Ecco
l'augusta, veneranda e beata Dormizione della tuttasanta
Madre di Dio; ecco, il santuario
della
divinità che è principio di vita oggi ascende
alla
vita senza fine; la Sposa del Re delle celesti
potenze
è trasportata ai talami celesti, la
fiaccola
ritorna alla luce che non tramonta; ecco,
il
palazzo del Re della gloria sale ai magnifici
regali
conviti, il trono del Re increato è riportato
alla
casa del Re; ecco, la mensa immacolata
e
pura ci invita tutti a banchettare, a dissetarci,
ad
essere illuminati.
Ci
pone innanzi il pane di vita, mesce nella coppa
una
bevanda purificatrice: "Ecco il pane, dice,
che
per mezzo mio vi è dato, ecco il calice
colmo
dal suo puro costato che dona la vita".
Ad
alta voce Ella ci esorta: "Orsú mangiate il
mio
pane che dà la vita; non mangiate pane
non
nostro, per non morire.
L'allettante
pane del peccato è mortifero, e colui
che
lo porge è un omicida. Ma io, che per
natura
sono vita, vi offro un pane di vita.
Mangiate
dunque degnamente del mio pane,
per
non morire, e bevete il vino che vi ho versato,
e
inebriatevi "dell'abbondanza della mia
casa".
Così spiritualmente ci parla la Madre
della
vita. Da parte nostra, studiamoci di onorare
coi
fatti e con le parole la sua Dormizione
veneranda,
degna d'onori divini, davvero beata
e
immacolata. Coi fatti onoreremo la Tutta
pura
e intemerata, mediante una vita intemerata
e
un comportamento puro; con le parole
poi,
proclamandole: Ti diciamo beata, noi, generazioni
tutte,
o Madre della vita, come tu
stessa
hai profetizzato. Ti diranno sempre beata,
ma
soprattutto oggi, le schiere degli angeli
e
le folle dei mortali.
Tutto
il corso della tua vita si svolse beato e immacolato:
in
modo beato, mirabile, per dono di
Dio
sei stata concepita, generata e nutrita; in
modo
beato e ineffabile hai pure concepito il
Verbo
beato, e dopo aver dato alla luce l'inenarrabile
al
di là di ogni parola ed intendimento,
sei
rimasta prodigiosamente Vergine come
prima
del parto.
Giustamente
dunque, o Beatissima, tutte le generazioni
ti
dicono beata. Poiché dunque fu
tutto
beato, e immensamente beato, quanto ti
riguardava,
ti toccò in sorte una fine ugualmente
beata
e veneranda: ricevesti un premio celeste dal tuo Signore, che per
grazia ti era Figlio;
per
onorare la tua salma si riunì in aria il
coro
degli apostoli, mentre scendevano dal cielo,
volando,
gli eserciti degli angeli insieme al
tuo
Figlio e Signore, nelle cui sante mani consegnasti
il
tuo spirito.
Quale
mortale dunque potrebbe degnamente
lodare
te, che il Dio Verbo glorificò e le potenze
celesti
e i cori degli apostoli, ieri, ora e sempre
dicono
beata, perché Madre di Dio?
O
Sposa beata, intatta, immacolata, divinamente
accetta
del Padre immortale, o ricettacolo del divino
Paraclito,
o Madre del Re della gloria.
Nel Tipico del monastero da lui fondato (detto Εγκείστρα) enumera le sue opere, che erano complete in 16 volumi, di cui i più estesi erano i tre volumi di panegirici (ci è pervenuto solo il primo contenente 30 discorsi). Altri volumi contenevano lettere edificanti, commenti ai salmi e ai canoni delle dodici solennità, 6 discorsi sull'Exaemeron, catechesi, poesie liturgiche. È importante la sua lettera Sulle sciagure di Cipro, in cui lamenta la condizione di quella popolazione ortodossa sotto la signoria latina.
Bibl.: L. Petit, Vie et ouvrages de N. le R., in Échos d'Orient, II (1898), pp. 257-268; H. Delehaye, Saints de Chypre, in Analecta Bolland., XXVI (1907), pp. 162-297; I. Ch. Chatziioannu, ‛Ιστορία καὶ ἕργα Ν., Alessandria d'Egitto 1914.
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