"La lettura evangelica di oggi compendia tutto ciò che concerne la speranza ed esclude ogni motivo di disperazione ......In mezzo alla folla la donna si avvicinò senza essere notata, pensando dipoter strappare la guarigione soltanto con la fede, senza manifestare lo stato del proprio corpo. Si accostò alle spalle di Gesù, perché si giudicava indegna di essere vista. E in un istante la fede le donò quella guarigione che in dodici anni di sforzi tutta la scienza umana non era stata in grado di procurarle. La donna toccò il mantello di Gesù e fu guarita, fu liberata dal suo male. Noi invece tocchiamo e riceviamo ogni giorno il corpo del Signore, ma le nostre ferite non guariscono. Se siamo deboli, non dobbiamo attribuirlo al Cristo, ma alla nostra mancanza di fede. Se infatti un giorno, passando per la strada, egli restituì la salute a una donna che si nascondeva, è evidente che oggi, dimorando in noi, egli può guarire le nostre ferite" S.Pietro Crisologo,Sermone 3)
sabato 28 ottobre 2017
giovedì 19 ottobre 2017
Tu mi hai chiamato, Signore, a servire i tuoi discepoli Dalla «Dichiarazione di fede» di san Giovanni Damasceno, sacerdote.
Papiro P52 scritto in greco e paleograficamente datato attorno all'anno 125 , è attualmente riconosciuto come il più antico documento riguardante Gesù che ci sia pervenuto. Contiene frammentariamente Giovanni 18,31-33 nel recto (la presente immagine) e Giovanni 18,37-38 nel verso
Tu mi hai chiamato, Signore, a servire i tuoi discepoli
Dalla «Dichiarazione di fede» di san Giovanni Damasceno, sacerdote.
Tu, Signore, mi hai tratto dai fianchi di mio padre; tu mi hai formato nel grembo di mia madre; tu mi hai portato alla luce, nudo bambino, perché le leggi della nostra natura obbediscono costantemente ai tuoi precetti. Tu hai preparato con la benedizione dello Spirito Santo la mia creazione e la mia esistenza, non secondo volontà d’uomo o desiderio della carne, ma secondo la tua ineffabile grazia. Hai preparato la mia nascita con una preparazione che trascende le leggi della nostra natura, mi hai tratto alla luce adottandomi come figlio, mi hai iscritto fra i discepoli della tua Chiesa Santa e immacolata.
Tu mi hai nutrito di latte spirituale, del latte delle tue divine parole. Mi hai sostentato con il solido cibo del Corpo di Gesù Cristo nostro Dio, Unigenito tuo santissimo, e mi hai inebriato con il calice divino del suo Sangue vivificante, che egli ha effuso per la salvezza di tutto il mondo.
Tutto questo, Signore, perché ci hai amati e hai scelto come vittima, in vece nostra, il tuo diletto Figlio unigenito per la nostra redenzione, ed egli accettò spontaneamente; senza resistere, anzi come uno che era destinato al sacrificio, quale agnello innocente si avviò alla morte da se stesso, perché, essendo Dio, si fece uomo e si sottomise, di propria volontà, facendosi «obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fi12, 8).
E così, o Cristo mio Dio, tu hai umiliato te stesso per prendere sulle tue spalle me, pecorella smarrita, e farmi pascolare in pascolo verdeggiante e nutrirmi con le acque della retta dottrina per mezzo dei tuoi pastori, i quali, nutriti da te, han poi potuto pascere il tuo gregge eletto e nobile.
Ora, o Signore, tu mi hai chiamato per mezzo del tuo sacerdozio a servire i tuoi discepoli. Non so con quale disegno tu abbia fatto questo; tu solo lo sai. Tuttavia, Signore, alleggerisci il pesante fardello dei miei peccati, con i quali ho gravemente mancato; monda la mia mente e il mio cuore; guidami per la retta via come una lampada luminosa; dammi una parola franca quando apro la bocca; donami una lingua chiara e spedita per mezzo della lingua di fuoco del tuo Spirito e la tua presenza sempre mi assista.
Pascimi, o Signore, e pasci tu con me gli altri, perché il mio cuore non mi pieghi né a destra né a sinistra, ma il tuo Spirito buono mi indirizzi sulla retta via; perché le mie azioni siano secondo la tua volontà e lo siano veramente fino all’ultimo.
Tu poi, o nobile vertice di perfetta purità, nobilissima assemblea della Chiesa, che attendi aiuto da Dio; tu in cui abita Dio, accogli da noi la dottrina della fede immune da errore; con essa si rafforzi la Chiesa, come ci fu trasmesso dai Padri.
giovedì 12 ottobre 2017
Alla mensa del tuo dolcissimo convito di Sant’Ambrogio Ad mensam dulcíssimi convívii tui
Alla mensa del tuo dolcissimo convito di Sant’Ambrogio
Ad mensam
dulcíssimi convívii tui
Ad mensam dulcíssimi convívii tui, pie Dómine Iesu Christe, ego peccátor de própriis meis méritis nihil praesúmens, sed de tua confídens misericórdia et bonitáte, accédere véreor et contremísco.
Ad mensam dulcíssimi convívii tui, pie Dómine Iesu Christe, ego peccátor de própriis meis méritis nihil praesúmens, sed de tua confídens misericórdia et bonitáte, accédere véreor et contremísco.
Alla mensa del
tuo dolcissimo convito, o buon Signore Gesù Cristo, io peccatore e privo
di meriti, mi accosto pieno di vergogna e tremante, confidando solo
nella tua misericordia e bontà
Nam cor et corpus hábeo multis crimínibus maculátum,
mentem et linguam non caute custodítam.
Poiché ho il
cuore e il corpo macchiati di molte colpe, e non ho ben custodito la
mente e la lingua
Ergo, o pia
Déitas, o treménda maiéstas, ego miser, inter angústias deprehénsus, ad
te fontem misericórdiae recúrro, ad te festíno sanándus, sub tuam
protectiónem fúgio: et, quem iúdicem sustinére néqueo, salvatórem habére
suspíro.
Per questo, o
Santà Deità, o tremenda maestà, io misero stretto tra tante angustie
ricorro a Te, fonte di misericordia, da Te mi affretto per essere
sanato, mi rifugio sotto la tua protezione: e siccome non posso
sostenerti giudice, ti scongiuro d’essermi salvatore.
Tibi, Dómine,
plagas meas osténdo, tibi verecúndiam meam détego. Scio peccáta mea
multa et magna, pro quíbus tímeo: spero in misericórdias tuas, quárum
non est númerus. Réspice ergo in me óculis misericórdiae tuae, Dómine
Iesu Christe, Rex aetérne, Deus et homo, crucifíxus propter hóminem.
A Te, o
Signore, mostro le mie piaghe; a Te scopro la mia vergogna. Riconosco
che i miei peccati sono molti e grandi, e per questo ho paura. Spero
nella tua misericordia che non ha limiti. Guarda dunque con gli occhi
della tua misericordia, verso di me, Signore Gesú Cristo, Re eterno, Dio
e Uomo, che per l’uomo tu fosti crocifisso.
Exáudi me sperántem in te: miserére mei pleni misériis
et peccátis, tu qui fontem miseratiónis numquam manáre cessábis.
Esaudisci me
che spero in Te: abbi pietà di me che sono pieno di miserie e di
peccati, Tu che non cesserai mai di far scaturire la fonte della
misericordia.
Salve,
salutáris víctima, pro me et omni humáno génere in patíbulo crucis
oblata.
Salve, nóbilis et pretióse sánguis, de vulnéribus crucifíxi Dómini mei Iesu Christi prófluens, et peccáta totíus mundi ábluens.
Salve, nóbilis et pretióse sánguis, de vulnéribus crucifíxi Dómini mei Iesu Christi prófluens, et peccáta totíus mundi ábluens.
Salve, o
vittima della Salvezza, offerta sul patibolo della croce per me e per
tutto il genere umano. Salve, o nobile e prezioso Sangue, che sgorgando
dalle ferite del Signore Gesù Cristo per me crocefisso, lavi i peccati
di tutto il mondo
Recordáre,
Dómine, creatúrae tuae, quam tuo sánguine redemísti. Poénitet me
peccásse, cúpio emendáre quod feci.
Aufer ergo a me, clementíssime Pater, omnes iniquitátes et peccáta mea; ut, purificátus mente et córpore, digne degustáre mérear Sancta sanctórum.
Aufer ergo a me, clementíssime Pater, omnes iniquitátes et peccáta mea; ut, purificátus mente et córpore, digne degustáre mérear Sancta sanctórum.
Ricordati, o
Signore, della tua creatura, che hai redento col tuo sangue. Mi pento di
aver peccato, desidero rimediare a ciò che ho fatto.
Togli dunque da me, o Padre clementissimo, tutte le mie iniquità e i miei peccati, affinchè, purificato nella mente e nel corpo, meriti di gustare degnamente il Santo dei Santi.
Togli dunque da me, o Padre clementissimo, tutte le mie iniquità e i miei peccati, affinchè, purificato nella mente e nel corpo, meriti di gustare degnamente il Santo dei Santi.
Et concéde,
ut haec sancta praelibátio córporis et sánguinis tuis, quam ego indígnus
súmere inténdo, sit peccatórum meórum remíssio, sit delictórum perfécta
purgátio, sit túrpium cogitatiónum effugátio ac bonórum sénsuum
regenerátio, operúmque tibi placéntium salúbris efficácia, ánimae quoque
et córporis contra inimicórum meórum insídias firmíssima tuítio. Amen.
E concedi che
questa santa partecipazione al Corpo e al Sangue del tuo Figlio, che io
indegno intendo ricevere, sia per il perdono dei miei peccati, sia per
la perfetta purificazione delle mie colpe, sia fuga dei cattivi
pensieri, rigenerazione dei buoni sentimenti, e salutare efficacia delle
opere che sono a te gradite, nonché sicura difesa dell’anima e del corpo
contro le insidie dei miei nemici. Amen.
mercoledì 11 ottobre 2017
Dice il sublime Girolamo: Ama le sante Scritture, e la Sapienza ti amerà: amala ed essa ti custodirà, onorala, ed essa ti abbraccerà. [Pr 4,6.8] Appendi questi gioielli ai tuoi orecchi e al tuo petto. [San Girolamo il Presbitero, Lettere, 130,20 (
Dice il sublime Girolamo: Ama le sante Scritture, e la Sapienza ti amerà: amala ed essa ti custodirà, onorala, ed essa ti abbraccerà. [Pr 4,6.8] Appendi questi gioielli ai tuoi orecchi e al tuo petto.
http://luceortodossamarcomannino.blogspot.it/2017/09/come-un-ortodosso-dovrebbe-approcciarsi.html
Preghiera del Cristiano nella tradizione latina pre-scisma per iniziare la Lettura della Sacra Bibbia
Il fedele si inginocchia, si segna, poi bacia la
Croce domestica ( se non è in luogo con croce, bacia la croce che porta al
collo ) e si alza, dicendo tre volte:
Signore
non abbandonarmi, O Dio vieni presto in aiuto.
Ad ogni invocazione si effettua una prostrazione
dinnanzi alla Croce, o all'angolo delle icone.
Gloria
al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era in principio ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Padre
nostro, che sei nei Cieli; sia santificato il Tuo nome; venga il tuo regno, sia
fatta la tua volontà, come in cielo così in terra, dacci oggi il nostro pane essenziale , e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci abbandonare nella tentazione, ma liberaci dal maligno.
Poiché
tuo è il Regno e la potenza e la gloria, del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Rivolti poi verso la Croce, si dice:
La
Santa Croce è il mio rifugio, la mia salvezza sicura, la Croce del Salvatore è
con me. Dinnanzi a Te, o Croce Santissima, io mi inchino.
Si china il capo dinnanzi alla croce, e poi si
esclama:
O
Signore, ascolta la mia preghiera. Alle tue orecchie giunga il mio grido.
Poi segnandosi alla fronte, alle labbra e al
cuore si prende la Bibbia dicendo:
- rivolti ad est: Matteo e Isaia, intercedete
per me.
- rivolti a sud: Marco e Geremia,
intercedete per me.
- rivolti a ovest: Luca ed Ezechiele,
intercedete per me.
- rivolti a nord: Giovanni e Daniele,
intercedete per me.
Poi, verso le icone:
Signore
Santo, Dio onnipotente ed eterno, abbi pietà di me peccatore e permetti a me
indegno di leggere con spirito di discernimento le Scritture da Te ispirate, tu
che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Adesso si può leggere. Alla conclusione, ci si
segna dicendo:
Gloria
a Te, o Cristo.
ortodossooccidentale.altervista.org/alterpages/files/Eucologio.docx
Diceva san Gregorio Magno: le parole di Dio crescono insieme a chi le
legge, ciascuno infatti le comprende tanto e più profondamente tanto
quanto vi si dedica con attenzione. Poiché quanto tempo dedicherai nella
parola di Dio così sarai retribuito nel progresso nei riguardi della
stessa parola di Dio (San Gregorio Magno, vescovo di Roma, Omelie su Ezechiele I,7,8)
martedì 10 ottobre 2017
Libia, ritrovati i corpi dei cristiani decapitati dai jihadisti dell’Isis Leurs armes ne nous sépareront pas de l'amour du Christ (P. Matta el Masquine)
Emmanuel, cela signifie "Dieu avec nous"
Le Christ est avec nous, Il nous rend plus fort qu'une armée entière. Quelle que soit l'arme que l'ennemi puisse brandir, elle sera impuissante. La vie avec le Christ est plus forte que la mort. La mort avec le Christ, c'est la vie éternelle! Si l'Emmanuel est avec nous, qui alors tiendra contre nous?
Tout ceci nous fait nous efforcer de devenir dignes de l'état de l'Emmanuel, cet état où l'on existe avec le Christ, et le Christ existe en nous.
Père Matta El Maskeen
Lorsque nous avons prié les Vêpres du 1er mercredi de ce Grand Carême, la première stichère m'a littéralement bouleversé, tant elle parlait d'eux. Par leurs saintes prières, Seigneur Jésus-Christ, Fils de Dieu, aie pitié de nous et sauve-nous.
Stichères
♦ Ton pl.4
♦
Martyrikon
Toute louange et toute
considération
reviennent
aux saints
Martyrs ;
car ils ont
incliné la nuque
sous le glaive
pour Toi qui
as incliné les
cieux pour descendre ;
ils ont versé
leur propre
sang
pour Toi qui
t’es anéanti
en prenant la
forme de
serviteur ;
ils ont été
humiliés jusqu’à
la mort,
imitant ainsi
ta pauvreté.
Par leurs
prières, selon ton
immense miséricorde,
ô Dieu, aie
pitié de
nous.
Στιχηρὸν
♦ Ἦχος πλ.
δ´ ♦
Μαρτυρικὸν
Εἴ
τις ἀρετή, καὶ εἴ τις ἔπαινος,
πρέπει τοῖς Ἁγίοις·
ξίφεσι γὰρ ἔκλιναν τοὺς
αὐχένας,
διὰ σὲ τὸν κλίναντα
οὐρανούς, καὶ καταβάντα,
ἐξέχεαν τὸ αἷμα αὐτῶν,
διὰ σὲ τὸν κενώσαντα
σαυτόν,
καὶ μορφὴν δούλου
λαβόντα,
ἐταπεινώθησαν ἕως
θανάτου,
τὴν πτωχείαν σου
μιμούμενοι·
ὧν ταῖς εὐχαῖς, κατὰ τὸ
πλῆθος τῶν οἰκτιρμῶν σου
ὁ Θεός, ἐλέησον ἡμᾶς.
Se vi è qualche virtù, se vi è qualche
lode, conviene ai santi:essi
infatti piegarono il collo
alla spada per te che piegasti
i cieli e sei disceso;versarono il
sangue per te che annientasti
te stesso e assumesti forma di servo
e si umiliarono sino alla morte
per imitare la tua povertà. Per le loro preghiere,
secondo la moltitudine delle tue compassioni,
o Dio,abbi pietà di noi
lunedì 9 ottobre 2017
L'Altare .Preghiera dell'Addio all'Altare nella tradizione siro-maronita
Preghiera di «addio all’altare» dopo la liturgia
Sta in pace, o Altare di Dio. L’oblazione che ho preso da te, sia per la remissione dei debiti e il perdono dei peccati, e mi ottenga di stare davanti al tribunale di Cristo senza dannazione e senza confusione. Non so se mi sarà dato di ritornare e offrire sopra di te un altro Sacrificio. Proteggimi, Signore, e conserva la tua santa Chiesa, quale via di verità e di salvezza. Amen.
http://traditioliturgica.blogspot.it/2012/01/la-chiesa-bizantina-descrizione-e.html
sabato 7 ottobre 2017
Chi vincerà non sarà colpito dalla seconda morte. Dal Trattato «La remissione» di san Fulgenzio di Ruspe, vescov
(Lib. 2, 11, 2 – 12, 1. 3-4; CCL 91 A, 693-695)
«In un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati» (1 Cor 15, 52). Quando dice «noi» Paolo mostra che con lui conquisteranno il dono della futura trasformazione coloro che insieme a lui e ai suoi compagni vivono nella comunione ecclesiale e nella vita santa. Spiega poi la qualità di tale trasformazione dicendo: «È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e che questo corpo mortale si vesta di immortalità» (1 Cor 15, 53). In costoro allora seguirà la trasformazione dovuta come giusta ricompensa a una precedente rigenerazione compiuta con atto spontaneo e generoso del fedele. Perciò si promette il premio della rinascita futura a coloro che durante la vita presente sono passati dal male al bene.
La grazia prima opera, come dono divino, il rinnovamento di una
risurrezione spirituale mediante la giustificazione interiore. Verrà poi
la risurrezione corporale che perfezionerà la condizione dei
giustificati. L’ultima trasformazione sarà costituita dalla gloria. Ma
questa mutazione sarà definitiva ed eterna.
Proprio per questo i fedeli passano attraverso le successive
trasformazioni della giustificazione, della risurrezione e della
glorificazione, perché questa resti immutabile per l’eternità.
La prima metamorfosi avviene quaggiù mediante l’illuminazione e la
conversione, cioè col passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla
giustizia, dalla infedeltà alla fede, dalle cattive azioni ad una santa
condotta. Coloro che risuscitano con questa risurrezione non subiscono
la seconda morte. Di questi nell’Apocalisse è detto: «Beati e santi
coloro che prendon parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha
potere la seconda morte» (Ap 20, 6).
Nel medesimo libro si dice anche: «Il vincitore non sarà colpito
dalla seconda morte» (Ap 2, 11). Dunque, come la prima risurrezione
consiste nella conversione del cuore, così la seconda morte sta nel
supplizio eterno. Pertanto chi non vuol esser condannato con la
punizione eterna della seconda morte s\’affretti quaggiù a diventare
partecipe della prima risurrezione. Se qualcuno infatti durante la vita
presente, trasformato dal timore di Dio, si converte da una vita cattiva
a una vita buona, passa dalla morte alla vita e in seguito sarà anche
trasformato dal disonore alla gloria.
Per notizie sulla vita del nostro Padre tra i Santi Fulgenzio di Ruspe vescovo
http://www.santiebeati.it/dettaglio/35950
martedì 3 ottobre 2017
Il nostro cuore si è tutto aperto per voi» (2 Cor 6, 11).di s. Giovanni Crisostomo, Omelia sulla 2a lettera ai Corinti, 13, 1-2 (PG 61, 49s)
«Il
nostro cuore si è tutto aperto per voi» (2 Cor 6, 11). Come il calore,
così la carità ha la prerogativa di dilatare, è, infatti, una virtù
ardente e impetuosa. Essa apriva la bocca e dilatava il cuore di Paolo. E
non vi era nessun cuore più grande del cuore di Paolo. Egli come ogni
persona che ama, abbracciava con amore tanto profondo tutti i fedeli che
nessuno ne era escluso o messo da parte. E non ci meravigli questo suo
amore verso i credenti, dal momento che il suo amore si estendeva anche
ai non credenti. Non disse infatti: «Amo soltanto con la bocca, ma anche
il cuore canta all’unisono nell’amore con la bocca, perciò parlo con
fiducia, con tutto il cuore e con tutta la mente». Non dice: «vi amo»,
ma usa un’espressione assai più significativa: «La nostra bocca si è
aperta e il nostro cuore si è dilatato» cioè vi porto tutti nell’intimo
del cuore, in un abbraccio universale. Chi è amato, infatti, si muove a
suo piacimento nell’intimo del cuore che lo ama. Per questo l’Apostolo
afferma: «Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori
invece che siete allo stretto. Io parlo come a figli: rendeteci il
contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore!» (2 Cor 6, 12-13). Nota
il rimprovero, addolcito dall’amore, caratteristica delle persone che
amano. Non dice loro che non lo amano, ma fa capire che non gli vogliono
bene come lui a loro. Non vuole rimproverarli, se non dolcemente.
Si scorge dappertutto, nelle singole lettere la presenza di questo suo vivissimo amore per i fedeli. Scrive ai Romani: Bramo vedervi e spesso mi son proposto di venire da voi. Spero di poter in qualche modo venir a trovarvi (cfr. Rm I, 10-11). Ai Galati manda a dire: «Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore» (Gal 4, 19). Agli Efesini: «Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre per voi!» (Ef 3, 14). Ai Tessalonicesi aggiunge: «Qual è la mia speranza o la mia gioia o la mia corona di gloria? Non siete forse voi?» (1 Tes 2, 19). Asserisce così di portarli nel cuore, anche se incatenato.
Scrive inoltre ai Colossesi: «Voglio che sappiate quale lotta io sostengo per voi, anche per coloro che non mi conoscono di vista, perché trovino consolazione i vostri cuori» (Col 2, 1), e ai Tessalonicesi: «Come una nutrice, che cura i suoi bambini cosi avremmo voluto, per il grande affetto per voi darvi non solo il Vangelo, ma anche la vita» (1 Tes 2,7-8). Non vuole che si angustino per lui.
Però non desidera essere solo lui ad amare, ma anche essere riamato da loro, per attirare maggiormente i loro animi. E gioisce di questo loro atteggiamento. Assicura infatti:«È; venuto Tito e ci ha fatto conoscere il vostro desiderio, il vostro pianto, il vostro amore per me» (cf 2Cor 7,7).
Si scorge dappertutto, nelle singole lettere la presenza di questo suo vivissimo amore per i fedeli. Scrive ai Romani: Bramo vedervi e spesso mi son proposto di venire da voi. Spero di poter in qualche modo venir a trovarvi (cfr. Rm I, 10-11). Ai Galati manda a dire: «Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore» (Gal 4, 19). Agli Efesini: «Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre per voi!» (Ef 3, 14). Ai Tessalonicesi aggiunge: «Qual è la mia speranza o la mia gioia o la mia corona di gloria? Non siete forse voi?» (1 Tes 2, 19). Asserisce così di portarli nel cuore, anche se incatenato.
Scrive inoltre ai Colossesi: «Voglio che sappiate quale lotta io sostengo per voi, anche per coloro che non mi conoscono di vista, perché trovino consolazione i vostri cuori» (Col 2, 1), e ai Tessalonicesi: «Come una nutrice, che cura i suoi bambini cosi avremmo voluto, per il grande affetto per voi darvi non solo il Vangelo, ma anche la vita» (1 Tes 2,7-8). Non vuole che si angustino per lui.
Però non desidera essere solo lui ad amare, ma anche essere riamato da loro, per attirare maggiormente i loro animi. E gioisce di questo loro atteggiamento. Assicura infatti:«È; venuto Tito e ci ha fatto conoscere il vostro desiderio, il vostro pianto, il vostro amore per me» (cf 2Cor 7,7).
Iscriviti a:
Post (Atom)