domenica 9 ottobre 2022
A 71 anni ho iniziato a leggerlo -Il “De senectute ” di papa Francesco
sabato 8 ottobre 2022
don Roberto Sardelli, prete che lottava tra gli ultimi-UN PRETE TRA LE BARACCHE
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Don Roberto Sardelli nelle baracche dell'Acquedotto Felice 1970
https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Sardelli
Per anni aveva vissuto insieme ai baraccati dell’Acquedotto Felice, quando i migranti poveri e senza casa venivano da altre regioni italiane. Al riparo di quelle pietre antiche e nel pieno dell’onda del ’68 aveva creato la Scuola 725, per aiutare i figli dei più poveri a uscire dall’emarginazione attraverso lo studio
«Il luogo dove viviamo è un inferno. L’acqua nessuno può averla in casa. La luce illumina solo un quarto dell’Acquedotto. Dove c’è la scuola si va avanti con il gas. L’umidità ci tiene compagnia per tutto l’inverno. Il caldo soffocante l’estate. I pozzi neri si trovano a pochi metri dalle nostre cosiddette abitazioni. Tutto il quartiere viene a scaricare ogni genere di immondizie a 100 metri dalle baracche. Siamo in continuo pericolo di malattie. Quest’anno all’Acquedotto due bambini sono morti per malattie, come la broncopolmonite, che nelle baracche trovano l’ambiente più favorevole per svilupparsi.»
(Scuola 725: lettera al sindaco, Roma, 1968)
37 anni dopo, sempre insieme agli ormai ex bambini dell’Acquedotto Felice, scrive ‘Per continuare a non tacere’, una seconda lettera indirizzata all’allora sindaco della città, Walter Veltroni. “Un governo locale democratico non può assistere rassegnato alla divisione tra i cittadini in ragione del censo” scriveva ormai oltre 10 anni fa. "E' urgente invertire la rotta".
Per commentare l'incontro con Veltroni Wikipedia declara " Nell'estate del 2007 anche l'allora sindaco Walter Veltroni accolse in Campidoglio don Roberto Sardelli e il neonato Gruppo Non Tacere. Tuttavia il colloquio si risolse in un nulla di fatto, a causa della divergenza di idee rispetto al problema delle periferie romane e alla visione della politica come bene comune da costruire dal basso
DON SARDELLI. LETTERA AI CRISTIANI DI ROMA
http://www.gruppolatenda.org/downloads/prima-serie/La%20Tenda%20n°%20048.pdf
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Tra il 1936 e il 1973 circa 650 famiglie immigrate dal sud Italia vissero all’interno di baracche di fortuna costruite tra un arco e l’altro dell’Acquedotto Felice nel quartiere Appio Claudio a Sud-Est di Roma.
Il 4 novembre del 1969 don Roberto Sardelli acquistò una baracca, da una prostituta, lungo gli archi dell’acquedotto. In quel ricovero fondò la “Scuola 725” dove fece studiare i bambini, figli dei baraccati, che alla scuola elementare “Salvo D’Acquisto” venivano spesso messi nelle classi differenziali.
Don Roberto aveva capito che in quella situazione di forte disagio sociale i bambini erano i più colpiti. Per loro c’era solo una scolarizzazione sommaria o del tutto assente. Per superare l’emarginazione che derivava da quel contesto organizzò un doposcuola proprio all’interno delle baracche, dando a quei ragazzi un’arma potentissima di riscatto sociale.
Nel 1973 il borghetto venne sgomberato, ma l’impegno di don Roberto non finì così. Continuò a lottare al fianco di rom, malati di Aids e insieme alle comunità cristiane di base. Ancora tra gli ultimi, in cerca di un riscatto collettivo.
Nel 2010 l’associazione “Primavera romana” decise di dare seguito all’impegno preso con don Roberto Sardelli di apporre una targa all’Acquedotto Felice in ricordo delle baracche e a testimonianza del diritto all’abitare. La targa era stata richiesta da dieci anni al Municipio X e mai ottenuta. Venne scolpita e posata nel parco il 31 ottobre 2010. La targa è stata rimossa dall’amministrazione perché posata senza autorizzazione.
Scriveva in quell’occasione don Roberto:
«La decisione di “Primavera romana” di apporre una targa sulle mura dell’Acquedotto Felice è il compimento di un doveroso ricordo che invano, da una decina d’anni, s’è chiesto alle autorità territoriali. Sotto quegli archi, che in quel punto si snodano parallelamente all’Acquedotto dell’Appio Claudio, oggi si è organizzato uno dei più suggestivi e grandiosi parchi, quello “degli Acquedotti”. Ma fino al 1973 quello è stato il luogo dove il popolo dei migranti italiani aveva trovato un riparo: partendo dalle povere campagne del meridione ci si era spinti verso la grande città. Attratti dal boom edilizio si trovò lavoro, ma le istituzioni, gli speculatori, i residenti in genere videro nella manovalanza solo le braccia, non le persone. Non si pensava nemmeno che quelle persone portavano con sé intere famiglie, si portavano dietro il carico di una cultura, delle speranze e delle attese. 
don Roberto Sardelli
https://www.dinamopress.it/news/ne-andato-don-roberto-sardelli-preti-lottava-gli-ultimi/
