10 Agosto La Chiesa celebra San Lorenzo.. meditazione di San Leone Magno Papa di Roma e San Massimo di Torino Meditazioni dai Padri della Chiesa
Sermone di san Leone Papa.
Nel Natale di S. Lorenzo,
Mentre il furore delle autorità Pagane incrudeliva nelle più elette
membra di Cristo, e si sfogava specialmente su quelli che appartenevano
all'ordine sacerdotale, l'empio persecutore si accanì contro il levita
Lorenzo, che era più in vista non solo perché preposto ai sacro
ministero, ma altresì all'amministrazione dei beni ecclesiastici,
ripromettendosi coll'incarcerare un solo uomo una duplice preda; perché
se l'avesse fatto traditore del sacro tesoro, ne avrebbe fatto anche
un'apostata della vera religione. Quest'uomo, avido di denaro e nemico
della verità, è armato come di doppia face: dell'avarizia per
impossessarsi dell'oro, dell'empietà per rapirgli il Cristo. Chiede al
custode senza macchia del santuario di consegnargli le ricchezze della
Chiesa, che avidissimamente bramava. Il Levita castissimo, per
mostrargli allora il deposito che ne aveva fatto, gli presenta una
truppa numerosissima di poveri fedeli, per mantenere e vestire i quali
aveva impiegato quei beni ormai inammissibili, i quali tanto più erano
salvi, quanto più santamente erano stati impiegati
Perciò vedendosi frustrato nel disegno di rapina,
egli freme e, ardente d'odio contro una religione che aveva istituito
tale impiego di ricchezze, non avendo trovata presso di lui nessuna
somma di denaro, tenta strappargli il migliore tesoro rapendogli il
deposito che era per lui la più sacra delle ricchezze. Ordina a Lorenzo
di rinunziare a Cristo e si dispone ad attaccare con terribili supplizi
il coraggio intrepido di quell'anima di levita; ma non ottenendo nulla
coi primi, ne fa seguire altri più crudeli. Comanda che le sue membra
straziate, e tutte lacere dalle percosse, siano poste ad arrostire sul
fuoco; e ad aumentarne la sofferenza della tortura e prolungarne il
supplizio, ne fa girare e rigirare il corpo su di una graticola di ferro
divenuta già rovente per il gran fuoco che vi si faceva sotto.
Non ottieni nulla, non guadagni niente, selvaggia
crudeltà. L'elemento mortale si sottrae alle tue torture, Lorenzo se ne
sale in cielo, e tu rimani colle tue fiamme impotenti. Le fiamme non
poterono vincere la carità di Cristo; e fu più debole il fuoco che
bruciava di fuori, che quello che ardeva di dentro. Hai incrudelito, o
persecutore, sul Martire: hai incrudelito, ma mentre accumulavi le pene,
gli ingrandivi la palma. Infatti, tutte le sue invenzioni non sono
forse servite a glorificare la sua vittoria, mentre anche gli istrumenti
del supplizio son diventati l'onore del suo trionfo? Gioiamo dunque,
dilettissimi, di letizia spirituale, e glorifichiamo, per la felicissima
fine di questo illustre eroe, il Signore, che è ammirabile nei suoi
Santi, e ci dà in essi il soccorso insieme e l'esempio; egli ha fatto
risplendere così la sua gloria nell'intero universo dall'oriente fino
all'occidente per il fulgore abbagliante della luce dei leviti, ed
altrettanto è illustre Roma per Lorenzo quanto è grande Gerusalemme per
Stefano.
sta in
http://divinumofficium.com/cgi-bin/horas/Pofficium.pl?date1=8-12-2015&command=prayMatutinum&version=Trident%201570&testmode=regular&lang2=Italiano&votive=
Dai «Discorsi» di
sant'Agostino, vescovo Disc. 304, 14; PL 38, 1395-1397 Oggi la chiesa di
Roma celebra il giorno del trionfo di Lorenzo
sta in
http://padridellachiesa.blogspot.it/2015/08/dai-discorsi-di-santagostino-vescovo_9.html
San
Lorenzo illuminò il mondo con la fiamma che lo
ha bruciato; la fiamma che tormentò lui ha
riscaldato i cuori di tutti i cristiani. Dopo un
tale esempio, chi non vorrebbe insieme con
Lorenzo ardere per Cristo per poter essere da
Cristo coronato insieme con Lorenzo?
Chi non accetterebbe di soffrire per breve tempo
ora il fuoco che Lorenzo sopportò, per non aver
da soffrire l’eterno incendio dell’inferno?
L’esempio dunque del beato Lorenzo ci esorta
al martirio, ci accende di fede, ci scalda di
devozione.
E se anche non ci tocca la fiamma del persecutore,
però la fiamma della fede non ci manca. Per
Cristo non è arso il nostro corpo, ma è ardente
il nostro cuore; non mi dà fuoco il persecutore,
ma mi infiamma il desiderio del Salvatore.
Massimo di Torino, Sermone 4,1
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