mercoledì 23 marzo 2022

Metropolitan of the Georgian Church: Any Patriarch or Bishop who supports Russia’s actions has nothing to do with Orthodoxy

 




TESTO IN INGLESE 


https://orthodoxtimes.com/metropolitan-of-the-georgian-church-any-patriarch-or-bishop-who-supports-russias-actions-has-nothing-to-do-with-orthodoxy/?fbclid=IwAR1pl6guIo5YMGmCJuYM4QqPACu1KFpBEUcJExTl1hk5LGLg0_KIU0V6gzc


PER UN TENTATIVO DI TRADUZIONE IN ITALIANO


"Qualsiasi patriarca o vescovo che sostiene le azioni della Russia è un eretico e non ha nulla a che fare con l'ortodossia", ha detto il metropolita Ioseb del Patriarcato di Georgia.

Il metropolita Ioseb di Shemokmedi, membro del Santo Sinodo della Chiesa di Georgia, ha fatto riferimento alle tragiche conseguenze della guerra della Russia in Ucraina nel suo sermone di domenica scorsa.


Alcuni, compreso il clero, onestamente mi vergogno di loro, escono e dicono che l'Ucraina viene punita perché era un paese peccatore e che la Russia non viene punita perché non è peccatrice... Come può un uomo del clero giustificare l'uccisione di bambini?


Come può un ecclesiastico giustificare la morte di un altro uomo? Parlano della "Santa Russia"... la Russia che ha invaso l'Ucraina è santa? Vediamo che le città vengono rase al suolo. Sono cose sante queste?! Queste sono false profezie.


Alcuni di voi sanno cosa si dice, perché l'Ucraina è stata attaccata?! Lo stato ucraino era molto peccaminoso e la Russia è venuta a compiere la volontà di Dio che gli ucraini non debbano più vivere nel peccato. Non è una setta?


Forse non dovrei dirlo, ma come posso non dirlo? Se il patriarca e i vescovi sostengono questo, sono davvero eretici e non hanno nulla a che fare con l'ortodossia", ha detto il metropolita Ioseb, come riportato da "Notizie Ecclesiastiche della Georgia".


Altrove nel sermone, il metropolita Ioseb ha sottolineato che nessuno sulla terra ha il diritto di giudicare gli altri. Condannando le azioni dei russi come una "inquisizione", ha aggiunto che sono inaccettabili le dichiarazioni del Patriarca Kirill di Russia, che ha sottolineato che l'Ucraina viene punita per le parate del gay pride.


"Una volta i cattolici romani eseguivano le "inquisizioni", bruciando le persone nel fuoco, e per giustificare le loro azioni, sostenevano che con questo fuoco e la sofferenza che ricevono, si santificano. Capite cosa dicevano? Questo è il significato di grave eresia.


I russi stanno facendo la stessa cosa in Ucraina. Che diritto abbiamo di uccidere i peccatori? Noi cristiani ortodossi non abbiamo il diritto di uccidere le persone.


Al contrario, dobbiamo sacrificarci per gli altri, indipendentemente dal fatto che l'altro sia un cattolico romano, un miscredente, un ateo, o chiunque altro, prima di tutto è un essere umano. Se facciamo questo, state certi che ci sacrificheremo per Cristo", ha detto il metropolita Ioseb di Shemokmedi.


Vale la pena notare che il metropolita Ioseb è stato uno dei primi gerarchi del Patriarcato di Georgia che ha sostenuto la Chiesa autocefala di Ucraina.

lunedì 21 marzo 2022

Eglise Orthodoxe Française- Pierre COLOMBANI + Prêtre de l'Église Orthodoxe Français. La guerre d'Ukraine : une souffrance pour ma foi orthodoxe.



TESTO. IN FRANCESE 

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=3172292296430557&id=100009494538108



TESTO IN ITALIANO 


La guerra in Ucraina: una sofferenza per la mia fede ortodossa...

Non è mia intenzione entrare in una polemica sulle ragioni di questa guerra, anche se, da un punto di vista geopolitico, sappiamo quanto gli eventi del 2014 e quelli della Crimea, dopo, siano stati orchestrati dalla Federazione Russa, al fine di destabilizzare il potere democratico ucraino, che voleva avvicinarsi all'Europa occidentale. 

Ciò che mi spezza il cuore più di tutto è vedere lo spettacolo di cristiani ortodossi che bombardano fratelli cristiani ortodossi, con il consenso e la benedizione delle autorità patriarcali. 

L'assassinio di Abele da parte di suo fratello Caino nella Bibbia si sta ancora perpetuando sotto i nostri occhi.

 Come ortodosso e sacerdote in questo clima ecclesiastico, piango per quelle religioni che calpestano ancora una volta, ancora una volta, troppo spesso, il messaggio evangelico d'amore di Cristo. Il cristianesimo, in questi momenti, diventa l'espressione del farisaismo che Gesù denunciò al suo tempo.

Il mio cuore sanguina alla vista di quelle donne e bambini in esodo sulle strade. Sento ancora le grida di dolore della giovane ragazza che apprende per telefono della morte di suo padre che è rimasto a difendere la sua terra.

Sempre le stesse lacrime, sempre le stesse armi, in nome di queste bandiere nazionaliste che uccidono l'Uomo a cui la terra è stata affidata da Dio in un dono universale.

Chiedo perdono a Dio per questi crimini di cui sono responsabile come uomo, come cristiano. Imploro la Sua misericordia perché possiamo finalmente ascoltare il messaggio della Croce: uccidere l'odio perché fiorisca l'Amore senza limiti. 

Prego che le nostre Chiese ortodosse abbiano il coraggio di andare oltre le divisioni nazionali e politiche per promuovere il significato della nuova umanità inaugurata da Cristo morto e risorto. Dimenticare questo è negare la verità di Dio in Gesù Cristo.

Viva la Vita, che appartiene solo a Dio e che l'uomo deve sempre ricordare onorandola e rispettandola, al di là di tutte le ideologie politiche e religiose, tutte ugualmente mortali.

Pierre COLOMBANI + 
Sacerdote della Chiesa ortodossa francese

Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)

Dal capitolo 58 versetti 6-7 dal libro del profeta Isaia


https://www.ortodossiabrescia.org/

"Per digiuno io intendo un'altra cosa: rompere le catene dell'ingiustizia, dividere il pane con chi ha fame, aprire la casa ai poveri senza tetto, dare un vestito a chi non ne ha, non abbandonare il proprio simile." (Is 58)

domenica 20 marzo 2022

Papa Francesco Angelus. di Domenica 20-03-2022. Terza di Quaresima "Non si arresta, purtroppo, la violenta aggressione contro l’Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità.




https://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2022/documents/20220320-angelus.html


Cari fratelli e sorelle,


Non si arresta, purtroppo, la violenta aggressione contro l’Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità. Non c’è giustificazione per questo! Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante.


Anche questa settimana missili e bombe si sono abbattuti su civili, anziani, bambini e madri incinte. Sono andato a trovare i bambini feriti che sono qui a Roma. A uno manca un braccio, l’altro è ferito alla testa… Bambini innocenti. Penso ai milioni di rifugiati ucraini che devono fuggire lasciando indietro tutto e provo un grande dolore per quanti non hanno nemmeno la possibilità di scappare. Tanti nonni, ammalati e poveri, separati dai propri familiari, tanti bambini e persone fragili restano a morire sotto le bombe, senza poter ricevere aiuto e senza trovare sicurezza nemmeno nei rifugi antiaerei. Tutto questo è disumano! Anzi, è anche sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega! Preghiamo in silenzio per quanti soffrono.


Mi consola sapere che alla popolazione rimasta sotto le bombe non manca la vicinanza dei Pastori, che in questi giorni tragici stanno vivendo il Vangelo della carità e della fraternità. Ho sentito in questi giorni alcuni di loro al telefono, come sono vicini al popolo di Dio. Grazie, cari fratelli, care sorelle, per questa testimonianza e per il sostegno concreto che state offrendo con coraggio a tanta gente disperata! Penso anche al Nunzio Apostolico, appena fatto Nunzio, Monsignor Visvaldas Kulbokas, che dall’inizio della guerra è rimasto a Kyiv insieme ai suoi collaboratori e con la sua presenza mi rende vicino ogni giorno al martoriato popolo ucraino. Stiamo vicini a questo popolo, abbracciamolo con l’affetto e con l’impegno concreto e con la preghiera. E, per favore, non abituiamoci alla guerra e alla violenza! Non stanchiamoci di accogliere con generosità, come si sta facendo: non solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno. Perché voi sapete che al primo momento, tutti ce la mettiamo tutta per accogliere, ma poi, l’abitudine ci raffredda un po’ il cuore e ci dimentichiamo. Pensiamo a queste donne, a questi bambini che con il tempo, senza lavoro, separate dai loro mariti, saranno cercate dagli “avvoltoi” della società. Proteggiamoli, per favore.


Invito ogni comunità e ogni fedele a unirsi a me venerdì 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione, nel compiere un solenne Atto di consacrazione dell’umanità, specialmente della Russia e dell’Ucraina, al Cuore immacolato di Maria, affinché Lei, la Regina della pace, ottenga al mondo la pace.

venerdì 18 marzo 2022

APPEAL OF METROPOLITAN INNOKENTY OF VILNA AND LITHUANIA (under the Moscow Patriarchate)

 





Testo in Inglese


https://www.facebook.com/Fr.Kyrillos.Ibrahim/posts/4932047053542376


Traduzione Italiana


Cari fratelli e sorelle!

La mia parola è rivolta a tutte le persone di buona volontà, a tutti coloro che vogliono ascoltarci, a tutti i figli ortodossi della nostra Chiesa in Lituania.

Una grande disgrazia è giunta nella terra d'Ucraina: vi si sparge sangue e soffrono persone innocenti. Una persona onesta e un cristiano timorato di Dio non può guardare impassibile a ciò che accade. La voce della sua coscienza grida al cielo, la sua preghiera è diretta a Dio, al quale appartiene l'unico giudizio, e davanti al quale risponderanno coloro che hanno portato dolore al popolo ucraino, sofferenza alle madri, lacrime a parenti e amici, morte e distruzione, esodo di massa dal loro paese.

Il popolo ortodosso della Lituania ha accettato la tragedia del popolo ucraino con il dolore nel cuore. Fin dall'inizio delle ostilità in tutte le chiese ortodosse si è intensificata la preghiera per una rapida fine della guerra, per il ripristino della pace nella terra d'Ucraina.

La posizione della Chiesa ortodossa in Lituania è immutata - condanniamo fermamente la guerra della Russia contro l'Ucraina e preghiamo Dio per la sua rapida fine. Come probabilmente avete già notato, il Patriarca Kirill ed io abbiamo diverse opinioni politiche e percezioni degli eventi attuali. Le sue dichiarazioni politiche sulla guerra in Ucraina sono la sua opinione personale. Noi in Lituania non siamo d'accordo.

Vorrei dire apertamente qui che noi, ortodossi in Lituania, avendo oggi la possibilità di risolvere autonomamente i nostri affari interni della chiesa, continueremo a lottare per un'indipendenza della chiesa ancora maggiore, credendo che il Signore concederà tale indipendenza a tempo debito.

Viviamo in un paese libero e democratico. La Lituania non è la Russia. Questo è uno stato diverso, una società diversa con un proprio clima spirituale e morale. Gli ortodossi della Lituania costituiscono una piccola parte - ci sono appena più di tremila parrocchiani attivi in tutta la Lituania - ma una parte integrante di questa società, e sono cittadini a pieno titolo del loro paese, professando liberamente la religione tradizionale. I nostri parrocchiani sono persone oneste e modeste che hanno lavorato coscienziosamente per molti anni per il bene del paese della Lituania e hanno contribuito alla causa della costruzione di una Lituania libera.

Ricordiamo che più di 30 anni fa, i credenti ortodossi, guidati dal metropolita Chrysostomos, che ora è in pensione, senza esitazione, si schierarono risolutamente dalla parte del popolo lituano, per l'indipendenza del loro stato. La posizione della Chiesa ortodossa è rimasta assolutamente immutata. Non può essere in nessun altro modo.

Mi chiedo: coloro che scrivono e parlano di noi sanno tutto sugli ortodossi? Hanno assistito alle funzioni nelle chiese ortodosse in Lituania, hanno sentito come e cosa pregano gli ortodossi? Ma ad ogni servizio divino, gli ortodossi pregano per il paese protetto da Dio dei nostri lituani, le sue autorità, l'esercito e tutto il suo popolo. E oggi - per la fine di questa guerra sanguinosa, per i soldati caduti, per il regno della pace in Ucraina, per il popolo sofferente della terra ucraina - noi preghiamo e soffriamo insieme a loro!

Qualunque cosa accada intorno a noi, noi ortodossi continueremo a pregare per il paese di Lituania e il suo popolo, chiamando in aiuto la nostra Patrona Celeste - la Beata Vergine Maria, tutti i santi della terra di Lituania, e saremo fedeli al nostro paese e al suo popolo. Preserveremo l'unità delle persone, indipendentemente dalla loro appartenenza nazionale e confessionale; pregheremo sinceramente per il popolo dell'Ucraina che soffre da tempo e aiuteremo i rifugiati che hanno trovato rifugio in terra lituana. Manteniamo lo spirito di pace e di amore nei nostri cuori!

Il grande santo Giovanni Crisostomo ha detto: "Gloria a Dio per tutto!". E noi oggi diciamo: gloria e ringraziamento a Dio per averci mandato, ortodossi, una tale prova. Gloria e ringraziamento a Dio per il fatto che sopportiamo il rimprovero. Per tutto ringraziamo il Signore Dio, confidando sinceramente nella sua misericordia e nel suo perdono.

METROPOLITA DI VILNA E LITUANIA

3/17/2022


Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)

giovedì 17 marzo 2022

L'atomica, frontiera dell'Apocalisse--Il monito di La Pira sul rischio della guerra atomica in un discorso del 1975. Più attuale che mai.



Il 13 agosto 1975 Giorgio La Pira, storico esponente della Democrazia Cristiana e ex sindaco di Firenze, parlò per l’ultima volta ai giovani del campo scuola estivo del Villaggio “La Vela” di Castiglione della Pescaia (Gr). In quell’occasione, che denota l’attenzione data da La Pira alla formazione e alla comunità, il “sindaco santo” ragionò apertamente sulle conseguenze politiche, sociali e addirittura escatologiche dell’incubo della guerra atomica. Il fisico Robert Oppenheimer, direttore scientifico del Progetto Manhattan, dopo l’esplosione della prima arma atomica nel 1945 citò, intimorito, la Bhagavad Gita: “Sono diventato la Morte, il distruttore dei mondi”. La Pira, animato da una visione profetica della storia, prosegue su questa lettura escatologica sottolineando come la proliferazione atomica abbia a suo avviso portato l’umanità alla “frontiera dell’Apocalisse”. E su queste parole è bene riflettere oggigiorno, in tempi in cui sull ' utilizzo dell’atomica si è arrivati a riflettere non solo come caso di studio remoto.


https://www.dissipatio.it/la-pira-atomica/


copio qualche periodo del discorso 


"Che significa la pace universale? Il testo di Isaia: la pace universale, le armi cambiate in aratri, la giustizia in qualche maniera attuata tra tutti i popoli della terra e una cultura (…). Il nostro tempo, se voi lo analizzate culturalmente e spiritualmente, lo troverete fermentato da queste varie componenti, teso verso la pace universale – Isaia –, verso l’unità di tutti i popoli della terra – lo stesso Isaia –, il disarmo inevitabile – lo stesso Isaia –, e la contemplazione dei grandi misteri della Chiesa e della storia. Inevitabilmente, non c’è niente da fare.

Isaia, ogni giorno più diventa lo storico contemporaneo, la lettura attraverso questa lente degli avvenimenti che si svolgono davanti a noi. E noi tutti coimbarcati, con maggiore o minore responsabilità. "


mercoledì 16 marzo 2022

CATECHESI DEL SANTO PADRE 16/03/2022 Catechesi sulla Vecchiaia . L’anzianità, risorsa per la giovinezza spensierata




https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2022/3/16/udienzagenerale.html

https://www.cercoiltuovolto.it/vaticano/il-testo-delludienza-generale-di-papa-francesco-del-16-marzo-2022-anche-con-video-e-audio/

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!


Il racconto biblico – con il linguaggio simbolico dell’epoca in cui fu scritto – ci dice una cosa impressionante: Dio fu a tal punto amareggiato per la diffusa malvagità degli uomini, divenuta uno stile normale di vita, che pensò di avere sbagliato a crearli e decise di eliminarli. Una soluzione radicale. Potrebbe persino avere un paradossale risvolto di misericordia. Niente più umani, niente più storia, niente più giudizio, niente più condanna. E molte vittime predestinate della corruzione, della violenza, dell’ingiustizia sarebbero risparmiate per sempre.


Non accade a volte anche a noi – sopraffatti dal senso di impotenza contro il male o demoralizzati dai “profeti di sventura” – di pensare che era meglio non essere nati? Dobbiamo dare credito a certe teorie recenti, che denunciano la specie umana come un danno evolutivo per la vita sul nostro pianeta? Tutto negativo? No.


Di fatto, siamo sotto pressione, esposti a sollecitazioni opposte che ci rendono confusi. Da un lato, abbiamo l’ottimismo di una giovinezza eterna, acceso dai progressi straordinari della tecnica, che dipinge un futuro pieno di macchine più efficienti e più intelligenti di noi, che cureranno i nostri mali e penseranno per noi le soluzioni migliori per non morire: il mondo del robot. Dall’altra parte, la nostra fantasia appare sempre più concentrata sulla rappresentazione di una catastrofe finale che ci estinguerà. Quello che succede con un’eventuale guerra atomica. Il “giorno dopo” di questo – se ci saremo ancora, giorni ed esseri umani – si dovrà ricominciare da zero. Distruggere tutto per ricominciare da zero. Non voglio rendere banale il tema del progresso, naturalmente. Ma sembra che il simbolo del diluvio stia guadagnando terreno nel nostro inconscio. La pandemia attuale, del resto, mette un’ipoteca non lieve sulla nostra spensierata rappresentazione delle cose che contano, per la vita e per il suo destino.


Nel racconto biblico, quando si tratta di mettere in salvo dalla corruzione e dal diluvio la vita della terra, Dio affida l’impresa alla fedeltà del più vecchio di tutti, il “giusto” Noè. La vecchiaia salverà il mondo, mi domando? In che senso? E come salverà il mondo, la vecchiaia? E qual è l’orizzonte? La vita oltre la morte o soltanto la sopravvivenza fino al diluvio?


Una parola di Gesù, che evoca “i giorni di Noè”, ci aiuta ad approfondire il senso della pagina biblica che abbiamo ascoltato. Gesù, parlando degli ultimi tempi, dice: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti» (Lc 17,26-27). In effetti, mangiare e bere, prendere moglie e marito, sono cose molto normali e non sembrano esempi di corruzione. Dove sta la corruzione? Dove c’era la corruzione, lì? In realtà, Gesù mette l’accento sul fatto che gli esseri umani, quando si limitano a godere della vita, smarriscono perfino la percezione della corruzione, che ne mortifica la dignità e ne avvelena il senso. Quando si smarrisce la percezione della corruzione, e la corruzione diventa una cosa normale: tutto ha il suo prezzo, tutto! Si compra, si vende, opinioni, atti di giustizia … Questo, nel mondo degli affari, nel mondo di tanti mestieri, è comune. E vivono spensieratamente anche la corruzione, come se fosse parte della normalità del benessere umano. Quando tu vai a fare qualcosa e la cosa è lenta, quel processo di fare è un po’ lento, quante volte si sente dire: “Ma, se mi dai una mancia io accelero questo”. Tante volte. “Dammi qualcosa e io vado più avanti”. Lo sappiamo bene, tutti noi. Il mondo della corruzione sembra parte della normalità dell’essere umano; e questo è brutto Questa mattina ho parlato con un signore che mi diceva di questo problema nella sua terra. I beni della vita sono consumati e goduti senza preoccupazione per la qualità spirituale della vita, senza cura per l’habitat della casa comune. Tutto si sfrutta, senza preoccuparsi della mortificazione e dell’avvilimento di cui molti soffrono, e neppure del male che avvelena la comunità. Finché la vita normale può essere riempita di “benessere”, non vogliamo pensare a ciò che la rende vuota di giustizia e di amore. “Ma, io sto bene! Perché devo pensare ai problemi, alle guerre, alla miseria umana, a quanta povertà, a quanta malvagità? No, io sto bene. Non mi importa degli altri”. Questo è il pensiero inconscio che ci porta avanti a vivere uno stato di corruzione.


La corruzione può diventare normalità, mi domando io? Fratelli e sorelle, purtroppo sì. Si può respirare l’aria della corruzione come si respira l’ossigeno. “Ma è normale; se lei vuole che io faccia questo di fretta, quanto mi dà?”. E’ normale! È normale, ma è una cosa brutta, non è buona! Che cosa le apre la strada? Una cosa: la spensieratezza che si rivolge solo alla cura di sé stessi: ecco il varco che apre la porta alla corruzione che affonda la vita di tutti. La corruzione trae grande vantaggio da questa spensieratezza non buona. Quando a una persona va bene tutto e non gli importa degli altri: questa spensieratezza ammorbidisce le nostre difese, offusca la coscienza e ci rende – anche involontariamente – dei complici. Perché sempre la corruzione non va da sola: una persona ha sempre dei complici. E sempre la corruzione si allarga, si allarga.


La vecchiaia è nella posizione adatta per cogliere l’inganno di questa normalizzazione di una vita ossessionata dal godimento e vuota di interiorità: vita senza pensiero, senza sacrificio, senza interiorità, senza bellezza, senza verità, senza giustizia, senza amore: questo è tutto corruzione. La speciale sensibilità di noi vecchi, dell’età anziana per le attenzioni, i pensieri e gli affetti che ci rendono umani, dovrebbe ridiventare una vocazione di tanti. E sarà una scelta d’amore degli anziani verso le nuove generazioni. Saremo noi a dare l’allarme, l’allerta: “State attenti, che questa è la corruzione, non ti porta niente”. La saggezza dei vecchi ci vuole tanto, oggi, per andare contro la corruzione. Le nuove generazioni aspettano da noi vecchi, da noi anziani una parola che sia profezia, che apra delle porte a nuove prospettive fuori da questo mondo spensierato della corruzione, dell’abitudine alle cose corrotte. La benedizione di Dio sceglie la vecchiaia, per questo carisma così umano e umanizzante. Quale senso ha la mia vecchiaia? Ognuno di noi vecchi possiamo domandarci. Il senso è questo: essere profeta della corruzione e dire agli altri: “Fermatevi, io ho fatto quella strada e non ti porta a niente! Adesso io ti dico la mia esperienza”. Noi anziani dobbiamo essere dei profeti contro la corruzione, come Noè è stato il profeta contro la corruzione del suo tempo, perché era l’unico di cui Dio si è fidato. Io domando a tutti voi – e anche domando a me: il mio cuore è aperto a essere profeta contro la corruzione di oggi? C’è una cosa brutta, quando gli anziani non hanno maturato e si diventa vecchi con le stesse abitudini corrotte dei giovani. Pensiamo al racconto biblico dei giudici di Susanna: sono l’esempio di una vecchiaia corrotta. E noi, con una vecchiaia così non saremmo capaci di essere profeti per le giovani generazioni.


E Noè è l’esempio di questa vecchiaia generativa: non è corrotta, è generativa. Noè non fa prediche, non si lamenta, non recrimina, ma si prende cura del futuro della generazione che è in pericolo. Noi anziani dobbiamo prenderci cura dei giovani, dei bambini che sono in pericolo. Costruisce l’arca dell’accoglienza e vi fa entrare uomini e animali. Nella cura per la vita, in tutte le sue forme, Noè adempie il comando di Dio ripetendo il gesto tenero e generoso della creazione, che in realtà è il pensiero stesso che ispira il comando di Dio: una nuova benedizione, una nuova creazione (cfr Gen 8,15-9,17). La vocazione di Noè rimane sempre attuale. Il santo patriarca deve ancora intercedere per noi. E noi, donne e uomini di una certa età – per non dire vecchi, perché alcuni si offendono – non dimentichiamo che abbiamo la possibilità della saggezza, di dire agli altri: “Guarda, questa strada di corruzione non porta a nulla”. Noi dobbiamo essere come il buon vino che alla fine da vecchio può dare un messaggio buono e non cattivo.


Io faccio un appello, oggi, a tutte le persone che hanno una certa età, per non dire vecchi. State attenti: voi avete la responsabilità di denunciare la corruzione umana nella quale si vive e nella quale va avanti questo modo di vivere di relativismo, totalmente relativo, come se tutto fosse lecito. Andiamo avanti. Il mondo ha bisogno, ha necessità di giovani forti, che vadano avanti, e di vecchi saggi. Chiediamo al Signore la grazia della saggezza.

sabato 12 marzo 2022

SI MUOVE LA CHIESA DI FRANCESCO: LETTERA AL PATRIARCA DI TUTTE LE RUSSIE-Ma il signor Kirill è sordo


https://www.retidigiustizia.it/leggi-e-diritto/si-mio

Falliti, finora, tutti i tentativi di negoziato, è la Chiesa di Papa Francesco a fare un passo per un "cessate il fuoco" che, in questo momento, appare francamente difficilissimo da ottenere. Dopo la "missione" del cardinale elemosiniere della casa pontificia nei territori devastati dalla guerra, ora, con una lettera indirizzata a Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, il Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell'Unione Europea (COMECE), S.Em.R. Il cardinale Jean-Claude Hollerich SJ, ha rivolto al Patriarca un appello affinché interceda presso il Cremlino.


"Santità,

È con profondo dolore nel mio cuore che mi rivolgo oggi a Lei come Presidente della. Commissione delle Conferenze Episcopali Cattoliche dell'Unione Europea (COMECE)  e come fratello fedele in Nostro Signore Gesù Cristo.

Con il cuore spezzato, ascoltiamo le voci dei nostri fratelli e sorelle che soffrono dalla follia della guerra in Ucraina, le cui orribili conseguenze sono di fronte ai nostri occhi. Migliaia, soldati e civili allo stesso modo, hanno già perso la vita e altro ancora..

di un milione di persone sono state sfollate o sono fuggite dalla loro patria, la maggior parte di loro donne e bambini vulnerabili.

Mentre attacchi violenti stanno colpendo l'Ucraina e il suo popolo, ogni giorno con maggiore forza cresce il bisogno di assistenza umanitaria drammaticamente di ora in ora, mentre gli sforzi diplomatici sono rimasti finora infruttuosi.

Inoltre, mentre le parole e le azioni continuano a crescere, la possibilità di un conflitto europeo più ampio o anche un conflitto globale con conseguenze catastrofiche non può essere escluso.

In questi momenti bui per l'umanità, accompagnati da intensi sentimenti di disperazione e paura, molti ti guardano, Santità, come qualcuno che potrebbe portare  un segno di speranza per una soluzione pacifica di questo conflitto. Nel 2016 hai deplorato insieme a Sua Santità Papa Francesco “l'ostilità in Ucraina che ha già causato molte vittime, inflisse innumerevoli ferite a abitanti pacifici e gettò la società in una profonda crisi economica e crisi umanitaria”, sollecitando un'azione finalizzata alla costruzione della pace e della sociale solidarietà.

Per favore, non lasciare che quelle potenti parole siano dette invano. Condividendo i sentimenti di papa Francesco di angoscia e preoccupazione più volte espresse per i “fiumi di sangue e lacrime che scorrono dentro Ucraina”, oso implorare Vostra Santità in spirito di fraternità: per favore, rivolga un  appello urgente alle autorità russe affinché fermino immediatamente le ostilità contro il popolo ucraino e mostrino buona volontà per cercare una soluzione diplomatica al conflitto, basato sul dialogo, il buon senso e il rispetto del diritto internazionale, mentre siano consentiti corridoi umanitari sicuri e accesso illimitato agli aiuti umanitari di  assistenza.

Come ha sottolineato Sua Santità durante il suo recente incontro con il Nunzio Apostolico della Federazione Russa, “la Chiesa può essere una forza pacificatrice”. In questo tempo di Quaresima, noi cristiani, annunziando lo stesso Vangelo e pregando lo stesso Dio che è il Dio della pace e non della guerra, preghiamo e facciamo del nostro meglio per aiutare a porre fine a questo insensata guerra perché la riconciliazione e la pace risiedano nel continente europeo"

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Tuttavia prima della lettera del  cardinale Jean-Claude Hollerich SJ

Kirill aveva risposto  alla  lettera del Segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, Sauca, che gli chiedeva di mediare per fermare la guerra. Niente di nuovo: la mattanza attuale è guerra della santa Russia contro l'Occidente miscredente .

mercoledì 9 marzo 2022

La lettre ouverte du métropolite Jean de Doubna au patriarche Cyrille.



https://orthodoxie.com/la-lettre-ouverte-du-metropolite-jean-de-doubna-au-patriarche-cyrille/?fbclid=IwAR2YmlpGbHnM-hc84hmlZa0SoR9BIvr6-xITS4_fs_Vj-U5P1B6aObwSces


Testo  traduzione italiana. -da Deepl  Traduttore


Il metropolita Giovanni di Dubna (Arcidiocesi delle Chiese ortodosse russe in Europa occidentale) ha inviato una lettera aperta al patriarca Cirillo di Mosca:


"L'arcivescovo


Protocollo n.: 2022.010 


Parigi, 09 marzo 2022


Vostra  Santità,


In questi giorni bui in cui la guerra infuria in mezzo all'Europa a causa dell'intervento militare della Federazione Russa in Ucraina, permettetemi di esprimere la costernazione di tutta l'Arcidiocesi e la nostra totale solidarietà con le vittime di questo conflitto.


L'agitazione e il disordine causati da questo violento attacco in tutto il mondo non hanno risparmiato la comunità ortodossa dell'Europa occidentale, e in particolare l'Arcidiocesi delle parrocchie ortodosse russe dell'Europa occidentale, che riunisce i fedeli di tutte le  nazionalità  La nostra stessa unità è minacciata dalla situazione che si è creata. I nostri fedeli si aspettano che i loro pastori portino la voce della Chiesa e il messaggio evangelico di pace.


Abbiamo appreso con emozione l'appello che vi hanno rivolto i membri del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Ucraina, chiedendovi di intervenire presso le autorità politiche della Federazione Russa per porre fine a questo bagno di sangue.


A nome di tutti i fedeli della nostra Arcidiocesi, mi rivolgo a Lei affinché, come primate della Chiesa ortodossa russa, alzi la sua voce contro questa guerra mostruosa e insensata e interceda presso le autorità della Federazione Russa affinché questo conflitto omicida, che fino a poco tempo fa sembrava impensabile tra due popoli e due nazioni unite da secoli di storia e dalla loro comune fede in Cristo, possa cessare al più presto.


Santità, nella sua "omelia" per la Domenica del Perdono, pronunciata nella Cattedrale Patriarcale di Cristo Salvatore il 6 marzo, lei suggerisce di giustificare questa crudele e assassina guerra di aggressione come "una lotta metafisica", in nome del "diritto di stare dalla parte della luce, dalla parte della verità di Dio, dalla parte di ciò che ci è rivelato dalla luce di Cristo, dalla sua parola, dal suo Vangelo...".


Con tutto il rispetto, al quale non mi sottraggo, ma anche con infinito dolore, devo portare alla vostra attenzione che non posso sottoscrivere una tale lettura del Vangelo. Niente potrà mai giustificare che i "buoni pastori" che dobbiamo essere cessino di essere "operatori di pace", qualunque siano le circostanze.


Santità, umilmente, con il cuore pesante, la prego di fare tutto il possibile per porre fine a questa spaventosa guerra che divide il mondo e semina morte e distruzione.


† Giovanni Metropolitano di Doubna,


Arcivescovo delle Chiese ortodosse di tradizione russa in Europa occidentale


Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)

martedì 8 marzo 2022

Continuiamo ad aiutare i rifugiati, preghiamo per la pace e siamo operatori di pace! Il messaggio del Partiarca Daniele di Romania:




Fin dall'inizio, il Patriarcato rumeno ha preso atto con la massima preoccupazione dell'inizio della guerra in Ucraina, guerra lanciata dalla Russia contro uno Stato sovrano e indipendente.  Il Patriarcato rumeno ha anche chiesto preghiera e solidarietà per sostenere e assistere i cittadini ucraini che si sono rifugiati in Romania a causa della guerra.  Pertanto, raccolte o azioni per aiutare i rifugiati dall'Ucraina sono state organizzate in tutta la Chiesa ortodossa rumena.  Nei giorni scorsi centinaia di migliaia di ucraini sono entrati nel nostro Paese, in fuga dalla guerra.  Dal loro ingresso in Romania, sono stati accolti con grande compassione, amicizia e solidarietà dai rappresentanti delle diocesi della Chiesa ortodossa rumena, che hanno offerto il loro aiuto.  Di conseguenza, il Patriarcato rumeno ringrazia tutte le diocesi che hanno risposto alla sua richiesta di cooperazione fraterna e continuano a contribuire ad aiutare i profughi ucraini.  In particolare, ringraziamo le diocesi al confine con l'Ucraina: la Chiesa Metropolitana di Bessarabia, l'Arcidiocesi di Suceava e Radauti, la Diocesi di Maramures e Satmar, e la Diocesi di Tulcea.

 Nel contesto attuale, segnato da violenze e tanta sofferenza in Ucraina, è ancora necessario aiutare il rifugiato rumeno o rimanere qui per un po'.  Allo stesso tempo, siamo chiamati ai tanti ucraini che stanno transitando la preghiera a Dio perché la guerra finisca e ci sia la pace, perché i profughi possano tornare in patria.  Soprattutto ora, durante la Quaresima, quando la fervente preghiera sostiene il sincero pentimento per i peccati e rende il digiuno fecondo di umiltà, pace e unità, è necessario coltivare la pace del cuore e pregare per la pace tra i popoli.  La violenza militare in guerra non dovrebbe essere imitata dalla violenza verbale, dall'aggressione o dalla denigrazione.  Se nelle funzioni ortodosse ci viene spesso offerta la benedizione e la fruttuosa «Pace a tutti», è necessario che rendiamo presente questa pace nella Chiesa, nella famiglia, nella società e nella gloria della Santissima Trinità e del bene dell'umanità! 

 † DANIEL Patriarca della Chiesa nei rapporti tra i popoli, agli ortodossi romeni 

domenica 6 marzo 2022

il Papa ha usato la parola proibita a Mosca




All'Angelus Francesco, senza esitazione, ha parlato esplicitamente di guerra, riferito all'Ucraina.

Dopo l’Angelus ha usato parole forti, parole di verità. Ha detto chiaramente che quella in Ucraina non è un’operazione militare (“un’ operazione speciale”, come l’ ha ribattezzata la propaganda di Mosca) ma “di guerra” 


Ecco il testo della riflessione successiva all'Angelus 


Dopo l'Angelus


Cari fratelli e sorelle,


in Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e bambini. In quel Paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la necessità di assistenza umanitaria.


Rivolgo il mio accorato appello perché si assicurino davvero i corridoi umanitari, e sia garantito e facilitato l’accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura.


Ringrazio tutti coloro che stanno accogliendo i profughi. Soprattutto imploro che cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato – e prevalga pure il buon senso –. E si torni a rispettare il diritto internazionale!


E vorrei ringraziare anche le giornaliste e i giornalisti che per garantire l’informazione mettono a rischio la propria vita. Grazie, fratelli e sorelle, per questo vostro servizio! Un servizio che ci permette di essere vicini al dramma di quella popolazione e ci permette di valutare la crudeltà di una guerra. Grazie, fratelli e sorelle.


Preghiamo insieme per l’Ucraina: qui davanti abbiamo le sue bandiere. Preghiamo insieme, come fratelli, la Madonna Regina dell’Ucraina. Ave o Maria…


La Santa Sede è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace. In questi giorni, sono andati in Ucraina due Cardinali, per servire il popolo, per aiutare. Il Cardinale Krajewski, Elemosiniere, per portare gli aiuti ai bisognosi, e il Cardinale Czerny, Prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Questa presenza dei due Cardinali lì è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: “La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”.


Dopo un servizio di preghiera per la pace in Ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufri. di Kiev ha lanciato un appello ai fedeli affinché si amino e si rispettino a vicenda.

Dopo un servizio di preghiera per la pace in Ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha lanciato un appello ai fedeli affinché si amino e si rispettino a vicenda.




"In tutta la nostra Chiesa ortodossa ucraina, stiamo pregando per la pace nella terra ucraina. Con nostro grande dolore, è ora il nono giorno di guerra nella nostra terra. Le truppe russe stanno combattendo contro l'Ucraina. La tristezza che riempie i nostri cuori. La gente sta morendo, i civili stanno morendo, i bambini stanno morendo. La terra è piena di pianto e dolore. I rifugiati non hanno un posto dove posare il capo. Preghiamo che Dio abbia misericordia di noi.


La nostra santa Chiesa ortodossa ucraina ha sempre insegnato, desiderato e predicato l'amore tra le nazioni. Abbiamo auspicato in particolare che ci sia pace e armonia tra i popoli russo e ucraino. Abbiamo voluto che questi popoli vivano da buoni vicini: nel rispetto reciproco, nella pazienza reciproca e nell'amore. Siamo stati e siamo ancora insultati per questo, con ogni sorta di parole ed espressioni oscene. Ma non ne teniamo conto. Ancora oggi vogliamo che il popolo russo e quello ucraino vivano pacificamente tra di loro.


Ecco perché mi rivolgo al Presidente della Federazione Russa V. V. Putin e gli chiedo: "Vladimir Vladimirovich, faccia di tutto per fermare la guerra nella terra ucraina! La guerra non porta del bene al popolo. La guerra versa sangue. E il sangue divide le persone. Può farlo e noi crediamo e vorremmo che lo faccia. Chiediamo che i giorni della Quaresima siano per noi pacifici, affinché possiamo celebrare con gioia la festa luminosa della vita, la festa della santa Risurrezione di Cristo.


Sappiamo che ci sono problemi tra le nazioni: ci sono, ci sono stati e ci saranno problemi. Ma abbiamo sempre sostenuto il punto di vista che noi come creature di Dio, dotate di ragione e di parola, dovremmo risolvere questi problemi con l'aiuto della parola e della ragione.


Chiediamo a entrambe le parti, russa e ucraina, di sedersi al tavolo dei negoziati e di risolvere tutti i problemi che esistono tra di noi, non con la spada. La spada divide ma l'amore unisce. Tolleriamoci, rispettiamoci, amiamo Dio e siamo uniti in Dio. Quell'unità che nessuno e niente può distruggere. L'unità che si ottiene con la spada è di breve durata e inaffidabile. È unità umana e va in pezzi. L'unità che è in Dio è eterna. Vorrei che ci fosse unità in Dio tra le nostre nazioni, vorrei che ci amassimo e fossimo uniti in Dio.


Che Dio ci benedica tutti!


https://www.youtube.com/watch?v=fxAZAxXTp0Y