1 Ottobre San Romano il Melode Inno XL sulla Resurrezione
Corri presto, Maria, a radunare i miei discepoli.
Ho in te una tromba dalla voce potente:
suona un canto di pace
alle orecchie timorose dei miei amici nascosti,
svegliali tutti come dal sonno
perché mi vengano incontro
con le fiaccole accese.
Va' a dire loro:
"Lo sposo si è destato, uscendo dalla tomba,
e trascinando ogni cosa dalla morte alla vita.
Scacciate, apostoli, la tristezza mortale,
poiché si è ridestato
Colui che offre agli uomini caduti
la risurrezione".
altri testi di San Romano il Melode in
http://kairosterzomillennio.blogspot.it/2011/10/romano-il-melode.html
http://digilander.libero.it/undicesimaora2/padri/Melode_antologia.pdf
lunedì 30 settembre 2013
domenica 29 settembre 2013
Fare memoria del genocidio armeno...La Santa Tradizione dei Padri della Chiesa Apostolica Armena
Fare memoria del genocidio armeno...La Santa Tradizione dei Padri della Chiesa Apostolica Armena
SAN GREGORIO DI NAREK
TU NON VUOI LA MORTE
Tu che non sei venuto
a perdere le anime degli uomini,
ma a vivificarle,
rimetti i miei numerosi peccati
nella tua grande misericordia;
a perdere le anime degli uomini,
ma a vivificarle,
rimetti i miei numerosi peccati
nella tua grande misericordia;
tu solo, infatti, sei
in cielo, ineffabile,
e sulla terra, invisibile,
in ogni atomo di essere
e fino agli estremi confini dell'universo
Principio di tutto
e in tutto,
in ogni pienezza,
benedetto nel più alto dei cieli!
in cielo, ineffabile,
e sulla terra, invisibile,
in ogni atomo di essere
e fino agli estremi confini dell'universo
Principio di tutto
e in tutto,
in ogni pienezza,
benedetto nel più alto dei cieli!
E a te,
con il Padre e lo Spirito Santo
sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
con il Padre e lo Spirito Santo
sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Diversi testi del Santo Padre Gregorio in
http://cristiani.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8325906
sabato 28 settembre 2013
Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa (Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)-meditazione sugli angeli
Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)
Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)
E' da sapere che il termine «angelo» denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.
Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi.
A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall'ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.
Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall'azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L'antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all'Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all'estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l'arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Ap 12, 7).
A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell'umiltà per debellare le potenze maligne dell'aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.
Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato «Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)
E' da sapere che il termine «angelo» denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.
Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi.
A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall'ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.
Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall'azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L'antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all'Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all'estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l'arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Ap 12, 7).
A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell'umiltà per debellare le potenze maligne dell'aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.
Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato «Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.
Su indicazione del fratello in Cristo Claudio Guarino
Domani 29 Settembre memoria dell'evento e della presenza dell'aracngelo Michele sul Monte Gargano in Puglia
Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo-Per me il vivere é Cristo e il morire un guadagno
Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
Per me il vivere é Cristo e il morire un guadagno
Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S'innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere? La morte? «Per me il vivere é Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1, 21). Allora l'esilio? «Del Signore é la terra e quanto contiene» (Sal 23, 1). La confisca de beni? «Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via» (1 Tm 6, 7). Disprezzo le potenze di questo mondo e i suoi beni mi fanno ridere. Non temo la povertà, non bramo ricchezze non temo la morte, né desidero vivere, se non per il vostro bene. E' per questo motivo che ricordo le vicende attuali e vi prego di non perdere la fiducia.
Non senti il Signore che dice: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»? (Mt 18, 20). E non sarà presente là dove si trova un popolo così numeroso, unito dai vincoli della carità? Mi appoggio forse sulle mie forze? No, perché ho il suo pegno, ho con me la sua parola: questa é il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Anche se tutto il mondo é sconvolto, ho tra le mani la sua Scrittura, leggo, la sua parola. Essa é la mia sicurezza e la mia difesa. Egli dice: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20)-
Cristo é con me, di chi avrò paura? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei principi, tutto questo per me vale di meno di semplici ragnatele. Se la vostra carità non mi avesse trattenuto, non avrei indugiato un istante a partire per altra destinazione oggi stesso. Ripeto sempre: «Signore, sia fatta la tua volontà» (Mt 26, 42). Fraò quello che vuoi tu, non quello che vuole il tale o il tal altro. Questa é la mia torre, questa la pietra inamovibile, il bastone del mio sicuro appoggio. Se Dio vuole quetso, bene! Se vuole ch'io rimanga, lo ringrazio. Dovunque mi vorrà, gli rendo grazie.
Dove sono io, là ci siete anche voi. Dove siete voi, ci sono anch'io. Noi siamo un solo corpo e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo. Anche se siamo distanti, siamo uniti dalla carità; anzi neppure la morte ci può separare. Il corpo morrà, l'anima tuttavia vivrà e si ricorderà del popolo. Voi siete i miei concittadini, i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli, le mie membra, il mio corpo, la mia luce, più amabile della luce del giorno. Il raggio solare può recarmi qualcosa di più giocondo della vostra carità? Il raggio mi é utile nella vita presente, ma la vostra carità mi intreccia la corona per la vita futura.
(Prima dell'esilio, nn. 1-3; PG 52, 427*-430)
giovedì 26 settembre 2013
Clemente Alessandrino Stromata
Clemente Alessandrino Stromata
Clemente Alessandrino
Stromata
testo completo
Anzi, per dir la verità, l'intera vita dell'uomo
spirituale è una celebrazione festiva. Le preghiere e le lodi che egli scioglie a Dio e la
lettura della sacra Scrittura che precede i pasti sono i suoi sacrifici; questi pasti sono poi
accompagnati dalla salmodia e dal canto degli inni che precedono anche il riposo notturno; e
di notte egli prega di nuovo. In questo modo si associa ai cori celesti con un ricordo
incessante, sempre atto a quella forma di contemplazione che consiste nell'intima
memoria di Dio. - L'uomo spirituale non trascura affatto quell'altro sacrificio che si realizza
nel condividere fede e beni materiali con chi ne è privo. - Nella preghiera poi non moltiplica
oltre misura le parole, perché ha imparato da Dio stesso quello che deve chiedergli.
Ovunque prega, ma in segreto, per non ostentare la sua pietà. La preghiera accompagna il
via vai, le conversazioni, il riposo, lo studio e in genere ogni sua azione, che vien compiuta
secondo lo Spirito. Anche se si limita a formulare questa preghiera nella stanza più segreta
dell'anima, dove invoca il Padre "con gemiti indicibili, il Padre è là, presso di lui, prima ancora
che abbia finito di pregare. (Clemente Alessandrino, Stromata, 7
mercoledì 25 settembre 2013
L'anafora Eucaristica nella Divina Liturgia di San Basilio
L'anafora Eucaristica nella Divina Liturgia di San Basilio
fonte
http://spazioinwind.libero.it/sanmassimo_decaita/testi/preghiera/LA%20DIVINA%20LITURGIA%20DI%20SAN%20BASILIO%20IL%20GRANDE.htm
MEMORIALE
S. Insieme con queste beate potenze, Sovrano amico degli
uomini, anche noi peccatori esclamiamo e diciamo: sei santo veramente, e
tuttosanto, e non v'è misura alla magnificenza della tua santità; e sei leale
in tutte le tue opere, poiché con giustizia e giudizio veridico ci hai
provvisto di tutto: hai plasmato infatti l'uomo traendolo, argilla, dalla
terra, l'hai onorato della tua icona, o Dio, e l'hai messo nel paradiso della
delizia; gli hai promesso l'immortalità della vita e il godimento dei beni
eterni nell'osservanza dei tuoi precetti; ma per aver disubbidito a te, vero
Dio e suo creatore, aver soggiaciuto all'inganno del serpente ed essere incorso
nella morte a causa dei suoi stessi traviamenti, tu, Dio, l'hai esiliato con la
tua giusta sentenza dal paradiso a questo mondo, respingendolo nella terra
donde era tratto, ma disponendo per lui un'economia di salvezza dalla
rigenerazione nel tuo stesso Cristo. Non hai respinto dunque fino in fondo la
tua creatura che avevi fatta, o Buono, né hai scordato l'opera delle tue mani,
anzi l'hai visitata in tanti modi con il palpito della tua misericordia: hai
mandato profeti; hai fatto atti potenti attraverso i tuoi santi che in ogni
generazione ti sono graditi; ci hai parlato per bocca di quei profeti, tuoi
servi, preannunciandoci prossima la salvezza; hai dato in aiuto la legge; hai
posto a custodi gli angeli; quando poi è venuta la plenitudine dei tempi ci hai
parlato nello stesso Figlio tuo, per mezzo del quale hai fatto anche i secoli.
Egli, che è il riverbero della tua gloria e l'impronta della tua ipostasi, e
regge ogni realtà con la parola della sua potenza, non ha ritenuto rapina
l'essere uguale a te Dio Padre: anzi, pur essendo Dio preeterno, si è reso
visibile sulla terra e ha conversato con gli uomini: e incarnandosi dalla
Vergine santa ha vuotato se stesso, assumendo forma di servo, divenendo
conforme nel corpo al nostro umile stato per farci conformi all'icona della sua
gloria. Dacché infatti per mezzo di un uomo il peccato era entrato nel mondo, e
per mezzo del peccato la morte, il Figlio tuo unigenito, che è l'esistente nel
seno di te Dio Padre, nascendo da una donna, la santa Deìpara e semprevergine
Maria, nascendo sotto la legge, ha palesato il beneplacito di condannare il
peccato nella propria carne, perché quanti si trovano morti in Adamo si trovino
vivificati in lui stesso, il tuo Cristo; ed egli, venendo a stare in questo
mondo, dandoci comandamenti di salvezza e distogliendoci dall'errore degli
idoli ci ha ricondotti a conoscere te, vero Dio e Padre, acquisendoci per sé
come popolo eletto, sacerdozio regale, nazione santa; e, purificàtici
nell'acqua e santificàtici con lo Spirito santo, ha dato sé stesso come scambio
alla morte in cui eravamo irretiti, venduti in balìa del peccato; e sceso per
mezzo della Croce nell'inferno per colmare di sé tutte le realtà, ha dissipato
le doglie della morte; e risorto il terzo giorno, e aperta la via per ogni
carne alla risurrezione dai morti, poiché non era possibile che il dispensatore
della vita fosse in potere della corruzione, egli è divenuto primizia dei
dormienti, primogenito dai morti, per avere lui stesso il primato su tutto in
tutto; e, salito ai cieli, si è assiso alla destra della tua maestà nelle
altezze, e ancora verrà a rendere a ciascuno secondo le proprie opere; ci ha
lasciato però, per memoriale della sua passione salvifica, questi atti che
abbiamo presentato al tuo cospetto, secondo i suoi precetti: mentre infatti
stava per uscire incontro alla sua morte volontaria, encomiata e vivifica nella
notte in cui consegnava sé stesso per la vita del mondo, egli prese il pane
nelle sue mani sante e intemerate, lo elevò a te Dio Padre, ne rese grazie,
pronunciò la benedizione, lo santificò, lo spezzò.
S. esclama:
S. Lo diede ai suoi santi discepoli e apostoli dicendo:
Prendete e mangiate, questo è il mio corpo, per voi spezzato in remissione dei
peccati.
C. Amen.
S. Parimenti prese anche il calice del frutto della
vite, lo temperò, ne rese grazie, pronunciò la benedizione, lo santificò,
S. esclama:
S. Lo diede ai suoi santi discepoli e apostoli dicendo:
Bevetene tutti, questo è il mio sangue, della nuova alleanza, per voi e per
molti sparso in remissione dei peccati.
C. Amen.
S. Fate ciò in mia memoria: ogni volta infatti che
mangerete questo pane e berrete questo calice voi annuncerete la mia morte e
confesserete la mia risurrezione. Memori dunque, o Sovrano, dei suoi patimenti
salvifici, della Croce vivifica, della sepoltura di tre giorni, della
risurrezione dai morti, della salita ai cieli, del soglio alla destra di te Dio
Padre e della sua seconda parusia, gloriosa e tremenda:
D. (o S. se
D. non c'è) prende a polsi incrociati il santo disco e il santo calice e lo
solleva segnando una croce e poi fa un inchino.
S. Il tuo, dal tuo, a te noi l'offriamo, in tutto e per
tutto.
C. Te inneggiamo, te benediciamo, a te rendiamo grazie,
Signore, e te preghiamo, Dio nostro.
EPICLESI
S. Perciò, Sovrano tuttosanto, anche noi peccatori e
indegni tuoi servi, cui è consentito di officiare al tuo santo altare non certo
grazie ai nostri atti di giustizia (non abbiamo fatto proprio nulla di buono
sulla terra), bensì grazie alle tue misericordie e indulgenze che hai versate
copiosamente su di noi, con coraggio ci accostiamo al tuo santo altare e nel
presentare gli antìtipi del santo corpo e sangue del tuo Cristo, noi ti preghiamo,
ti invochiamo, o Santo dei santi, che nel beneplacito della tua bontà venga il
tuo Spirito santo su di noi e su questi doni imbanditi, e li benedica, li
santifichi e li èlevi.
D. e S. l'uno
accanto all'altro davanti alla santa mensa così invocano (v. ora terza)
S. Signore, tu all'ora terza hai mandato sui tuoi
apostoli il tuo Spirito tuttosanto: non rimuoverlo da noi, o Buono, anzi
rinnovacelo ora che ti preghiamo.
D. Cuore puro crea in me, o Dio, e spirito retto rinnova
nelle mie viscere.
S. e D. fanno
insieme una prosternazione.
S. Signore, tu all'ora terza...
D. Non respingermi dal tuo volto, e lo Spirito tuo santo
non rimuovere da me.
S. e D. fanno
un'altra prosternazione.
S. Signore, tu all'ora terza...
S. e D. fanno
una terza prosternazione. D. indica con l'orario il santo pane dicendo:
[D.] Benedici, presule, il santo pane.
S. lo segna
dicendo:
S. E faccia di questo pane il prezioso corpo del
Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo.
D. indica con
l'orario il santo calice:
[D.] Amen. Benedici, presule, il santo calice.
S. segna il
santo calice:
S. E faccia di questo calice lo stesso prezioso sangue
del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, sparso per la vita e la
salvezza del mondo.
[D.] Amen. Benedici, presule, entrambi i santi doni.
S. Cambiandoli per opera del tuo Spirito santo.
D. Amen. Amen. Amen.
S. Quanto a noi tutti, partecipi dell'unico pane e
calice, uniscici gli uni agli altri nella comunione dell'unico Spirito santo, e
fa' che nessuno di noi abbia parte al santo corpo e sangue del tuo Cristo né
per giudizio né per condanna, ma per trovare misericordia e grazia insieme con
tutti i santi che dall'eterno ti sono graditi: avi, padri, predicatori,
evangelisti, martiri, confessori, maestri, e con ogni spirito giusto reso perfetto
nella fede.
COMMEMORAZIONE
D. incensa
tutt'intorno la santa mensa commemorando i viventi e i defunti. (Se non c'è D.
S. prosegue la propria preghiera e incensa l'altare dal proprio posto al
momento dell'esclamazione).
[D.] Presule santo, ricordati di me, peccatore.
S.
Si ricordi di te il Signore Dio nel suo regno, in ogni tempo: ora e sempre, e
nei secoli dei secoli.
[D.] Amen.
D. Per la salvezza, la visitazione e la remissione dei
peccati dei servi di Dio
D. Per il riposo e la remissione dei peccati dei tuoi servi...
D. Riposali, o Dio, in un luogo luminoso, dove sono assenti tristezza e gemito, riposali
dove veglia la luce del tuo volto.
S. intanto,
proseguendo con la propria orazione esclama:
S. In ispecie per la tuttasanta, intemerata, più che
benedetta, gloriosa Sovrana nostra, Deìpara e semprevergine Maria.
MEGALINARIO
C. O colmata di grazia, tempio santificato, paradiso
razionale, vanto delle vergini, in te gioisce tutto il creato, la compagine
degli angeli e la progenie degli uomini; da te Dio si è incarnato e fatto bimbo
colui che prima dei secoli è nostro Dio; egli ha reso il tuo grembo suo trono e
ha formato il tuo seno vasto più dei cieli. O colmata di grazia, in te gioisce
tutto il creato: gloria a te.
Nelle feste
del Signore e della Deìpara, nonché al loro congedo, al posto di tale teotochio
si canta la nona ode o quanto prescritto dalle rubriche.
Intanto S. continua
l'orazione:
S. Con il santo profeta, precursore e battista Giovanni;
con i santi gloriosi apostoli degni di ogni lode; con il santo ... (del giorno) di cui pure compiamo
memoria, e con tutti i tuoi santi: per le loro suppliche visitaci, o Dio.
E ricordati di tutti quanti già dormono nella speranza
di risurrezione a vita eterna, ..., e riposali dove veglia la luce del tuo
volto.
Ancora ti preghiamo: ricordati, Signore, della tua
santa, cattolica e apostolica Chiesa, da estremo a estremo dell'ecumène, e
dàlle pace, tu che l'hai guadagnata con il prezioso sangue del tuo Cristo; e
questo santo tempio, mantienilo saldo sino alla fine del mondo.
Ricordati, Signore, di quanti hanno recato questi doni
e di quanti in favore, per tramite e in onore dei quali li hanno recati.
Ricordati, Signore, di quanti portano frutti e fanno
belle opere nelle tue sante Chiese e di quanti si ricordano dei poveri:
ricambiali con i tuoi ricchi e sovraccelesti carismi; dona loro qual grazia in
cambio dei beni terrestri quelli celesti, in cambio dei corruttibili gli
incorruttibili.
Ricordati, Signore, di chi sta nei deserti, sui monti,
nelle grotte e negli anfratti della terra.
Ricordati, Signore, di chi è impegnato nella
verginità, nella devozione e nell'ascesi e in venerabile condotta di vita.
Ricordati, Signore, dei nostri re che hai legittimato
a governare sulla terra; con l'arme della verità, con l'arme del tuo
beneplacito corònali; ombreggia sulla loro testa nel giorno della calamità;
fortifica il loro braccio, esalta la loro mano destra; rendi autorevole il loro
governo; sottometti loro tutte le barbare nazioni che vogliono le guerre; dona
loro qual grazia una profonda e inalienabile pace; parla al loro cuore del bene
per la tua Chiesa e per tutto il tuo popolo, per farci condurre nella loro
moderatezza una vita calma e tranquilla, in tutta pietà e venerazione.
Ricordati, Signore, di ogni autorità e magistratura,
dei nostri fratelli al parlamento [palazzo] e nell'esercito: i buoni, nella tua
bontà preservali; i cattivi, rendili buoni nella tua soavità.
Ricordati,
Signore, del popolo qui riunito e degli assenti per espliciti motivi e abbi
misericordia di loro e di noi, secondo l'abbondanza della tua misericordia.
Riempi di ogni bene le loro dispense. Preserva il loro matrimonio in pace e
concordia. Fa' crescere i fanciulli, èduca i giovani, rinvigorisci i vecchi,
esorta i pusillanimi, raduna i dispersi, fa' tornare gli erranti e riuniscili
alla tua santa, cattolica e apostolica Chiesa. Libera i tormentati da spiriti
impuri; naviga con i naviganti; viaggia con i viandanti; difendi le vedove;
proteggi gli orfani; libera i prigionieri; sana i malati. Abbi memoria, o Dio,
di quanti sono sotto processo, ai lavori forzati, in esilio, in amare schiavitù
e in ogni afflizione, necessità e difficoltà; e abbi memoria anche di tutti
quanti pregano la tua grande benignità; e di quanti ci amano e di quanti ci
odiano, e di quanti hanno incaricato noi indegni di pregare per loro.
E ricordati di tutto il tuo popolo, Signore Dio
nostro, riversa su tutti la tua copiosa misericordia e a tutti soddisfa le
richieste per la loro salvezza.
E di quanti non abbiamo tenuto memoria noi per ignoranza,
dimenticanza e moltitudine dei nomi abbi memoria tu, o Dio, che conosci
ciascuno fin dal seno di sua madre.
Sei tu infatti, Signore, l'aiuto degli abbandonati, la
speranza dei disperati, il salvatore dei tempestati, il porto dei naviganti, il
medico dei malati. Tu stesso fatti tutto a tutti, tu che conosci ciascuno e la
sua richiesta, la sua casa e il suo bisogno.
Libera, Signore, questa città (oppure contrada, monastero, isola) e ogni città e contrada da fame,
epidemia, terremoto, inondazione, fuoco, spada, invasione straniera e guerra
civile.
S. esclama:
S. Anzitutto ricordati, Signore, del gran presule e
padre nostro ..., santissimo Patriarca di Mosca e di tutta la Rus', e del
presule nostro ..., eminentissimo Metropolita/Arcivescovo (oppure sacratissimo Vescovo) di ..., e donali qual grazia alle tue
sante Chiese in pace, salvi, onorati, sani, longevi e dediti a esporre
rettamente il verbo della tua verità.
C. E di tutti, e di tutte.
C. Il palesatore dei cieli in Cristo, l'adepto del
Sovrano, il luminare splendido di Cesarea e del paese di Cappadocia: Basilio il
grande, tutti noi, onoriamo.
S. prosegue
sommessamente:
S. Ricordati, Signore, secondo la moltitudine delle tue
indulgenze, anche della mia indegnità; perdonami ogni mancanza, sia volontaria
che involontaria; e non distogliere per colpa dei miei peccati la grazia del
tuo santo Spirito dai doni imbanditi.
Ricordati, Signore, del presbiterio, del diaconato in
Cristo e di tutto l'ordine sacerdotale; e nessuno di noi abbi a redarguire, di
quanti stanno intorno il tuo santo altare. Visitaci nella tua soavità, Signore;
rivelati a noi nelle tue copiose indulgenze; facci grazia di un clima salubre e
giovevole; dona piogge pacifiche alla terra per la sua feracità. Benedici il
coronamento dell'annata della tua soavità; seda gli scismi delle Chiese; spegni
l'arroganza delle nazioni; disperdi subito l'insorgere delle eresie con la
potenza del tuo santo Spirito.
Accogli tutti noi nel tuo regno, elevandoci a figli
della luce e figli del giorno. Facci grazia della tua pace e del tuo amore,
Signore Dio nostro; tutto infatti hai disposto per noi.
S. esclama:
S. E dacci d'una sola bocca e d'un solo cuore di
glorificare e inneggiare il tuttoinsigne e magnifico tuo nome: del Padre, e del
Figlio, e del santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
C. Amen.
S. benedice
l'assemblea:
S. E siano le misericordie del grande Dio e salvatore
nostro Gesù Cristo con tutti voi.
C. E con lo spirito tuo.
martedì 24 settembre 2013
Epifanio il Saggio, Vita di san Sergio di Radonez,
Epifanio il Saggio, Vita di san Sergio di Radonez,
«Per
misericordia di Dio arcivescovo di Costantinopoli, patriarca ecumenico,
kyr Filofej a Sergio, nostro figlio nel Santo Spirito e servo con noi
della nostra umiltà. La grazia e la pace e la nostra benedizione siano
con voi! Ci è giunta notizia della tua vita virtuosa in Dio e abbiamo
reso lode a Dio e lo abbiamo glorificato. Tuttavia manca ancora un punto
importante: non è stata strutturata la vita cenobitica. Perciò, o
venerabile, tu sai che lo stesso profeta e antenato di Dio Davide, che
con la sua intelligenza tutto abbraccia, non ha potuto lodare
nient’altro se non “che è buono e soave che i fratelli vivano assieme”
(Sal 133, 1). Per questo vi do un buon consiglio: stabilite la vita
comune. E la misericordia di Dio e la nostra benedizione siano con voi».
Allora lo starec chiese al
metropolita: «Tu, o vescovo santo, che cosa ordini?». Il metropolita,
rispondendo allo starec, disse: «Poiché, o venerabile, sei stato
giudicato degno di tali beni, per il fatto che Dio glorifica coloro che
lo glorificano e siccome la fama della tua vita ha raggiunto Paesi
lontani e il grande patriarca ecumenico ti ha dato questo consiglio di
grande utilità, anche noi ti consigliamo, con più insistenza, affinché
si faccia così e rendiamo grazie».
E da quel tempo fu stabilita nel monastero del santo la vita cenobitica.
Epifanio il Saggio, Vita di san Sergio di Radonez, trad. it. a cura di
Adalberto Piovano, Paoline Editoriale Libri, Milano 2013, pp. 273-274
Nota Il patriarca menzionato è Filotheos Kokkinos, che governò il patriarcato ecumenico dal novembre del 1353 al novembre del 1354 e poi ancora dall’ottobre del 1364 al settembre del 1376. La vicenda storica di questo patriarca è mescolata ad alcuni significativi episodi della vita religiosa e politica bizantina: le controversie palamitiche, le rivalità tra le dinastie dei Cantacuzeni e dei Paleologi, la minaccia dell’avanzata turca… Nato a Tessalonica tra il XIII e il XIV secolo, fu monaco all’Athos, dove prese parte attiva alle discussioni intorno alla dottrina di Gregorio Palamas (firmò il “Tomo Agioritico” in difesa del celebre teologo), divenne igumeno della Grande Lavra e poi, nel 1347, vescovo di Eraclea in Tracia. Per due volte resse la sede patriarcale di Costantinopoli. Durante il suo secondo mandato (1364-1376) canonizzò Gregorio Palamas (1368). Deposto dall’imperatore Andronico II nel 1376, fu relegato in un monastero dove morì verso il 1377. Della sua abbondante produzione letteraria, si possono ricordare vari scritti sulla questione palamita, testi agiografici (tra cui la “Vita di Gregorio Palamas” e il suo ufficio liturgico), scritti omiletici e due opere importanti per la liturgia, la “Diataxis della santa Liturgia” e quella per l’ordinazione sacerdotale. Poco tempo dopo la sua morte fu venerato come santo; la sua festa è l’11 ottobre.
Ringrazio il caro fratello in Cristo Claudio Guarino di Napoli
Dalle Lettere del nostro Padre tra i Santi Antonio padre dei monaci
Dalle Lettere del nostro Padre tra i Santi Antonio padre dei monaci
dal link
http://clarisseremite.xoom.it/virgiliowizard/sites/default/files/sp_wizard/docs/AntonioLettereITA.pdf
una pericope proposta
Vi prego, fratelli, nel nome di nostro Signore Gesù
Cristo, dicapire questo grandioso piano di salvezza; egli si
è fatto«come noi,escluso il peccato»(Eb 4,15
.
Ogni intelletto razionale, per il quale ilSalvatore
èvenuto, deve comprendere come èstato plasmato,
conoscere se stesso, distinguere il bene dal male, perché
possa essere liberato per la sua venuta. Infatti coloro che sono stati liberati, grazie
al suo disegno di salvezza, sono stati chiamati semi di Dio; questa
non è ancora la perfezione, ma soltanto la giustizia del momento che
conduce all’adozione filiale.
4. Ma il nostro Salvatore capì
che questi sono vicini a ricevere lo
spirito di figli; essi lo hanno conosciuto grazie
all ’insegnamentodello Spirito Santo e Gesù
disse loro:«Non vi chiamo più
disse loro:«Non vi chiamo più
servi; mavi ho chiamato amici, perché
tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho
fatto conoscere a voi»(Gv 15,15)
. Cosìdivennero audaci nello
spirito, conobbero se stessi e la loro natura spiritual ed esclamarono:
«Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo
conosciamo più cos ì»(2Cor 5,16)
.
Ricevettero lo spirito di figli, come
esclama Paolo:«Voi non avete ricevuto uno spirito da schia
vi perricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi
per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre»
(Rm 8,15)
.
Ora,Signore, noi sappiamo che tu ci hai concesso di essere:
«Figli di Dio,eredi di Dio, coeredi di Cristo»(Rm 8,17)
.
Vi sia ben chiaro questo,
miei cari: chi trascura la sua crescita spirituale e non dedica ogni suo
impegno in questa fatica, la venuta del Salvatore sarà
il giorno del giudizio.
Il Signore è «per gli uni odore di morte per la morte e per
glialtri odore di vita per la vita»
(2Cor 2,16) perché«egli è qui per la
rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione»
(Lc 2,34)
.
Vi prego, miei cari, in nome di Gesù
Cristo di non trascurare la
vostra salvezza, ma ciascuno di voi si
laceri il cuore e non le vesti(Gi 2,13)
perché
non ci capiti di indossare invano l’abito esteriore e
di prepararci alla condanna. Ora, infatti, è
vicino il tempo in cui si
manifesteranno le opere di ognuno di noi. Molte altre cose si
dovrebbero dire su punti di minor conto, ma sta scritto:
«Da’ consigli al saggio e diventeràancora piùsaggio»
(Pro 9,9)
. Saluto tutti voi nel Signore, dal piccolo al gran
de (At 8,10)
. Il Dio della pace custodisca voi tutti, miei cari. Amin
.
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