; per questo Dio ritenne bene d’assumere da noi la nostra natura, incredibilmente unito ad essa per ipostasi. Era impossibile che quella purezza altissima e superiore all’intelletto s’unisse ad una natura macchiata; infatti una sola cosa è impossibile a Dio: unirsi con qualcosa d’impuro prima che sia stato purificato per l’unione. Per questo c’era necessariamente bisogno d’una Vergine perfettamente senza macchia e purissima…, d’una Vergine predeterminata. …[Il Logos], essendo da Dio e presso Dio, ed essendo Dio, Parola di Dio e Figlio del sommo Padre, come lui senza principio ed a lui coeterno, diviene figlio dell’uomo, cioè di questa sempre Vergine. «Gesù Cristo è lo stesso, ieri oggi e in eterno» (Eb 13,8), immutabile nella sua deità, irreprensibile nella sua umanità; il solo, come già prima Isaia aveva testimoniato, «che non commise peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca» (Is 53,9)…, e per questo… non ha bisogno di purificazioni, affinché così, passando attraverso di noi verso di noi, con giustizia ed al tempo stesso con ogni sapienza, avrebbe potuto accogliere la purificazione e la passione, la morte e la risurrezione. …Perciò non solo Dio venne fra gli uomini, ma venne anche da una Vergine, e da una Vergine pura e santa, anzi tutta più che pura e tutta più che santa…, e per lei la venuta dello Spirito tutto santo non fu un appetito della carne che determinò il concepimento, ma un’annunciazione ed una fede nell’avvento di Dio, avvento vittorioso su ogni ragione, in quanto straordinario e superiore alla ragione, ma non presupponesse un assenso e l’esperienza d’una brama nella passione; essa, infatti, dopo aver concepito generò solo quando questa brama era stata completamente allontanata con la preghiera con la gioia spirituale (infatti la Vergine rispose all’angelo annunciante: «Ecco l’ancella del Signore: mi accada secondo la tua parola») (Lc 1,38). Quindi, affinché fosse trovata una Vergine adatta a questo compito, Dio predeterminò prima dei secoli e scelse tra gli eletti da che tempo è tempo colei che da noi è celebrata proprio oggi come sempre Vergine. …Gioacchino ed Anna furono scelti da Dio dalla casa e dalla discendenza di David; essi erano senza figli, vivevano insieme con temperanza ed erano superiori per virtù a tutti coloro che facevano risalire a David la nobiltà della propria stirpe e del proprio comportamento. A loro, che con esercizio e preghiera chiedevano a Dio la cessazione della mancanza di figli, e promettevano che avrebbero consacrato a Dio fin da piccola la creatura che da loro sarebbe stata generata, da Dio stesso è promessa l’attuale [Genitrice] di Dio, ed è data una bambina, così che da genitori straordinariamente temperanti colei che sarebbe stata pura, e la saggezza, congiunta con preghiera ed esercizio, ricevette come frutto che essa diventasse genitrice di verginità, e d’una verginità che ha condotto alla carne senza corruzione colui che fu generato prima dei secoli dal Padre vergine nella sua deità. O ali di quella preghiera” O libertà di parola che trovò presso il Signore! …Subito, appena svezzata, [la] conducono al tempio di Dio ed al gran sacerdote che lì si trovava la Vergine veramente santa, figlia di Dio ed ora [Genitrice] di Dio. …Così… colei che fu eletta tra gli eletti dall’eternità si rivelò santa dei santi… tanto da essere in grado di ricevere non la figura delle parole divine, ma la stessa Parola enipostatica ed unigenita del Padre già prima senza principio… …Come potremmo non celebrare e chiamare incessantemente beata la [Genitrice] della guida della salvezza e del datore della vita, celebrando anche il concepimento di lei, la sua nascita ed ora il suo trasferimento nel santo dei santi? Ma trasferiamoci anche noi, fratelli, dalla terra ai luoghi elevati; trasferiamoci dalla carne allo spirito; trasferiamo il nostro desiderio dai beni transeunti a quelli stabili… Così, infatti, le giungeranno utilmente per noi e con la libertà gradita a Dio i nostri canti e le preghiere a lei rivolte, ed in tal modo saremo eredi anche nel presente, grazia alla sua mediazione, dei beni futuri e duraturi, per grazia e filantropia di colui che fu da lei generato per noi, Gesù Cristo nostro Signore, al quale spettano gloria, onore ed adorazione, con il suo Padre senza principio, con lo Spirito coeterno e vivificante, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amìn.
«Che cos’è l’Ortodossia», Bompiani, Milano 2006, pp. 1494-1501
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