È naturale, come dice san Paolo, che le anime, le quali raccolgono sapienza di qua e di là, si gonfino d’orgoglio insolentendo contro quelli che ritengono inferiori (cfr. 1Cor.4,6.18-19); in tali anime, a mio parere, non sussiste più la scintilla della carità che edifica (cfr. 1Cor.8,2).
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I Padri sinaiti
Per parecchi secoli il Monte Sinai è stato un centro vivissimo di vita monastica, erede dell’ideale degli antichi anacoreti dei deserti d’Egitto. Vi si è sempre praticato un ideale tutto interiore, favorito certamente dalla solitudine del luogo, di una perfetta vigilanza e di una preghiera incessante del cuore. Grandi figure come Nilo, Giovanni Climaco, Filoteo, Esichio, che di questo ideale sono stati gli interpreti più qualificati, sono vissuti su questa montagna e per questo si chiamano ‘sinaiti’. Ma si dà lo stesso appellativo anche ad altri autori, come Diadoco di Foticea, Barsanufio e Giovanni, Elia di Ekdicos, i quali, pur non avendo vissuto in quel luogo, sono molto affini spiritualmente ai primi.
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FILOTEO SINAITA
Suoi scritti
Monaco del monastero di Batos, sul Sinai, Filoteo è l’erede del pensiero di Giovanni Climaco (580-650 circa), ma non si conosce assolutamente nulla della sua vita né in che secolo visse.
Gli sono attribuite due opere: una, dal titolo “Quaranta capitoli sulla sobrietà”, che sarebbe dovuto comparire nell’ultimo volume della Patrologia Greca del Migne, andato distrutto in un incendio e l’altra, “Sui comandamenti del Signore”, inserita in PG 154,729-745 sotto il nome di Filoteo Kokkinos. Sarebbero suoi anche alcuni brevissmi “Capita ascetica”, stando al Cod. Vat. gr. 703 del secolo XIV, che si possono riconoscere in PG 98,1369-137
https://www.contemplativi.it/wp-content/uploads/2016/05/filoteo_sinaita.pdf
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