The Gospel of the Nativity of Mary(ho riscontrato solo il testo in inglese)
Il Libro sulla natività di Maria è un testo apocrifo redatto in latino in epoca carolingia (VIII-IX secolo)
Chapter 9.
And in those days, that is, at the time of her first coming into Galilee, the angel Gabriel was sent to her by God, to announce to her the conception of the Lord, and to explain to her the manner and order of the conception. Accordingly, going in, he filled the chamber where she was with a great light; and most courteously saluting her, he said: Hail, Mary! O virgin highly favoured by the Lord, virgin full of grace, the Lord is with you; blessed are you above all women, blessed above all men that have been hitherto born. Luke 1:26-38 And the virgin, who was already well acquainted with angelic faces, and was not unused to the light from heaven, was neither terrified by the vision of the angel, nor astonished at the greatness of the light, but only perplexed by his words; and she began to consider of what nature a salutation so unusual could be, or what it could portend, or what end it could have. And the angel, divinely inspired, taking up this thought, says: Fear not, Mary, as if anything contrary to your chastity were hid under this salutation. For in choosing chastity, you have found favour with the Lord; and therefore you, a virgin, shall conceive without sin, and shall bring forth a son. He shall be great, because He shall rule from sea to sea, and from the river even to the ends of the earth; and He shall be called the Son of the Most High, because He who is born on earth in humiliation, reigns in heaven in exaltation; and the Lord God will give Him the throne of His father David, and He shall reign in the house of Jacob for ever, and of His kingdom there shall be no end; Luke 1:32-33 forasmuch as He is King of kings and Lord of lords, Revelation 19:16 and His throne is from everlasting to everlasting. The virgin did not doubt these words of the angel; but wishing to know the manner of it, she answered: How can that come to pass? For while, according to my vow, I never know man, how can I bring forth without the addition of man's seed? To this the angel says: Think not, Mary, that you shall conceive in the manner of mankind: for without any intercourse with man, you, a virgin, will conceive; you, a virgin, will bring forth; you, a virgin, will nurse: for the Holy Spirit shall come upon you, and the power of the Most High shall overshadow you, Luke 1:35 without any of the heats of lust; and therefore that which shall be born of you shall alone be holy, because it alone, being conceived and born without sin, shall be called the Son of God. Then Mary stretched forth her hands, and raised her eyes to heaven, and said: Behold the hand-maiden of the Lord, for I am not worthy of the name of lady; let it be to me according to your word.
Il Protovangelo di Giacomo – noto anche come Vangelo dell'Infanzia di Giacomo o come Vangelo di Giacomo – è un vangelo in lingua greca composto probabilmente verso il 140-170. Espande i racconti dell'infanzia di Gesù contenuti nel Vangelo secondo Matteo e nel Vangelo secondo Luca, fino a presentare un'esposizione della nascita e dell'educazione di Maria, per poi rielaborare le narrazioni canoniche sulla natività di Gesù. Si tratta del più antico testo cristiano che sostenga la verginità di Maria non solo prima, ma durante e dopo la nascita di Gesù.
È uno dei vangeli apocrifi (non è cioè incluso in alcun canone biblico). Tuttavia la tradizione cristiana ha accolto alcune delle informazioni in esso contenute, in particolare relativamente alla vita di Maria e dei suoi genitori Anna e Gioacchino.
Deve il nome "protovangelo" all'umanista francese Guillaume Postel nel XVI secolo ed è relativo all'antecedenza cronologica degli eventi in esso narrati rispetto al materiale contenuto nei quattro vangeli canonici.
XI
[11, 1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: "Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne". Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. [2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola". Ma essa, all'udire ciò rimase perplessa, pensando: "Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?". [3] L'angelo del Signore, disse: "Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l'essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell'Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Maria rispose: "Ecco l'ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola"
Il Codice Arundel 404, noto anche come Liber de Infantia Salvatoris (Libro dell'infanzia del Salvatore) o Natività di Maria e di Gesù è un vangelo apocrifo scritto in latino verso il XIV secolo. Costituisce una variante del Protovangelo di Giacomo (II secolo). Il codice è conservato presso il British Museum.
Descrive la nascita miracolosa di Maria; la sua infanzia al tempio di Gerusalemme; il matrimonio miracoloso con Giuseppe; la nascita di Gesù.
Non va confuso con un altro testo apocrifo, il Libro sulla natività di Maria.
[A33] Annunciazione. Il giorno seguente, presa una brocca, andò a riempirla di acqua. Mentre se ne stava presso la fontana per riempirla, le apparve un angelo, dicendo: "Salve, Maria! Beata te, perché nella tua mente vi è dimora del Signore preparatagli da te. Ecco che verrà dal cielo una luce ad abitare in te e, per mezzo tuo, splenderà su tutto il mondo"
[A34] Maria incinta. Di nuovo, nel terzo giorno, mentre con le sue dita lavorava la porpora, entrò da lei un giovane di ineffabile bellezza. Alla sua vista, Maria ebbe paura e tremò. L'angelo però le disse: "Non temere, Maria, hai infatti trovato la grazia del Signore. Concepirai e partorirai il re dei re che regnerà nei secoli dei secoli, colui che non solo comanda sulla terra, ma anche nei cieli". Ciò udendo, Maria prese a pensare tra sé, dicendo: "Non partorirò io come tutte le altre donne?". Gli domandò allora: "Come accadrà questo, non conoscendo io alcun uomo?". L'angelo le rispose: "Non partorirai come tu hai pensato, Maria! Ma lo Spirito santo scenderà su di te, e la forza dell'Altissimo ti adombrerà, perciò il santo che nascerà da te sarà detto Figlio di Dio, e il suo nome sarà Gesù. Egli salverà, infatti, il suo popolo dai suoi peccati. Ecco che Elisabetta, tua parente, anche lei, nella sua vecchiaia, concepì un figlio, e questo è il sesto mese di colei che era detta sterile: a Dio, infatti, non è impossibile cosa alcuna". Maria rispose all'angelo: "Ecco, sono l'ancella del Signore, al suo cospetto. Si adempia in me la sua volontà secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei.
Il Vangelo dello pseudo-Matteo, così chiamato per distinguerlo dall'omoepigrafo canonico Vangelo secondo Matteo, è uno dei vangeli apocrifi, scritto in latino e databile VIII-IX secolo. Viene chiamato anche Vangelo dell'infanzia di Matteo o con la dicitura medievale Libro sulla nascita della Beata Vergine e sull'infanzia del Salvatore, che ne descrive il contenuto.
[9]
[1] Annunciazione - Maria incinta. Il giorno dopo, mentre Maria era alla fontana a riempire la brocca, le apparve un angelo del Signore, che le disse: "Sei beata, o Maria, poiché nel tuo utero hai preparato una abitazione per il Signore. Ecco che dal cielo verrà la luce e abiterà in te e, per mezzo tuo, risplenderà in tutto il mondo".
[2] Di nuovo, il terzo giorno, mentre con le sue dita lavorava la porpora, entrò da lei un giovane di inesprimibile bellezza. Vedendolo, Maria ebbe paura e tremò. Ma egli le disse: "Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo seno". All'udire ciò, tremò ed ebbe paura. Allora l'angelo del Signore proseguì: "Non temere, o Maria. Hai trovato grazia presso Dio: ecco che concepirai nell'utero e genererai un re che riempie non soltanto la terra, ma anche il cielo, e regna nei secoli dei secoli".
Il Vangelo di Bartolomeo o Questioni di Bartolomeo è un vangelo apocrifo con attribuzione pseudoepigrafa a Bartolomeo, apostolo. Datato probabilmente al III-IV secolo, è scritto in greco, con varianti nelle versioni pervenuteci in latino, paleoslavo, copto.
[2, 1] Maria parla agli apostoli. Gli apostoli erano nel luogo Cheltura.
[2] Bartolomeo si avvicinò e disse a Pietro, Andrea e Giovanni: "Domandiamo alla Piena di grazia come ha concepito il Signore, come l'ha generato e come ha portato colui che non si può portare". Ma essi esitavano ad interrogarla.
[3] Bartolomeo disse a Pietro: "Tu come capo e mio maestro avvicinati e interrogala". Ma Pietro disse a Giovanni: "Tu come vergine, senza macchia e amato, avvicinati e interrogala".
[4] Siccome tutti esitavano e discutevano, Bartolomeo si avvicinò con aspetto giulivo e le disse: "Salute a te, tabernacolo dell'Altissimo! Noi tutti, apostoli, desideriamo interrogarti su come hai concepito colui che è inconcepibile, come hai portato colui che non si può portare e come hai generato una grandezza così grande".
[5] Maria disse loro: "(Non) interrogatemi su questo mistero. Se, infatti, incomincio a parlarvene, dalla mia bocca uscirà del fuoco che consumerà tutta l'ecumene".
[6] Ma essi continuavano vieppiù ad interrogarla. Ed essa non volendo rifiutarsi di esaudire gli apostoli,disse: "Stiamo su in preghiera".
[7] E gli apostoli stettero su dietro Maria. Ma lei disse a Pietro: "Pietro, tu che sei il capo e la grande colonna, te ne stai dietro di noi? Non disse il Signore che la testa dell'uomo è Cristo? Or dunque state su davanti a me e pregate".
[8] Ma essi le dissero: "Il Signore pose in te il suo tabernacolo e si compiacque che tu lo contenessi, a te dunque spetta a maggior ragione la direzione della preghiera...".
[9] Maria disse loro: "Voi siete stelle brillanti del cielo, spetta a voi pregare...".
[10] Le rispondono: "Spetta a te pregare che sei la madre del re celeste".
[11] Disse loro Maria: "Dio fece dei passeri a vostra somiglianza e li mandò nei quattro angoli del mondo...". [12] Ma essi le risposero: "Colui che a malapena è contenuto nei cieli
volle essere contenuto in te".
[13] Maria allora stette su, davanti a loro, distese le sue braccia verso il cielo e prese a dire così: "Elfuza... olot e una tessai, liso, adonai, rerunbaubelt, barbur, tarasu, erura, eded, errose... teotea, arneniot, aneb...euargt, marmarige, eofros, turiamuch, eusbar...".
Che in lingua greca significa: Dio grande e sapientissimo, re dei secoli inesplicabile e ineffabile, che con la parola hai dato consistenza alle grandezze sideree, che hai posto il fondamento dell'altezza del firmamento nell'armonia, che hai separato la tenebrosa oscurità dalla luce, che hai posto in uno stesso luogo le fondamenta della terra e non hai voluto che perisse... tu che proporzioni ad ognuno il nutrimento irrorandola, quale pioggia, con la benedizione del Padre, tu che a malapena sei contenuto dai sette cieli e
ti compiacesti di essere contenuto in me senza difficoltà, tu che sei la piena parola del Padre per la quale vennero all'esistenza tutte le cose, dài gloria, Signore, al tuo grandissimo nome e ordinami di parlare al cospetto dei tuoi santi apostoli.
[14] E, terminata la preghiera, disse: "Sediamoci per terra. Tu, Pietro, che sei il capo, siediti alla mia destra e poni la tua mano sinistra sotto il mio braccio; tu, Andrea, fai la stessa cosa alla mia sinistra; tu,Giovanni, che sei vergine tieni il pio petto; e tu, Bartolomeo, piega le tue ginocchia dietro di me e tieni le mie spalle affinché quando inizio a parlare non si disarticolino le mie ossa".
[15] Quando fecero così, prese a dire: "Quando ero nel tempio di Dio e ricevevo il cibo dalla mano di un angelo, mi apparve un giorno una visione come d'un angelo, ma il suo aspetto era incomprensibile e nella sua mano non aveva n‚ cibo n‚ bevanda, come aveva l'angelo che era venuto prima.
[16] E improvvisamente si strappò il peplo del tempio, ci fu un gran terremoto ed io caddi bocconi non potendo reggere la sua vista.
[17] Ma egli stese sotto di me la sua mano e mi rialzò; guardai verso il cielo e venne una nube di rugiada sul mio volto e mi irrorò da capo a piedi. Poi mi asciugò con il suo manto, [18] e mi disse: "Gioisci, Pienadigrazia, vaso di elezione!". Diede un colpo con la mano destra ed apparve un pane grandissimo che egli pose sull'altare del tempio: ne mangiò prima lui e ne diede anche a me.
[19] Diede poi un altro colpo con il lembo sinistro del suo vestito ed apparve un calice strapieno di vino:ne bevve prima lui e poi ne diede anche a me; guardai e vidi un calice pieno e del pane.[20] In sèguito mi disse: "Ancora tre anni e ti manderò la mia parola; e tu concepirai un figlio per mezzo del quale sarà salvata tutta la creazione. Tu sarai il calice del mondo. Pace a te, mia diletta! La mia pace sarà con te per sempre!".
[21] Disparve allora da me e il tempio rimase com'era prima".
Vangelo arabo dell'infanzia
Il Vangelo arabo dell'infanzia, chiamato anche Vangelo siriaco dell'infanzia, è un vangelo apocrifo pervenuto in arabo e siriaco e databile tra il V e il XIII secolo, con maggiore probabilità per l'VIII-IX secolo. Al pari degli altri vangeli dell'infanzia (Protovangelo di Giacomo, Vangelo dello pseudo-Matteo e Vangelo dell'infanzia di Tommaso), e basandosi su essi, contiene racconti relativi all'infanzia di Gesù
[1]
[1] Quanto segue l'abbiamo trovato scritto nel libro del pontefice Giuseppe vissuto al tempo di Cristo; alcuni dicono che egli sia Caifa. Egli disse che Gesù parlò quando era ancora nella culla e disse a sua madre Maria: "Io sono Gesù figlio di Dio, il LogoV, da te generato secondo quanto ti aveva annunziato l'angelo Gabriele. Mio padre mi ha inviato per la salvezza del mondo".
Il Vangelo armeno dell'infanzia è un Vangelo apocrifo pervenutoci in lingua armena i cui manoscritti sono stati fatti conoscere per la prima volta, integralmente, da padre Isaia Daietsi nel 1828, in due diverse stesure. Ambedue i manoscritti sono recenti e conservati nella biblioteca dei monaci mechitaristi, uno di essi risale al 1824 ed è copia, scritta a mano da padre G.Esaican, di un codice più antico andato poi distrutto in quanto considerata opera eretica . Questo vangelo apocrifo costituisce in sostanza un corposo e prolisso ampliamento degli eventi dell'infanzia di Gesù narrati negli altri vangeli dell'infanzia, integrati da materiale leggendario di provenienza dalla tradizione armena. Mette in particolare in risalto l'aspetto umano di Gesù tradendone un'origine monofisita di cui venne accusata ingiustamente la Chiesa apostolica armena dopo il rifiuto del Concilio di Calcedonia.
[V, 3] Ed ecco venne l'angelo del Signore e si avvicinò a lei, pur essendo chiuse le porte. L'essere incorporeo le apparve sotto forma corporale e le disse: «Rallegrati, vergine Maria, serva immacolata del Signore!». All'improvvisa apparizione dell'angelo, Maria prese paura e per il turbamento non fu capace di rispondere. Allora l'angelo le disse: «Non temere, Maria, tu sei benedetta fra le donne! Io sono l'angelo Gabriele, mandato da Dio per dirti questo: ecco che tu diventerai incinta e partorirai il figlio dell'altissimo. Egli sarà un grande re su tutta la terra». «Di chi parli tu?» domandò Maria, «e che cosa stai dicendo? Spiegamelo!». «Quello che ti ho detto» rispose l'angelo «l'hai udito dalla mia bocca: accetta la rivelazione del messaggio che ti ho fatto, e rallegrati». Maria disse: «Ciò che sento da te è di una novità sconcertante e mi riempie di stupore e di stordimento: io concepirò e partorirò come tutte le donne! Come succederà questo a me che non conosco uomo?». Le disse l'angelo: «O Santa vergine Maria, non avere di questi dubbi, ma cerca di capire quello che ti ho detto. Non succederà in questo modo. Infatti non vi sarà intervento di creatura umana: né di un marito né della volontà di un altro uomo , ma della potenza dello Spirito Santo, che abiterà in te e farà di te come gli piacerà». Disse Maria: «Ciò che tu mi dici mi sembra straordinario e difficile a credersi. Non mi posso convincere e rassegnare alle tue parole, perché i prodigi di cui tu mi parli sono stupefacenti a raccontarsi e inverosimili nella realtà. A sentirti parlare il mio cuore freme di paura e trema. Il mio animo è agitato dalla perplessità e io non so che risposta dare ai tuoi consigli». «Perché ti turbi perché trema il tuo cuore?», le disse l'angelo.
[V, 8] «Se è così come tu dici avvenga di me e secondo la tua parola!».
[V, 9] Nel medesimo istante che la Santa vergine diceva queste parole e si umiliava, il Verbo di Dio penetrò in lei attraverso l'orecchio, e la natura intima del suo corpo, da esso animata, venne santificata in tutti i suoi organi e i suoi sensi e purificata come l'oro dentro il crogiuolo. Ella divenne un tempio sacro, immacolato, dimora della divinità. In quel momento cominciò la gravidanza della santa vergine. Quando l'angelo aveva portato la buona novella Maria era il 15 di Nisan, cioè il 6 aprile, un mercoledì, alla terza ora.
[V, 16] Maria rimase con Elisabetta diversi giorni e confidenzialmente le raccontò per ordine tutto ciò che aveva visto e inteso dall'angelo. Elisabetta, vivamente sorpresa le disse: «Figlia mia [...] non dire a nessuno ciò che hai visto e udito. Non raccontare il fatto a nessuno dei figli d'Israele, per timore che, travisato da inutili chiacchiere, non si cambi per te in derisione, nemmeno a colui che si chiama tuo marito, perché tu non lo affligga ed egli ti ripudi».
[VI, 2] Maria, internamente eccitata, non sapeva che fare. Allora Giuseppe sedette sulla sua sedia e, osservando Maria con sguardo attento, vide che era incinta. Gettò un grido ed esclamò: «Ahimè! Che è riprovevole azione hai tu commesso!».
[VI, 6] Udendo queste parole, Giuseppe rimase scosso e fu preso da vivo turbamento. Rifletté un poco, poi disse: «Che fatto stupefacente e straordinario! Io non posso assolutamente capire e immaginare come avvengano cosa del genere [...]. Maria disse: «Fino a quando continuerai a muovere contro di me accuse ingiustificate? Non cesserai di coprirmi di oltraggi?». Rispose Giuseppe: «È che non posso resistere alla grande tristezza e all'afflizione che si sono abbattute su di me. Che farò di te, e che spiegazione darò a chiunque me ne domanderà? E ho paura che se la cosa si scopre e viene divulgata dalla voce pubblica i miei capelli bianchi saranno disonorati tra i figli d'Israele».
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