mercoledì 28 giugno 2017
San GIOVANNI CRISOSTOMO, Commento al vangelo di Matteo, omelia 63
GIOVANNI CRISOSTOMO, Commento al vangelo di Matteo, omelia 63
1. Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse...(Mt 19,16). Alcuni accusano questo giovane di inganno e di malvagità, come se si avvicinasse a Gesú per tentarlo. Io invece non esiterei a definirlo avaro e amante del denaro, dal momento che lo stesso Cristo lo dimostra tale, negherei assolutamente che sia un simulatore, poiché non ci possiamo permettere di esprimere un giudizio temerario su ciò che non conosciamo, soprattutto quando si tratta di accusare; anche perché Marco annulla questo sospetto quando dice: Gli corse incontro e inginocchiatosi lo pregava e: Gesú, fissatolo, lo amò (Mc 10,17-21).
Grande è però la tirannia delle ricchezze, che qui viene chiaramente mostrata: anche se pratichiamo altre virtù, questa passione corrompe tutto quanto. Giustamente perciò Paolo la indica come radice di tutti i mali, quando dice: Radice di tutti i mali è la cupidigia (1Tim 6,10). Ma per quale motivo poi Gesú replica a questo giovane dicendo: Nessuno è buono? Giacché quegli considerava Gesú puramente come uomo, uno come gli altri, un maestro giudeo, Gesú gli parla come se fosse un uomo. In molte occasioni, infatti, Gesú risponde uniformandosi alla mentalità di chi lo interroga, come quando dice: Noi adoriamo ciò che conosciamo (Gv 4,22); e Se io rendessi testimonianza a me stesso la mia testimonianza non sarebbe vera (Gv 5,31). Cosí anche ora, dicendo: Nessuno è buono, non lo dice come se volesse negare di essere buono: pensiero assurdo! Infatti non chiede: «Perché mi chiami buono?», che significherebbe: «Io non sono buono», ma: Nessuno è buono: nessuno degli uomini. Dicendo questo non esclude minimamente ogni forma di bontà fra gli uomini, ma lo dice in rapporto alla bontà di Dio. Per questo aggiunge: se non Dio. E non dice: «se non il Padre mio», perché chiaramente non vuole rivelarsi a questo giovane [ ... ].
Potreste chiedermi: perché lo incalza a questo modo e quale vantaggio prevede da una simile risposta? Perché vuole elevarlo gradualmente, e insegnargli a liberarsi da ogni forma di adulazione, distogliendolo dai pensieri terreni e avvicinandolo a Dio; vuole indurlo a ricercare i beni futuri, a riconoscere colui che per sua natura è buono, radice e sorgente di ogni cosa, e a lui render gloria. [ ... ] Se questo giovane si fosse avvicinato per tentarlo, non se ne andrebbe via triste per quanto ha sentito. Nessuno tra i farisei ha questa reazione, quando è confutato, anzi si indigna maggiormente. Costui invece non si comporta così, ma si allontana deluso: questo non è un piccolo segno per indicare che non si era avvicinato con intenzione cattiva, ma fragile, e che desiderava sí la vita eterna, ma era trattenuto da un altro desiderio, difficilissimo da vincersi. Quando Gesú dunque gli dice: Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti, egli dice: Quali?, non per tentarlo, minimamente; ma pensando che ci fossero altri comandamenti, oltre quelli della legge, che gli potessero procurare la vita: [ ... ] non è di poco conto che pensasse che gli mancava qualcosa e che non era sufficiente aver seguito i comandamenti per ottenere ciò che desiderava. Che cosa dice dunque Cristo? Poiché sta per dargli un comando molto grande, prima gli presenta la ricompensa, dicendo: Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri: e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi (Mt 19,21).
2. Vedi quanti premi e quante corone pone il Signore per quest'alta prova? Se quello avesse voluto tentarlo non gli avrebbe detto queste cose. Invece gli parla così, e per attirarlo gli mostra la grande ricompensa e lascia tutto alla sua scelta, mettendo in secondo piano ciò che nella sua esortazione poteva sembrare difficile. Per questo, prima di parlare della prova e dell'impegno mostra i premi, dicendo: Se vuoi essere perfetto, e dopo: Và, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri, e subito di nuovo i premi: E avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi. Infatti il seguire lui è una grande ricompensa.
Avrai un tesoro in cielo, dice. Poiché il discorso era sulle ricchezze e lo aveva esortato a spogliarsi di tutti i suoi beni, gli mostra che non si sarebbe privato delle sue ricchezze, ma che si sarebbe arricchito, gli dà anche di piú di quanto gli aveva ordinato di dare; e non solo di piú, ma ricchezze tanto maggiori di quanto il cielo è piú grande della terra, anzi, anche di piú. Usa anche la parola «tesoro», per indicare l'abbondanza, la stabilità, la sicurezza di questo scambio di beni; in quanto voleva parlare in termini umani a chi stava ad ascoltare.
Non è dunque sufficiente disprezzare le ricchezze, ma bisogna anche aiutare i poveri: e innanzi tutto seguire Cristo, cioè compiere tutti i suoi comandi, essere ogni giorno preparato a immolarsi e a morire. Dice infatti: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Lc 9,23): certamente è molto piú grande il comando di versare il proprio sangue che disprezzare le ricchezze; tuttavia rinunciare ai beni terreni è un passo non piccolo per arrivare a questo.
Avendo sentito ciò, il giovane se ne andò triste: l'Evangelista aggiunge, volendo far vedere che ciò non era avvenuto per caso: Aveva infatti molte ricchezze (Mt 19,22). Non allo stesso modo, certo, sono trattenuti quelli che dispongono di poco e quelli che sono immersi in abbondanti ricchezze: l'amore per il denaro diventa in questo caso molto piú tirannico. Per questo non smetterò mai di dire che l'accumularsi delle ricchezze fa divampare una maggiore cupidigia, che chi possiede diventa piú povero perché è dominato dal desiderio di avere di piú e perché sente sempre di piú bisogno di possedere. Considera dunque in questa situazione quanto grande sia il potere di tale passione. Guardate: lui che si era avvicinato con gioiosa speranza, quando Cristo gli ordina di gettare le ricchezze, tanto si incupisce e si rattrista, che senza dare alcuna risposta si allontana in silenzio vergognoso e afflitto. Che cosa dice Cristo? Come è difficile che i ricchi entrino nel regno dei cieli!, condannando non le ricchezze, ma quelli che si lasciano dominare da esse. Se è difficile per i ricchi, molto piú difficile sarà per gli sfruttatori. Se chi non distribuisce i propri beni difficilmente raggiunge il regno, pensa quanto fuoco eterno accumula chi rapina i beni altrui.
Inoltre, perché mai dice agli apostoli che è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli, a loro che erano poveri, ché non possedevano nulla? Perché insegna loro a non vergognarsi della povertà e spiega perché non aveva loro permesso di possedere alcunché. Infatti, dopo aver affermato che era difficile, prosegue mostrando che è impossibile, anzi non dice soltanto che è impossibile ma, usando il paragone del cammello e dell'ago, vuole affermare qualcosa di piú ancora: infatti dice: E' piú facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli (Mt 19,23-24). Questo mostra che per i ricchi capaci di condurre una vita cristiana è prevista una ricompensa non piccola. Afferma però che ciò è opera di Dio per insegnare che chi vorrà intraprendere tale via avrà bisogno di una grandissima grazia.
I discepoli furono turbati, ed egli aggiunse: Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile. Ma perché i discepoli si preoccuparono, dal momento che erano poveri, anzi, poverissimi? Perché? Essi erano afflitti pensando alla perdizione di tanti uomini, poiché ardevano di carità verso tutti, e già avevano la vocazione di pastori di anime. Quindi si rammaricavano e temevano per gli uomini, colpiti da una simile affermazione: avevano bisogno di essere rassicurati. Per questa ragione Cristo, dopo averli fissati, disse: Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio (Mt 19,26; Lc 18,27). Avendoli prima incoraggiati con il suo sguardo sereno e buono a non lasciarsi prendere dallo sconforto e liberati dall'angoscia questo significano le parole dell'Evangelista: Fissando su di loro lo sguardo, li rincuora con le sue parole conducendoli a considerare la potenza di Dio e infondendo loro nuova fiducia. Se vuoi sapere come e per qual ragione ciò che è impossibile diventa possibile, ascolta: Cristo non disse: Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio perché ci scoraggiamo né perché ci asteniamo dall'impegnarci nelle cose che sembrano impossibili, ma perché, comprendendo la difficoltà dell'impresa, ci rafforziamo nella lotta e preghiamo Dio di assisterci in queste gloriose battaglie e otteniamo la vita eterna.
3. Come dunque ciò può avvenire? Se abbandoneremo le ricchezze, se ci libereremo del denaro e se ci allontaneremo dalle passioni malvagie. E perché comprendiamo che tutto ciò non dipende da Dio solo, ma che grande è l'impresa in cui dobbiamo impegnarci, ascoltiamo le parole che seguono. A Pietro che diceva: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, e gli chiedeva: Che cosa ne otterremo?, il Signore, dopo aver loro proposto la ricompensa, aggiunge: E chiunque avrà lasciato case, o campi, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna (Mt 19,27-29) . In questo modo ciò che è impossibile diventa possibile. Ma come è possibile lasciare tutto ciò?, mi chiederai. Come è possibile liberarsi da un momento all'altro della passione, quando si è immersi in un così grande desiderio di possedere? Sarà possibile se si incomincerà ad alleggerirsi delle ricchezze, a eliminare il superfluo. Cosí potremo avanzare ancora e procedere poi piú facilmente. Non cercare dunque subito la realizzazione completa di ciò, se ti sembra difficile operare subito una rinuncia completa, ma avanza gradualmente su questa via che ti conduce al cielo. Infatti, come i malati sofferenti per la febbre e per la bile che si accumula dolorosamente non soltanto non riescono a estinguere la sete se bevono e se mangiano, anzi, ardono e bruciano maggiormente, cosi gli avari, quando cercano di soddisfare con le ricchezze la loro cupidigia piú bruciante della bile, maggiormente la sentono divampare in sé. Riusciremo a spegnerla solo se allontaneremo intanto dal nostro cuore il desiderio di avere di piú, così come si spegne l'acre sete della bile mangiando poco ed eliminando ogni scoria.
[...] Così chi comincia a disprezzare il denaro placa la cupidigia, chi invece desidera avere e ammassare più ricchezze la infiamma maggiormente e mai si libera da questa passione: anche se ammucchierà soldi su soldi, ne desidererà ancora altrettanti; e quando li avrà ottenuti ne vorrà il doppio e, di piú ancora, vorrebbe che tutto gli si trasformasse in oro, i monti, la terra e il mare, non riuscendo mai a estinguere questa sua demente e terribile sete di ricchezza.
[ ... ] Fratelli, non perdiamoci in questa vanità, gettiamo lontano da noi questa continua e invincibile ricerca del denaro e applichiamoci alla ricerca di qualcosa d'altro che può renderci felici e che non ci procura nessuna difficoltà: cerchiamo di possedere i tesori del cielo. Essi non ci danno alcun affanno, anzi, il possederli è un vantaggio indicibile: chi rimane vigilante e disprezza i beni terreni non può perderli; chi invece si sottomette e si dedica alle ricchezze della terra, sicuramente dovrà perderle. [ ... ] Quando dunque vedrai qualcuno, splendido esteriormente per i suoi magnifici vestiti e accompagnato da una grande scorta di guardie, scruta la sua coscienza e la vedrai avviluppata nelle ragnatele e coperta di polvere. Ricordati di Paolo e di Pietro; pensa a Giovanni e a Elia, o, meglio, al Figlio stesso di Dio, che non aveva dove posare il capo. Sii imitatore di Cristo e dei suoi discepoli e considera quelle inestimabili ricchezze. Se, dopo averle considerate degne di ammirazione, nuovamente ti lasci ottenebrare dalle ricchezze di questa terra come travolto nel naufragio da una violenta tempesta, ascolta le parole di Cristo che ti dice che è impossibile che un ricco entri nel regno dei cieli. Considera, alla luce di queste parole, tutti i monti, la terra, il mare e immagina, se vuoi, di cambiare tutto ciò in oro; non troverai niente che valga la perdita che tutto ciò ti procura”.
martedì 6 giugno 2017
E Abbà disse.. Verso la Santa Pentecoste
Un anziano ha detto: « Sei giunto a serbare il silenzio? Non credere,
tuttavia, di aver compiuto un atto di virtù. Di' piuttosto: « Sono
indegno di parlare" ».(Detti dei Padri del Deserto)
“Mio Signore e mio Dio, governa la mia vita Tu che governi con forza
tutto il creato con una ineffabile parola di sapienza, porto
tranquillo di coloro che sono afflitti e fammi conoscere la via nella
quale camminare. Concedi uno spirito di sapienza ai miei pensieri,
donando uno spirito di intelligenza alla mia stoltezza. Adombra le mie
opere con uno spirito di timore per te, e rinnova nelle mie viscere uno
spirito retto e con uno Spirito che
guida rafforza la mia mente vacillante, affinché ogni giorno, guidato a
ciò che è utile dal tuo Spirito buono, sia reso degno di compiere i
Tuoi comandamenti e di ricordare sempre la Tua venuta gloriosa, e che
esaminerà ciò che abbiamo fatto. Non lasciarmi sedurre dai piaceri
corruttibili di questo mondo ma fortificami nel tendere al godimento dei
tesori futuri… Sì, o Signore, munifico datore buono di ogni beneficio,
poiché Tu sei colui che dà oltre ciò che Ti chiediamo.”
* Preghiera dall’”Ufficio della genuflessione-Vespro della Domenica di Pentecoste
Gli dicono: “Tu sei Agatone? Abbiamo sentito dire che sei
fornicatore e superbo”. Rispose: “Sì, è vero”. “Tu sei Agatone,
chiacchierone e pettegolo?”. “Lo sono”. Dicono di nuovo: “Tu sei
Agatone, l’eretico?”. “Non sono eretico”, risponde. Lo pregarono:
“Spiegaci perché, quando ti abbiamo accusato di cose tanto gravi, tu le
hai accettate, e questa solo non l’hai sopportata”.
Disse loro: “Dalle prime io stesso mi accuso, ed è utile all’anima mia,
ma l’eresia è separazione da Dio e io non voglio essere separato da
Dio”.
* s. Agatone (Monaco ortodosso e professore del deserto - V° sec.)
“Se ti vien meno il coraggio, prega. Prega con timore e tremore, con
ardore, sobrietà e vigilanza. Così bisogna pregare, soprattutto a motivo
dei nostri nemici invisibili che sono malvagi e accurati nel male,
perché principalmente su questo punto essi ci porranno ostacoli.” (p.
Evragrio Pontico)
“Non abbiate eccessiva fiducia nell’istruzione superiore che avete
conseguito. La civiltà nella quale viviamo è cultura della caduta.” (s.
Sofronio di Essex - 1896/1993)
“Supponiamo che per terra ci sia un cerchio, cioè una linea tonda
tracciata con un compasso dal centro. Centro si chiama propriamente il
punto che sta in mezzo al cerchio. Adesso state attenti a quello che vi
dico. Pensate che questo cerchio sia il mondo, il centro del cerchio sia
Dio, e le linee che vanno dal cerchio al centro siano le vie, ossia i
modi di vivere degli uomini. In quanto dunque i santi avanzano verso
l’interno, desiderano avvicinarsi a Dio e si avvicinano gli
uni agli altri, e quanto più si avvicinano a Dio, tanto più si
avvicinano l’un l’altro, e quanto più si avvicinano l’un l’altro, tanto
più si avvicinano a Dio. Similmente immaginate anche la separazione.
Quando infatti si allontanano da Dio e si rivolgono verso l’esterno, è
chiaro che quanto più escono e si dilungano da Dio, tanto più si
dilungano gli uni dagli altri, e tanto più si dilungano anche da Dio.
Ecco, questa è la natura dell’amore. Quanto più siamo fuori e non amiamo
Dio, altrettanto siamo distanti dal prossimo; se invece amiamo Dio,
quanto più ci avviciniamo a Dio per mezzo dell’amore per lui,
altrettanto ci uniamo all’amore del prossimo, e quanto siamo uniti al
prossimo, tanto siamo uniti a Dio.”
* s. Doroteo di Gaza (monaco ortodosso-antiocheno e professore del deserto - VI° sec.)
Ora che abbiamo imparato dalla
Scrittura ciò che è il timore del Signore, e quali sono la sua bontà e
il suo amore, convertiamoci a lui con tutto cuore… Osserviamo i suoi
comandamenti; amiamoci gli uni gli altri di tutto cuore. Chiamiamo con
il nome di fratelli anche coloro che ci odiano e ci detestano, affinché
il nome del Signore sia glorificato e manifestato in tutta la sua
esultanza. Noi che ci mettiamo alla prova a vicenda, perdoniamoci
vicendevolmente… Non invidiamo gli altri, e se siamo esposti alla
gelosia, non diventiamo spietati. Invece, mostriamoci pieni di
compassione gli uni verso gli altri, e con la nostra umiltà guariamoci
gli uni, gli altri. Non sparliamo, non dileggiamo, poiché siamo membra
gli uni degli altri. Amiamoci gli uni gli altri, e saremo amati da Dio;
siamo pazienti gli uni con gli altri, ed egli si mostrerà paziente con i
nostri peccati. Non rendiamo il male per il male, e non riceveremo ciò
che meritiamo per i nostri peccati. Infatti, otteniamo il perdono dei
nostri peccati perdonando ai nostri fratelli, e la misericordia di Dio è
nascosta nella misericordia per il prossimo.
* s. Massimo il Confessore
* s. Massimo il Confessore
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