martedì 24 maggio 2016

Dalle omelie di San Beda il Venerabile


Dalle omelie di San Beda il Venerabile

Omelia n 21  CCL 122, 149-151)

 



 Gesù lo  guardò con sentimento di pietà e lo scelse. Gesù vide un uomo, chiamato Matteo,  seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi” (Mt 9, 9).

 

Vide non tanto  con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore.  Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli  disse: “Seguimi”. Gli disse “Seguimi”, cioè imitami.
Seguimi, disse, non tanto  col movimento dei piedi quanto con la pratica della vita. Infatti “chi dice di  dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato” (1 Gv 2, 6). ”  Ed egli si alzò, prosegue, e lo seguì ” (Mt 9, 9). Non c’è da meravigliarsi che  un pubblicano alla prima parola del Signore, che lo invitava, abbia abbandonato  i guadagni della terra che gli stavano a cuore e, lasciate le ricchezze, abbia  accettato di seguire colui che vedeva non avere ricchezza alcuna. Infatti lo stesso Signore che lo chiamò esternamente con la parola, lo istruì all’interno con un’invisibile spinta a seguirlo. Infuse nella sua mente la luce della grazia spirituale con cui potesse comprendere come colui che sulla terra lo strappava alle cose temporali, era capace di dargli in cielo tesori incorruttibili.
“Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli” (Mt 9, 10). Ecco dunque che la conversione di un solo pubblicano servì di stimolo a quella di molti pubblicani e peccatori, e la remissione dei suoi peccati fu modello a quella di tutti costoro. Fu un autentico e magnifico segno premonitore di realtà future. Colui che sarebbe stato apostolo e maestro della fede, attirò a sé una folla di peccatori già fin dal primo momento della sua conversione. Egli cominciò, subito all’inizio, appena apprese le prime nozioni della fede, quella evangelizzazione che avrebbe portato avanti di pari passo col progredire della sua santità.
Se desideriamo penetrare più a fondo nel significato di ciò che è accaduto, capiremo che egli non si limitò a offrire al Signore un banchetto per il suo corpo nella propria abitazione materiale ma, con la fede e l’amore, gli preparò un convito molto più gradito nell’intimo del suo cuore. Lo afferma colui che dice: ” Ecco sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me ” (Ap 3, 20).Gli apriamo la porta per accoglierlo, quando udita la sua voce, diamo volentieri il nostro assenso ai suoi segreti o palesi inviti e ci applichiamo con impegno nel compito da lui affidatoci. Entra quindi per cenare con noi e noi con lui, perché con la grazia del suo amore viene ad abitare nei cuori degli eletti, per ristorarli con la luce della sua presenza. Essi così sono in grado di avanzare sempre più nei desideri del cielo. A sua volta, riceve anche lui ristoro mediante il loro amore per le cose celesti, come se gli offrissero vivande gustosissime.

San Beda il Venerabile

 Immagine dalle Cronache di Norimberga (1493)

mercoledì 18 maggio 2016

Abbà disse.....18 maggio 2016


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TEODORO DI FERME

 http://www.padrideldeserto.net/teodoro-di-ferme-introduzione/

 Il padre Teodoro di Ferme possedeva tre bei libri; si recò dal padre Macario e gli disse: «Ho tre bei libri che mi sono molto utili. Anche i fratelli li usano e ne traggono vantaggio. Dimmi, che devo fare? Li tengo per l’utilità mia e dei fratelli, oppure li vendo e do il ricavato ai poveri?». «Buone cose ambedue – rispose l’anziano – ma la cosa migliore di tutte è il non possedere nulla». A queste parole, Teodoro se ne andò, vendette i libri e distribuì il danaro ai poveri (188a; PJ VI, 6)

 Un fratello che viveva alle Celle era molto turbato dalla solitudine, e venne dal padre Teodoro di Ferme per dirglielo. Questi gli disse: «Va’, umilia il tuo pensiero, sottomettiti e vivi insieme con altri». Ma il fratello ritornò dall’anziano e gli disse: «Nemmeno con altri uomini trovo pace». E il vecchio gli disse: «Se non trovi pace né da solo né con altri, perché sei venuto a farti monaco? Non forse per sopportare le tribolazioni? Dimmi, da quanti anni hai indossato l’abito?». «Otto», rispose. E l’anziano gli disse: «In verità sono settant’anni che porto l’abito e nemmeno un giorno ho avuto quiete. E tu pretendi di averla dopo otto?». Ciò udendo se ne andò, reso più forte (188b; PJ VII, 5).

 il padre Teodoro si trovò un giorno con dei fratelli a Scete. Mangiando, essi prendevano educatamente i bicchieri in silenzio senza dire: «Permetti». E il padre Teodoro disse: «I monaci hanno perso le loro buone maniere, non dicono più: – Permetti» (PJ XV, 20).

 Disse anche: «Se hai amicizia con qualcuno e questi viene a cadere in tentazione di impurità, tendigli una mano se puoi e tiralo su. Ma se cade nell’eresia e non si lascia persuadere a distogliersene, tronca subito ogni rapporto con lui. Se tardi un po’, potresti essere trascinato con lui nell’abisso» (PJ X, 23).

Uno degli anziani venne a raccontare al padre Teodoro: «Ecco, il tal fratello è ritornato nel mondo». «Ti meravigli di ciò? – disse il vecchio. – Non stupirti, meravigliati piuttosto se odi che qualcuno è riuscito a sfuggire alle fauci del nemico [1]» (PJ X, 25).

 1] Cf. 2 Tm 4, 17.

 Un fratello venne dal padre Teodoro e cominciò a parlare e a trattare cose di cui non aveva ancora fatto esperienza. «Non hai ancora trovato la nave – gli dice l’anziano –, non hai ancora caricato il tuo bagaglio, e sei già arrivato in quella città prima di essere partito? Compi prima l’opera e poi giungerai a ciò di cui ora parli» (189b; PJ VIII, 8).

 
 Egli disse: «Non vi è virtù così grande come il non disprezzare».


 Un fratello interrogò il padre Teodoro dicendogli: «Voglio adempiere i comandamenti». L’anziano gli raccontò allora del padre Teona, che anche lui una volta aveva detto: «Voglio che ogni mio pensiero sia in accordo con Dio». Un giorno portò del grano al forno e ne fece dei pani. Dei poveri gli chiesero la carità ed egli li diede a loro. Poiché pure altri chiedevano, diede le ceste e il vestito che indossava. E ritornò in cella cinto del solo mantello. Ma ancora biasimava se stesso dicendo: «Non ho ancora compiuto il comando di Dio» (192ab).