sabato 15 ottobre 2016

La parabola del Seminatore nella meditazione del nostro Padre tra i Santi Giovanni Crisostomo


Nella parabola del seminatore, il Cristo ci mostra che la sua parola si rivolge a tutti indistintamente. Come, infatti, il seminatore (del Vangelo) non fa distinzione tra i terreni, ma semina in tutte le direzioni, così il Signore non distingue tra il ricco e il povero, il saggio e lo sciocco, il negligente e l'impegnato, il coraggioso e il pavido, ma si indirizza a tutti e, nonostante che egli conosca l'avvenire, da parte sua pone in opera tutto, sì da poter dire: Che avrei dovuto far di più, e non l'ho fatto? (Is. 5, 4).
Il Signore racconta questa parabola per incoraggiare i suoi discepoli ed educarli a non lasciarsi deprimere, anche se coloro che accolgono la Parola sono meno numerosi di quelli che la sperperano. Così avveniva per il Maestro stesso che, nonostante la sua conoscenza del futuro, non desisteva dallo sparger la semente. Ma, si dirà, perché mai buttarla tra i rovi, tra le pietre o sulla strada? Se si trattasse di una semente e d'un terreno materiali, sarebbe insensato; ma allorché si tratta di anime e della dottrina, l'operato è degno di approvazione. Giustamente si riprenderebbe il coltivatore che si comportasse in tal modo: la pietra non saprebbe farsi terra, la strada non può esser che strada e le spine, spine. Ma nella sfera spirituale non avviene lo stesso: la pietra può divenir terra fertile, la strada può non esser più calpestata dai passanti e divenir campo fecondo, le spine possono esser divelte per consentire al seme di germogliare senza ostacoli. Se ciò non fosse possibile, il seminatore non avrebbe sparso la semente come ha fatto. Se la trasformazione benefica non si è sempre avverata, ciò non dipende dal seminatore, ma da coloro che non hanno voluto esser trasformati. Il seminato re ha adempiuto il suo dovere, ma se si è sprecato ciò ch'egli ha dato, il responsabile non è certo l'autore di tanto beneficio...
Non prendiamocela pertanto con le cose in sé, ma con la corruzione della nostra volontà. Si può esser ricchi e non lasciarsi sedurre dalle ricchezze, viver nel secolo e non lasciarsi soffocare dagli affanni. Il Signore non vuoi gettarci nella disperazione, bensì offrirci una speranza di conversione e dimostrarci che è possibile passare dalle condizioni precedenti a quella della buona terra.
Ma se la terra è buona, se il seminatore è il medesimo, se le sementi sono le stesse, perché uno ha dato cento, un altro sessanta e un altro trenta? La qualità del terreno è il principio della differenza. Non è né il coltivatore né la semente, bensì la terra in cui è accolta. Conseguentemente, la responsabile è la nostra volontà, non la nostra natura. Quanto immenso è l'amore di Dio per gli uomini! Invece di esigere identica misura di virtù, egli accoglie i primi, non respinge i secondi e offre un posto ai terzi. Il Signore dà questo esempio per evitare a coloro che lo seguono di creder che, per essere salvi, basti ascoltare le sue parole... No, ciò non è sufficiente per la nostra salvezza Bisogna anzitutto ascoltare con attenzione la parola e custodirla fedelmente nella memoria. Quindi occorre alienarsi con coraggio per metterla in pratica.
 
Homélie 44 sur St. Matthieu, 3-4 PG 57   467-469

http://www.episcopia-italiei.it/diocesioortodossa/wwwroot/merinde/2016/XXI%20%20DOMENICA%20DOPO%20LA%20PENTECOSTE.pdf


http://paolaserra97.blogspot.it/2015/07/il-seme-della-parola-e-la-buona-terra.html
 
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domenica 9 ottobre 2016

Preghiera per chi si accinge ad un viaggio




MYSTAGOGY
Sacerdote: Benedetto il nostro Dio, in ogni tempo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
Lettore: Amen.

Gloria a te, Dio nostro, gloria a te.
Re celeste, Consolatore, / Spirito della verità, / che sei ovunque presente e tutto ricolmi, / scrigno dei beni e dispensatore di vita, / vieni, e dimora in noi, / e purificaci da ogni macchia, / e salva, o Buono, le nostre anime.

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale: abbi misericordia di noi. (3)

Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.

Tuttasanta Trinità, abbi misericordia di noi; Signore, cancella i nostri peccati; Sovrano, perdona le nostre iniquità; Santo, visita e guarisci le nostre infermità a causa del tuo nome.

Kyrie elèison. (3)

Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.

Padre nostro, che sei nei cieli, / sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, / sia fatta la tua volontà, come in cielo, così sulla terra; / dacci oggi il nostro pane essenziale ; / e rimetti a noi i nostri debiti / come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori; / e non indurci in tentazione, / ma liberaci dal maligno.

Sacerdote: Poiché tuo è il regno, e la potenza, e la gloria: del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.

Lettore: Amen. Kyrie elèison.(12)

Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.
Venite, adoriamo il re, nostro Dio, e prosterniamoci a lui.

Venite, adoriamo Cristo, il re e nostro Dio, e prosterniamoci a lui.

Venite, adoriamo Cristo stesso, il re e nostro Dio, e prosterniamoci a lui.


S.. Preghiamo il Signore!
C. kyrie eleison 

S. Tu che sei, o Cristo, la via e la verità, manda quest'oggi il tuo Angelo, come un tempo lo inviasti a Tobia per accompagnare il tuo servo (nome…..), affinché lo preservi da disgrazie e lo conservi sano per la tua gloria. Concedilo, come solo amico  degli uomini, per l'intercessione della Tuttasanta Madre di Dio

.

Signore, tu che hai accompagnato Luca e Cleofa nel loro cammino verso Emmaus, accompagna oggi questo tuo servo in partenza, liberalo da ogni pericolosa circostanza, perché tu puoi fare tutto quello che vuoi, poiché sei buono e amante degli uomini.



+ Poichè a te appartiene il regno, la potenza e la gloria; Padre, Figlio e Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
C. Amen





http://luceortodossamarcomannino.blogspot.de/2014/01/preghiera-per-chi-si-accinge-ad-un.html



Una Variante nel testo proposto da http://www.genova.org.ua/italiano/preghiere-bizantine/preghiera-per-chi-si-accinge-a-un-viaggio/


dopo le preghiere iniziali che si concludono con il triplice "Venite ed inchiniamoci..." e prima della preghiera finale

Sacerdote: Ancora preghiamo perché il servo (la serva) di Dio N. ottenga misericordia, vita, pace, salute, salvezza, visita divina, perdono e remissione dei peccati e perché il Signore nostro Dio lo (la) custodisca da ogni malattia dell’anima e del corpo che lo (la) opprime e gli (le) conceda di recuperare la salute e l’integrità.


Fedeli:  .    Kyrie, Eleison

Per chi è in viaggio e per chi è all’estero:
 Sacerdote: Ancora preghiamo per i servi di Dio N.N., perché siano liberati da assalti di malviventi e predoni e da ogni sorta di maltempo, perché tornino in pace e salute, curando ogni giustizia secondo i comandamenti di Dio, e ottengano abbondanza dei suoi beni terrestri e celesti.


Fedeli:      Kyrie, Eleison

Per i naviganti:
Sacerdote: Ancora preghiamo per il viaggio dei servi di Dio N.N., per mare o per laghi, perché tutti vengano a porti di salvezza, perché il Cristo Dio nostro sia con loro nella navigazione, dia buon esito al loro viaggio, e custodisca il nostro peregrinare in questa vita da mali e da tempeste.


Fedeli: .    Kyrie, Eleison





venerdì 7 ottobre 2016

Lettera di Paolo apostolo ai cristiani di Laodicea( apocrifo del Nuovo Testamento, presente in alcuni antichi manoscritti latini della Vulgata, tra cui in particolare il Codex Fuldensis (VI secolo).





in Colossesi 4,16 viene citata una lettera ai laodicesi che non fu mai trovata.-un apocrifo del Nuovo Tesstamento , presente in alcuni antichi manoscritti latini della Vulgata, tra cui in particolare il Codex Fuldensis  (VI secolo).


Colossesi 4,16

Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi, e leggete anche voi quella che vi sarà mandata da Laodicea.

Paolo, nella Lettera ai Colossesi   (4,16) , fa riferimento a un'epistola presumibilmente inviata da lui alla comunità di Laodicea . In passato si è ipotizzato che tale testo si identificasse appunto con la Lettera ai Laodicesi contenuta in alcuni codici della Vulgata; oggi tuttavia si ritiene che quest'ultima sia in realtà pseudoepigrafa . Si tratta in effetti di un testo molto breve (appena 20 versetti), scritto in greco, che si presenta come un vero e proprio collage di passi paolini attinti dalle altre lettere canoniche, e potrebbe essere stata composta probabilmente poco dopo la metà del I secolo (attorno al 60 ). L'autentica Lettera ai Laodicesi di cui parla Paolo sarebbe quindi andata perduta.
Una seconda ipotesi è che l'epistola cui fa riferimento Paolo sia quella oggi nota come Lettera agli Efesini  Laodicea  si trovava vicino a Efeso , entrambe nella regione storica della Frigia  (nell'attuale Turchia ), ed è quindi possibile che Paolo avesse inviato una lettera destinata a entrambe queste comunità

LETTERA AI LAODICESI * (Ms. di Fulda)  
[1] Paolo (eletto) non da uomini né per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo, ai fratelli di Laodicea:
[2] grazia e pace a voi da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.
[3] In ogni mia preghiera ringrazio Cristo per la vostra permanenza in lui, per la vostra perseveranza nelle sue opere, nell'attesa della promessa per il giorno del giudizio.
[4] Non lasciatevi distogliere dalle vane parole di certi uomini che intendono allontanarvi dalla verità del vangelo da me predicato.
[5] Ed ora Dio conceda che i miei discepoli contribuiscano al progresso della verità del vangelo... e pratichino la bontà e le opere salvifiche della vita eterna.
[6] Le catene, che sopporto in Cristo, nelle quali godo e mi rallegro, sono ora pubbliche:
[7] ciò contribuisce alla mia eterna salvezza, insieme all'aiuto delle vostre preghiere, con l'assistenza dello Spirito santo, sia per la vita sia per la morte.
[8] La mia vita, infatti, è in Cristo e il morire è per me una
[9] gioia. Egli mostrerà in voi la sua misericordia, facendo sì che abbiate lo stesso amore e nutriate sentimenti unanimi.
[10] Dunque, carissimi, mantenete saldamente quanto avete udito quand'ero presente: come ricordate, così agite nel timore di Dio e avrete la vita per sempre,
[11] giacché è Dio che agisce in voi.
[12] Tutto quello che fate, fatelo senza rimpianto.
[13] Del resto, carissimi, gioite nel Signore e guardatevi da coloro che sono alla ricerca di sordidi guadagni.
[14] Tutte le vostre preghiere siano davanti a Dio e voi siate perseveranti nel pensiero di Cristo.
[15] Fate tutto ciò che è integro, vero, pudico, giusto, ama
[16-17] Conservate nel vostro cuore quanto avete udito e ricevuto, e sarà con voi la pace.
[18] Vi salutano tutti i santi.
[19] La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
[20] Fate in modo che questa lettera sia letta dai Colossesi e quella dei Colossesi da voi.


http://www.gliscritti.it/blog/entry/432

Esiste poi una "Lettera di Paolo apostolo alla comunità di Laodicea" che non ha lo statuto ecclesiale di apocrifo del Nuovo Testamento ma è nel corpus degli scritti del visionario/veggente/mistico (rimasto sempre cattolico ) Jacob Lorber (1800-1864)  ed  è datata 1844 in sede di rivelazioni personali e private 
Mi sembra corretto e giusto darne il link

 http://www.legamedelcielo.it/lorber/lettera_ai_laodicesi.htm


mercoledì 21 settembre 2016

E' cristiano eterodosso..Ma è Meister Ekhart




Il più vecchio frammento del sermone 5b di Meister Eckhart



Il giusto non cerca niente con le sue opere.
Sono servi e mercenari quelli che cercano qualcosa con le loro opere,
o che agiscono in vista di qualche perché.


Dunque, se vuoi essere formato e trasformato nella giustizia,
non cercare e non aver di mira nelle tue opere alcun perché,
né nel tempo né nell'eternità,
né ricompensa né beatitudine,
né questo né quello,
perché tali opere sono morte davvero. 


Perché tutte le cose siano nostre,
bisogna che accogliamo Dio ugualmente in tutte le cose,
non più in una che in un'altra,
giacché egli è uguale in tutte le cose



Meister Ekhart

 Tratto  da La via del distacco, Meister Eckhart - Oscar Classici Mondadori

venerdì 16 settembre 2016

E Santo Ambrogio disse....

Icona S.Ambrogio

Noi siamo il regno di Cristo


Il Figlio dunque consegnerà al Padre il suo regno? Non vien meno a Cristo il regno che egli dà, ma anzi progredisce. Siamo noi il regno, poiché è stato detto a noi: "Il regno di Dio è in mezzo a voi" (Lc 17,21). E siamo prima regno di Cristo, poi del Padre; poiché sta scritto: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14,6). Mentre sono in cammino, sono di Cristo; quando arriverò, sarò del Padre: ma ovunque per Cristo, e ovunque sotto Cristo.

(Ambrogio, De fide, V, 12, 150)

sabato 10 settembre 2016

Domenica prima dell'Esaltazione della Santa Croce


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Prière à la Croix

Que Dieu se lève et que ses ennemis se dispersent, que ses adversaires fuient devant sa face ! Comme se dissipe la fumée, ils se dispersent, comme fond la cire en face du feu, ainsi périssent les démons en face de ceux qui aiment Dieu et qui, se marquant du signe de la Croix, disent avec allégresse : 

Réjouis-toi, vénérable et vivifiante Croix du Seigneur, toi qui chasses les démons par la puissance de celui qui sur toi fut crucifié,  notre Seigneur Jésus Christ ; descendu aux enfers, il a vaincu la puissance du démon et t’a donnée à nous, précieuse Croix, afin de repousser tout ennemi. Vénérable et vivifiante Croix du Seigneur, avec notre sainte Dame la Vierge Mère de Dieu et tous les saints, viens à notre aide pour les siècles. Amen.

 sta in

Fraternité Orthodoxe Saint Benoît

DIOCÈSE DE FRANCE ET D’EUROPE OCCIDENTALE

 http://www.monasteresaintgeny.fr/?p=788
« Prosevkhitaire ; PRIÈRES – Traduction : P Denis Guillaume »

martedì 6 settembre 2016

E Abbà disse....7 settembre 2016


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A rendere più sicuro il viaggio occorre provvedere l’equipaggiamento necessario alle mani e ai piedi. Bisogna coprirci i piedi, perché le spine di questa vita, che sono i peccati, non ci danneggino.

Ci occorrono perciò calzature robuste (che fuor di metafora sono le austerità e le mortificazioni), capaci di spezzare la punta delle spine, di impedire cioè che il peccato penetri nell’anima fin dagli inizi, quando cioè si presenta in forma attraente ed entra in noi furtivamente.
Una tunica lunga fino ai piedi e chiusa tutt’intorno non pare molto adatta per un viaggio, che Dio vuole condotto speditamente.

Essa dovrebbe essere interpretata come il simbolo delle piacevoli comodità della vita che la retta ragione, al pari di una fascia attorno ai fianchi, deve cercare di ridurre al minimo indispensabile.

Questa fascia è la saggezza. Il bastone, destinato a tener distanti i cani, rappresenta invece le parole della speranza cui ci appoggiamo nelle stanchezze dell’anima e con ie quali ci difendiamo dai rabbiosi assalti dei nemici.




Gregorio di Nissa, La vita di Mosè 106-108


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