venerdì 31 luglio 2015

1 Agosto -Saint Jean Chrysostome (v. 345-407), prêtre à Antioche puis évêque de Constantinople, docteur de l'Église Homélies sur l'évangile de Matthieu, n°54

http://www.comune.firmo.cs.it/new/img/arte/chiese/35-P_Mario-Santelli-anni-90-XX-sec-SanGiovanni-Crisostomo.jpg

La Procession du Vénérable Bois de la Vivifiante Croix du Seigneur :

Que personne donc ne rougisse des signes de notre salut, qui sont si dignes de vénération et d'adoration ; la croix du Christ est la source de tout bien.

C'est par elle que nous vivons, que nous sommes régénérés et sauvés. Portons donc la croix comme une couronne de gloire.

Elle met son sceau à tout ce qui nos conduit au salut : quand nous sommes régénérés par les eaux du baptême, la croix est là ; quand nous nous approchons de la table sainte pour y recevoir le Corps et le Sang du Sauveur, elle est là ; quand nous imposons les mains sur les élus du Seigneur, elle est là.

Quoi que nous fassions, elle se dresse là, signe de victoire pour nous. C'est pourquoi nous la mettons dans nos maisons, sur nos murs, sur nos portes ; nous la traçons sur notre front et notre poitrine ; nous la portons dans notre cœur.

Car elle est le symbole de notre rédemption et de notre libération et de la miséricorde infinie de notre Seigneur.

Saint Jean Chrysostome (v. 345-407), prêtre à Antioche puis évêque de Constantinople, docteur de l'Église    Homélies sur l'évangile de Matthieu, n°54




Dans l'Horologion grec de 1897, l'origine de cette Fête est expliquée : "Du fait des maladies apparaissant en août, il était de coutume, dans les temps anciens, de porter le Vénérable Bois de la Croix à travers les rues et places de Constantinople, pour la sanctification de la ville, et pour le rétablissement des malades. La veille (31 juillet), on la sortait du trésor impérial et la posait sur l'Autel de la Grande Eglise de Sainte-Sophie. De cette Fête jusqu'à celle de la Dormition de la très sainte Mère de Dieu, ils transportaient la Croix en procession à travers la ville, l'offrant à la vénération du peuple. C'est aussi la Procession de la Vénérable Croix."

Dans l'Eglise de Russie, cette Fête est aussi combinée avec le souvenir du Baptême de la Rus', le 1er août 988.

Dans le livre "Compte-Rendu de l'Ordre des Offices de la Grande Eglise Sainte, Catholique et Apostolique de la Dormition", compilé en 1627 sur ordre du patriarche Philarète de Moscou, on trouve l'explication suivante pour la Fête :
"Le jour de la Procession de la Vénérable Croix, il y une procession ecclésiale pour la sanctification de l'eau et pour l'illumination du peuple, à travers les villes et places."

La connaissance du jour effectif du Baptême de la Rus' a été conservée dans les Chroniques du 16ème siècle :
"Le Baptême du Grand Prince Vladimir de Kiev et toute la Rus a eu lieu le 1er août."

Dans la pratique actuelle de l'Eglise de Russie, la Petite Bénédiction des Eaux du 1er août est réalisée soit avant soit après la Liturgie. Du fait de la Bénédiction de l'Eau, cette première Fête du Sauveur en août est parfois appelée "Sauveur de l'Eau." Il peut aussi y avoir Bénédiction du miel nouveau en ce jour, c'est pourquoi la Fête est aussi parfois appelée "Sauveur du Miel." Alors en ce jour, le miel nouvellement récolté est bénit et goûté.
 

giovedì 30 luglio 2015

Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo (Disc. 43; PL 52, 320 e 322)per digiuno in preparazione alla festa della Dormizione della Madre di Dio








Dal 31 Luglio al 14 Agosto, entriamo nel digiuno in preparazione alla festa della Dormizione della Madre di Dio,  
Si può mangiare pesce il giorno della Trasfigurazione (il 6). Tutti i giorni senza olio e vino, tranne il sabato e la domenica in cui sono concessi. Il digiuno esteriore deve essere essere accompagnato da quello interiore cioè dal peccato e dalle passioni e deve essere concordato con il proprio padre spirituale. Buon digiuno! Buona preparazione!

 La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve

Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la

 

devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per
 

cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste
 
tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita

 
l'una dall'altra.

 
Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno.
 

Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha
 

solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega,
 

digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere
 

esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé
 

il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.
 

Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare.
 


Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia
 

compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole
 

che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri. E' un cattivo
 

richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé.
 
O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi

 
che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di

 
misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella

 
stessa pronta misericordia, che desideri per te.

 
Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un'unica forza mediatrice
 

presso Dio, siano per noi un'unica offesa, un'unica preghiera sotto tre aspetti.

 
Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo
 

le nostre anime col digiuno perché non c'è nulla di più gradito che possiamo
 
 

offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: «Uno spirito contrito è
 

sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi» (Sal
50, 19).
 

O uomo, offri a Dio la tua anima ed offri l'oblazione del digiuno, perché sia
 

pura l'ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio
 

sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può non avere se
 

stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla
 

misericordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia.
 

Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per
 

la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore,
 

purifichi la carne, sradichi i vizi, semini le virtù, il digiunatore non coglie
 

frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia.
 

O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la
 

misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà
 

abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere
 

col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai. Dà a te
 

stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità ad un altro,
 

tu non lo avrai. 

Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo
(Disc. 43; PL 52, 320 e 322)

sabato 25 luglio 2015

26 Luglio 2015 Domenica VIII Dopo Pentecoste







Apostolos della Domenica   Lettura della prima epistola di Paolo ai Corinti 1, 10 -17

10 Ora, fratelli, vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma a stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire.11 Infatti, fratelli miei, mi è stato riferito da quelli di casa Cloe che tra di voi ci sono contese. 12 Voglio dire che ciascuno di voi dichiara: «Io sono di Paolo»; «io, di Apollo»; «io, di Cefa»; «io, di Cristo». 13 Cristo è forse diviso? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo? 14 Ringrazio Dio che non ho battezzato nessuno di voi, salvo Crispo e Gaio; 15 perciò nessuno può dire che foste battezzati nel mio nome. 16 Ho battezzato anche la famiglia di Stefana; del resto non so se ho battezzato qualcun altro.
17 Infatti Cristo non mi ha mandato a battezzare ma a evangelizzare; non con sapienza di parola, perché la croce di Cristo non sia resa vana.


Apostolos  Divina Liturgia per la memoria di Santa Parasceva di Roma

Lettera di Paolo ai Galati (Gal 3, 23 – 4, 5)

Fratelli, prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo verso Cristo, perché fossimo giustificati dalla fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco, non c’è schiavo né libero, non c’è uomo o donna: voi tutti siete uno, in Cristo Gesù. E se voi appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. Dico ancora: per tutto il tempo in cui l’erede è bambino, non è per nulla differente da uno schiavo; è padrone di tutto, ma è soggetto a tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. Così anche noi, quando eravamo bambini, eravamo schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il Figlio suo, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, affinché ricevessimo l’adozione a figli.   


Vangelo della Domenica  Vangelo secondo Matteo 14, 14-22
14 Gesù, smontato dalla barca, vide una gran folla; ne ebbe compassione e ne guarì gli ammalati.
15 Facendosi sera, i suoi discepoli si avvicinarono a lui e gli dissero: «Il luogo è deserto e l'ora è già passata; lascia dunque andare la folla nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16 Ma Gesù disse loro: «Non hanno bisogno di andarsene; date loro voi da mangiare!» 17 Essi gli risposero: «Non abbiamo qui altro che cinque pani e due pesci». 18 Egli disse: «Portatemeli qua». 19 Dopo aver ordinato alla folla di accomodarsi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi verso il cielo, rese grazie; poi, spezzati i pani, li diede ai discepoli e i discepoli alla folla. 20 Tutti mangiarono e furono sazi; e si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste piene. 21 E quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, oltre alle donne e ai bambini.

22 Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, mentre egli avrebbe congedato la gente.


venerdì 3 luglio 2015

uno ieromonaco eremita e il mantello di San Martino






“Ancora giovane soldato, incontrò per la strada un povero intirizzito e tremante per il freddo. Prese allora il proprio mantello e, tagliatolo in due con la spada, ne diede metà a quell’uomo. La notte gli apparve in sogno Gesù, sorridente, avvolto in quello stesso mantello”.
Decisamente, ci sono materiali capaci di superare in modo straordinario il logorio del tempo. E certo, le tarme di sette secoli non hanno intaccato uno dei pezzi di stoffa più famosi della storia. Attraverso le fibre del mantello di Martino che in parte finiscono sulle spalle di un mendicante si intravedono con chiarezza le fibre che costituiscono il tessuto della carità cristiana: il dono, la gratuità, la condivisione, la scelta preferenziale dei poveri, la presenza di Gesù in loro. In un rapido gesto di generosità si è cristallizzato per sempre il meglio di ciò che può fare un uomo per il suo simile, soprattutto se sorretto dalla fede. Perché questo già era, sotto le fibre del suo mantello, il soldato Martino quando incrociò quel povero: un uomo prossimo al Battesimo:
“Ricevette il Sacramento intorno ai vent’anni, ma dovette ancora a lungo rimanere nell’esercito, dove diede testimonianza del suo nuovo genere di vita: rispettoso e comprensivo verso tutti, trattava il suo inserviente come un fratello, ed evitava i divertimenti volgari”.
Davvero un soldato singolare, Martino: nemico della violenza, allergico all’arroganza, che se sguainava la spada lo faceva per un atto di giustizia piuttosto che per fare il giustiziere. Finché, corazza e gladio lasciano il posto al saio e al crocifisso. Martino si congeda e segue il cuore. Si fa monaco in Francia – siamo attorno al 360 – e nel 371 i cittadini di Tours lo acclamano vescovo. Scelta felice, perché la città e le campagne acquistano un uomo capace di giustizia e incline alla misericordia, un Vangelo vivente annunciato con energia e testimoniato con la mitezza. Muore l’8 novembre 397 e l’11 viene sepolto. Non muore il suo ricordo e diventa una reliquia il suo mantello che continua ad essere appoggiato sulle spalle del mondo, come conforto per tutti coloro   impegnati a rispondere alla grande sfida del nostro tempo”:
“Quella cioè di costruire un mondo di pace e di giustizia, in cui ogni uomo possa vivere con dignità. Questo può avvenire se prevale un modello mondiale di autentica solidarietà, in grado di assicurare a tutti gli abitanti del pianeta il cibo, l’acqua, le cure mediche necessarie, ma anche il lavoro e le risorse energetiche, come pure i beni culturali, il sapere scientifico e tecnologico”.




http://www.mirabileydio.it/SITOULTIMO2/images/Martino%20di%20Tour%202002.jpg

giovedì 2 luglio 2015

Va-t'en d'ici, satan, rien n'est à toi chez moi! (prière de l'Euchologue du Sinaï)





https://en.wikipedia.org/wiki/Euchologium_Sinaiticum


Va-t'en, satan, de ce sol et de ces 4 murs. Ce n'est pas un endroit pour toi. Il n'y a rien pour toi ici. C'est le lieu pour saints Pierre et Paul et le saint Évangile. Et c'est ici que je compte dormir une fois que mon Office aura été accompli, au Nom du Père et du Fils et du Saint Esprit.

Au Nom de notre Seigneur Jésus-Christ, [ô Dieu] envoie-moi Ton Esprit. Insuffle en mon coeur la sagesse de Ton Saint Esprit. Protège mon âme et mon corps, chaque membre de mon corps, chaque fibre de mon être, contre tous les possibles blessures et pières que le démon pourrait m'envoyer, et contre toutes les tentations pour pécher. Enseigne-moi à Te rendre grâce, ô Père, Fils et Saint Esprit.