(Lib. 2, 11, 2 – 12, 1. 3-4; CCL 91 A, 693-695)
«In un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati» (1 Cor 15, 52). Quando dice «noi» Paolo mostra che con lui conquisteranno il dono della futura trasformazione coloro che insieme a lui e ai suoi compagni vivono nella comunione ecclesiale e nella vita santa. Spiega poi la qualità di tale trasformazione dicendo: «È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e che questo corpo mortale si vesta di immortalità» (1 Cor 15, 53). In costoro allora seguirà la trasformazione dovuta come giusta ricompensa a una precedente rigenerazione compiuta con atto spontaneo e generoso del fedele. Perciò si promette il premio della rinascita futura a coloro che durante la vita presente sono passati dal male al bene.
La grazia prima opera, come dono divino, il rinnovamento di una
risurrezione spirituale mediante la giustificazione interiore. Verrà poi
la risurrezione corporale che perfezionerà la condizione dei
giustificati. L’ultima trasformazione sarà costituita dalla gloria. Ma
questa mutazione sarà definitiva ed eterna.
Proprio per questo i fedeli passano attraverso le successive
trasformazioni della giustificazione, della risurrezione e della
glorificazione, perché questa resti immutabile per l’eternità.
La prima metamorfosi avviene quaggiù mediante l’illuminazione e la
conversione, cioè col passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla
giustizia, dalla infedeltà alla fede, dalle cattive azioni ad una santa
condotta. Coloro che risuscitano con questa risurrezione non subiscono
la seconda morte. Di questi nell’Apocalisse è detto: «Beati e santi
coloro che prendon parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha
potere la seconda morte» (Ap 20, 6).
Nel medesimo libro si dice anche: «Il vincitore non sarà colpito
dalla seconda morte» (Ap 2, 11). Dunque, come la prima risurrezione
consiste nella conversione del cuore, così la seconda morte sta nel
supplizio eterno. Pertanto chi non vuol esser condannato con la
punizione eterna della seconda morte s\’affretti quaggiù a diventare
partecipe della prima risurrezione. Se qualcuno infatti durante la vita
presente, trasformato dal timore di Dio, si converte da una vita cattiva
a una vita buona, passa dalla morte alla vita e in seguito sarà anche
trasformato dal disonore alla gloria.
Per notizie sulla vita del nostro Padre tra i Santi Fulgenzio di Ruspe vescovo
http://www.santiebeati.it/dettaglio/35950
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