mercoledì 24 febbraio 2016

Mémoire de GREGOIRE, abbé du monastère de Narek en Arménie et poète (vers 1010 -Abbà cantò a Dio tre volte santo






(Mémoire de GREGOIRE, abbé du monastère de Narek en Arménie et poète (vers 1010). Les anciens synaxaires arméniens fixent sa commémoration au 25 février, mais sa fête est devenue mobile dans l'Eglise arménienne. Bien qu'il ait vécu plusieurs siècles après la séparation de l'Eglise d'Arménie d'avec l'Orthodoxie, je mentionne néanmoins sa mémoire, attendant une éventuelle décision de l'Eglise, car il est attesté que son monastère et lui-même avaient adopté la doctrine de Chalcédoine et étaient en communion de foi avec l'Eglise orthodoxe.)

San Gregorio di Narek 

Fin dall' arrivo della luce
fa spuntare la tua misericordia;
al sorgere del sole
nell' intimo del mio cuore
penetri il tuo sole di giustizia,
che il raggio della tua gloria 
risplenda nella mia intelligenza!
Che il segno della tua croce
si estenda e si dilati
attraverso la mia anima e il mio corpo!
Ti affido in questo giorno 
il mio corpo da te preparato 
e la mia anima che lo abita.
Perché tu,
tu sei un Dio inscrutabile, 
tu basti a tutti,

e tu sei tutto in tutto, 

SAN GREGORIO DI NAREK



TU NON VUOI LA MORTE



Tu che non sei venuto
a perdere le anime degli uomini,
ma a vivificarle,
rimetti i miei numerosi peccati
nella tua grande misericordia;

tu solo, infatti, sei
in cielo, ineffabile,
e sulla terra, invisibile,
in ogni atomo di essere
e fino agli estremi confini dell'universo 
Principio di tutto
e in tutto,
in ogni pienezza,
benedetto nel più alto dei cieli!


E a te,
con il Padre e lo Spirito Santo
sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.




Diversi testi del Santo Padre 
 Gregorio in

http://cristiani.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8325906 

lunedì 15 febbraio 2016

Il silenzio






San Benedetto porge la sua Regola a san Mauro e ad altri monaci; miniature francese da un manoscritto della Règle de St. Benoît (Regula Benedicti), ...


"Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa… il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo"(cf. Sap 18,14-15)



Il Profeta Elia-Libro dei Re capitolo 19,dal versetto 9  - 

L'incontro con Dio

[9]Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: «Che fai qui, Elia?». [10]Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». [11]Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. [12]Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. [13]Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?». [14]Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». 

Alla sfida di Dio, “«Chiedimi ciò che vuoi», Salomone risponde: «Dammi un cuore che ascolta» (1 Re 3,9).

Chi legge Qoelet apprende il silenzio come prudenza: «C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare» (Qo 3,7). 

«Non affrettarti a profferire parole» (Qo 5,1) si suggerisce in un altro passo. 

Sulla stessa linea il libro dei Proverbi: «Nel molto parlare non manca la colpa; chi frena le labbra è saggio» (Prv 10,19). 

Lo stesso Giobbe, nella sua tagliente teologia di protesta, tace, alla fine, davanti a Dio: «Giobbe prese a dire al Signore: Ecco, non conto niente: che cosa ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca; ho parlato una volta, ma non replicherò, due volte ho parlato, ma non continuerò». (Gb 40, 4-5)

il personaggio del Giusto sofferente di Isaia: «Maltrattato, si lasciò umiliare, ma non aprì la sua bocca: era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori». (Is 53,7)


Gesù tace davanti al Sommo Sacerdote che lo interroga (Mt 26, 62-63); davanti a Erode (Lc 23,9) e infine davanti a Pilato (Gv 19,9).



«Entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto» (Mt 6,6)





"Il silenzio è padre  della preghiera,liberazione dalla cattività,preservazione dal fuoco,avversario del desiderio di insegnare,artigiano della contemplazione,progresso invisibile ed ascensione segreta"(San Giovanni Climaco)

«Abbà Arsenio, quando ancora abitava nel palazzo imperiale, pregò Dio con queste parole: "Signore mostrami la strada che conduce alla salvezza". E una voce si rivolse a lui e gli disse: "Arsenio fuggi gli uomini e sarai salvato". 
Lo stesso, divenuto anacoreta, nella sua condizione di eremita, di nuovo rivolse a Dio la stessa preghiera, e intese una voce che gli disse: "Arsenio fuggi (il mondo), resta in silenzio e riposa nella pace (esichia). È da queste radici che nasce la possibilità di non peccare"» (Arsenio 1.2).

I loquaci e chiaccheroni chiudono a se stessi il regno dei cieli, infatti l’apostolo Giacomo scrive : Sia ogni uomo pronto ad ascoltare e lento a parlare. ( Giovanni Carpazio 90 )

Evagrio asseriva : «Che la tua lingua non pronunci parola quando ti metti a pregare». 

Arsenio designava il silenzio come luogo indispensabile per il raggiungimento della maturità libera e creativa del soggetto: «Fuggi. Taci. Resta in raccoglimento». 


«Se veramente osserverai il silenzio, quale che sia il luogo dove ti trovi, troverai pace». Agatone tenne dei sassi in bocca per tre anni, non per diventare un oratore come Demostene, ma per imparare a tacere

Pambon riceve il patriarca Teofilo senza dire una parola. Poi spiega: «Se non si sente accolto dal mio silenzio, certamente non si sentirà accolto dalla mia parola». 


Gregorio Nazianzeno (+390)«Tu cerchi il deserto e il digiuno, io il silenzio».  

In un inno per il giorno di Pasqua, ponendo fine al silenzio assoluto imposto durante la Quaresima, Gregorio canta: «Oggi faccio sentire la mia voce; apro le labbra che il silenzio teneva serrate e tu trovi in me una cetra pronta a suonare». 


San Girolamo arriva a dire che il monaco si riconosce dal suo silenzio, non dalla sua parola. 

Per Ambrogio, il silenzio è indispensabile se vogliamo “custodire il segreto del Re Eterno”. 

Agostino diceva che la vera preghiera è quella del cuore, nel silenzio.


al capitolo sesto della Regola di San Benedetto  

  1. Facciamo come dice il profeta: "Ho detto: Custodirò le mie vie per non peccare con la lingua; ho posto un freno sulla mia bocca, non ho parlato, mi sono umiliato e ho taciuto anche su cose buone". 

  2. Se con queste parole egli dimostra che per amore del silenzio bisogna rinunciare anche ai discorsi buoni, quanto più è necessario troncare quelli sconvenienti in vista della pena riserbata al peccato!

  3. Dunque l'importanza del silenzio è tale che persino ai discepoli perfetti bisogna concedere raramente il permesso di parlare, sia pure di argomenti buoni, santi ed edificanti, perché sta scritto: 

  4. "Nelle molte parole non eviterai il peccato" 

  5. e altrove: "Morte e vita sono in potere della lingua". 

  6. Se infatti parlare e insegnare é compito del maestro, il dovere del discepolo è di tacere e ascoltare.

  7. Quindi, se bisogna chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con grande umiltà e rispettosa sottomissione.
  8. Escludiamo poi sempre e dovunque la trivialità, le frivolezze e le buffonerie e non permettiamo assolutamente che il monaco apra la bocca per discorsi di questo genere.

 







giovedì 11 febbraio 2016

E Abbà disse.....11/02/2016


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tutti gli esseri ti rendono omaggio, o Dio, quelli che parlano e quelli che non parlano, quelli che pensano e quelli che non pensano. Il desiderio dell’universo, il gemito di tutte le cose, salgono verso di te. Tutto quanto esiste, Te prega e a Te ogni essere che sa vedere dentro la tua creazione, un silenzioso inno fa salire a te.
 
(S. Gregorio di Nazianzo "Poesie dogmatiche")

domenica 7 febbraio 2016

e Abbà disse.......07/02/2016






Raccontavano del padre Giovanni Nano che, ritiratosi a Scete (nel deserto egiziano) presso un anziano della Tebaide, visse nel deserto. Il suo padre spirituale, prese un legno secco, lo piantò e gli disse di innaffiarlo ogni giorno con un secchio d’acqua, finchè non desse frutto. L’acqua era tanto lontana che doveva partire alla sera per essere di ritorno al mattino. Dopo tre anni il legno cominciò a vivere e a dare i frutti. L’anziano li colse e li portò ai fratelli radunati insieme, dicendo:”Prendete, mangiate il frutto dell’obbedienza”

* dai “Detti” (n. 1) di s Giovanni Nano
http://combonianum.org/liturgia-liturgy/quaresima-lent/40-giorni-con-i-padri-del-deserto/



Il padre Giovanni (il Nano) disse: «Io penso che l’uomo dovrebbe avere un po’ di ogni virtù. Perciò ogni giorno, quando ti alzi al mattino, ricomincia da capo in ogni virtù e in ogni comandamento di Dio, con grandissima pazienza, timore e larghezza d’animo, nell’amore di Dio, con tutta la disponibilità dell’anima e del corpo, con molta umiltà; sii costante nella tribolazione del cuore e nella vigilanza, con molta preghiera e molte suppliche, con gemiti, con la purezza della lingua e la custodio degli occhi. Ingiuriato, non adirarti, sii pacifico e non rendere male per male [Cfr. Rm 12:17]; non guardare agli errori degli altri, non misurare te stesso poiché sei al di sotto di ogni creatura. Vivi nella rinuncia a tutto ciò che è carnale e materiale, nella croce, nella lotta, nella povertà di spirito, con digiuno, nella penitenza e nel pianto [Cfr. Gl 2:12], nella dura lotta, nel discernimento, nella purezza dell’anima, nella disponibilità ad accogliere il bene, compiendo con tranquillità il lavoro delle tue mani [Cfr 2Ts 3:12]; nelle veglie notture, nella fame e nella sete, nel freddo, nella nudità [Cfr. 2Cor 11:27], nelle fatiche. Chiuditi nella tomba, come se fossi già morto, così da pensare in ogni momento che la morte è prossima». -

http://www.natidallospirito.com/2009/06/04/consigli-da-giovanni-detto-il-nano/


Il padre Poemen raccontava che il padre Giovanni Nano aveva pregato Dio e furono allontanate da lui le passioni e fu liberato da ogni sollecitudine. Si recò allora da un anziano e gli disse: «Mi trovo nella quiete, e non devo sostenere nessuna lotta». Gli disse il vecchio: «Va’ e prega Dio perché sopraggiunga su di te la lotta e tu ne tragga quella contrizione ed umiltà che avevi prima. È attraverso la lotta che l’anima progredisce». L’altro pregò Dio per questo e, quando giunse la lotta, non pregò più perché la allontanasse da lui. Chiedeva invece: «Dammi, Signore, pazienza nei combattimenti».

http://combonianum.org/liturgia-liturgy/quaresima-lent/40-giorni-con-i-padri-del-deserto/


l padre Giovanni (il Nano) disse: «Io penso che l’uomo dovrebbe avere un po’ di ogni virtù. Perciò ogni giorno, quando ti alzi al mattino, ricomincia da capo in ogni virtù e in ogni comandamento di Dio, con grandissima pazienza, timore e larghezza d’animo, nell’amore di Dio, con tutta la disponibilità dell’anima e del corpo, con molta umiltà; sii costante nella tribolazione del cuore e nella vigilanza, con molta preghiera e molte suppliche, con gemiti, con la purezza della lingua e la custodio degli occhi. Ingiuriato, non adirarti, sii pacifico e non rendere male per male [Cfr. Rm 12:17]; non guardare agli errori degli altri, non misurare te stesso poiché sei al di sotto di ogni creatura. Vivi nella rinuncia a tutto ciò che è carnale e materiale, nella croce, nella lotta, nella povertà di spirito, con digiuno, nella penitenza e nel pianto [Cfr. Gl 2:12], nella dura lotta, nel discernimento, nella purezza dell’anima, nella disponibilità ad accogliere il bene, compiendo con tranquillità il lavoro delle tue mani [Cfr 2Ts 3:12]; nelle veglie notture, nella fame e nella sete, nel freddo, nella nudità [Cfr. 2Cor 11:27], nelle fatiche. Chiuditi nella tomba, come se fossi già morto, così da pensare in ogni momento che la morte è prossima». - See more at: http://www.natidallospirito.com/2009/06/04/consigli-da-giovanni-detto-il-nano/#sthash.XX02zNup.dpuf