domenica 30 ottobre 2016

PREGHIERA DI PENTIMENTO AL SIGNORE DIO E RE DELL'UNIVERSO del santo Higbald di Lincoln

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 Evangelario di Lindisfarne
 
PREGHIERA DI PENTIMENTO AL SIGNORE DIO E RE DELL'UNIVERSO
del santo Higbald di Lincoln

 HIGBALD, évêque de lindisfarne de 780/81 au 25 mai 803..

Per prima cosa, con piccole e insignificanti preghiere io mi accosto alla Maestà divina, la radiosa bontà della Santa e indivisibile Trinità, che possa udire la mia supplica, che possa ascoltare me, indegno e inetto fra tutte le genti. Io mi presento dinnanzi al Dio Padre di ogni cosa e principio d'ogni creatura, del mare, delle stelle e della terra, e di quanto vi è in essi; Alfa e Omega, il Benedetto in ogni tempo, affinché mi perdoni ogni malefatta e ogni errore in coscienza o per ignoranza e in spirito o in corpo dalla mia infanzia fino a questo istante, in parole, fatti, azioni, pensieri, consigli erronei, risate moleste, vanagloria, attraverso il tatto, l'udito, la gola e tutti i miei sensi; E chiedo al Figlio di Dio, l'Unigenito, Re di compassione  e Salvatore del mondo, Gesù Cristo il Signore, il cui Nome è conosciuto dall'Oriente all'Occidente, di perdonarmi ogni peccato e di purificarmi dalle malignità e che si ricordi di me nel Suo Regno. Ripetendomi ancora una volta per la terza volta, supplico lo Spirito Santo, il Paraclito, il Consolatore, l'Onnipotente che viene nel mondo, affinché mi conceda la grazia della consolazione e l'illuminazione dei pensieri e delle azioni, la sapienza, lo spirito di consiglio e di fortezza, lo spirito della conoscenza e della pietà, lo spirito del Timor di Dio e nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. 



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mercoledì 26 ottobre 2016

San Clemente I papa di Roma (+97 d.C.), parte della sua Prima Lettera ai Corinzi.(dal capitolo 58 paragrafo 4 al capitolo 61 paragrafo 3)




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Affresco dalla basilica inferiore di San Clemente  a Roma, raffigurante la traslazione del corpo del santo per opera dei Santi Cirillo e Metodio


 San Clemente I papa di Roma (+97 d.C.), parte della sua Prima Lettera ai Corinzi.(dal capitolo 58 paragrafo 4 al capitolo 61  paragrafo 3) 


Ti preghiamo, Signore, sii il nostro soccorso e sostegno. Salva i nostri che sono in tribolazione, rialza i caduti, mostrati ai bisognosi, guarisci gli infermi, riconduci quelli che dal tuo popolo si sono allontanati, sazia gli affamati, libera i nostri prigionieri, solleva i deboli, consola i vili. Conoscano tutte le genti che tu sei l'unico Dio e che Gesù Cristo è tuo figlio e "noi tuo popolo e pecore del tuo pascolo". Con le tue opere hai reso visibile l'eterna costituzione del mondo. Tu, Signore, creasti la terra. Tu, fedele in tutte le generazioni, giusto nei tuoi giudizi, mirabile nella forza e nella magnificenza, saggio nel creare, intelligente nello stabilire le cose create, buono nelle cose visibili, benevolo verso quelli che confidano in te, misericordioso e compassionevole, perdona le nostre iniquità e ingiustizie, le cadute e le negligenze. Non contare ogni peccato dei tuoi servi e delle tue serve ma purificaci nella purificazione della tua verità e dirigi i nostri passi per camminare nella santità del cuore e fare ciò che è buono e gradito al cospetto tuo e dei nostri capi. Sì, o Signore, fa' splendere il tuo volto su di noi per il bene, nella pace, per proteggerci con la tua mano potente e scamparci da ogni peccato col tuo braccio altissimo, e salvarci da coloro che ci odiano ingiustamente.  Dona concordia e pace a noi e a tutti gli abitanti della terra, come la desti ai padri nostri quando ti invocavano santamente nella fede e nella verità; rendici sottomessi al tuo nome onnipotente e pieno di virtù e a quelli che ci comandano e ci guidano sulla terra. Tu, Signore, desti loro il potere della regalità per la tua magnifica e ineffabile forza, perché noi, conoscendo la gloria e l'onore loro dati, ubbidissimo ad essi senza opporci alla tua volontà. Dona ad essi, Signore, sanità, pace, concordia e costanza, per esercitare al sicuro la sovranità data da te. Tu, Signore, Re celeste dei secoli, concedi ai figli degli uomini gloria, onore e potere sulle cose della terra. Signore, porta a buon fine il loro volere, secondo ciò che è buono e gradito alla tua presenza, per esercitare con pietà, nella pace e nella dolcezza, il potere che tu hai loro dato e ti trovino misericordioso. Te, il solo capace di compiere questi beni ed altri più grandi per noi, ringraziamo per mezzo del gran Sacerdote e protettore delle anime nostre Gesù Cristo, per il quale ora a Te sia la gloria e la magnificenza e di generazione in generazione e nei secoli dei secoli. Amen.
 


venerdì 21 ottobre 2016

Omelia sulla preghiera “luce per l’anima”, tratta dalle Omelie di San Giovanni Crisostomo, vescovo (Om. 6 sulla preghiera; PG 64,462-466)

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La preghiera è luce per l'anima
"La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. È, infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l'anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno.

Non bisogna infatti innalzare il nostro animo a Dio solamente quando attendiamo con tutto lo spirito alla preghiera. Occorre che, anche quando siamo occupati in altre faccende, sia nella cura verso i poveri, sia nelle altre attività, impreziosite magari dalla generosità verso il prossimo, abbiamo il desiderio e il ricordo di Dio, perché, insaporito dall'amore divino, come da sale, tutto diventi cibo gustosissimo al Signore dell'universo. Possiamo godere continuamente di questo vantaggio, anzi per tutta la vita, se a questo tipo di preghiera dedichiamo il più possibile del nostro tempo.

La preghiera è luce dell'anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l'uomo. L'anima, elevata per mezzo suo in alto fino al cielo, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili. Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l'anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile.

La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio, e nel medesimo tempo rende felice l'anima perché appaga le sue aspirazioni. Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole. 
Essa è un desiderare Dio, un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina. Di essa l'Apostolo dice: Non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili (cfr. Rm 8, 26b). Se il Signore dà a qualcuno tale modo di pregare, è una ricchezza da valorizzare, è un cibo celeste che sazia l'anima; chi l'ha gustato si accende di desiderio celeste per il Signore, come di un fuoco ardentissimo che infiamma la sua anima.

Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà mediante la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza."

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martedì 18 ottobre 2016

Abbà disse...Il nostro Padre tra i Santi Ioann Sergiev di Kronstad,

 






 


“Il Signore è la mia vita. [...] È la mia forza nella debolezza, la mia libertà nella sottomissione, la mia fiducia nel timore e nello scoraggiamento; il Signore è un fuoco vivificante per il gelo del mio cuore; il Signore è la mia luce nelle tenebre, la mia pace nel tormento; il Signore è il mio difensore nelle tentazioni; è il mio pensiero, il mio desiderio, la mia attività; è la luce del mio corpo e della mia anima, il cibo, la bevanda e il vestito, l’armatura e lo scudo. Il Signore è tutto per me”.[1]


[1] Ivan di Cronstadt, La mia vita in Cristo, 93.

 
“Per un prete la fatica della confessione è una scuola di abnegazione. Quante occasioni di impazienza, di irritazione, di pigrizia, di negligenza, di disattenzione si presentano! È veramente la pietra di paragone dell’amore del prete per i suoi parrocchiani. [...] Per un prete la confessione è una fatica d’amore verso i suoi figli spirituali: non deve far preferenze di persona, deve esser paziente, compassionevole [...] Da questo si può vedere (il prete stesso lo vede, così come il suo figlio spirituale) se è un pastore o mercenario, un padre o un estraneo per suo figlio, se cerca il proprio interesse o Cristo Gesù. Dio mio, com’è difficile confessare bene le persone! Come pecchiamo gravemente davanti a Dio non confessandole come si deve! [...] Oh, che preparazione esige la confessione! Quanto tempo bisogna pregare per riuscire bene in questo importante compito”.[1]


[1] Ivi, 152.
  “A me piace pregare in chiesa, soprattutto vicino al santo altare, davanti alla tavola o alla protesi[1]: in chiesa infatti, per grazia di Dio, sono meravigliosamente trasformato. [...] Vivo in Dio e per Dio, per Dio solo. Sono interamente compenetrato da lui, un solo spirito con lui: sono come un bambino cullato sulle ginocchia della madre. In quei momenti il mio cuore è pieno di una dolcissima pace celeste, la mia anima è illuminata dalla luce del cielo. Vedo tutto chiaramente, considero ogni cosa con giustizia, mi sento pieno di amore e di amicizia verso tutti, anche verso i nemici, sono pronto a scusare tutto e a perdonare tutti. Beata l’anima che è con Dio! Davvero la chiesa è il paradiso in terra”.[2] Un semplice consiglio per la preghiera? Eccolo: “Quando preghi, tieni conto di questa regola: è meglio pronunciare cinque parole dal profondo del cuore che diecimila soltanto con la lingua. [...] Il Signore non abbandona quelli che faticano per lui senza preoccuparsi del tempo che gli dedicano. [...] Quelli che non possono fare lunghe preghiere è meglio che facciano preghiere corte ma con spirito fervente”.[3]


[1] Nella Divina Liturgia Ortodossa, è una tavola di  piccole dimensioni per la preparazione dei santi doni, collocata vicina all’altare.
[2] Ivan di Cronstadt, La mia vita in Cristo, 101.
[3] Ivi, 78.


“Il prete, in quanto medico delle anime, deve essere esente da malattie spirituali (cioè da passioni) per poter guarire gli altri. Come pastore, deve pascolare lui stesso sui verdi pascoli dell’Evangelo e degli scritti dei santi Padri, per sapere dove condurre il proprio gregge; deve esser in grado di combattere i lupi spirituali, per poterli allontanare dal gregge di Cristo. Deve essere esercitato e robusto nella preghiera e nell’astinenza, non deve lasciarsi imbrigliare dai desideri e dai piaceri terreni, soprattutto dall’avidità, dall’amor proprio, dall’orgoglio e dall’ambizione”.[1] E ancora: “Il prete dovrebbe essere un angelo per la sublimità dei suoi pensieri, la purezza dell’anima e del corpo, l’ardore del suo amore per Dio, il Creatore di ogni cosa, per il Salvatore e per gli uomini, suoi fratelli”.[2] E infine: “Ringrazio la Chiesa per i preti istituiti da Dio, che lavorano in Cristo e per Cristo alla mia salvezza, mi riconciliano con Dio, mi santificano, mi confermano, mi guidano e mi conducono ai pascoli celesti”.[3]


[1] Ivi, 101.
[2] Ivi, 158; vedi anche ivi, 163.
[3] Ivi, 162-163.

 
“Signore, accogli la mia preghiera unita alle lacrime per i miei figli spirituali. [...] In verità tu sei il Pastore che pasce segretamente e invisibilmente le anime degli uomini. [...] Sei tu stesso, Signore, il Pastore e il Maestro del gregge che mi hai affidato: conducilo verso pascoli abbondanti; custodiscilo dai lupi spirituali e carnali; guidalo sul cammino della verità, della giustizia e della pace. Sii per loro, al mio posto, luce, occhi, labbra, mani, sapienza. Ma sii per loro soprattutto l’amore, di cui io, peccatore, sono così povero”.[1]


[1] Ivi, 170.

sabato 15 ottobre 2016

La parabola del Seminatore nella meditazione del nostro Padre tra i Santi Giovanni Crisostomo


Nella parabola del seminatore, il Cristo ci mostra che la sua parola si rivolge a tutti indistintamente. Come, infatti, il seminatore (del Vangelo) non fa distinzione tra i terreni, ma semina in tutte le direzioni, così il Signore non distingue tra il ricco e il povero, il saggio e lo sciocco, il negligente e l'impegnato, il coraggioso e il pavido, ma si indirizza a tutti e, nonostante che egli conosca l'avvenire, da parte sua pone in opera tutto, sì da poter dire: Che avrei dovuto far di più, e non l'ho fatto? (Is. 5, 4).
Il Signore racconta questa parabola per incoraggiare i suoi discepoli ed educarli a non lasciarsi deprimere, anche se coloro che accolgono la Parola sono meno numerosi di quelli che la sperperano. Così avveniva per il Maestro stesso che, nonostante la sua conoscenza del futuro, non desisteva dallo sparger la semente. Ma, si dirà, perché mai buttarla tra i rovi, tra le pietre o sulla strada? Se si trattasse di una semente e d'un terreno materiali, sarebbe insensato; ma allorché si tratta di anime e della dottrina, l'operato è degno di approvazione. Giustamente si riprenderebbe il coltivatore che si comportasse in tal modo: la pietra non saprebbe farsi terra, la strada non può esser che strada e le spine, spine. Ma nella sfera spirituale non avviene lo stesso: la pietra può divenir terra fertile, la strada può non esser più calpestata dai passanti e divenir campo fecondo, le spine possono esser divelte per consentire al seme di germogliare senza ostacoli. Se ciò non fosse possibile, il seminatore non avrebbe sparso la semente come ha fatto. Se la trasformazione benefica non si è sempre avverata, ciò non dipende dal seminatore, ma da coloro che non hanno voluto esser trasformati. Il seminato re ha adempiuto il suo dovere, ma se si è sprecato ciò ch'egli ha dato, il responsabile non è certo l'autore di tanto beneficio...
Non prendiamocela pertanto con le cose in sé, ma con la corruzione della nostra volontà. Si può esser ricchi e non lasciarsi sedurre dalle ricchezze, viver nel secolo e non lasciarsi soffocare dagli affanni. Il Signore non vuoi gettarci nella disperazione, bensì offrirci una speranza di conversione e dimostrarci che è possibile passare dalle condizioni precedenti a quella della buona terra.
Ma se la terra è buona, se il seminatore è il medesimo, se le sementi sono le stesse, perché uno ha dato cento, un altro sessanta e un altro trenta? La qualità del terreno è il principio della differenza. Non è né il coltivatore né la semente, bensì la terra in cui è accolta. Conseguentemente, la responsabile è la nostra volontà, non la nostra natura. Quanto immenso è l'amore di Dio per gli uomini! Invece di esigere identica misura di virtù, egli accoglie i primi, non respinge i secondi e offre un posto ai terzi. Il Signore dà questo esempio per evitare a coloro che lo seguono di creder che, per essere salvi, basti ascoltare le sue parole... No, ciò non è sufficiente per la nostra salvezza Bisogna anzitutto ascoltare con attenzione la parola e custodirla fedelmente nella memoria. Quindi occorre alienarsi con coraggio per metterla in pratica.
 
Homélie 44 sur St. Matthieu, 3-4 PG 57   467-469

http://www.episcopia-italiei.it/diocesioortodossa/wwwroot/merinde/2016/XXI%20%20DOMENICA%20DOPO%20LA%20PENTECOSTE.pdf


http://paolaserra97.blogspot.it/2015/07/il-seme-della-parola-e-la-buona-terra.html
 
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domenica 9 ottobre 2016

Preghiera per chi si accinge ad un viaggio




MYSTAGOGY
Sacerdote: Benedetto il nostro Dio, in ogni tempo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.
Lettore: Amen.

Gloria a te, Dio nostro, gloria a te.
Re celeste, Consolatore, / Spirito della verità, / che sei ovunque presente e tutto ricolmi, / scrigno dei beni e dispensatore di vita, / vieni, e dimora in noi, / e purificaci da ogni macchia, / e salva, o Buono, le nostre anime.

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale: abbi misericordia di noi. (3)

Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.

Tuttasanta Trinità, abbi misericordia di noi; Signore, cancella i nostri peccati; Sovrano, perdona le nostre iniquità; Santo, visita e guarisci le nostre infermità a causa del tuo nome.

Kyrie elèison. (3)

Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.

Padre nostro, che sei nei cieli, / sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, / sia fatta la tua volontà, come in cielo, così sulla terra; / dacci oggi il nostro pane essenziale ; / e rimetti a noi i nostri debiti / come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori; / e non indurci in tentazione, / ma liberaci dal maligno.

Sacerdote: Poiché tuo è il regno, e la potenza, e la gloria: del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli.

Lettore: Amen. Kyrie elèison.(12)

Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.
Venite, adoriamo il re, nostro Dio, e prosterniamoci a lui.

Venite, adoriamo Cristo, il re e nostro Dio, e prosterniamoci a lui.

Venite, adoriamo Cristo stesso, il re e nostro Dio, e prosterniamoci a lui.


S.. Preghiamo il Signore!
C. kyrie eleison 

S. Tu che sei, o Cristo, la via e la verità, manda quest'oggi il tuo Angelo, come un tempo lo inviasti a Tobia per accompagnare il tuo servo (nome…..), affinché lo preservi da disgrazie e lo conservi sano per la tua gloria. Concedilo, come solo amico  degli uomini, per l'intercessione della Tuttasanta Madre di Dio

.

Signore, tu che hai accompagnato Luca e Cleofa nel loro cammino verso Emmaus, accompagna oggi questo tuo servo in partenza, liberalo da ogni pericolosa circostanza, perché tu puoi fare tutto quello che vuoi, poiché sei buono e amante degli uomini.



+ Poichè a te appartiene il regno, la potenza e la gloria; Padre, Figlio e Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
C. Amen





http://luceortodossamarcomannino.blogspot.de/2014/01/preghiera-per-chi-si-accinge-ad-un.html



Una Variante nel testo proposto da http://www.genova.org.ua/italiano/preghiere-bizantine/preghiera-per-chi-si-accinge-a-un-viaggio/


dopo le preghiere iniziali che si concludono con il triplice "Venite ed inchiniamoci..." e prima della preghiera finale

Sacerdote: Ancora preghiamo perché il servo (la serva) di Dio N. ottenga misericordia, vita, pace, salute, salvezza, visita divina, perdono e remissione dei peccati e perché il Signore nostro Dio lo (la) custodisca da ogni malattia dell’anima e del corpo che lo (la) opprime e gli (le) conceda di recuperare la salute e l’integrità.


Fedeli:  .    Kyrie, Eleison

Per chi è in viaggio e per chi è all’estero:
 Sacerdote: Ancora preghiamo per i servi di Dio N.N., perché siano liberati da assalti di malviventi e predoni e da ogni sorta di maltempo, perché tornino in pace e salute, curando ogni giustizia secondo i comandamenti di Dio, e ottengano abbondanza dei suoi beni terrestri e celesti.


Fedeli:      Kyrie, Eleison

Per i naviganti:
Sacerdote: Ancora preghiamo per il viaggio dei servi di Dio N.N., per mare o per laghi, perché tutti vengano a porti di salvezza, perché il Cristo Dio nostro sia con loro nella navigazione, dia buon esito al loro viaggio, e custodisca il nostro peregrinare in questa vita da mali e da tempeste.


Fedeli: .    Kyrie, Eleison





venerdì 7 ottobre 2016

Lettera di Paolo apostolo ai cristiani di Laodicea( apocrifo del Nuovo Testamento, presente in alcuni antichi manoscritti latini della Vulgata, tra cui in particolare il Codex Fuldensis (VI secolo).





in Colossesi 4,16 viene citata una lettera ai laodicesi che non fu mai trovata.-un apocrifo del Nuovo Tesstamento , presente in alcuni antichi manoscritti latini della Vulgata, tra cui in particolare il Codex Fuldensis  (VI secolo).


Colossesi 4,16

Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi, e leggete anche voi quella che vi sarà mandata da Laodicea.

Paolo, nella Lettera ai Colossesi   (4,16) , fa riferimento a un'epistola presumibilmente inviata da lui alla comunità di Laodicea . In passato si è ipotizzato che tale testo si identificasse appunto con la Lettera ai Laodicesi contenuta in alcuni codici della Vulgata; oggi tuttavia si ritiene che quest'ultima sia in realtà pseudoepigrafa . Si tratta in effetti di un testo molto breve (appena 20 versetti), scritto in greco, che si presenta come un vero e proprio collage di passi paolini attinti dalle altre lettere canoniche, e potrebbe essere stata composta probabilmente poco dopo la metà del I secolo (attorno al 60 ). L'autentica Lettera ai Laodicesi di cui parla Paolo sarebbe quindi andata perduta.
Una seconda ipotesi è che l'epistola cui fa riferimento Paolo sia quella oggi nota come Lettera agli Efesini  Laodicea  si trovava vicino a Efeso , entrambe nella regione storica della Frigia  (nell'attuale Turchia ), ed è quindi possibile che Paolo avesse inviato una lettera destinata a entrambe queste comunità

LETTERA AI LAODICESI * (Ms. di Fulda)  
[1] Paolo (eletto) non da uomini né per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo, ai fratelli di Laodicea:
[2] grazia e pace a voi da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.
[3] In ogni mia preghiera ringrazio Cristo per la vostra permanenza in lui, per la vostra perseveranza nelle sue opere, nell'attesa della promessa per il giorno del giudizio.
[4] Non lasciatevi distogliere dalle vane parole di certi uomini che intendono allontanarvi dalla verità del vangelo da me predicato.
[5] Ed ora Dio conceda che i miei discepoli contribuiscano al progresso della verità del vangelo... e pratichino la bontà e le opere salvifiche della vita eterna.
[6] Le catene, che sopporto in Cristo, nelle quali godo e mi rallegro, sono ora pubbliche:
[7] ciò contribuisce alla mia eterna salvezza, insieme all'aiuto delle vostre preghiere, con l'assistenza dello Spirito santo, sia per la vita sia per la morte.
[8] La mia vita, infatti, è in Cristo e il morire è per me una
[9] gioia. Egli mostrerà in voi la sua misericordia, facendo sì che abbiate lo stesso amore e nutriate sentimenti unanimi.
[10] Dunque, carissimi, mantenete saldamente quanto avete udito quand'ero presente: come ricordate, così agite nel timore di Dio e avrete la vita per sempre,
[11] giacché è Dio che agisce in voi.
[12] Tutto quello che fate, fatelo senza rimpianto.
[13] Del resto, carissimi, gioite nel Signore e guardatevi da coloro che sono alla ricerca di sordidi guadagni.
[14] Tutte le vostre preghiere siano davanti a Dio e voi siate perseveranti nel pensiero di Cristo.
[15] Fate tutto ciò che è integro, vero, pudico, giusto, ama
[16-17] Conservate nel vostro cuore quanto avete udito e ricevuto, e sarà con voi la pace.
[18] Vi salutano tutti i santi.
[19] La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
[20] Fate in modo che questa lettera sia letta dai Colossesi e quella dei Colossesi da voi.


http://www.gliscritti.it/blog/entry/432

Esiste poi una "Lettera di Paolo apostolo alla comunità di Laodicea" che non ha lo statuto ecclesiale di apocrifo del Nuovo Testamento ma è nel corpus degli scritti del visionario/veggente/mistico (rimasto sempre cattolico ) Jacob Lorber (1800-1864)  ed  è datata 1844 in sede di rivelazioni personali e private 
Mi sembra corretto e giusto darne il link

 http://www.legamedelcielo.it/lorber/lettera_ai_laodicesi.htm