venerdì 11 agosto 2017

10 Agosto La Chiesa celebra San Lorenzo.. meditazione di San Leone Magno Papa di Roma e San Massimo di Torino Meditazioni dai Padri della Chiesa






Sermone di san Leone Papa.
Nel Natale di S. Lorenzo,

Mentre il furore delle autorità Pagane incrudeliva nelle più elette membra di Cristo, e si sfogava specialmente su quelli che appartenevano all'ordine sacerdotale, l'empio persecutore si accanì contro il levita Lorenzo, che era più in vista non solo perché preposto ai sacro ministero, ma altresì all'amministrazione dei beni ecclesiastici, ripromettendosi coll'incarcerare un solo uomo una duplice preda; perché se l'avesse fatto traditore del sacro tesoro, ne avrebbe fatto anche un'apostata della vera religione. Quest'uomo, avido di denaro e nemico della verità, è armato come di doppia face: dell'avarizia per impossessarsi dell'oro, dell'empietà per rapirgli il Cristo. Chiede al custode senza macchia del santuario di consegnargli le ricchezze della Chiesa, che avidissimamente bramava. Il Levita castissimo, per mostrargli allora il deposito che ne aveva fatto, gli presenta una truppa numerosissima di poveri fedeli, per mantenere e vestire i quali aveva impiegato quei beni ormai inammissibili, i quali tanto più erano salvi, quanto più santamente erano stati impiegati

Perciò vedendosi frustrato nel disegno di rapina, egli freme e, ardente d'odio contro una religione che aveva istituito tale impiego di ricchezze, non avendo trovata presso di lui nessuna somma di denaro, tenta strappargli il migliore tesoro rapendogli il deposito che era per lui la più sacra delle ricchezze. Ordina a Lorenzo di rinunziare a Cristo e si dispone ad attaccare con terribili supplizi il coraggio intrepido di quell'anima di levita; ma non ottenendo nulla coi primi, ne fa seguire altri più crudeli. Comanda che le sue membra straziate, e tutte lacere dalle percosse, siano poste ad arrostire sul fuoco; e ad aumentarne la sofferenza della tortura e prolungarne il supplizio, ne fa girare e rigirare il corpo su di una graticola di ferro divenuta già rovente per il gran fuoco che vi si faceva sotto.

Non ottieni nulla, non guadagni niente, selvaggia crudeltà. L'elemento mortale si sottrae alle tue torture, Lorenzo se ne sale in cielo, e tu rimani colle tue fiamme impotenti. Le fiamme non poterono vincere la carità di Cristo; e fu più debole il fuoco che bruciava di fuori, che quello che ardeva di dentro. Hai incrudelito, o persecutore, sul Martire: hai incrudelito, ma mentre accumulavi le pene, gli ingrandivi la palma. Infatti, tutte le sue invenzioni non sono forse servite a glorificare la sua vittoria, mentre anche gli istrumenti del supplizio son diventati l'onore del suo trionfo? Gioiamo dunque, dilettissimi, di letizia spirituale, e glorifichiamo, per la felicissima fine di questo illustre eroe, il Signore, che è ammirabile nei suoi Santi, e ci dà in essi il soccorso insieme e l'esempio; egli ha fatto risplendere così la sua gloria nell'intero universo dall'oriente fino all'occidente per il fulgore abbagliante della luce dei leviti, ed altrettanto è illustre Roma per Lorenzo quanto è grande Gerusalemme per Stefano.

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 http://www.atelier-st-andre.net/fr/images/oeuvres_icones/leo-01.jpg

 

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Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo Disc. 304, 14; PL 38, 1395-1397 Oggi la chiesa di Roma celebra il giorno del trionfo di Lorenzo 

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http://padridellachiesa.blogspot.it/2015/08/dai-discorsi-di-santagostino-vescovo_9.html

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San Lorenzo illuminò il mondo con la fiamma che lo ha bruciato; la fiamma che tormentò lui ha riscaldato i cuori di tutti i cristiani. Dopo un tale esempio, chi non vorrebbe insieme con Lorenzo ardere per Cristo per poter essere da Cristo coronato insieme con Lorenzo?

Chi non accetterebbe di soffrire per breve tempo ora il fuoco che Lorenzo sopportò, per non aver da soffrire l’eterno incendio dell’inferno?

L’esempio dunque del beato Lorenzo ci esorta al martirio, ci accende di fede, ci scalda di devozione.

E se anche non ci tocca la fiamma del persecutore, però la fiamma della fede non ci manca. Per Cristo non è arso il nostro corpo, ma è ardente il nostro cuore; non mi dà fuoco il persecutore, ma mi infiamma il desiderio del Salvatore.




Massimo di Torino, Sermone 4,1

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