lunedì 23 settembre 2013

San Silvano dell'Athos - da una lettera del luglio 1938


San Silvano dell'Athos  - da una lettera del luglio 1938

Ricordatevi anche di me nella preghiera, affinchè impari la mitezza e l'umiltà di Cristo: è questo ciò cui anela l'anima mia, è questo il dono che desidero. Chi ha conosciuto il Signore attraverso lo Spirito santo langue per lui giorno e notte: "Perché mi hai abbandonato, Signore? L'anima mia ti desidera giorno e notte. Come non desiderarti? Il tuo sguardo calmo e mite ha attirato la mia anima e ora ti amo con tutto il cuore". E se perde la grazia, desidererà il Signore come Adamo cacciato dal paradiso. Adamo piangeva: "Signore, l'anima mia anela a tè e in lacrime ti cerco". Similmente io chiedo a tutti le loro sante preghiere, perché impari l'umiltà di Cristo e non perda la grazia dello Spirito santo. E attraverso lo Spirito santo, infatti, che conosciamo il Signore.








domenica 22 settembre 2013

AGOSTINO, VESCOVO, SERVO DI CRISTO E DEI SERVI DI CRISTO, SALUTA NEL SIGNORE DEI SIGNORI LA VENERABILE SERVA DI DIO PROBA



 
AGOSTINO, VESCOVO,
SERVO DI CRISTO E DEI SERVI DI CRISTO,
SALUTA NEL SIGNORE DEI SIGNORI
LA VENERABILE SERVA DI DIO PROBA

http://www.augustinus.it/iconografia/immagini/augustinus_009.jpg
 
AGOSTINO, VESCOVO,
SERVO DI CRISTO E DEI SERVI DI CRISTO,
SALUTA NEL SIGNORE DEI SIGNORI
LA VENERABILE SERVA DI DIO PROBA
 
sta in
 
http://clarisseremite.xoom.it/virgiliowizard/sites/default/files/sp_wizard/docs/Agostino%20-%20A%20Proba.pdf
 
 
 una pericope

I beni terreni servono per vivere onestamente.
 
 
6. 12. Approviamo noi dunque che, oltre a questa salute temporale, si
bramino per sé e per i propri familiari onori e posti di comando? Si, è
senz’altro lecito desiderarli, ma a patto che per mezzo di essi si
sovvenga ai bisogni di coloro che vivono alle proprie dipendenze, non
mirando a questi beni in sé e per sé, ma per un altro bene che ne
consegue. Se invece si desiderano per vano orgoglio di superiorità,
per pompa superflua o anche per dannosa vanità, non è lecito
desiderarli. Può darsi quindi che essi desiderino, per sé e per i propri
cari, quanto basta delle cose necessarie alla vita, a proposito delle
quali così parla l’Apostolo:
La pietà è un gran guadagno se unita al
sapersi contentare. Nulla infatti abbiamo portato in questo mondo né
possiamo portarne via nulla: se abbiamo di che nutrirci e coprirci,
accontentiamoci. Poiché quelli, che vogliono diventare ricchi,
incappano nella tentazione e nel laccio e in molteplici desideri
insensati e dannosi, che sommergono gli uomini nella rovina e nella
perdizione, poiché radice di tutti i mali è la cupidigia del denaro, per il
cui appetito alcuni si sono sviati dalla fede e si son cacciati da sé
stessi in molti dolori.
Chidesidera quanto basta senza volere di più,
non desidera cosa disonesta; in caso contrario non lo desidera e
quindi neppure lo vuole onestamente. Questo bramava e per questo
pregava colui che diceva:
Non darmi né ricchezza né povertà, ma
concedimi solo quanto basta per evitare che, divenuto sazio, non
diventi bugiardo e dica: Chi mi vede? o divenuto povero, commetta
qualche furto e spergiuri il nome del mio Dio.
Tuvedi chiaramente
che anche il necessario non si desidera per sé medesimo, ma per la
salute del corpo e per un decoroso abbigliamento della persona
umana, tale cioè che non sia sconveniente per coloro coi quali
dobbiamo vivere. onestamente e civilmente
 
http://www.augustinus.it/iconografia/immagini/augustinus_008.jpg 
 
AUTORE: ANONIMO (c. VI sec.)
SOGGETTO: la più antica icona  di Sant'Agostino
TIPO: Affresco-Pittura
LUOGO: Roma, Palazzo Laternanense, Scala Santa
 

sabato 21 settembre 2013

Santo Ambrogio umiltà e superbia


 Santo Ambrogio    umiltà e superbia 


Gesù ha avuto misericordia di noi non per allontanarci, ma per chiamarci a sé.
E' venuto mite,umile. Ha detto: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati,
 e io vi ristorerò". Il Signore, dunque,guarisce senza eccezioni,
senza riserve. A ragione, ha scelto discepoli che, interpreti del suo volere,
raccogliessero e non tenessero lontano il popolo di Dio.
Ovviamente, non sono da annoverare tra i
discepoli di Cristo coloro i quali pensano che la durezza sia da preferire alla dolcezza, 
la superbia all'umiltà e che, mentre invocano per sé la divina pietà,
la negano agli altri, come appunto fanno ( gli eretici ) i dottori Novaziani

che si fregiano dell'appellativo di "puri".



venerdì 20 settembre 2013

(S. Ambrogio di Milano, "Inni")





Ora in noi senza indugio
discendi, o Spirito Santo,
unità sola col Padre e col Figlio:
benigno ancora nei cuori effonditi.
Bocca, lingua, intelletto, sensi e forze
cantino la tua lode.
Divampi in noi la fiamma del tuo amore,
fino ad accendere chi ci è vicino.


(S. Ambrogio di Milano, "Inni")




giovedì 19 settembre 2013

contro il principe di questo mondo



contro il principe di questo mondo
                                                      
Come soldati dello spirito, coraggiosi e vigilanti, pulite ogni giorno le vostre armi spirituali, affinchè il nemico, vedendo il loro bagliore, stia lontano e
non osi avvicinarsi" (San Giovanni Crisostomo, Le catechesi battesimali, IX, 27)
 
 
 



Da una « Omelia su S. Gennaro » di un autore anonimo (fine sec. VIII - inizio sec. IX) (Acta Sanctorum, septembris, t. VI, Parigi-Roma 1867 pp. 884-887) Grande è la gloria dei martiri




Da una « Omelia su S. Gennaro » di un autore anonimo (fine sec. VIII - inizio sec. IX)
(Acta Sanctorum, septembris, t. VI, Parigi-Roma 1867 pp. 884-887)


Grande è la gloria dei martiri

Per divina misericordia ritorna, desiderata da tutti, la solenne festività del giorno natale del beatissimo martire Gennaro. Siete venuti numerosi per riunirvi in sacra assemblea, resa più solenne dalla presenza di vescovi e sacerdoti. E' giusto che godiamo ed esultiamo nel Signore nostro Dio, che esaudisce i buoni desideri e conferma col suo favore divino i nostri pii voti. Grande è la gloria dei martiri, grandiosa e splendente la loro corona. Gli angeli e tutti i cori celesti li ammirano; li ama Cristo, li onora il Padre, li illumina lo Spirito Santo. Ad essi si aprono tutti i tesori della Maestà divina; nessun onore e nessuna dignità viene loro sottratta. Essi sono gli imitatori di Cristo, i suoi coeredi, i suoi amici e compartecipi della sua gloria. E noi dobbiamo sempre ricordare le loro virtù e cantare le loro lodi. Infatti lo Spirito Santo dice: Preziosa al cospetto del Signore è la morte dei suoi fedeli (Sal 115, 15). E aggiunge: Il Signore preserva tutte le loro ossa, neppure uno sarà spezzato (Sal 33,21).
Troppo ciechi e insipienti quelli che ne vedono né comprendono queste cose tanto chiare ed evidenti! Costoro confidano soltanto nelle loro opinioni. Ma come possono dirsi fedeli coloro che negano le virtù dei martiri? La loro negazione è in contrasto con la parola di Dio: Beati d'ora in poi i morti che muoiono nel Signore (Ap 14, 13); e con quello che il profeta dice al Signore: Di nuovo vivranno i tuoi morti (Is 26, 19). Codesti negatori vedono ogni giorno presso la tomba del beatissimo Gennaro folle numerose che elevano preghiere come fulgide gemme, e molti che, celebrando la gloria del Santo, gli portano doni per i benefici ricevuti. Eppure essi si sforzano con alcuni inganni di chiudere gli occhi dinanzi alla verità. Non rimane che ritornare al santo libro delle Scritture: Questi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario (Ap 7, 14-15). O santa e gloriosa fede del beatissimo Gennaro, degna di essere celebrata con scritti e monumenti, e di essere tramandata ai posteri con canti di lode! Egli credette che sarebbe veramente risorto nella gloria, non avendo alcun dubbio nella promessa del Vangelo. Cinto il capo della corona di cui era veramente degno e portando splendenti e gloriose palme, fu accolto con gioia da Cristo nel cielo. La candida stola che la divina generosità ha attribuito al beatissimo martire Gennaro è veramente premio di grande travaglio e di grande sofferenza. Per essa, egli che prima non era neppure nominalo, viene ora pregato; egli, che non era conosciuto, viene ora celebrato; egli, che nessuno vedeva, viene ora visto. Per i suoi meriti e i suoi benefici il suo corpo è degnamente onorato. Queste le validissime prove del patrocinio che san Gennaro, per volere di Dio, esercita a favore di noi suoi servi: per le sue preghiere meritiamo di essere purificati dai nostri peccati e liberati dai legami delle colpe; meritiamo di essere liberati dal contagio delle malattie con il conveniente aiuto della medicina, affinché, ottenuta la gioia della desiderata incolumità, ci gloriamo nel Signore nostro Gesù Cristo.




mercoledì 18 settembre 2013

18 settembre S. NILO DEL SINAI TESTI SULLA PREGHIERA



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"Prima di qualunque altra cosa domanda, nella preghiera, il dono delle lacrime"
 
"Se desideri la vera preghiera, rinuncia a tutto per avere in eredità
il Tutto"
 
"Se sei teologo, devi pregare nella verità; se preghi nella verità, sei teologo"
 
Se vuoi pregare veramente, non contristare alcun essere vivente; altrimenti inutilmente corri


Il Signore dice: "Lascia il tuo dono davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti
col fratello"e quando tornerai riuscirai a pregare senza turbamento. Perchè il rancoreacceca la facoltà mentale di colui che prega e avvolge di tenebre la sua preghiera
 
Non domandare, nella preghiera, che le cose va
dano come vuoi tu, non sempre il tuo desiderio è in accordo col volere divino. La preghiera migliore, come ti è statoinsegnato, è "la tua volontà sia fatta" in me


Il demonio è grandemente invidioso di colui che prega, usa molteplici astuzie per
disturbarlo dal suo intento. Agita la memoria e il pensiero indirizzandolo alle
piùsvariate cose; mette in azione tutte le passioni fisiche. Il suo scopo è di corrompere il vero progresso che l'uomo compie ascendendo, con la preghiera silenziosa, a Dio.
 
 
.
Quando il demonio scaltro non riesce ad alterare la preghiera dell'orante
attento, desiste per breve spazio di tempo. Terminata la preghiera, tenta la
rivincita, provocando in lui l'irascibilità, cerca di distruggere la pace mentale
raggiunta, oppure scatenandone la concupiscenza, si fa beffe del suo puro pensare.
 
 
 
Quando ti accingi a pregare veramente, aspettati il peggio dal demonio
tu resta
saldo e proteggi il frutto della preghiera. Fin dai primordi, il compito dell'uomo fu di
coltivare e custodire (Gen. 2, 15). Perciò dopo avere atteso, con la preghiera,
all'opera di coltivazione, non lasciare indifesi i frutti del tuo lavoro, altrimenti la tua
preghiera sarà stata vana
.
I  demoni risvegliano in noi la gola, la sensualità, la cupidigia, l'ira, il risentimento
e le altre passioni, perché la mente, sotto il loro peso, non riesca a pregare veramente.
Quando predomina l'attività delle passioni della nostra parte irraziona
le, la mente èostacolata nelll'agire razionalmente.
 
 
 
TESTO INTERO
 
http://clarisseremite.xoom.it/virgiliowizard/sites/default/files/sp_wizard/docs/Nilo%20del%20Sinai%20-%20Testi%20sulla%20Preghiera.pdf
 
 
 
Il santo monaco Nilo il digiunatore era nativo di Costantinopoli. Visse durante il V secolo ed è stato allievo di San Giovanni Crisostomo. Avendo ricevuto una fine educazione, quando era ancora giovane fu nominato prefetto della capitale. Durante questo periodo Nilo era sposato ed ebbe anche dei figli. Ma i fasti della vita di corte turbavano la coppia. San Giovanni Crisostomo esercitò una grande influenza sulla loro vita e le loro aspirazioni. I coniugi decisero di separarsi e dedicarsi alla vita monastica. La moglie e la figlia di Nilo decisero di entrare in uno dei monasteri femminili in Egitto, e Nilo e suo figlio Teodulo andarono al Sinai, dove si stabilirono in una grotta scavata con le proprie mani. Per quarant’anni questa grotta servì come dimora di Nilo. Con il digiuno, la preghiera e le opere, il monaco raggiunse un alto grado di perfezione spirituale. Cominciò a venire a lui gente di ogni rango sociale e occupazione - dall’imperatore fino al contadino -, trovando ognuno consiglio e conforto dal santo. Nella solitudine Nilo scrisse molto. Si conosce una sua lettera in cui fa una accesa denuncia dell’imperatore Arcadio, che aveva esiliato San Giovanni Crisostomo. E note sono le sue opere ascetiche, composte in una forma perfetta, profondamente ortodosse, e piene di senso sincero e pensiero chiaro.
Nilo subì molte disgrazie nel deserto. Come, ad esempio, quando i Saraceni catturarono il figlio Teodulo, che avevano intenzione di offrire in sacrificio ai loro dèi pagani. Attraverso le preghiere del santo il Signore salvò Teodulo, e il monaco lo trovò con il vescovo di Emessa, che aveva riscattato il giovane dai barbari. Questo vescovo quindi li ordinò entrambi presbiteri. Dopo la chirotonia tornarono al Sinai, dove vissero insieme in ascesi fino alla morte di Nilo.


Nilo è un nome diffuso in Oriente. Si contano ventuno scrittori con questo nome. Nei secoli i copisti li hanno confusi, ed è difficile stabilire quali scritti appartengano al più celebre di essi, San Nilo del Sinai. Molti scritti di San Nilo non riflettono l’esperienza della vita eremitica, ma quella cenobitica; si attribuiscono all’omonimo superiore di un monastero presso Ancyra nella Galazia, morto verso il 430. La critica più recente inclina a rivendicare ad Evagrio il Pontico vari scritti riportati col nome di Nilo nel Vol. 79 della patrologia greca del Migne. Così il celebre Trattato sulla preghiera, Migne 79, 1165-1200, dal quale prendiamo i testi che seguono, è da attribuirsi ad Evagrio.
 
 
Altro sito consultato 

 http://bergamo-ortodossa.blogspot.it/2012/11/san-nilo-il-sinaita.html