sabato 1 dicembre 2018

DOMENICA «DEL CIECO DI GERICO Dal trattato «Esortazione ai pagani» di Clemente Alessandrino


«I comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi» (Sal 18,9). Ricevi Cristo, ricevi la vista, ricevi la luce per conoscere a un tempo Dio e l'uomo. È più desiderabile il Verbo dal quale siamo illuminati «dell'oro, di molto oro fino; più dolce del miele e di un favo stillante» (Sal 18,11).
E come potrebbe non essere desiderabile, dal momento che ha portato verso la luce la mente avvolta dalle tenebre e ha reso più luminosi e più acuti gli occhi dell'anima? Se non ci fosse il sole, la notte sarebbe diffusa dovunque nonostante tutte le stelle; così, se non avessimo conosciuto il Verbo e non fossimo stati da lui illuminati, saremmo come galline nutrite al buio per poi subire la morte. Apriamoci dunque alla luce per possedere Dio. Accogliamo la luce per diventare discepoli del Signore. Egli infatti lo ha promesso al Padre: «Annunzierò il tuo nome ai miei fratellini loderò in mezzo all'assemblea» (Sal 21,23). Esaltalo, e poi parlami di Dio tuo Padre: le tue parole apportano salvezza. Il tuo cantico mi insegnerà che nel cercare Dio, finora sono andato errando.Quando invece sei tu, o Signore, a condurmi alla luce e per tuo mezzo trovo Dio da te accolgo il Padre, divento tuo coerede, perché non ti sei vergognato di chiamarmi fratello (cfr. Eb 2,11).Guardiamoci dal dimenticare la verità, allontaniamo da noi l'ignoranza e, dissipate le tenebre che offuscano come nube i nostri occhi, contempliamo il vero Dio, elevando per prima cosa verso di lui questa acclamazione: Salve, o luce! Infatti, a noi che eravamo sepolti nelle tenebre e avvolti nell'ombra della morte, è apparsa la luce dal cielo, più pura del sole e più gioiosa di questa vita. Questa luce è la vita eterna e di essa vivono tutte le cose che ne partecipano. Invece la notte fugge la luce e, nascondendosi timorosa, ha ceduto il posto al giorno del Signore. Si è diffusa dappertutto quella luce che non può spegnersi e il tramonto ha dato luogo all'aurora. Questo significa la nuova creazione. Infatti il Sole di giustizia, che sovrasta nel suo corso tutte le cose, illumina senza distinzioni tutto il genere umano, seguendo l'esempio del Padre suo che fa risplendere il sole su tutti gli uomini e li irrora con la rugiada della verità. Egli ha accostato l'occaso all'oriente, e ha crocifisso la morte trasformandola in vita.
Divino agricoltore, ha agganciato al cielo l'uomo strappato alla morte, trasformando con audacia il corruttibile nell'incorruttibile, il terrestre in celeste. Ha portato la buona novella eccitando i popoli al bene, richiamando alla memoria le norme del vivere onesto, donandoci un'eredità divina e immensa che nessuno può strapparci. Con una dottrina celeste ha santificato l'uomo deponendo la legge nella sua mente e scrivendola nel suo cuore (cfr. Ger 31,33). Di quale legge intende parlare? «Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore, poiché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato» (Ger 31 , 34).
Accogliamo le leggi della vita, obbediamo all'invito di Dio. Accogliamolo perché ci sia propizio. Offriamogli, anche se non ne ha bisogno, un animo ben disposto come gradita ricompensa per la sua dimora. A Dio, per la cui benevolenza qui abitiamo, devozione e amore.

giovedì 22 novembre 2018

Dalla «Spiegazione dell'Ecclesiaste» di san Gregorio di Agrigento, vescovo (Lib. 8, 6; PG 98, 1071-1074) L'anima mia esulti nel Signore


L'immagine può contenere: 1 personaDalla «Spiegazione dell'Ecclesiaste» di san Gregorio di Agrigento, vescovo
(Lib. 8, 6; PG 98, 1071-1074)
L'anima mia esulti nel Signore

    Va', mangia con gioia il tuo pane, bevi con cuore lieto il tuo vino perché Dio ha già gradito le opere tue (Qo 9, 7).
    Potremmo prendere queste parole come una sicura e sana norma di saggezza umana per la vita di tutti i giorni. Tuttavia la spiegazione anagogica ci porta ad una considerazione più alta, e ci insegna a considerare il pane celeste e mistico che è disceso dal cielo e ha portato la vita nel mondo. Così pure bere il vino spirituale con cuore sereno significa dissetarsi di quel vino che uscì dal costato della vera vite, al momento della sua passione salvifica. Di essi così parla il vangelo della nostra salvezza: Avendo preso del pane, dopo averlo benedetto, Gesù disse ai suoi discepoli: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi in remissione dei peccati. Similmente prese anche il calice e disse: Bevetene tutti: questo è il mio sangue della nuova alleanza, sparso per voi e per molti in remissione dei peccati (cfr. Mt 26, 26-28). Coloro dunque che mangiano questo pane e bevono questo mistico vino gioiscono ed esultano e possono esclamare a gran voce: Hai portato la gioia nel nostro cuore (cfr. Sal 4, 7).
    A mio giudizio, è proprio a questo pane e a questo vino che si riferisce la Sapienza di Dio sussistente, cioè Cristo nostro salvatore, quando ci invita alla comunione vitale con se stesso, Verbo divino. Lo fa con le parole del libro dei Proverbi: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato» (Pro 9, 5). Coloro ai quali viene rivolto questo invito, devono compiere opere di luce, in modo da avere le loro anime splendenti non meno della luce stessa, come dice il Signore nel vangelo: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5, 16). Anzi in tal caso vedranno scendere sul loro capo anche l'olio, cioè lo Spirito di verità, che li proteggerà e li preserverà da ogni maleficio di peccato.

Avvicinatevi al Signore e sarete illuminati Dalla «Spiegazione dell’Ecclesiaste» di san Gregorio di Agrigento, vescovo (Lib. 10, 2; PG 98, 1138-1139)



È dolce, dice l’Ecclesiaste, questa luce (cfr. Qo 11, 7) ed è cosa assai buona per la vista dei nostri occhi contemplare questo sole visibile.
Tolta infatti la luce, il mondo sarebbe senza bellezza e la vita senza anima.
Perciò quel primo contemplativo di Dio che fu Mosè disse: E Dio vide la luce e disse che era una cosa buona (cfr. Gn 1, 3).
 
Ma a noi conviene considerare la grande, vera ed eterna luce che «illumina ogni uomo che viene in questo mondo» (Gv 1, 9) cioè Cristo Salvatore e redentore del mondo, il quale, fattosi uomo, scese fino all’infimo grado della condizione umana.
 
Di lui dice il profeta Davide: Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, fate strada a colui che ascende ad occidente, a colui che si chiama Signore; ed esultate al suo cospetto (cfr. Sal 67, 5).
Ha chiamato dolce la luce ed ha preannunziato come cosa buona il vedere coi propri occhi il sole della gloria, vale a dire colui che al tempo della divina incarnazione disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8, 12).  
E di nuovo: «E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo» (Gv 3, 19).



Il Signore promise di sostituire la luce che vediamo cogli occhi corporei con quel sole spirituale di giustizia che è veramente dolcissimo per coloro che sono stati ritenuti degni di essere ammaestrati da lui.
Essi hanno potuto vederlo con i loro occhi quando viveva e s’intratteneva in mezzo agli uomini come un uomo qualunque, mentre invece non era uno qualunque degli uomini.
Era infatti anche vero Dio, e per questo ha fatto sì che i ciechi vedessero, gli zoppi camminassero e i sordi udissero; ha mondato i malati di lebbra e con un semplice comando ha richiamato i morti alla vita.
 
Ma anche adesso è cosa veramente dolcissima volgere verso di lui gli occhi spirituali e contemplare e considerare la sua semplice e divina bellezza, essere illuminati e innalzati da questa stessa partecipazione e comunicazione, essere ricolmati di spirituale dolcezza, rivestirsi di santità, acquistare intelligenza, e infine essere ripieni di divina esultanza e sperimentarla tutti i giorni della vita presente.
Ciò ha rivelato il sapiente Ecclesiaste quando disse: Poiché anche l’uomo vivrà per molti anni e in tutti questi troverà gioia (cfr. Qo 6, 3).
Infatti di ogni gioia è interamente autore il Sole di giustizia, per quelli che lo contemplano.
A questi il profeta Davide rivolge la sua esortazione: «Esultino davanti a Dio e cantino di gioia» (Sal 67, 4), e nuovamente: «Esultate, giusti, nel Signore: agli uomini retti si addice la lode» (Sal 32, 1).

http://comunita-abba.it/?p=26167

martedì 20 novembre 2018

La via della luce e la via delle tenebre (Lettera di Barnaba)


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Questo scritto fa parte del gruppo denominato dei Padri Apostolici. L’opera godette di un’enorme diffusione e alcuni autori, come Origene, arrivarono a considerarla canonica. Venne scritta intorno al 131 (l’opera parla della distruzione di Gerusalemme per mano di Adriano). Non conosciamo il suo autore , ma vi sono senza dubbio molti argomenti favorevoli per attribuirne la redazione ad un giudeo-cristiano, forse alessandrino; in ogni caso, l’opera presenta elementi ellenizzanti. Non è da escludere l’attribuzione a Barnaba, discepolo dell’apostolo Paolo.


Due sono le vie dell’insegnamento e della libertà; quella della luce e quella delle tenebre. Grande è la differenza tra queste due vie. Per l’una sono disposti gli angeli di Dio apportatori di luce, per l’altra gli angeli di Satana. L’uno è il Signore dei secoli nei secoli, l’altro è principe di questo tempo di iniquità.
La via della luce
Questa, pertanto, è la via della luce. Se qualcuno vuole pervenire ad un luogo determinato non risparmi le sue fatiche. Questa è l’indicazione dataci per camminare su tale via. Amerai chi ti ha creato, temerai chi ti ha plasmato, glorificherai chi ti ha liberato dalla morte. Sarai semplice di cuore e ricco di spirito e non ti unirai a coloro che camminano sulla strada della morte. Odierai tutto ciò che non piace a Dio ed ogni ipocrisia e non abbandonerai i precetti del Signore. Non ti vanterai, sarai, invece, umile in tutto senza cercare gloria per te. Non adotterai un malvagio proposito contro il tuo prossimo e non darai arroganza alla tua anima. Non fornicherai, non sarai adultero né corromperai i fanciulli. Non esca da te la parola di Dio frequentando i depravati.
Non considerare la persona nel riprendere qualcuno per la caduta. Sarai mansueto, tranquillo e temerai le parole che hai ascoltato. Non avrai rancore contro tuo fratello. Non dubitare se avverrà o non avverrà l’una o l’altra cosa. Non pronunzierai il nome del Signore. Amerai il prossimo tuo più della tua anima. Non ucciderai il bambino con l’aborto e non lo farai morire appena nato. Non allontanare la mano da tuo figlio e da tua figlia, ma dall’infanzia insegnerai loro il timore di Dio. Non essere desideroso dei beni del tuo prossimo, né essere avaro. Non ti legare nell’anima ai superbi, ma frequenterai gli umili e i giusti.
Accetta gli avvenimenti che ti capitano come un bene, sapendo che nulla avviene senza Dio. Non sarai doppio nel pensiero e nella parola; laccio di morte è la doppiezza della parola. Sii sottomesso ai padroni come ad immagine di Dio con rispetto e timore. Non comanderai con asprezza al tuo servo e alla tua serva che sperano nello stesso Dio, perché non abbiano a perdere il timore di Dio che è sugli uni e sugli altri. Egli non venne a chiamare secondo la persona, ma quelli che lo Spirito ebbe a preparare. Renderai comune ogni cosa col tuo prossimo e non dirai che è tua. Se avete in comune ciò che è incorruttibile, quanto più quello che è corruttibile. Non essere loquace, laccio di morte è la bocca. Per quanto potrai, sarai casto per la tua anima. Non avere le mani larghe nel prendere, e strette nel dare. Amerai come la pupilla del tuo occhio chi ti dice la parola di Dio. Giorno e notte ti ricorderai del giudizio. Cercherai sempre di affaticarti con la predicazione andando ad esortare e preoccupandoti di salvare l’anima con la parola, o di lavorare con le mani per espiare le tue colpe. Non esitare nel concedere e non brontolare nel dare e conoscerai chi è il tuo buon rimuneratore. Custodirai ciò che hai ricevuto senza aggiungere e senza togliere. Odierai il male sino alla fine. Giudicherai con giustizia. Non creare divisioni, cerca, invece, la pace riconciliando i contendenti. Confesserai i tuoi peccati e non ti recherai alla preghiera con coscienza agitata.
La via delle tenebre
La via del nero è tortuosa e piena di maledizioni. È la via della morte eterna nel castigo, in cui si hanno le cose che rovinano l’anima: idolatria, arroganza, superbia di potere, ipocrisia, doppiezza di cuore, adulterio, omicidio, rapina, disprezzo, trasgressione, inganno, malizia, alterigia, veneficio, magia, avarizia, mancanza di timore di Dio. coloro che vessano i buoni, odiano la verità, amano la menzogna, non riconoscono il guadagno della giustizia, non aderiscono al bene né al giudizio giusto, non si curano della vedova e dell’orfano, non vegliano per il timore di Dio, ma per il male, e da essi sono assai lontano la mansuetudine e la pazienza, amano la vanità e si procacciano la ricompensa. Sono crudeli verso il povero, indolenti verso il sofferente, facili alla maldicenza, ingrati verso il loro creatore, uccisori dei figli, distruttori del plasma creato da Dio, incuranti del bisogno, oppressori del tribolato, avvocati dei ricchi, giudici cattivi dei poveri, peccatori in tutto.
È bene, dunque, imparare i comandamenti del Signore, quali sono stati scritti per seguirli. Chi fa questo sarà glorificato nel regno di Dio; chi sceglie, invece, le altre cose perirà con le sue opere. Per questo c’è una risurrezione, per questo c’è un premio. Prego voi che siete superiori di accettare un consiglio dalla mia benevolenza. In mezzo a voi avete per chi operare il bene, non trascuratelo. È vicino il giorno in cui periranno tutte le cose con il maligno. “È vicino il Signore e la sua ricompensa”.
Ancora vi chiedo: siate buoni legislatori di voi stessi, rimanete vostri fedeli consiglieri, allontanate da voi ogni ipocrisia. Dio che domina tutto l’universo vi conceda sapienza, intelligenza, scienza, conoscenza dei suoi precetti, costanza. Siate discepoli di Dio cercando che cosa il Signore vuole da voi e operate per trovarvi pronti nel giorno del giudizio. Se vi ricordate del bene, ricordatevi di me quando meditate queste cose, perché il mio zelo e la mia vigilanza portino a qualche vantaggio. Ve lo chiedo come una grazia. Sino a quando il bel vaso è con voi, non trascurate nulla delle cose vostre, ma ricercatele continuamente e adempite ogni precetto. Sono cose degne. Per questo mi sono affrettato a scrivervi quello che potevo per darvi gioia.
Vi saluto, figli dell’amore e della pace. Il Signore della gloria e di ogni carità sia col vostro spirito.
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Da un’ «Omelia pronunciata per l’Ingresso nel Santo dei Santi della Purissima Nostra Signora [Genitrice] di Dio», di Gregorio PALAMAS ...


Entrance of the Theotokos into the Temple


Da un’ «Omelia pronunciata per l’Ingresso nel Santo dei Santi della Purissima Nostra Signora [Genitrice] di Dio», di Gregorio PALAMAS ...



La Parola presecolare, sovraessenziale e più che buona del sommo Padre, avendo voluto rivestirsi della nostra immagine per indicibile filantropia…, per richiamare la natura devastata fino ai recessi dell’inferno e rinnovare quella antica, facendola salire all’altezza sovraceleste del suo regno e della sua deità, unitasi a questa nostra natura per ipostasi, poiché c’era bisogno d’assumere una parte di carne, e d’una carne al tempo stesso nuova e nostra…, trovò questa sempre Vergine da noi celebrata come collaboratrice adattissima per tutto e da sé elargitrice d’una natura incontaminata, della quale festeggiamo oggi l’incredibile ingresso nel santuario dei santi. Dio, infatti, la predetermina prima dei secoli a salvezza e chiamata del nostro genere umano ed essa è scelta tra quanti sono nel secolo, non semplicemente fra i molti, ma fra quanti da che tempo è tempo furono scelti, meravigliosi e famosi per la loro pietà religiosa…, per i discorsi ed opere di comune utilità ed al tempo stesso cari a Dio. Fin dal principio il serpente intellettuale e principio del male s’è levato contro di noi e ci ha trascinati giù negli abissi dell’inferno… Ha invidiato Adamo fin dal principio, avendo visto che egli viveva nel luogo della delizia incontaminata, che splendeva della gloria divina…; ed, avendo provato invidia, fu agitato da un’estrema follia contro di lui, al punto da volerlo gettare nella morte; l’invidia, infatti, genera non solo odio, ma anche uccisione… Desiderò fortemente il potere per sé…, a rovina di chi era stato plasmato da Dio ad immagine e somiglianza di Dio; ma, poiché non ebbe il coraggio d’assalirlo frontalmente, si servì dell’inganno e della malvagità; avvicinatosi attraverso il serpente percettibile come un amico ed un buon consigliere, quel terribile e davvero nemico ed ingannatore di nascosto, ahimè, s’insinua e, per mezzo d’un consiglio contrario a Dio, versa sull’uomo come veleno la sua potenza apportatrice di morte. Adamo… se avesse persistito tenacemente nel divino comandamento, rifiutando il malvagio consiglio contrario, sarebbe apparso vincitore contro l’avversario e superiore alla rovina apportatrice di morte… Ma egli… fu vinto e ridotto in rovina…, di conseguenza rese mortali noi, suoi rampolli; perciò era assolutamente necessario per noi… richiamare la vittoria e scuotere via il veleno apportatore di morte all’anima ed al corpo, e godere di nuovo della vita, e della vita che dura in eterno e senza sofferenza; occorreva dunque al nostro genere umano una nuova radice, cioè un nuovo Adamo, non solo senza peccato, ma che anche non potesse in nessun modo essere e vinto, ed inoltre capace di perdonare i peccati e di rendere innocenti i colpevoli, e che fosse non solo vivo, ma anche vivificante, perché a coloro che gli erano attaccati e congiunti per stirpe trasmettesse la vita ed il perdono dei peccati, tornando a far vivere non solo coloro che sarebbero nati in futuro, ma anche quanti erano morti prima di lui. …Solo Dio è senza peccato, vivificante, e può perdonare i peccati. Perciò era necessario che il nuovo Adamo fosse non solo uomo, ma anche Dio, che fosse di per sé vita, sapienza, giustizia, amore, compassione ed ogni altro bene, perché in compassione, sapienza, e giustizia conseguisse il rinnovamento ed il ritorno alla vita dell’antico Adamo. [Dio] desiderò fortemente e giustamente la salvezza di chi da lui era stato plasmato…; così il liberatore, con giustizia, sapienza e verità, realizzò la sconfitta definitiva del principe del male ed il rinnovamento dell’essere da lui plasmato. …Era proprio di un’accurata giustizia rimediare alla natura che volontariamente s’era resa schiava ed era stata vinta ed alla vittoria del demonio, e respingere la volontaria schiavitù; per questo Dio ritenne bene d’assumere da noi la nostra natura, incredibilmente unito ad essa per ipostasi. Era impossibile che quella purezza altissima e superiore all’intelletto s’unisse ad una natura macchiata; infatti una sola cosa è impossibile a Dio: unirsi con qualcosa d’impuro prima che sia stato purificato per l’unione. Per questo c’era necessariamente bisogno d’una Vergine perfettamente senza macchia e purissima…, d’una Vergine predeterminata. …[Il Logos], essendo da Dio e presso Dio, ed essendo Dio, Parola di Dio e Figlio del sommo Padre, come lui senza principio ed a lui coeterno, diviene figlio dell’uomo, cioè di questa sempre Vergine. «Gesù Cristo è lo stesso, ieri oggi e in eterno» (Eb 13,8), immutabile nella sua deità, irreprensibile nella sua umanità; il solo, come già prima Isaia aveva testimoniato, «che non commise peccato, né fu trovato inganno nella sua bocca» (Is 53,9)…, e per questo… non ha bisogno di purificazioni, affinché così, passando attraverso di noi verso di noi, con giustizia ed al tempo stesso con ogni sapienza, avrebbe potuto accogliere la purificazione e la passione, la morte e la risurrezione. …Perciò non solo Dio venne fra gli uomini, ma venne anche da una Vergine, e da una Vergine pura e santa, anzi tutta più che pura e tutta più che santa…, e per lei la venuta dello Spirito tutto santo non fu un appetito della carne che determinò il concepimento, ma un’annunciazione ed una fede nell’avvento di Dio, avvento vittorioso su ogni ragione, in quanto straordinario e superiore alla ragione, ma non presupponesse un assenso e l’esperienza d’una brama nella passione; essa, infatti, dopo aver concepito generò solo quando questa brama era stata completamente allontanata con la preghiera con la gioia spirituale (infatti la Vergine rispose all’angelo annunciante: «Ecco l’ancella del Signore: mi accada secondo la tua parola») (Lc 1,38). Quindi, affinché fosse trovata una Vergine adatta a questo compito, Dio predeterminò prima dei secoli e scelse tra gli eletti da che tempo è tempo colei che da noi è celebrata proprio oggi come sempre Vergine. …Gioacchino ed Anna furono scelti da Dio dalla casa e dalla discendenza di David; essi erano senza figli, vivevano insieme con temperanza ed erano superiori per virtù a tutti coloro che facevano risalire a David la nobiltà della propria stirpe e del proprio comportamento. A loro, che con esercizio e preghiera chiedevano a Dio la cessazione della mancanza di figli, e promettevano che avrebbero consacrato a Dio fin da piccola la creatura che da loro sarebbe stata generata, da Dio stesso è promessa l’attuale [Genitrice] di Dio, ed è data una bambina, così che da genitori straordinariamente temperanti colei che sarebbe stata pura, e la saggezza, congiunta con preghiera ed esercizio, ricevette come frutto che essa diventasse genitrice di verginità, e d’una verginità che ha condotto alla carne senza corruzione colui che fu generato prima dei secoli dal Padre vergine nella sua deità. O ali di quella preghiera” O libertà di parola che trovò presso il Signore! …Subito, appena svezzata, [la] conducono al tempio di Dio ed al gran sacerdote che lì si trovava la Vergine veramente santa, figlia di Dio ed ora [Genitrice] di Dio. …Così… colei che fu eletta tra gli eletti dall’eternità si rivelò santa dei santi… tanto da essere in grado di ricevere non la figura delle parole divine, ma la stessa Parola enipostatica ed unigenita del Padre già prima senza principio… …Come potremmo non celebrare e chiamare incessantemente beata la [Genitrice] della guida della salvezza e del datore della vita, celebrando anche il concepimento di lei, la sua nascita ed ora il suo trasferimento nel santo dei santi? Ma trasferiamoci anche noi, fratelli, dalla terra ai luoghi elevati; trasferiamoci dalla carne allo spirito; trasferiamo il nostro desiderio dai beni transeunti a quelli stabili… Così, infatti, le giungeranno utilmente per noi e con la libertà gradita a Dio i nostri canti e le preghiere a lei rivolte, ed in tal modo saremo eredi anche nel presente, grazia alla sua mediazione, dei beni futuri e duraturi, per grazia e filantropia di colui che fu da lei generato per noi, Gesù Cristo nostro Signore, al quale spettano gloria, onore ed adorazione, con il suo Padre senza principio, con lo Spirito coeterno e vivificante, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amìn. 

 «Che cos’è l’Ortodossia», Bompiani, Milano 2006, pp. 1494-1501

domenica 18 novembre 2018

Aiutare i poveri è rendere onore al Cristo (San Giovanni Crisostomo)


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Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: «Questo è il mio corpo», confermando il fatto con la parola, ha detto anche: Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare (cfr. Mt 25, 42), e: Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli tra questi, non l’avete fatto neppure a me (cfr. Mt 25, 45). Il corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura.

Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l’onore più gradito che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi. Anche Pietro credeva di onorarlo impedendo a lui di lavargli i piedi. Questo non era onore, ma vera scortesia. Così anche tu rendigli quell’onore che egli ha comandato, fa’ che i poveri beneficino delle tue ricchezze. Dio non ha bisogno di vasi d’oro, ma di anime d’oro.

Con questo non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro di elargire, con questi e prima di questi, l’elemosina. Dio infatti accetta i doni alla sua casa terrena, ma gradisce molto di più il soccorso dato ai poveri.

Nel primo caso ne ricava vantaggio solo chi offre, nel secondo invece anche chi riceve. Là il dono potrebbe essere occasione di ostentazione; qui invece è elemosina e amore. Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l’affamato, e solo in seguito orna l’altare con quello che rimane. Gli offrirai un calice d’oro e non gli darai un bicchiere d’acqua? Che bisogno c’è di adornare con veli d’oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? Che guadagno ne ricava egli? Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d’oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe o piuttosto non si infurierebbe contro di te? E se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce?

Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell’edificio sacro. Attacchi catene d’argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò mentre adorni l’ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello.

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Tratto da: san Giovanni Crisostomo, Omelie., In Matth. h. 50, 3-4

http://luceortodossamarcomannino.blogspot.com/2017/10/aiutare-i-poveri-e-rendere-onore-al.html

giovedì 15 novembre 2018

PREGHIERA PER IL DIGIUNO verso il Santo Natalesecondo l'Eucologio Gregoriano


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PREGHIERA PER IL DIGIUNO D'AVVENTO
secondo l'Eucologio Gregoriano

PREGHIERE  INIZIALI
Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen. Ci si segna.
O Dio non abbandonarmi, Signore vieni presto in mio aiuto.
Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison.
Padre Nostro, che sei nei Cieli; sia santificato il Tuo Nome. Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane essenziale , rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; e non ci indurre in tentazione  ma liberaci dal maligno. Amen.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era in principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli, amen.

INVOCAZIONI GIORNALIERE
di san Giovanni Crisostomo
Per le ore del giorno:

1 Signore, nella penitenza accoglimi.
2 Signore, non abbandonarmi.
3 Signore, non abbandonarmi al momento della  tentazione.
4 Signore, dammi un pensiero buono.
5 Signore, dammi lacrime e il ricordo della morte, e umiltà.
6 Signore, dammi il pensiero di confessare i miei peccati.
7 Signore, dammi umiltà, castità e ubbidienza.
8 Signore, dammi pazienza, longanimità e mansuetudine.
9 Signore, fa' dimorare in me radici di bontà e il timore di te nel mio cuore.
10 Signore, concedimi di amare te con tutta la mia anima e il mio pensiero, e di fare in tutto la tua volontà.
11 Signore, soccorrimi dagli uomini molesti e dai demòni, dalle passioni e da ogni altra cosa empia.
12 Signore, poiché sei consapevole della tua creazione e del tuo volere, sia in me peccatore la tua volontà, poiché sei benedetto nei secoli. Amen.

PREGHIERA PER SOPPORTARE IL DIGIUNO

O Santo Dio, Padre Onnipotente ed Eterno, donami di sopportare il digiuno dello spirito e del corpo, soccorrimi nelle astinenze cui mi sottopongo, la mia mente sia libera dai pensieri eccitanti e impuri, il mio corpo e il mio intelletto resistano alle tentazioni della gola, della lussuria, dell'orgoglio, della falsa modestia, dell'ira e della tracotanza, della disperazione: che il mio digiuno sia sincero e forte, così da potermi presentare dinnanzi a Te senza macchia e senza colpa, di poter prendere parte alle tue Santificazioni; per lo stesso Gesù Cristo Figlio Tuo e nostro Signore, che vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, unico Dio, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

O Dio non abbandonarmi, Signore vieni presto in mio aiuto.
Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison.

Sia Tu, Dio Signore nostro, benedetto nei secoli dei secoli. Amen.